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Rim of the world (2019): A.D.I.D.A.S. (All Day I Dream About Spielberg)

Pare che McG, meglio noto da queste parti come MancaCoGnome, e ancora più
famigerato per aver diretto il terminator giusto nelle intenzioni ma drammaticamente sbagliato nei modi,
ormai abbia appeso il cappello a casa Netflix.

Complice una Samara Weaving più che guardabile, il suo La babysitter strizzava l’occhio a
“Mamma, ho perso l’aereo” (1990) e agli slasher degli anni ’90. Tra citazioni
pop e un buon ritmo il film alla fine si lasciava guardare, ma è chiaro che un
horror con una manciata di attori, abbia un costo tutto sommato moderato, che
invece un film con alieni che invadono il pianeta terra non possa proprio
permettersi, nel senso che costa troppo.

“Rim of the world” è il campo estivo per ragazzi, un posto
che i film americani ci hanno insegnato essere la patria dei ragazzotti carichi
di ormoni, pagati per fare gli “animatori” e di piccoli bambini bullizzati, che
finisco per morire annegati nel lago salvo poi tornare a vendicarsi, ancora,
ancora e ancora!

“Nessuno di voi bambini si chiama Jason per caso vero? No solo per essere sicuro”

Ma i bambini protagonisti di questo film sono un po’ diversi
da Jason Voorhees: Alex (Jack Gore) è un “roscio” nerd e in quanto tale, a suo
agio nella natura incontaminata più o meno quanto risulta rilassato in presenza
di grandi altezze. Dariush (Lil’ P-Nut) incarna la quota nera e cicciona del
film, un arrogantello figlio di papà carico di soldi che sembra uscito da una
puntata di “Riccanza”. Di Gabriel (Alessio Scalzotto) ci vuole un po’ a capire
qualcosa, ma è chiaro fin da subito che ha qualche problema con i numeri
scritti, tipo una leggera forma di dislessia. A completare il tutto, la quota
femmina tosta e per di più orientale coperta da ZhenZhen (Miya Cech) che sogna
il campo “Rim of the world” da una vita, ma non parla una parola di Inglese.

Sembra la scena di un film di Wes Anderson, in realtà è solo la fotografia particolarmente arancione.

Questa banda di cliché cinematografici, si ritrovano alla
fine del mondo (intesa come campo estivo), quando raggiungono beh, la fine del mondo
(intesa come ARMAGEDDON). Perché proprio mentre passano il loro tempo al campo,
la terra viene attaccata da una cattivissima razza di alieni mutaforma e molto
incazzati. L’unico modo per fermarli è portare la “Criptochiave” ricevuta dalle
mani di un’astronauta morente, direttamente al dottor Salcazzo (non ricordo il
nome, non chiedetemi anche questo sforzo) per attivare il programma “Excalibur”
e spazzare via gli invasori dalla terra, credo chiudendo i porti spaziali.
Forse era Salvini il nome dello scienziato ora che ci penso.

Vabbè non è importante, l’importante è capire che MancaCoGnome con poco più dei
soldi con cui aveva messa su una sfiziosa storia di una Babysitter e alcuni
omicidi, debba gestire qualcosa che dovrebbe assomigliare al frutto di una
notte d’amore tra Independence Day e Stranger Things, e questo spiega perché
gli effetti speciali realizzati al computer sono abbastanza pezzenti. Il che è
un peccato perché gli alieni dentuti capaci di smontarsi e rimontarsi senza
subire – apparentemente mai – ferite mortali, non sono nemmeno malissimo come
aspetto.

Cioè, non sono malissimo per quello che la CGI ci concede di vedere.

Il problema di “Rim of the world” è un altro, oltre al fatto
che è sicuro come la morte e le tasse il fatto che i giovani protagonisti,
completeranno il loro “romanzo di formazione” ritrovandosi ad affrontare, ma tu
pensa! Proprio le paure che li bloccano. Tutto come da programma insomma.

No, questa sarebbe davvero una questione di poco conto, MancaCoGnome se non altro ha
il fegato di rifare un film per ragazzi, come quelli che guardavamo noi da
piccoli, ovvero con protagonisti dei ragazzi, e non degli ultra trentenni
vestiti da super eroi. Il che sarebbe molto nobile se alle intenzioni
seguissero i fatti, purtroppo i protagonisti del film saranno anche dei
ragazzini, ma sono costretti a recitare dialoghi che sembrano evidentemente
scritti da uno che ha visto due episodi di “Stranger Things” e pensa che i
bambini parlino come dei trentenni che non si fanno ancora la barba, rimbalzando
tra una citazione pop all’altra, insomma bene ma non benissimo.
Voglio dire, anche in “Attack the block” (2011) dei
ragazzini combattevano gli alieni, ed erano alle prese con dei dialoghi del
tutto non adatti alla loro età, ma la disparità tra i due film è evidente,
anche perché il pubblico a cui si rivolgono è diverso.

“Tu però sembri uno di quelli di Attack the block”, “Perché sono nero? Razzista!”

Il lato positivo di “Rim of the world”? Un ritmo molto
buono, 99 minuti che filano via senza noia, certo anche senza particolare
guizzi inventivi però, MancaCoGnome
fa la sua cosa in maniera decente, come uno che ha davvero voglia di restituire
il cinema per ragazzi ai suoi legittimi proprietari, ma per farlo deve
affrontare dei limiti di budget a cui solo una sana marchetta potrebbe porre un
limite, ecco perché l’unico momento in cui il film rallenta inspiegabilmente, è
a metà del secondo atto, quando i protagonisti in un centro commerciale, decidono
di perdere svariati minuti ad indossare vestiti dell’Adidas, esposti in bella
vista nel negozio, tutto saccheggiato, tranne per gli abiti dello sponsor
pagante.

Sembrano una versione minorenne dei Run DMC.

Le sfilate di moda con i vestiti firmati, i dialoghi che
stonano con le facce di chi li pronuncia e un certo barricarsi dietro a schemi
e dinamiche già viste, non fanno mai fare il salto di qualità ad un film che ha
intenti più nobili del suo effettivo risultato, provate a seguirmi in questo
mio complicatissimo e contorto pippone mentale che voglio condividere con voi,
fortunini fortunelli.

Il protagonista di La babysitter era in fissa con il sesso più o meno come cantava in Jonathan
Davis in un pezzo dei Korn intitolato A.D.I.D.A.S. (tanto per stare in tema)
che altro non era che, oltre ad un modo per smarchettare da parte della band,
l’acronimo di “All Day I Dream About Sex”.
Invece in “Rim of the world” gli intendi di MancaCoGnome sono altri, ma
mantenendo inalterato l’acronimo potremmo dire che questa volta suonerebbe più
o meno così: All Day I Dream About Spielberg.
Questo spiega perché non manca una scena in cucina, in cui i
protagonisti sono inseguiti dai voraci alieni, che altro non è che la
famigerata scena dei velociraptor di Jurassic Park, quella che è diventata talmente iconica da essere stata rifatta un po’
da tutti, anche da Tremors 5.

Uhm, dove ho già visto questa scena così originale? Chissà!

Quindi alla fine questo “Rim of the world” è un film con ben
poche idee nuove e un’azienda sportiva Tedesca, che tiene talmente tanto per le
palle una produzione evidentemente bisognosa dei soldi dello sponsor, da
imporsi fin troppo nella storia. Ma questo perché ormai ho l’età per essere lo zio
dei protagonisti, quindi è inevitabile notare tutti questi difetti, in generale
“Rim of the world” è solo un film per ragazzi leggermente più sboccacciato
della media della censura a cui siamo abituati nel 2019, e proprio per questo
identico a quei filmetti che passavano la mattina su Italia 1, che se ti andava
bene potevano essere bombette assolute come “Explorers” (1985) di Joe Dante, “Navigator”
(1986) o Scuola di mostri e quando ti
andava male poteva essere “3 ragazzi ninja” (1992).

“Hey sei tu che mi hai detto che 3 ragazzi ninja si trovava su Netflix!”

Probabilmente se avessi visto questo film all’età di dodici
anni, sarebbe diventato un mio cult per che so, una settimana. Visto oggi nel
mare magnum del catalogo Netflix, rischia di passare come IL MALE assoluto.
Certo bisogna dire che MancaCoGnome
l’ha fatta un po’ fuori dal vasino tirando dentro le invasioni aliene, ma sono
quasi curioso di vedere quale sarà il terzo genere recuperato dagli anni ’90, su
cui deciderà di mettere le mani per completare questa sua ideale trilogia con
ragazzi protagonisti.

La butto lì? Secondo me con i quattro spicci tirati su da
Netlix, mette in testa ad Hulk Hogan una fascia dell’Adidas e gli fa fare il
remake di “Cose dell’altro mondo” (1991), tanto io i pronostici non li azzecco
mai.
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