Non faccio in tempo a terminare il nuovo romanzo di Hap
& Leonard scritto da “Champion Joe” e lui cosa fa? Ne pubblica subito un
altro. Per fortuna leggo abbastanza velocemente e lui scrive così bene, che i
suoi libri filano sempre via lisci come l’olio, altrimenti non so se riuscirei
a tenere il passo.
Texas (l’ultimo è stato Il sorriso di Jackrabbit) diventa anche complicato trovare ancora strani “casi” in cui
far inciampare i due personaggi, infatti una delle critiche più sensate mosse
agli ultimi libri della serie era proprio questa: il caso da risolvere,
risultava sempre meno intricato ed interessante rispetto al rapporto tra i
protagonisti e le loro dinamiche, anche perché parliamoci chiaro, di solito le
ultime storie terminano quasi sempre con Hap e Leonard che fanno il culo a strisce
al cattivone di turno, e poi tutti a casa a bere Dr. Pepper e mangiare biscotti
alla vaniglia. Questo senza nulla togliere alla prosa di Lansdale, quella resta
sempre ammirevole.
personaggi sono state un pochino riviste sul piccolo schermo, anche perché di
loro tra le pagine dei romanzi, prima di Una stagione selvaggia, sapevamo ben poco. Quindi spinto da un piccolo moto
d’orgoglio, Lansdale in questo “Sangue e limonata” decide di mettere nero su
bianco, gli esordi di, beh questa coppia composta da un nero e un bianco.
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I vantaggi di avere Christina Hendricks nella serie tratta dai tuoi libri. |
Questo “Le avventure dei giovani Hap & Leonard” si
libera perciò dell’obbligo di presentarci un nuovo caso da risolvere, e
abbraccia in pieno la formula del romanzo a mosaico: tredici racconti molti
inediti e qualcuno “riciclato” per l’occasione, uniti insieme dal filo rosso
dei ricordi dei personaggi, che servono a raccontarci il loro primo incontro,
qualcosa sui genitori di Hap, più altre curiose storie sulla fauna locale del
Texas meridionale. Una specie di flusso di coscienza in cui Joe R. Lansdale (e
il suo alter ego Hap Collins) è libero di spaziare, vediamo le storie un po’
più nel dettaglio.
bastone
senza saperlo e senza averle ancora dato un nome, prima di leggerlo in questo
romanzo, già seguivo la legge postulata da Hap Collins su come sopravvivere
agli energumeni scolastici. Un ricordo d’infanzia che torna alla mente leggendo
un articolo di giornale, in cui è possibile già vedere molta dell’etica di Hap
(e di Lansdale), e della sua filosofia di vita con cui abbiamo imparato a
familiarizzare in tanti libri: ogni tanto un prepotente si merita solo una
bella legnata, però vedi di non prenderci troppo gusto.
risposta alla domanda: Come si sono conosciuti Hap e Leonard? Vi do un indizio,
di mezzo troverete un combattimento clandestino attorno ad un falò di gomme
bruciate, e un ragazzone nero che non ha alcun bisogno di una mano per
raddrizzare un paio di bifolchi razzisti, ma perché negare un po’ di aiuto
inaspettato da un ragazzo bianco particolarmente democratico, e soprattutto con
una gran mira? In questi casi si dice, il resto è storia.
In riva al fiume / Una serata finita presto
e dell’amicizia nata attorno al falò di gomme. Qualcuno potrebbe obbiettare che
«Non sei uno di noi» se sei amico di quello, nero e per di più gay, dimostrazione
che essere un maschio bianco eterosessuale ti facilita di parecchio, ma ti
iscrive ad un “club” spesso popolato da clamorose teste di, non aggiungo di
cosa, perché tanto non serve, avete capito.
limonata, un insieme di momenti belli e brutti spesso a breve distanza uno dall’altro,
un bel ritratto di una signora del Sud molto più democratica dell’ambiente in
cui viveva, talmente riuscito come racconto che ovviamente finisce a dare il
titolo a tutto il romanzo.
classico “caso” da risolvere per Hap e Leonard, è questo racconto, che
inizia con una tragica scoperta sul fondo del fiume Sabine e continua con i
nostri costretti ad affrontare la crudeltà di alcuni soggetti poco raccomandabili,
immaginate una storia a caso degli “Hardy Boys” (popolarissimi negli stati uniti)
con Hap e Leonard come protagonisti però scritta da Lansdale, brutto?
Una sosta per il
caffè
la storia di quanto per un nero anche fermarsi per un caffè e un paio di hamburger
in una tavola calda di certe zone d’America, potrebbe essere una sosta molto
poco consigliata.
signora Collins, qui tocca al padre di Hap, altro soggettone con carattere mica
male, come scoprirà lo spaccone tirato a lucido che da il titolo al racconto,
Apollo Red, classico personaggio che solo il talento di “Champion Joe” può
rendere tridimensionale.
A caccia di scoiattoli
di Hap e la sua filosofia di vita, dimostrazione che una mela non cade mai
troppo lontana dall’albero, e che certi insegnamenti paterni, posso arrivare
anche da esempi bizzarri, tipo un serpente particolarmente testardo.
mondo
leggendolo è chiaro che si tratta di una vecchia storia scritta tempo prima, riciclata
per questo volume – come conferma lo stesso Lansdale nella postfazione – un
racconto del terrore, sulla leggenda della strega del fiume, che viene
raccontato al piccolo Hap di anni dieci prima di dormire. Aggiungerei solo,
buona notte Hap!
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La cocco-copertina originale del libro. |
La quercia e il lago
Lansdale spesso, ama concludere i suoi romanzi con un ultimo capitolo
agrodolce, qui tutto si conclude con un viaggetto sul viale dei ricordi che prevede
una visita al vecchio albero di Robin Hood, ormai un classico dell’iconografia
di Hap e Leonard.
proprio i due protagonisti e le loro dinamiche, qui Joe R. Lansdale trova il
modo di parlarci quasi esclusivamente di quello, non so quanto possa avvicinare
i nuovi lettori, ma risulta sicuramente imperdibile per quelli vecchi.
Intanto vi ricordo gli altri commenti ai romanzi di Hap & Leonard:
Sangue e limonata