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Schegge di Streaming: Carved, Time Cut, Don’t move, Apocalisse Z e Woman of the Hour

Torna l’appuntamento con gli ultimi titoli visti in streaming, roba veloce che (forse) si dimenticherà ancora più velocemente e di conseguenza io, il vostro amichevole Cassidy di quartiere la tratterò allo stesso modo, iniziamo!

Carved – La zucca assassina (2024)
Dove lo trovate?
Disney+ / Hulu (sezione Star)

Secondo voi, se in pieno ottobre esce un Horror su una zucca assassina io? Il vostro amichevole Cassidy di quartiere non vorrò vederlo immediatamente? Ovvio che sì, Anche se nel film di Justin Harding non bisogna cercare altro che quello che il (sotto)titolo italiano sottolinea. La storia è quella di una cittadina piena di personaggi mediamente odiosi impersonati da attori mediamente famosi (lo sballone Matty Cardarople o il sindaco DJ Qualls) alle prese con una gara di intaglio zucche scappata di mano.

Chi intaglierà chi questa volta?

Di base “Carved” cerca di cavalcare il filone degli Eco-Horror, più che altro perché bisogna farla muovere questa zucca no? Quindi due righe di dialogo su una fuga di materiale radioattivo e via, problema risolto, da qui in poi il film si basa tutto sull’idea di una zucca che vede quei pazzi degli umani assassinare altre cucurbite come lei a colpi di coltello per trasformale in addobbi da esporre, agli occhi dello zuccotto del film gli umani sono tanti piccoli Art il clown, la vendetta quindi è quasi un dovere.

Su “Carved” non c’è altro da aggiungere, se non che la grossa vendetta della zucca risulta piuttosto Splatter tra scalpi e decapitazioni, prima di trasformarsi in un film d’assedio con la zucca nei panni dell’assediante e il finale già scritto, questo perché i film di assedio puntano al ritorno dello status quo, la scena finale prima dei titoli di coda invece è tradizione degli Horror. Se cercate qualcosa di molto leggero, con il buio a mimetizzare la CGI economica e tanti morti ammazzati (male), sapete che cosa fare, ma non cercate più di questo.

Time Cut (2024)
Dove lo trovate?
Netflix

Dopo Auguri per la tua morte, sembra che attorno a questo periodo dell’anno, non si possa più fare a meno di un Horror con una protagonista adolescente che torna indietro nel tempo per vedersela con un Serial Killer, se continuiamo così diventerà un genere tutto suo, io per ora senza pensare proporrei di etichettarlo “Back & Slash”, se dovesse diffondersi voglio un Euro pieno e sonante per ogni volta che viene usato. Quindi usatelo!

Questa volta la differenza consiste nel fatto che il viaggio nel tempo non è nel 1955, nemmeno nel 1995, ma pensate un po’ nel lontanissimo… 2003! No fermi tutti, come 2003? Siamo già alla malinconia per l’anno 2003? Io nel 2003 iniziavo a lavorare e dicevo a tutti di andare a vedere Kill Bill, cioè, davvero bisogna provare malinconia per quel tipo di stivali e jeans a vita bassa che il film si sofferma ad inquadrare?

Il prossimo “Back & Slash” sarà ambientato quindici minuti nel passato, ve li ricordate? È quando avete iniziato a leggere questo post.

La trametta di questo “Back & Slash” (voglio essere ricoperto di soldi!!) prevede una ragazza che ha perso la sorella e che torna indietro nel tempo grazie ad uno scatolone MacGuffin per ritrovarla nell’anno 2003. Si può fare amicizia con il Nerd della scuola mostrandogli il cellulare, ma non si può dire nulla alla sorella dell’assassino in circolazione o della propria identità, anche se poi chissene, alteriamo il futuro lo stesso tanto che regole spazio temporali può avere un film che non si sbatte nemmeno a spiegare da dove sia spuntata la macchina del tempo?

L’unica variante sul tema in questo genere neonato è l’identità del killer, che è una svolta tanto interessante quanto sfruttata male, quindi un giorno nel futuro, quando qualcuno firmerà un “Back & Slash” che sfrutterà meglio la stessa svolta, voi potrete fare bella figura citando “Time Cut”, fino ad allora il film non serve ad altro, a meno che voi non siate in fissa per la moda e la musica pop del 2003.

Don’t move (2024)
Dove lo trovate?
Netflix

Sul Sam Raimi produttore lo sapete, io ho sempre i miei bei dubbi, questa volta la trama che ha scelto di produrre è quella di una suicida di nome Iris (Kelsey Asbille direttamente da Yellowstone) che incontra Richard (Finn Wittrock direttamente da beh, qualunque serie di Ryan Murphy), una sorta di Jigsaw alla lontana della situazione che narcotizza la donna e se la porta in giro tipo Bernie di “Weekend con il morto”, cioè una roba del genere.

Torna su Netflix, ma non in una serie di Ryan Murphy.

Su come abbiano fatto i due registi Brian Netto e Adam Schindler a menarla così a lungo con un pazzoide e una tipa narcotizzata io ancora me lo sto chiedendo, l’unica scena di tensione è quella con l’inevitabile poliziotto che li ferma in auto e gli fa il terzo grado a cui Richard risponde, colpo su colpo inventato una serie di balle, una trama che altrove poteva essere proto-Hitchcockiana diventa infinitamente verbosa, perdendo interesse in corso d’opera e anche affidata ad un cast che più piccolo schermo di così non poteva essere.

Ti sei mossa, hai perso!

Lei è odiosa anche in Yellowstone, lui fa sistematicamente il pazzo, l’unico modo per arrivare fermi immobili alla fine di “Don’t move” è addormentarsi, cosa che potrebbe accadere facilmente per uno di quei film che su Netflix diventano popolari, perché a portata di “Play” e perfetti per essere ascoltati mentre la gente fa altro, tipo stirare. È così che si finisce tra i più visti su Netflix.

Apocalisse Z (2024)
Dove lo trovate?
Amazon Prime Video

Sentivate il bisogno di un prequel di “World War Z” (2013)? Io per nulla, nemmeno ambientarlo in spagna lo rende più interessante, nemmeno se il barbuto protagonista ha un gatto di nome Lucullo come il generale romano e va in giro in moto come un personaggio di un videogioco di cui non conosco il nome, ma è chiaro anche per me che sia il modello di riferimento, il titolo del gioco scrivetelo nei commenti.

Guarda che casino per portare il gatto dal veterinario.

Le scene di massa o presunte tali non mancano, i carrelli usati per creare una sorta di testuggine (sempre romana) mi sono piaciuti, ma il film non aggiunge una mazza ferrata alla già vasta produzione “Z” in circolazione, intesa come film di serie Z e titoli con infetti, intervallare poi questo filmetto da streaming abbastanza anonimo, con le notizie dei telegiornali da Valencia, non fa che rendere tutto ancora più straniante, insomma per completisti dei titoli con infetti o per malinconici di “World War Z”, dopo la malinconia per il 2003 ormai mi aspetto di tutto.

Woman of the Hour (2024)
Dove lo trovate?
Netflix

Toh! Anna Kendrick! Ve la ricordate? Impossibile non farlo, fino a qualche anno fa era tipo in tutti i film. Quando l’abbiamo ribeccata l’altra sera su Netflix, la Wing-woman mi ha chiesto se fosse un vecchio film, perché non solo Anna Kendrick è rimasta identica, ma è passato così tanto tempo dalla sua ultima apparizione che la domanda, risultava lecita.

«Signora Kendrick che guarda?», «La fine che ha fatto la mia carriera»

Per recitare in un film, Kendrick ha dovuto dirigerne uno da sola, questo “Woman of the Hour” è il suo esordio alla regia, a metà tra “True crime”, biografia e boh, tipico soggetto alla Netflix. La sinossi è interessante, il film parla di quella volta nel 1978 in cui il serial killer Rodney Alcala partecipò a “The Dating Game”, che poi è il programma televisivo originale, importato anche qui da noi un secolo e mezzo fa con il nome “Il gioco delle coppie”, la “fortunata” a vincere un appuntamento con lui fu Cheryl Bradshaw, che è anche il personaggio impersonato da Anna Kendrick.

Se ve lo ricordate, riavvolgevate le VHS.

La sceneggiatura che ha poco da raccontare, si gioca le sue carte in maniera intelligente, infatti, udite udite! Siamo di fronte ad un film Netflix che dura 90 minuti! Un evento epocale! Visto che il soggetto di suo è stringato, attorno al gioco (delle coppie) e al successivo appuntamento (l’unica scena di tensione vera offerta dalla storia) la trama aggiunge una serie di flashback con i precedenti omicidi di Rodney Alcala, tutti raccontati per sottrazione, non vorrei scomodare nomi grossi perché non è il caso, ma per alcuni omicidi, quando arriva il momento chiave, Anna Kendrick opta per un campo largo da lontano, che invece di stemperare la violenza a suo modo la sottolinea.

Lo sguardo della fortunata protagonista dice tutto.

Visto che l’unica scena di tensione vera è l’incontro tra l’aspirante attrice Cheryl Bradshaw e il vero assassino Alcala, per metterci qualcosa attorno entra in azione il “protocollo Netflix”, quello per cui una storia non viene messa in cantiere se non ha un minimo sindacale si temi caldi targati 2024. Ecco quindi che Bradshaw ha accettato di partecipare al programma per visibilità, anche perché i ruoli interessanti da attrice per lei latitano per un certo maschilismo di fondo (il suo vicino e collega attore che invece mette su una carriera come ridere, un modo per sottolineare i concetti con il pennarellone a punta grossa), però vederla prendersi il palcoscenico, sfottendo apertamente i suoi corteggiatori, se non altro è molto divertente.

Insomma, l’ombra lunga del tipico prodotto Netflix si nota parecchio, però l’approccio per sottrazione funziona, i momenti di tensione sono azzeccati, peccato per la solita moda del “muro di testo” finale, la solita infinità di frasi da leggere con il riassunto del destino di tutti i personaggi coinvolti, una brutta moda dilagante, anche questa parte del cinema targato 2024. Insomma, non sentivo la mancanza di Anna Kendrick, però il suo esordio come regista potrebbe sistemarvi la serata.

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