Ogni nuovo
volume di Saga scavalca immediatamente la pila (altina) di cose da leggere,
conquistandosi il primo posto, dopo un paio di volumi un po’
sottotono, il fumetto di Brian K. Vaughan e Fiona Staples, manda a segno un altro
ottimo volume.
“Saga”? A grandi linee la storia è quella di Landfall, un pianeta tecnologico
in guerra con il suo satellite, Wreath, abitato da un branco di ribelli armati
di artefatti magici. Gli abitanti di Landfall vengono chiamati con malcelato
disprezzo “le ali”, perché, beh… Hanno delle vistose alucce che spuntano dalla
schiena. Per ricambiare
il favore, gli abitanti di Wreath sono noti come “le corna” e non perché siano
tutti arbitri di calcio.
impazza da anni, quando il fante dell’esercito di Landfall, Alana, incaricata
di sorvegliare un campo di prigionia per “corna”, fa la conoscenza del soldato
di Wreath, Marko. I due si innamorano, scappano insieme e danno alla luce la
Hazel, che eredita ali e corna da mamma e papà, diventa subito il pomo della
discordia galattico, un ibrido che rappresenta la più grossa minaccia
all’ordine costituito. Sulle sue tracce, cacciatori di taglie e soprattutto, la
temibile nobiltà del mondo, Robot, seguono casini e uno dei fumetti più belli
che vi possa capitare di leggere in vita vostra.
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Brava Hazel, presto sarai tu a disegnare il tuo stesso fumetto. |
Per effetto di
quanto visto e letto nel volume numero cinque, Hazel ha raggiunto l’età per
andare all’asilo, ma essendo la sua vita un discreto casino, il suo asilo è un
centro di detenzione femminile su Landfall, in pratica il carcere di Orange is the new black, con donne e
bambine che si autogestiscono sotto il controllo delle guardie. Hazel può
contare solo sulla protezione della nonna paterna Klara e di Lexis, vista nel volume precedente ed elevata a “zia” adottiva. Il tutto mentre mamma e papà
superati i dissidi, tornano a collaborare per cercare di salvarla.
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“Nonna, mi sa che hai visto troppe puntate di Orange is the new black”. |
Ovviamente, non
mancano le facce note, come il mitico Ghüs (che insieme al trichecone Amicio fa
bella mostra di sè sulla copertina variant), la babysitter fantasma, il sempre
più fuori di melone (e fuori forma) cacciatore di taglie Il Volere e il
Principe robot IV, ormai decaduto e convertito a cavaliere errante. Nella
storia tornano prepotentemente in auge anche il reporter e il suo fotografo Upsher
e Doff.
e Brian K. Vaughan mandano a segno un altro paio di gustosissimi personaggi: la
maestra d’asilo Miss Noreen (una specie di cicala con caschetto rosso di
capelli) e Petrichor, avete presente la Sofia Bursett di Orange is the new black? Ecco, quasi uguale.
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“Hai le zampe da cicala e ti impressioni per un paio di ali? Non hai uno specchio a casa?”. |
“Saga” gioca
con i generi, intesi come generi letterali o sessuali (il famigerato e tanto
discusso gender), questo fumetto è una Space opera che riesce ad applicare temi
odierni e molto vicini a noi, a variopinti personaggi spaziali, in questa
avventura tra pazzeschi paesaggi alieni, si parla di famiglia (in qualunque sua
forma), di rapporti tra genitori e figli e in generale dell’amore, unendo
fantascienza e sentimento in un riuscitissimo mix di generi, il
risultato finale è un fumetto per chi ama mostri strani e cliffhanger ad
effetto (quello che conclude questo volume è clamoroso!), ma anche per chi vuole una
storia intimista piena di sentimenti e rapporti umani. Il bello è che lo fa,
senza scontentare nessuno.
intesi come sessuali, vengono mescolati, in quello che diventa un bellissimo
inno alla diversità, i personaggi sono così riusciti e realistici (per quanto
dotati di ali, corna o altri dettagli caratteristici) da risultare del tutto
funzionali, la coppia di reporter omosessuali è inserita nella storia non
per far notizia o per risultare politicamente corretti, ma perché un forte
legame tra i due è necessario.
In una storia
come “Saga” che celebra l’abbattimento delle differenze, Petrichor è l’aggiunta
ideale al cast di personaggi, il bello è che Brian K. Vaughan è capace di
caratterizzarla senza farne un santino, ma un personaggio sfaccettato con pregi
e difetti, esattamente come Alana e Marko.
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Mai mettersi contro una mamma incazzata. |
Insomma, in
questo sesto volume di “Saga” ci si diverte, ci sono azione e colpi di scena, ma
allo stesso tempo si riflette sul tempo che passa per tutti e sull’importanza
delle persone a cui vogliamo bene, il tutto senza risultare mai pedanti o
banali. Più la storia procede e più i personaggi (e noi lettori) si ritrovano
a valutare gli altri non in base alla nazionalità, alla religione, all’orientamento
sessuale o alle corna sulla testa, ma con il semplice binomio “buono” oppure “cattivo”,
un po’ come fa Hazel che, non a caso, manda a segno tutti i monologhi più
riusciti del volume, riassumendo tutta questa serie meglio di tutti: «So che la
diversità è una parola abusata di questi tempi, ma senza di essa, che cosa
saremmo?».
questo fumetto celebra la diversità, voi fate qualcosa di diverso, leggete “Saga”,
mi ringrazierete dopo.