In piedi campeggiatori, camperisti, campanari, bariste e baristi! Mettetevi gli scarponi, oggi fa freddo. Qui fa freddo ogni giorno, non siamo mica a Miami Beach. Il 2 febbraio si festeggia il giorno della marmotta e quest’anno ho pensato di farlo a dovere, quindi ricomincio da capo!
In piedi campeggiatori, camperisti, campanari, bariste e baristi! Mettetevi gli scarponi, oggi fa freddo. Qui fa freddo ogni giorno, non siamo mica a Miami Beach. Il 2 febbraio si festeggia il giorno della marmotta e quest’anno ho pensato di farlo a dovere, quindi ecco un post su “Ricomincio da capo”. Ok così mi piace di più. Però non è da qui che volevo cominciare, meglio farlo da un punto storicamente valido: l’inizio.
Attorno al 1990, Danny Rubin era riuscito finalmente a svoltare dopo aver venduto la sceneggiatura del film che da noi sarebbe uscito con il titolo di “Occhi per sentire” (1993), si trasferì a Los Angeles dalla sua Chicago per diventare uno sceneggiatore professionista, alla ricerca di una buona idea Rubin andò nel posto migliore per trovarne una: al cinema.
Anche indagando non sono riuscito a capire quale film stesse guardando, mi viene da dire uno poco interessante visto che Rubin ebbe l’idea di una storia su un uomo immortale: come cambierebbe una persona se potesse vivere per sempre? L’espediente di far rivivere al suo protagonista sempre lo stesso giorno ha qualcosa di Ai confini della realtà ma era un ottimo punto di partenza, il fatto che Rubin decise che il suo protagonista avrebbe per prima cosa utilizzato questa sua condizione per fare colpo sulle ragazze, finì per determinare il tono da commedia del film (storia vera).
Ovviamente come da copione, diverse case di produzione sbatterono la loro porta sul grugno di Rubin, nessuna interessata a questa stramba commedia, almeno fino a quando il copione non capitò nelle mani di Richard Lovett della Creative Artists Agency, che nel 1991 lo passò ad uno dei suoi assistiti, un ragazzone piuttosto portato per la commedia di nome Harold Ramis. Pur essendo entrato nella storia del cinema per il suo ruolo nella tuta da acchiappafantasmi di Egon Spengler, Harold Ramis era uscito da quella banda di matti nota come National Lampoon, in carriera ci ha regalato parecchie commedie divertentissime e con tanto sale in zucca, quindi considerate questo mio post il mio omaggio a Ramis, tanto peggio di quell’atto di furto di cadaveri di Ghostbusters Legacy non potrò mai fare.
Ramis oltre che dirigere il film contribuì in maniera massiccia alla stesura della sceneggiatura definitiva, anche se i due sceneggiatori subirono parecchie pressioni da parte della Columbia Pictures, che voleva a tutti i costi che l’origine del loop temporale (in cui in una delle varie bozze, doveva finire intrappolata anche Rita, il personaggio di Andie MacDowell, storia vera) venisse spiegata a tutti i costi. Per un po’ l’inizio ufficiale di “Ricomincio da capo”, avrebbe dovuto prevedere un ex del protagonista molto arrabbiata e una maledizione Voodoo lanciata proprio alle 6.00 in punto, per fortuna Rubin e Ramis riuscirono a convincere la produzione, andiamo Voodoo a Punxsutawney in Pennsylvania? Dove si è mai sentito!
I primi nomi pensati da Harold Ramis per il ruolo del meteorologo Phil Connors, furono quelli di Tom Hanks e poi di Michael Keaton, ma il rifiuto di entrambi portò l’ex Ghostbusters a fare la scelta più ovvia scegliendo il suo compare Bill Murray, con tutti i pro e i contro del caso, tenetemi l’icona aperta, più avanti ci torneremo.
Inutile girarci attorno, “Ricomincio da capo” alla sua uscita non incassò quanto sperato, ma diventò un classico nel corso degli anni, l’idea del personaggio costretto a rivivere sempre lo stesso giorno è diventato un archetipo narrativo che è stato riproposto in tutte le salse, dall’horror al cinema d’azione tutti hanno pescato a piene mani da “Groundhog Day”, tanto che prima negli Stati Uniti e poi anche qui da noi, l’espressione “il giorno della marmotta” ormai è sinonimo di qualcosa che si ripete, ripetuta, ripetuta, ripetutamente (cit.). Per il suo ruolo fondamentale nella cultura popolare e per quel suo umorismo in grado anche di mordicchiare, non posso che aggiungere questo film alla lista dei Classidy!
Lo sapete che ho un rapporto tutto mio con le commedie, di norma i film pensati per far ridere il pubblico, non mi solleticano proprio niente, capita quando nasci con un senso del macabro molto acuto, buttate un occhio al nome del blog per conferma. Infatti di solito “Groundhog Day” finisce sempre tra i primi posti di quelle classifiche che tornano a presentarsi più puntualmente di “I got you babe” sulla radiosveglia alle 6.00 del mattino, quelle che elencano i film che servono a sentirsi meglio, i nostri cugini yankee li chiamano “Feel good movies”, ecco io quando guardo “Ricomincio da capo” ci vedo dentro tanta ottima commedia ma anche badilate di malinconia, in tal senso Bill Murray non poteva essere più adatto per questo personaggio.
La storia la conoscete a memoria, il meteorologo Phil Connors è la continuazione del personaggio di Bill Murray di S.O.S. Fantasmi, acido, vanaglorioso e tutto intento nella sua grande carriera, ogni 2 febbraio gli tocca tornare a Punxsutawney in Pennsylvania, per un servizio sulla previsione di quello che è per davvero il meteorologo più famoso del mondo, una marmotta che ironicamente si chiama come lui (tocco di classe della sceneggiatura), per una pantomima per cui se Phil (inteso come il topone) al suo risveglio dal letargo vede un’ombra, ci saranno altre sei settimane d’inverno.
Phill (inteso come Bill Murray) ripete meccanicamente questo servizio come si fa con ogni cosa legata al lavoro, noia, senso malcelato di fastidio e poi via da questo postaccio, nemmeno la compagnia della sua produttrice Rita (Andie MacDowell, che i più giovani ricorderanno per la pubblicità dello shampoo, ma questa è stata campionessa mondiale di commedie per una vita) riuscirà ad addolcirlo, anche perché Phill malgrado la cotta per Rita pensa solo a se stesso, risvegliarsi sempre il 2 febbraio, costretto a rivivere il giorno della marmotta ancora, ancora e ancora, cambierà tutto.
Ci sono alcune persone che pensavo che viviamo seguendo cicli Karmici, incontrando sempre le stesse anime, questo spiegherebbe perché ogni tanto si finisce per incrociare qualcuno che ci sta antipatico da subito (come Ned il venditore di polizze assicurative, quello che si becca un destro sul naso da Phil), per certi versi “Ricomincio da capo” parla anche di questo, dietro quel tono da commedia, troviamo un po’ del mito di Sisifo costretto a spingere la stessa dannata pietra in salita, ma anche le parole di Eraclito per cui nessun uomo entra mai nello stesso fiume due volte, perché non è lo stesso fiume e non è lo stesso uomo.
Harold Ramis ha dichiarato di essersi ispirato a principi del Buddhismo visto che sua suocera si era da poco convertita e gli faceva una testa così (storia vera), ma è inevitabile che l’eterna ripetizione della stessa giornata per Phil sia una trovata in grado di ricoprire differenti valenze, prima di tutto comiche, inizialmente il protagonista pensa di essere vittima di uno scherzo e quando realizza la verità, cerca subito di cogliere al volo i vantaggi immediati, come appunto fare colpo su una bella ragazza, salvo poi cedere presto alla sua nuova condizione.
Raramente nelle storie occidentali la ripetizione ha un valore, ad esclusione di Rocky spesso i protagonisti “nascono imparati”, già benedetti dal dono del talento. In oriente invece è più normale inciampare in storie che fanno dello spirito di sacrificio il loro punto di forza, il kata delle arti marziali non è altro che questo, ripetere all’infinito per apprendere e migliorare, proprio come i riti dei monaci Buddisti che fanno della ripetizione uno stile di vita. Per arrivare a migliorare se stesso Phil passa prima attraverso svariate fasi, simili a quelle dell’accettazione del lutto per certi versi.
Dopo l’euforia iniziale, che porta con se diversi momenti comici per il film («Possibilità di andare via oggi, 80% forse anche 70%»), il protagonista tenta un approccio pragmatico e scientifico, affidandosi prima ad uno psicologo e poi ad un medico, per altro interpretato dallo stesso Harold Ramis.
A quel punto si lascia andare al delirio derivato dalla sua condizione, il tutto è raccontato in modo estremamente comico, perché parliamoci chiaro, quando Bill Murray rapisce il suo omonimo Phil e gli fa guidare il pick-up a zig zag lungo la strada, io ogni volta sputo un polmone dal ridere (storia vera).
Ma fateci caso, le fasi del lutto del protagonista prevedono tutti i passaggi chiavi, dopo la negazione arriva la depressione, con l’inverno descritto durante il servizio alla tv come nero, infinito e gelido, seguito dagli svariati tentativi di suicidio che finiscono tutti allo stesso modo, alle 6.00 con “I got you babe” sulla radiosveglia.
Che ci sia qualcosa di giocosamente religioso nel film è chiaro, anche per la fase successiva, quando Phil in pieno delirio di onnipotenza dice di essere un dio, non quel Dio, che però potrebbe essere uno come lui, in giro da così tanto tempo da conoscere tutto e tutti, come fa Bill Murray nella tavola calda dove dimostra di conoscere le vite di tutti i personaggi di Punxsutawney, tra cui se aguzzate la vista potrete riconoscere anche il capoccione di Michael Shannon, al suo primo ruolo da attore in una parte minuscola.
Superata anche questa fase, Phil fa di necessità virtù, proprio come voi ed io che incastrati nelle nostre routine lavorative, ci ritagliamo del tempo per leggere un libro in pausa pranzo o ascoltare della musica, per evadere dalla gabbia della ripetizione e proprio la ripetizione diventa la sua arma, quella che utilizzerà per diventare un uomo migliore e ovviamente portare a compimento la sotto trama romantica del film.
Intervistato Harold Ramis ha dichiarato che nei piani originali, il loop temporale in cui resta intrappolato Phil dovrebbe durare più o meno dieci anni, non sarebbe male provare a far un calcolo del numero di giorni vissuti e rivissuti in eterno dal protagonista, che proprio con la ripetizione impara a suonare il piano come un professionista ma anche a tentare di opporsi all’inevitabile, quando cerca di salvare ripetutamente la vita al senzatetto che all’inizio del film ignorava. Meno male che lo chiamano “Fell good movie” a me certi passaggi di questo film mettono una malinconia che levati, ma levati proprio, che ci sposso fare? Sono come Celentano in “Il bisbetico domato” (1980) che non riesce a guardare le comiche.
A proposito di film fatto per far sentire meglio le persone, avevo un’icona lasciata aperta da chiudere: Bill Murray sarà anche un tipo eccentrico che ama rubare le patatine fritte alle persone che mangiano all’aperto (perché tanto nessuno crederà alla loro storia), però lavorare con lui non deve essere stato semplice, Harold Ramis lo sapeva bene. Bill Murray un po’ in crisi per il suo divorzio voleva dare risalto alle parti drammatiche del suo personaggio, Ramis invece spingeva per sfruttare il talento comico dell’amico per far funzionare meglio il film, la verità come al solito sta nel mezzo, con quella sua aria che riesce con lo stesso sguardo ad essere acido, cinico, sardonico e malinconico, Bill Murray è perfetto per la parte e non avrebbe funzionato senza un lato comico così spiccato, necessario a far risaltare le parti agrodolci della storia, quindi se chiedete a me, io sto con l’idea di Harold Ramis, che però a suo volta stressato dalle ripetizioni dei ciak (e dell’atteggiamento da divo di Murray) non la prese benissimo, risultato? Bill Murray preso per il collo e appeso ad una parete durate una litigata sul set (storia vera).
Tra i due il gelo, un grande freddo che nemmeno Phil la marmotta avrebbe potuto prevedere, pare che per vent’anni i due non si siano rivolti la parola, ma anche questa storia come “Ricomincio da capo” ha un lieto fine, pare che Murray abbia deciso di seppellire l’ascia di guerra come al solito alla sua maniera: stando al racconto di Violet Ramis, figlia di Harold, quando suo padre era già molto malato, una mattina alle 7.00 (alle 6.00 sarebbe stato quasi poetico), Murray si presentò a casa Ramis con una confezione gigante di ciambelle e la scorta della polizia (non si sa mai), i due ex acchiappafantasmi avrebbero passato del tempo insieme scambiandosi risate come prova della fine delle ostilità, appena in tempo perché nel febbraio del 2014, Ramis lasciò questa valle di lacrime, dopo averci regalato più di un film perfetto per affrontare la vita con un po’ più di allegria, per la precisione il 24 febbraio del 2014, il giorno 2 sarebbe stato quasi poetico.
Insomma per questo giorno della marmotta, mi sembra giusto ricordare il talento di Harold Ramis nel modo migliore, con un film prossimo a compiere i suoi primi trent’anni ma che sarà un classico per ancora molto tempo, trovo simbolico il fatto che questo post causa problemi tecnici, io abbia dovuto riscriverlo due volte, ricominciando da capo (storia vera), spero solo che come Phil ora sia migliore rispetto alla prima volta.
Sepolto in precedenza mercoledì 2 febbraio 2022
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