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Saint Maud (2020): l’esorcista al contrario (atsicrose’l)

Ho sempre delle grosse difficoltà quando si tratta di storie
legate all’esorcismo, un po’ perché di mio ho un rapporto estremamente critico
con la religione, non una in particolare, non me ne piace proprio nessuna. Però
mi piace tanto Brian di Nazareth,
vale lo stesso?

Il problema delle storie di esorcismo, è che per ovvie
ragioni, non esiste un esorcismo senza che i personaggi siano
calati nella religione cattolica, ci aveva provato Scott Derrickson nel 2005 con
“The Exorcism of Emily Rose” a svincolarsi, ma poi i produttori
devono avergli dato due sonore scoppolate sulla nuca dicendogli: «Come Friedkin
devi farlo! Friedkin!».

“Più Friedkin! Di più ho detto! Ok così è abbastanza Friedkin, brava”

Questo ci porta al secondo punto chiave, le storie di
esorcismo (anche a fumetti, sto pensando a “Samuel Stern” e “Outcast” di Robert
Kirkman) non sembrano in grado di prendere le distanze dall’iconografia creata
da William Friedkin nel 1973 con “L’esorcista”: ragazzine in abito bianco (o
azzurro), vomiti verdi, teste rotanti e tutto il cucuzzaro satanico.

Per fortuna dall’Inghilterra arriva “Saint Maud”, scritto e
diretto da Rose Glass, un film che avrebbe dovuto uscire, non dico proprio in
grande stile, ma non in maniera così misera come è stato costretto a fare causa
pandemia ma che comunque, è un film con dei numeri.

Mettete in conto lo stile tipico degli horror che hanno
reso celebre la A24, un ritmo non propriamente brioso ma adatto alla
narrazione, delle atmosfere malsane in equilibrio tra sogno ed incubo. Insomma
se amate i film dell’orrore pieno di “salti paura” e brividi facili, potrebbe
non fare per voi, ma se siete interessati ad una storia in grado di scavare nei
personaggi, questo film merita un’occhiata.

Una protagonista che conosce bene il significato del concetto timorata di Dio.

La protagonista Maude (Morfydd Clark) è una ragazza che
lavora come infermiera privata a supporto di malati terminali, tra le sue
pazienti quella che impiega la maggior parte delle giornate della ragazza è Amanda
(Jennifer Ehle), una che malgrado la condizione fisica non rinuncia a bere,
fumare e addirittura ad uscire con un’altra ragazza, insomma Amanda non è ancora
morta e non ha di certo rinunciato alla vita.

Maud non vede di buon occhio il comportamento della sua
assistita, perché la ragazza si è da poco riscoperta una devota cattolica
ultra conservatrice, non è chiaro cosa abbia fatto scattare in lei questa
conversione, il film non lo racconta in maniera esplicita ma non serve,
sappiamo solo che è una novità avvenuta da relativamente poco ed è anche una
fede incrollabile per la protagonista, che nelle sue preghiere quotidiane si
rivolge all’Onnipotente per ogni aspetto della sua vita.

“Ti prego Signore, fai star zitto Cassidy per due minuti”

“Saint Maud”, prendendosi il suo tempo e con il suo ritmo
blando, srotola una storia che di fatto è un punto di vista innovativo su un
esorcismo, la persona posseduta e il devoto Cattolico che combatte il male qui,
sono tutti incarnati nella stessa persona.

Si perché Maud per credo e sua propensione personale, forse
ha aperto la porta ad un Dio che tutto sembra tranne che benevolo, molto in
stile Vecchio Testamento bisogna dirlo. La voce (molto inquietante) che le
parla nella testa, le dice che lei è la Prescelta e questo non fa altro che
motivare ancora di più la ragazza, in quella che lei considera una missione
quasi sacra.

Rose Glass è molto brava a gettare l’ombra del sospetto
sulla semplice pista della malattia mentale di Maud, ma è altrettanto brava a
non permettere alla sua storia di fossilizzarsi solo su questa chiave di
lettura, anche perché le altre opzioni suggerite dalla trama sono ben più
gustose.

L’entità con cui dialoga Maud è davvero una divinità oppure
è qualcosa di decisamente maligno? La ragazza è stata scelta come tramite
perché era già predisposta ad accettare voci e vocine, oppure più semplicemente,
la ragazza ha aperto la porta a qualcosa di sinistro che lei crede comunque
essere il Grande Capo? Capite da voi che lo scenario diventa più interessante
della solita storia di esorcismo, anche se gli elementi ci sono tutti: la
religione cattolica, la giovane protagonista e per altro anche una scena di
lievitazione sospesa a mezz’aria, giusto per non farci mancare proprio nulla.

Ohi bellina, qui possono volare solo le Bare, scendi!

Rose Glass è molto brava nel creare un’atmosfera malsana e
sempre in bilico sul dubbio, mentre la protagonista Morfydd Clark si carica
letteralmente sulle spalle un film e un personaggio per niente facili, anche
perché la sua Maud è tutto tranne che un personaggio piacevole, per il
pubblico, figuriamoci per un’attrice nel doverla interpretare.

Insomma “Saint Maud” invece di capovolgere i crocefissi, capovolge
il punto di vista sui soliti film dedicati agli esorcismi, insomma Rose Glass
al suo esordio dopo tanti cortometraggi ha saputo svincolarsi dal solito canone
raccontato fin troppe volte, sempre nella stessa forma al cinema, niente male
davvero.

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