Se non conoscete Joe R. Lansdale, mi dispiace per voi, ma fate sempre in tempo a prendere un suo libro a caso e godere del talento di questo scrittore, se poi, nella scelta del libro, vi dovesse capitare per le mani “Rumble Tumble” consideratevi fortunati.
La quinta avventura di Hap e Leonard, la più squinternata coppia di ragazzacci del mondo, arriva dopo Bad Chili, si riassume tutta nel suo titolo “Rumble Tumble” che potrebbe essere tradotto come “Gran Casino” ed è proprio un gran casino quello in cui i nostri si vanno volontariamente ad infilare. Per altro, c’è da ringraziare che il libro esca per Einaudi, che garantisce traduzioni (o non traduzioni) di titoli decenti, non so cosa avrebbero tirato fuori i tipi di Fanucci che hanno precedenti (penali) nella traduzione dei titoli…
Questa volta ad innescare la vicenda ci pensa Brett, la rossa sexy fidanzata di Hap, la cui figlia Tillie, prostituta di professione, è finita in un brutto giro, ovvero un bordello in Oklahoma gestito da Big Jim, boss locale con la passione per le scommesse.
Per riportarla, magari non sulla retta via, ma a casa, Hap decide di aiutare Brett e di conseguenza, Leonard non si tira indietro. Inizierà un “Rumble Tumble” popolato di strani personaggi, come Red, un nano con i capelli rossi che parla troppo e ama le bistecche Ranchero, suo fratello Herman, ex criminale che ha scoperto Dio e il commercio dei cani della prateria, poi ancora, spietati motociclisti, indiani che sniffano solvente e un viaggio aereo in Messico andata e ritorno che non si dimentica, ma scordatevi i confort della prima classe.
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“Le uscite di sicurezza sono qui, il giubbotto salvagente invece sotto il sedile”. |
“Rumble Tumble” ha un solo difetto: quello di non concentrarsi troppo sui suoi protagonisti, ad esempio, i riferimenti all’omosessualità di Leonard ci sono, ma sono buttati lì, questo forse è il primo romanzo in cui Lansdale non scava nel passato o nella vita amorosa di uno dei suoi due favolosi personaggi, semplicemente li butta in una situazione che solo due come loro possono gestire, quindi, è azione dalla prima all’ultima pagina, grazie ad un ritmo perfetto, dialoghi sboccati e divertentissimi e le solite similitudini che levati, ma levati proprio.
Un po’ troppo “muro di parole” per quanto riguarda i personaggi di Red ed Herman, due che amano molto raccontare il loro passato, ma tranquilli, niente di ammorbante, comunque, anche perché se a scrivere è Lansdale, volano via anche i lunghi racconti sul passato dei personaggi secondari.
Una delle cose più riuscite del libro, di sicuro è la preparazione all’ultima sparatoria, quasi tutto il romanzo è un’attesa di quel finale, che poi si consuma, duro, crudo e senza gloria in poche pagine, dove Lansdale spara parole come Hap e Leonard sparano proiettili.
Tra le idee mattissime, vince a mani basse la macchina per succhiare i cani della prateria dalle loro tane, che è tutta da ridere, con Big Joe che butta il carico pesante, quando sottolinea il concetto parlando delle leggende metropolitane che girano tra i cani della prateria, che vociferano di rapimenti da parte degli alieni… Se ci penso mi fa ancora ridere!
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Il copertinista ha capito qual’è il personaggio più figo di tutto il libro. |
Oppure l’inizio, con Hap e Leonard impegnati a cercare armi “fredde”, in una scena che solo Lansdale può rendere così mitica, mentre l’ambientazione del Texas fa tutto il resto.
Un romanzo che espande l’universo di personaggi attorno ad Hap e Leonard, non solo facendo maturare i due protagonisti, ma contribuisce ad introdurre la vera star del romanzo ovvero Bob il formichiere! Lo amerete dal primo momento e amerete ancora di più come Leonard si comporta con lui, garantito.
Insomma, sarà pure un gran casino quello in cui finiscono in mezzo i nostri, ma come gestisce il casino Big Joe Lansdale non lo fa nessuno, altro giro, altro gran libro.