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Relic (2020): l’orrore, quello che spaventa davvero

Nella vita ci sono poche certezze, forse essenzialmente
due: la morte e le tasse. Anzi nel secondo caso se avete abbastanza pelo sullo
stomaco, gli agganci giusti e un passaporto a portata di mano, potrete anche
riuscite a schivarle (per un po’), ma dalla prima non si scappa.


Oggi sono in vena di assoluti, quindi vi dico che se mi
state leggendo, è perché avete avuto dei genitori. Per tutta la vita ci
sentiamo dire che prima o poi, arriverà il momento di salutarli, il cerchio
della vita e tutte quelle cose stile “Il re leone” che conosciamo tutti. Si ok,
ma poi quando il momento arriva cosa fai? Nessuno ha il libretto d’istruzioni,
la procedura da seguire in caso di lutto.
“Relic” è l’esordio alla regia dell’australiana Natalie
Erika James, che si era fatta un nome grazie ad alcuni cortometraggi che
avevano fatto il giro dei film festival giusti. Australiane sono anche le tre
donne protagoniste della vicenda: nonna Edna (Robyn Nevin) sua figlia Kay (Emily
Mortimer) e la nipotina Sam (Bella Heathcote).

“Non volevo venire a trovare la nonna, anche Cappuccetto Rosso è finita male!”

Per giorni Edna scompare, viene ritrovata in evidente
stato confusionale solo qualche tempo dopo, impegnata a divorare pagine del suo
diario e a comportarsi in modo strano, quelle strane macchie nerastre sul corpo
non fanno pensare a nulla di buono, il comportamento della nonna poi, fa stare
tutti ancora meno tranquilli.

Il film prodotto tra gli altri anche da Jake Gyllenhaal,
utilizza tutte le armi messe a disposizione dal Body Horror e dal cinema
dell’orrore in generale, ma l’intento di Natalie Erika James non è quello di
farvi saltellare sulla vostra poltroncina per qualche spavento facile. Badate
bene, i momenti horror non mancano e sono davvero ben fatti, per certi versi
“Relic” sembra un The Visit molto
meno ruffiano nei trucchetti, e decisamente più concentrato sul messaggio che
vuole fare arrivare al suo pubblico.

Il tipo di paura che prima o poi tutti dovranno affrontare.

I singoli momenti horror sono davvero efficaci, non
voglio anticiparvi nulla della trama ma sappiate che la decadenza fisica di
Edna si traduce in passaggi molto riusciti, sia per effetti speciali, che per
messa in scena. Ma sto girando intorno alla questione, la vera forza di “Relic”
sta nella sua capacità di farti immedesimare: vedere una persona amata, magari
un genitore, qualcuno che ci ha dato il barometro morale e i valori per provare
ad affrontare questo gran casino chiamato vita, inchiodato in un letto,
attaccato alle macchine e deformato dalla malattia, non è una visione quasi
orrifica? Non è qualcosa che fa paura?

Il genere Horror è da sempre stato questo, quello dei
mostri e del sangue e delle biondone poppute inseguite da Jason si, ma è soprattutto il genere che parla delle nostre paure,
quello che ci ricorda che il nostro corpicino è fragile, con una data di
scadenza ignota. Fa paura sentire rumore di passi e vedere un’ombra seguirci
per strada certo, ma fa ancora più paura dover riflettere sul fatto che un
giorno una malattia potrebbe consumarci oppure peggio, attaccare qualcuno a cui
vogliamo bene. “Relic” non fa paura uscendo da un armadio urlando «Bubu… settete!»,
ma paura perché ti costringe ad immedesimarti affrontando una paura, che poi è
quello che l’horror dovrebbe fare sempre.

Tranquilli, non è una Gif animata (per vostra fortuna)

Anche il finale, l’ultima scena, che non vi descriverò
nemmeno sotto tortura, che cos’è se non il perfetto finale di un horror, quello
in cui quando il mostro è sconfitto e l’incubo apparentemente finito, arriva
l’ultima sequenza prima dei titoli di coda, quella che di solito serve per
tenersi una porta aperta per un possibile seguito, ma anche a dirti: «dormi
preoccupato». Quella scena la trovate anche qui, ma se avete intuito un po’ il
tiro di questo film, capirete da voi che non è un momento pensato per potersi
garantire dopodomani un “Relic 2”, ma per far pensare al pubblico: GULP!

Insomma, se siete in vena di farvi venire un po’ di sanissima
angoscia, “Relic” è un gran bel film d’esordio e quello di Natalie Erika James
un nome da tenere d’occhio.
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