Anche questo venerdì la strada che stiamo percorrendo ci riporta dalle parti di Woodsboro per mettere nuovamente a dura prova le corde vocali, bentornati a… Craven Road!
Il successo di Scream è planetario, non solo il film porta a casa un mucchio di fogli verdi con sopra stampate le facce di alcuni ex presidenti defunti (ben 173 milioni nel mondo), ma fa fare un balzo in avanti al genere Slasher che da troppo tempo stagnava, bisogna dire che Kevin Williamson era stato davvero pragmatico nel pianificare le sue mosse. Ah! Visto che parlerò di alcuni passaggi della trama del film, pur restando il più vago possibile preferisco precisarlo… SPOILER!
Per rendere più appetibile alle case di produzione la sua sceneggiatura per il primo capitolo, Williamson aveva buttato giù un soggetto (si parla di qualcosa come cinque pagine) per un possibile secondo e terzo capitolo, ecco perché mentre Scream era ancora in sala macinando soldoni, la Dimension Films tornò a bussare alla sua porta che nel giro di poco tempo trasformò quelle cinque paginette nella prima bozza di sceneggiatura, in una quarantina di pagine per portare avanti la storia di Sidney Prescott che si merita un paragrafo perché qui è necessaria una doverosa precisazione.
La differenza sostanziale dei film di Scream rispetto alle altre saghe Slasher celebri, sta proprio nell’attenzione attorno all’assassino: Laurie Strode non compare in tutti i capitoli di Halloween, gran parte della trama ruota attorno a lei (e ai componenti della sua famiglia), ma il vero protagonista resta Michael Myers. Qualcuno ricorda il nome delle tante ragazze falciate da Jason Voorhees? Forse giusto la Alice di Adrienne King, anche se viene uccisa dopo cinque minuti all’inizio del secondo Venerdì 13. Probabilmente la saga di Nightmare (guarda caso con lo zampino di Wes Craven) ha provato ad invertire la tendenza prima con la Nancy di Heather Langenkamp e poi con la Alice di Lisa Wilcox, ma il protagonista assoluto di quella saga sarà sempre Freddy Krueger.
“Scream”, invece, è la storia di Sidney Prescott, del suo modo di resistere e riprendersi dai traumi della vita, l’assassino è solo la celeberrima maschera bianca di Ghostface, ma chi la indossa non è importante come Sidney che è l’anima di tutta la saga, infatti non mi ha stupito molto scoprire che nel prossimo “Scream 5” (annunciato pochi giorni fa) ci sarà ancora Neve Campbell, non tanto perché l’attrice non ha poi così tanti impegni lavorativi in agenda, quanto più che altro che “Scream” sarà sempre la storia della sua “Final girl”, se mai arriverà davvero in produzione il quinto capitolo, non ci sarà più Wes Craven, ma ci sarà Sidney.
A ben guardare, poi, “Scream 2” è uscito a brevissima distanza dal primo capitolo, nel tentativo di cavalcarne l’enorme successo, visto che ho un intero blog dove poter esprimere il mio parere senza filtri sui film sarò schietto: non ho mai amato questo capitolo e quello successivo ancora meno, l’effetto telenovela va accentuandosi ad ogni nuovo capitolo, inoltre a livello di ritmo dalla morte di Randy (Jamie Kennedy) che avviene in pieno giorno, il film rallenta vistosamente campando sulla regola aurea dei seguiti “uguale al primo, ma di più!
Il primo Scream era un horror concettuale che in parti uguali parodiava e omaggiava gli horror, in particolare quelli da cassetta, era il film perfetto per tutti quelli più o meno della mia leva, cresciuti a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, un paio di generazioni che per cambio di abitudini e tecnologie, molti dei loro film del cuore non li hanno visti su uno schermo di sessanta metri quadri, come hanno fatto i nostri padri con i western di Leone e che ne so, “Ben Hur” (1959), ma abbiamo conosciuto i personaggi che ci hanno cambiato la vita sulla tv di casa, grazie al videoregistratore, in tal senso l’Horror, in quanto genere “proibito” (perché spesso vietato ai minori) era proprio quello con più attrattiva, il reparto horror delle vecchie videoteche era sempre quello che calamitava di più… a parte quello con i film zozzi, dai non mi fate andare fuori tema, però, su!
Drew Barrymore veniva uccisa mentre si preparava il pop corn pronta a godersi un film a casa sua, dopo una serie di domande sugli eroi di quei film da cassetta, “Scream 2” dopo il successo del primo capitolo era atteso come un’uscita evento cinematografica, inoltre nel 1997 i più motivati potevano sfidare il fischio del modem 56k e in quelle comode due o tre ore di tempo necessarie a collegarsi, potevano navigare in Internet, infatti la sceneggiatura di “Scream 2” finì in rete, con buona pace al colpo di scena sull’identità degli assassini. Ancora non lo sapevamo, ma parole come “Spoiler” e “Leak” cominciavano a fare capolino, se volete potete considerarlo tra i danni provocati da questa saga alla cultura popolare.
Kevin Williamson corse ai ripari dichiarando che la sceneggiatura trapelata in rete era una bozza provvisoria (gli assassini, infatti, erano diversi rispetto al film finito), ma nulla mi toglie dalla mente che sia stato un bluff bello e buono da parte di Williamson per rimediare al danno, sicuramente sono seguite delle riscritture e il ruolo di Wes Craven è stato fondamentale anche in questa fase, basta dire che Williamson alcune scene della sua sceneggiatura le aveva risolte semplicemente scrivendo note tipo: «Questa scena ci penserà Wes Craven a renderla spaventosa» (storia vera).
In quanto titolo di cartellone molto atteso, “Scream 2” inizia con una grande scena al cinema che non è altro che la versione in grande dell’omicidio di Drew Barrymore, una riflessione sul cinema horror e le sue dinamiche, questa volta ambientato in un cinema, dove il gioco metanarrativo tipico di “Scream” continua, perché in sala viene proiettato “Stab” (“Squartati” stando al doppiaggio italiano), il film tratto dagli eventi di Woodsboro che seguendo una gag del primo Scream, vede Tori Spelling nei panni di Sydney Prescott, Heather Graham nel ruolo della Drew Barrymore e persino una sua colonna sonora, ovviamente composta da Marco Beltrami.
Tra battute sui film di Sandra Bullock e sul fatto che il genere horror non è mai gentile con le persone di colore, Jada Pinkett Smith e Omar Epps vanno al cinema a vedere “Stab”, lei è scazzata, lui gasato, la sala è un macello di pop corn lanciati e persone vestite da Ghostface, ma in fondo la scena iniziale cerca solo di ripetere l’effetto sorpresa dal prologo di Scream, senza riuscirci in pieno anche perché quelli restano un piccolo capolavoro di mestiere e talento di Wes Craven, inoltre, per me Omar Epps sarà sempre quello di “Brother” (2000) di Takeshi Kitano, quindi destinato a non fare mai una bella fine, anche perché la sua morte in bagno è stata cancellata dalla cultura popolare, o per lo meno sovrapposta alla sua parodia in “Scary Movie” (2000) che, poi, è un po’ il destino di tutti i seguiti di “Scream”: essere confusi con la sua saga-fotocopia con i Wayans… Ecco, loro sì che hanno una filmografia che fa paura! Brrrr.
In “Scream 2” i personaggi sono un po’ cresciuti, vanno al college e si ritrovano alle prese con un assassino che ripete gli omicidi del primo film, quello che anni di procedurali da piccolo schermo (e film con Sigourney Weaver) ci hanno insegnato chiamarsi “Copycat”. Il gioco (meta)cinematografico può continuare, perché Randy questa volta è il primo a capire e soprattutto, a spiegare al pubblico con il suo tipico modo espositivo fin troppo saccente che questa volta le regole sono quelle di un seguito, ecco perché a scuola (dove, ovviamente, l’unica lezione a cui assistiamo è una sul cinema) parte una discussione su quali siano i seguiti migliori dell’originale, con l’inevitabile paragone tra Alien e Aliens – Scontro finale («James Cameron te lo fa venire duro, vero?»).
Nel tentativo di mescolare le carte, la bionda famosa che muore in ogni capitolo della saga non manca nemmeno questa volta, il testimone passa da Drew Barrymore a Sarah Michelle Gellar che nel frattempo aveva recitato in un altro horror scritto da Williamson nato sulla scia di “Scream”, ovvero “So cosa hai fatto” (1997), ma soprattutto è ricordata per essere stata Buffy, un passo indietro a ben pensarci, visto che Joss Whedon aveva creato la sua cacciatrice di vampiri per smontare lo stereotipo della bionda caruccia che urla e muore negli horror.
In quanto film ambientato in buona parte in un College, a tenere banco è tutta la faccenda delle confraternite dove cerca di entrare a far parte anche il fidanzato di Sidney Prescott, ovvero il mio amico Ultraman (l’attore ha sicuramente un nome, ma per me sarà sempre “Il mio amico Ultraman”), quello che funziona sicuramente di “Scream 2” è l’omaggio di Wes Craven alla struttura del whodunit che viene replicata questa sì molto bene, visto che guardando il film si finisce a sospettare di tutti, in un giochetto (al massacro) per cui più il personaggio sembra sospetto, meno avrà possibilità di essere l’assassino, perché forse solo Padre Tempo ha lavorato alle spalle del film.
Timothy Olyphant e Laurie Metcalf sono due volti noti, forse più oggi che nel 1997, quindi vederli entrambi potrebbe passare per un indizio, anche se ci tengo a sottolineare un dettaglio passato un po’ inosservato legato alle facce note di questo film: il professore di teatro di Sidney è interpretato da David Warner che, poi, era l’attore alto che Wes Craven sognava di vedere sotto il trucco e il cappello di Freddy Krueger nel 1984, ma per poterlo dirigere, ha dovuto aspettare fino al 1997.
Forse il personaggio che porta più i segni dei traumi subito (a livello fisico sicuramente) è Linus, David Arquette aveva accettato la parte per il primo film convinto di poter rendere il personaggio ancora più goffo che nella sceneggiatura, in “Scream 2” il suo personaggio zoppica, ha un braccio mezzo paralizzato e cerca di fare l’adulto anche se ancora tutti lo chiamano con il nomignolo che gli è rimasto addosso (in originale Dwewy, come Huey, Dewey e Louie. Quindi, in Italiano la traduzione giusta sarebbe stata chiamarlo “Quo”).
Oltre al calo di ritmo e l’effetto sorpresa rispetto al primo film, quello che non ho mai apprezzato troppo di questo secondo capitolo è la risoluzione del mistero: gli assassini sono ancora due, ma almeno uno di loro ha delle motivazioni che sembrano la fotocopia sbiadita dei killer del primo film, in ogni caso mi è sempre sembrata una forzatura continuare a cercare assassini legati in qualche modo al passato di Sidney, problema che sarebbe diventato ancora più marcato con il terzo capitolo (prossimamente su queste Bare).
In ogni caso, Wes Craven con “Scream 2” non ha ripetuto l’errore fatto con la New Line Cinema e Freddy Krueger, tenendosi ben stretta la saga con Ghostface come ancora di sicurezza per la sua carriera, anche perché “Scream 2” ha portato a casa la bellezza di 172 milioni nei botteghini di tutto il mondo, un solo milione in meno del primo capitolo, risultato già notevole di suo che gli avrebbe garantito anche una posizione bella alta nella classifica degli incassi di quell’anno, se non fosse che nel 1997 titoli come Men in Black e Titanic avevano fatto il vuoto attorno.
“Scream 2” anche rivisto anche oggi, trasuda anni ’90 da ogni poro e sembra frutto del vecchio adagio: squadra che vince non si cambia. Anche se l’effetto novità resta irripetibile questo secondo capitolo è comunque uno slasher diretto con mano ferma, il suo vero difetto è essere il secondo genito, arrivato dopo un film che ha fatto fare un notevole balzo in avanti al genere.
Lo spirito iconoclasta di Craven con “Scream 2” ha modo di scatenarsi un po’, grazie alle frecciatine sparse all’industria cinematografica, ma la potenza dirompente del primo capitolo risulta annacquata dall’effetto telenovela della storia, anche se Sidney Prescott e i personaggi di “Scream” sarebbero diventati per il maestro di Cleveland un porto sicuro dove tornare, nonostante per uno come lui il genere Horror sia stato spesso una gabbia in cui si è ritrovato, da cui qualche volta ha provato ad evadere, come vedremo diffusamente la prossima settimana, con uno di quei film che fa paura per davvero!
Sepolto in precedenza venerdì 24 luglio 2020
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