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Rock ’n’ blog: Radiofreccia

Il rock e il cinema mi mandano da
sempre giù di testa, e a Quinto Moro pure. Siccome il pezzo su Radiofreccia non
era abbastanza e la colonna sonora strabordante di malinconia e figaggine
meritava un capitolo a parte, alzate il volume per questo viaggio nel meglio
del rock anni ’70.

Il tema introduttivo è un pezzo
strumentale per chitarra di Ligabue, evoca tutte le sensazioni giuste per un
film nostalgico. Ma è solo l’antipasto di un lungo viaggio nel rock vero e
puro, quello che ha fatto la storia. E se i detrattori del Liga non ci stanno a
riconoscergli l’etichetta del rocker, le musiche scelte – e come le ha usate –
dimostrano che è uno col cuore dal lato giusto della musica.

A questo film devo la scoperta o
riscoperta di più di un artista. I Lynyrd Skynyrd li conoscevo già senza
saperlo dai tempi di “Renegade – Un osso troppo duro”, ma è sentendo  qui “Sweet home Alabama” che li ho fatti
entrare nelle mie playlist.

La musica che accompagna Freccia e i suoi è tutta
internazionale. Le sole note italiane in sottofondo sono quelle di Guccini,
appena un omaggio visto che il vero Guccini ci ha recitato (credibile) in un
ruolo minore. Impietoso e divertente il siparietto degli amici a portare dischi
per la radio e c’è chi si presenta coi Doors, Pink Floyd, mentre il povero Iena
coi dischi di Adamo. Scena severa ma giusta.

C’è tutta una serie di pezzi di
contorno che fanno il loro dovere, da “You Ain’t Seen Nothing Yet” dei Bachman
Turner Overdrive, ai Creedence Clearwater Revival con la loro “Run Through The
Jungle”. Ma i pezzi veramente importanti – per il film – sono quelli che segnano
il passo della storia, le sterzate come Rebel Rebel di David Bowie che attacca su
un montaggio fatto come Dio comanda, che segna il giro di boa nella vita di
Freccia e il suo primo impatto con l’eroina.

Coi pezzi di Radiofreccia
potremmo occupare due mesi del palinsesto del Rock’n’blog. E’ un campionario
vario del rock in tutte le sue declinazioni, passa per Lou Reed e la sua
“Vicious” ai Roxy Music con “Love is the drug”, e sono tutti pezzi che
raccontano qualcosa di Freccia e di quello che sta passando. Mentre la
sceneggiatura dà spazio un po’ a tutti gli amici della cricca, le musiche
parlano quasi sempre dei tormenti di Freccia. E infatti uno dei passaggi più significativi
dopo Rebel Rebel è “Long train running”, perché Freccia è ormai un treno senza
direzione che corre verso il disastro.

Ma oltre ai classici c’è pure la
colonna sonora originale di Ligabue che sforna ottimi pezzi per chitarra come
“Prima pagina del libro d’oro”, ascoltare per credere.

Bella e godibile pure la cover da
funerale di “Can’t help falling in love” di Elvis suonata dalla banda musicale.
E infine c’è il brano che mi ha fatto pensare fosse una buona idea buttarmi su
questo film: “Ho perso le parole”, che attacca alla perfezione sui titoli di
coda, in una scena che racchiude tutto il senso della tormentata vita di Freccia,
tra due fuochi a tapparsi le orecchie. Non sappiamo se a rendersi sordo a tutto
il resto o a mimare il gesto delle cuffie per ascoltare quest’ultimo pezzo.

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