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Rick and Morty – Stagione 4: tutti quanti voglion fare il serpe Jazz

Sapete cosa dicono di Bruce Springsteen no? Il mondo si
divide in due: chi ama Bruce Springsteen e chi non lo ha mai visto suonare dal
vivo. Per Rick and Morty il principio è lo stesso, l’unico modo per non amare
alla follia questa serie e non averla mai vista.

Voi non avete idea di che fatica abbia fatto a resistere
alla tentazione, il canale americano Adult Swim e di conseguenza Netflix qui da
noi in uno strambo Paese a forma di scarpa, hanno deciso di dividere in due
parti la quarta stagione di “Rick and Morty”, un po’ come già fatto per il finale
di BoJack Horseman. Una scelta anti
climatica che ha ammazzato un po’ (a mio avviso) il ritmo della serie del
cavallo di Holywoo, mentre per Rick e Morty, che fanno di un ritmo forsennato
la loro ragione di vita, ha avuto come unico effetto… Mi verrebbe voglia di
usare una delle espressioni colorite che utilizza spesso Rick, ma dirò
solamente che mi ha inutilmente torturato.

Si perché è da dicembre dello scorso anno che i primi
cinque episodi della quarta stagione sono disponibili su Netflix, mentre gli
ultimi cinque (episodio da 4×06 a 4×10) sono stati trasmessi negli Stati Uniti
solo in questi giorni, quindi ho dovuto attendere per potermeli sparare tutti
insieme, anche se slegati tra di loro (mi rifiuto di scrivere “stand alone”, questo
non è il blog che state cercando se vi piacciono gli anglicismi), avrei potuto
benissimo vederli in due blocchi, ma quando torno nel mondo di Rick e Morty non
ne ho mai abbastanza e solo cinque puntate sarebbero state troppo poche.

E Giocotrono… MUTO!

La serie creata da Dan Harmon e Justin Roiland, nata come
parodia di Ritorno al futuro, ormai è
una delle realtà più esaltanti del piccolo schermo, anzi considerando la piega
presa da “BoJack Horseman” nel finale, posso dire che “Rick and Morty” ha sempre
mantenuto le sue promesse, anche se il dubbio questa volta serpeggiava.

Si perché dopo la firma dei due autori per altri settanta
episodi della serie (che a questo punto dovrebbe concludersi alla decima
stagione), era lecito pensare ad un calo qualitativo, per un cartone animato che
aveva fatto della densità – degli eventi, delle citazioni, delle trame e delle
sotto trame spesso anche intricate -, la sua bandiera. Quello che posso dirvi è
che la quarta stagione di Rick e Morty non molla di un centimetro e procede
spedita sempre con l’acceleratore a tavoletta.

Una normalissima giornata in ufficio per il vecchio Rick.

Quello che forse manca è un ulteriore passo in avanti
nell’evoluzione dei personaggi di contorno, che in questa quarta stagione si assestano nel ruolo che si sono già guadagnati, Summer quello della spalla per i due
protagonisti, spesso più tosta (sicuramente più di Morty!) e Jerry, sempre più
padre sfigato e zimbello del resto della famiglia.

Se questa serie si intitolasse “Rick & Summer” sarebbe tutto ancora più divertente.

Restano invece centrali alla trama i due protagonisti,
sempre più esagerati nelle loro scelte folli, anche in questa quarta stagione
arrivano episodi grandiosi come “Edge of Tomorty: Rick Die Rickpeat” (4×01), in
cui in balia dei cristalli in grado di mostrare alle persone il modo in cui
moriranno, Morty ci va leggerissimamente sotto e nel tentativo di realizzare la
migliore delle sue morti possibili, scatena il caos in città trasformandosi in
una sorta di ragazzo Akira. Giusto perché le citazioni (quelle fatte bene) in questa serie abbondano.

Oppure in “The Old Man and the Seat” (4×02), Rick farà a
suo modo giustizia (sommaria) di colui che ha osato utilizzare il suo water
perfetto e solitario, una missione di vendetta che avrà dei risolti (oltre che
ultra divertenti) anche incredibilmente malinconici. Si perché il bello di “Rick
and Morty” oltre al suo ritmo davvero frenetico e alle citazioni utilizzate in
maniera brillante, sta anche nel saper scavare nei due personaggi protagonisti.

Solo io ci vedo uno sberleffo allo Scott sbagliato?

Ad esempio Rick emerge da questa quarta stagione come un
personaggio sempre più consapevole di appartenere all’immaginario, ma invece di
comportarti come un Deadpool qualunque
(cioè, fa anche quello ma non solo), sembra reagire con un cinismo assoluto,
degno dello Jena Plissken di Fuga da Los Angeles, non a caso anche lui un personaggio alle prese con la quarta
parete che separa pubblico e personaggi.

Una puntata come “Never Ricking Morty” (4×06) aggiunge
argomentazioni a questa teoria, la storia dello “Story train”, il treno in
viaggio che di fatto è un enorme congegno narra storie, ha continui riferimenti
alla narrativa stessa, infatti si conclude con battute meta-televisive e con
Rick che invita Morty a consumare e spendere, con un riferimento chiarissimo ad
un certo virus che ha bloccato tutto (anche l’economia) a cui non si fa alcun
riferimento nella trama, ma nella nostra realtà si e anche molto!
In episodi come “The Vat of Acid Episode” (4×08) Rick
attraverso la trovata della finta vasca di acido (una gag esilarante portata avanti
per tutto l’episodio), sembra voler continuare a dare lezioni a Morty nel modo
più esilarante per noi spettatori, ma più tosto per il povero nipote che spesso
fatica a stare dietro all’esagitato nonno inventore.

Acido acida acido acida (Cit.)

Nel mezzo ci troverete di tutto, episodi che nel loro
risultare piuttosto standard come “Claw and Hoarder: Special Ricktim’s Mort”
(4×04) sono comunque in grado di dare scoppole a mano aperta sulla nuca di un
sacco di altre serie televisive. Questa specie di parodia dei film di rapine
risulta spassosa anche se forse è uno degli episodi più deboli della stagione,
ma solo perché questa serie ci ha abituati a standard di grandezza molto
elevati.

Nella squadra di Rick anche Elon Musk (senza zanne) che doppia Elon Musk (con le zanne).

Come ad esempio in “Rattlestar Ricklactica” (4×05), un
delirio che parte dai sensi di colpa di Morty per un serpente (astronauta)
ucciso, per arrivare a raccontare un intero mondo governato dai serpenti e un
finale che strizza volutamente l’occhio a Terminator, dove però la musica è il
serpe Jazz (Snake Jazz), una trovata talmente geniale che mi fa ancora ridere adesso, mentre sto qui a scriverne.

“Vieni con me sssssssse vuoi vivere” (Quasi-cit.)

Anche se l’episodio che mi ha letteralmente fatto
rotolare dalle risate è stato “Promortyus” (4×07), avete presente i biologi che
toccano le uova e le creature pericolose al loro interno di Prometheus? Partendo da questa premessa
(cretina), Dan Harmon e Justin Roiland creano un episodio in cui a tenere banco
sono i parassiti in stile Facehugger di Alien
che s’impossessano di Rick e Morty. La scena della distruzione di questa
società di parassiti alieni contiene tutto il delirio e la strapotenza (anche
politicamente scorretta) di questa grande serie.

H.R. Giger avrebbe apprezzato.

Sul serio, io dovrei smetterla di scrivere post su “Rick
and Morty”, perché tanto questa serie si conferma ogni volta come la migliore
del piccolo schermo, l’unico difetto è avere solo dieci episodi alla volta (in
questo caso anche divisi in due) da usare come testimonianza della superiorità
manifesta della serie creata da Dan Harmon e Justin Roiland. Se la conoscete,
non avrete bisogno delle mie parole per confermare quando sia incredibilmente
geniale “Rick and Morty”, se non la conoscete, non so proprio cosa voi stiate
ancora aspettando per cominciarla immediatamente.

Ad ulteriore prova, trovate i commenti alle altre stagioni della serie qui
sotto:
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