Garth Ennis non ha bisogno di presentazioni, non su questa
Bara dove è ospite fisso, oltre che
uno dei prediletti. Lo scrittore nord irlandese da sempre si divide tra un
registro grottesco e uno più realistico per le sue trame, il suo Punitore
ad esempio, ha attraversato entrambe le tipologie di storie del vecchio Garth.
Un altro punto fermo dello stile (e delle tematiche) di
Ennis resta sicuramente la sua passione per le storie di guerra, in particolare
quelle ambientate durante la seconda guerra mondiale. Se qui da noi per
SaldaPress, escono quintali di suoi racconti ambientati durante la “seconda”,
negli anni abbiamo potuto ammirare il talento di Ennis anche sulle bellissime
storie della saga “Battlefields” (edita per la Dynamite), tra cui spicca ancora
uno delle mie preferite, “Le streghe della Notte” dedicata alle aviatrici
Sovietiche.
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Le nuove streghe di Ennis (armate fino ai denti) |
Garth Ennis come tutti i grandi autori, ama tornare sui
temi a lui cari, ci porta su un nuovo campo di battaglia, sempre sul fronte
Sovietico e sempre raccontato dal punto di vista femminile, la “Grande Guerra
Patriottica” come viene chiamata nella storiografia russa, il conflitto
intercorso negli anni dal 1941 al 1945, in cui l’operazione Barbarossa portata
avanti dalla Wehrmacht nazista per essere una guerra lampo, si è infranta
contro l’inflessibile resistenza sovietica a Leningrado (l’odierna San
Pietroburgo), con un brutale assedio durato 900 giorni.
Ennis ci trascina nuovamente tutti nel 1942, nel pieno del
secondo, infernale inverno della difesa della Madre Russa, da parte di un corpo
scelto (sul campo) di cecchine sovietiche, in cui la titolare del volume Sara,
è la più titolata e letale di tutte.
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Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie (cit.) |
Le storie di guerra di Garth Ennis non sono mai fredda
rappresentazione a fumetti di eventi storici realmente avvenuti, partendo da
solidissime basi storiche, Ennis romanza con il suo stile regalandoci personaggi
immaginari talmente credibile da poter essere quasi realistici. Sara ad esempio
ricorda per leggenda, numero di uccisioni e “frasi maschie” la letale Lyudmilla
Pavlichenko, soprannominata “Signora Morte” per via delle sue 309 uccisioni
confermate in battaglia, nel corso della storia Ennis troverà il modo di far
parafrasare alla sua protagonista la frase della Pavlichenko: «Non uccidevo
uomini, uccidevo nazisti».
Molti dei personaggi di Ennis sono stati forgiati nel ventre
di una guerra sanguinosa, ma il realismo di “Sara” colpisce impreziosito anche
dai dettagliati e curatissimi disegni di Steve Epting, disegnatore reso celebre
per le matite del suo ciclo di storie di “Capitan America” su testi di Ed
Brubaker. Insomma potremmo dire che Epting è così talentuoso e flessibile
da poter passare da Capitan America, ai gelidi inverni dell’Unione Sovietica
senza perdere un colpo.
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L’attesa è la parte più difficile (come cantava Tom Petty) |
“Sara” è una storia che comincia in medias res, con la protagonista appollaiata su un albero intenta
ad aspettare come solo un cecchino sa fare, attendendo il momento giusto per
colpire. A pagina uno Sara è già una leggenda dei campi di battaglia, come
scopriremo nel corso della storia, i nazisti la temono e la odiano tanto da
averle appioppato un soprannome, Die rote Hündin. La cagna rossa.
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“Penso che i crucchi stiano parlando di me” |
Ma di leggendario nella vita e nella guerra di Sara non
troviamo davvero molto, Ennis è bravissimo a farci rimbalzare nei vari momenti
della vita della sua protagonista, facendoci assistere alla sua veloce e
brutale formazione avvenuta sul campo, un rapido affiancamento ad un cecchino
dove o impari (anche ad essere spietato) o muori e Sara in quanto donna, deve
essere due volta più dura di ogni altro commilitone.
Il corpo scelto di cecchine sovietiche avrà pure una baracca
dedicata, ma di fatto devono sopportare i commenti sessisti dei colleghi maschi
e le frasi motivazionali della loro invasata superiore, sempre pronta a
ricordare a queste soldatesse che ogni loro azione (compresa la loro morte) è
un gesto d’onore in nome della Madre Russia, un indottrinamento a cui Sara non
crede più ormai da tempo.
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La Die rote Hündin in azione. |
La letale cecchina ha scoperto sulla sua pelle quanto
possano essere grandi le menzogne che il suo governo è in grado di raccontare,
propaganda militare che rende Sara completamente sola, dilaniata dalla sua
insofferenza per la propria patria, seconda solo al suo odio per i
nazisti. Ma d’altra parte un cecchino la sua guerra la combatte sempre in
completa solitudine, ogni volta che la protagonista e le sue compagne si
incamminano a piedi nelle nevi Russe, potrebbe essere un viaggio senza ritorno,
ma Sara è consapevole che i suoi nemici sono nel suo mirino e a volte, anche
alle sue spalle.
Ma il bello della storia è che Garth Ennis trova il modo di
raccontarla con uno stile del tutto privo di moralismi, in mano a qualunque
altro autore “Sara” sarebbe diventata una banale storiella con cattivi
cattivissimi e femminismo di plastica lanciato in faccia al lettore. Ennis
invece si muove agilmente in tutte quelle zone grigie che le storie occidentali contemporanee (nei fumetti e al cinema) cercano sempre di evitare, in cui invece Ennis ci
trascina per i capelli.
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“Questo… te lo manda… |
In 147 pagine Ennis ci fa esultare per ogni colpo mandato a
segno senza enfasi, ma con fredda determinazione da parte di Sara. Ci fa fare la
conoscenza delle sue altrettanto letali compagne e non ci risparmia nessun
colpo basso, perché la guerra la puoi raccontare in modo edulcorato,
inutilmente vanaglorioso oppure, la puoi raccontare come fa Garth Ennis, che
anche grazie alle matite di Epting ti fa sentire il freddo, la fatica e la
pazienza che ci vuole per una cecchino, per mandare a segno quel colpo che per
qualcuno è motivo di patriottico vanto, ma per Sara è vendetta, rabbia e poi in
generale la differenza tra vivere e morire.
Il bello di un personaggio come Sara sta nel suo essere
costretta a reprimere costantemente i suoi sentimenti, che le bruciano
evidentemente nel petto motivandola, ma non posso essere espressi per
condizione, genere e grado. Sara ha un solo momento per esprimersi, per far
esplodere tutto quello che ha dentro e lo può fare solo nel momento giusto,
usando il suo Mosin Nagant M91/30 come megafono del suo urlo silenzioso ma
mortale.
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Visto disegni peggiori di quelli di Steve Epting. |
Per sviluppo dei personaggi, totale assenza di moralismi
inutili, conclusione e capacità di colpire al cuore, Garth Ennis scrive con la
stessa concentrazione con cui Sara spara, ho letto un’infinità di storie dello
scrittore Nord Irlandese e ancora di più sue storie di guerra, molte mi hanno
colpito per la loro forza e “Sara” è sicuramente tra queste, ogni volta che lo
scrittore incrocia l’Unione Sovietica nelle sue trame, il livello qualitativo
sale, ma questa volta Ennis ha davvero alzato l’asticella. Se va in giro a
dichiarare che questa è una delle storie di cui va più orgoglioso, non è solo
per vendere qualche copia in più.
Insomma se volete leggere davvero un bel fumetto, mettete le
mani su questa storia edita da TKO negli Stati Uniti e da Panini Comics qui da
noi, se non vi basta il mio parare, potete sempre leggervi anche quello del
Zinefilo. Due indizi tendono a fare una prova.