Bisogna dirlo: è stata una strada anche più lunga del previsto e piena di deviazioni che ci hanno portato in luoghi da brivido e con quel minimo di malinconia che caratterizza sempre la fine di una rubrica, vi do il benvenuto all’ultimo capitolo di… Craven road!
Il successo di Scream nel 1996 è stato uno spartiacque, un film nato non tanto per terrorizzare, quanto per mettere in chiaro le regole degli Slasher, quelle che per essere descritte avevano bisogno dell’occhio di un esterno, cresciuto a pane a film horror come Kevin Williamson e di una vecchia volpe che di orrore al cinema ne aveva già portato tanto come Wes Craven.
Per i titoli di testa del film, oggi non abbiamo badato a spese. |
Dopo lo sfizioso “Red Eye” e il bistrattato My soul to take, Wes Craven sente nuovamente bussare alla sua porta, l’ospite a casa Craven è Bob Weinstein che con la sua Dimension Films non ha MAI mollato l’osso su una saga horror (citofonare ad Hellraiser per conferma), figuriamoci se ha intenzione di lasciare indietro la saga di “Scream”, non scherziamo! Ma poi, parliamoci chiaro: Craven non ha rifiutato una regia nemmeno per errore, quindi ecco come la vecchia banda è stata rimessa insieme per una nuova sortita a Woodsboro.
Sceneggiato ancora una volta da Kevin Williamson, “Scream 4” (oppure “Scre4m” se amate i giovanilismi) nasce con l’idea di base di essere il primo capitolo di una nuova trilogia, un concetto che negli ultimi anni è diventato la normalità al cinema, ben prima che GIEI GIEI Abrams facesse interagire vecchie glorie e una nuova generazioni di personaggi, Williamson e Craven erano già arrivati alla stessa soluzione. Se questo è un pregio oppure un difetto sulla lunga distanza di “Scream 4”, lo lascio giudicare a voi.
La nuova puntata di “I ragazzi del muretto”… no, forse ho fatto un po’ di confusione. |
“Scream 4” inizia subito con una presa di posizione, gli anni sono passati, ma questa saga non ha nessuna intenzione di abbandonare la sua natura citazionista e postmoderna, lo fa fin da subito, giocandosi una carta che è sempre stata una caratteristica di questa chiave: la morte della bionda famosa in ogni nuovo capitolo. Dopo aver lasciato a terra Drew, Sarah Michelle e Jenny, questa volta la posta in gioco raddoppia: Anna Paquin e Kristen Bell, due diventate famose grazie al successo sul piccolo schermo, sono sul divano a discutere di quanto siano stupidi i film della saga di Saw e di quanto siano diventati assurdi i vari seguiti di “Stab”, il film nel film (anzi, la saga nella saga) di pellicole ispirate agli eventi di Woodsboro. Ma visto che il mantra di questo nuovo capitolo alla base delle nuove regole (per un nuovo millennio e una nuova trilogia) è che l’inaspettato sia il nuovo cliché, con gli omicidi che diventano più estremi e sempre più a sorpresa, ecco perché Veronica Mars accoltella la Sookie Stackhouse di “True Blood”… Così, pronti via. Se poi vogliamo aggiungere che Anna Paquin era protagonista della serie concorrente di quella sempre a tema vampiresco, però scritta dallo stesso Kevin Williamson, ovvero “The Vampire Diaries”, capite da soli che siamo già che il giochetto citazionista di “Scream” è ricominciato.
Lo so, avete visto dei porno che iniziavano più o meno così, ma questo è un film di Wes Craven (che comunque ha diretto anche dei porno in carriera) |
Dopo questo prologo a scatole cinesi con bionde morte, la storia riprende aggiornandoci sui personaggi che ormai conosciamo bene. Sidney Prescott (Neve Campbell) viaggia per promuovere il suo libro di auto aiuto “Out of darkness” che sta avendo talmente tanto successo da richiedere anche un’assistente personale, Rebecca fatta a forma di Alison Brie. Nel frattempo, Sidney sta cercando di riallacciare i rapporti con il resto della famiglia, per questo entrano in scena zia Kate Roberts (Mary McDonnell) e la cugina di Sidney, la giovane Jill Roberts, interpretata da Emma Roberts, azzeccatissima per il ruolo, non solo perché condivide il cognome con il suo personaggio (la figlia di Eric e nipotina di Julia, vogliamo “coprirle” un cognome così blasonato?), ma anche perché è diventata una dei volti di American Horror Story, quindi aver cominciato con Wes Craven è un bel biglietto da visita.
Eccoli i vecchi amici, di nuovo in città. |
Linus (David Arquette) e Gale Weathers (Courteney Cox) non stanno più insieme e anche questo è un altro punto in cui la distanza tra realtà e finzione nel film si azzera, visto che nel frattempo il matrimonio dei due attori era saltato davvero per aria con il tritolo. Ma alle facce note bisogna aggiungerne altre: la cuginetta Jill si porta dietro la sua squadra di amiche, come Kirby (Hayden Panettiere) e un paio di notevoli nerd appassionati di cinema horror, tra i quali il più rappresentativo è sicuramente Charlie, interpretato da Rory Culkin.
«Volete sentire qualcosa che fa davvero paura? Il bambino di mamma ho perso l’aereo è mio fratello!» |
La novità, questa volta, è rappresentata dalle nuove regole, “Scream 4” è arrivato in sala nel 2011, quindi ha avuto la possibilità di riflettere su tutti i film horror del primo decennio degli anni 2000, un panorama che è stato dominato dal “Torture-porn” di saghe come Saw e “Hostel”, dalla tecnica del “Found footage” e delle inquadrature in soggettiva dei vari “Paranormal Activity”, ma soprattutto dei remake, sempre più patinati (e mosci) delle vecchie glorie del passato, come tutti quelli firmati dalla Platinum dunes, ad esempio, che hanno messo le loro zampacce anche sulla creatura più famosa di zio Wessy, ovvero Freddy Krueger (un post a tema, prossimamente su queste Bare).
Webcam e telecamere portatili ovunque, persino nel granaio! |
Volete sapere qual è il problema di “Scream 4” per quello che mi riguarda? Non è un film con una forza tale da ripetere nel 2011, la rivoluzione del 1996, “Scream 4” non ha spazzato via il Torture-porn, i film con la macchina da presa ballerina oppure i remake mosci, quelli sono tutti filoni che sono andati ad esaurirsi naturalmente, perché il gioco postmoderno di “Scream 4” è sempre lo stesso, quello a cui ci siamo anche un po’ abituati ormai, ma questa volta c’è anche una certa malinconia di fondo, non riesco a non notarla ogni volta che rivedo il film, anche perché nel finale diventa palese.
Due generazioni di regine dell’urlo a confronto. |
La malinconia emerge nei temi, se gli adolescenti del primo “Scream” erano una generazione senza miti che ripeteva i film dei loro fratelli maggiori, i classici horror degli anni ’70 e soprattutto ’80, quelli di “Scream 4” sono stati abbandonati ancora più a loro stessi e Internet non li ha aiutati.
Le battute contro Bruce Willis invece? L’ennesima conferma che la saga di “Scream” è da considerarsi canonica rispetto all’View Askewniverse.. |
Ecco, dove, però, la malinconia morde forte le chiappe al film (e ai suoi autori) è nel finale. Fin dalla prima visione in sala di questo film alla sua uscita, mi è sempre stata palese la sensazione (confermata dalle interviste agli autori) che i piani per “Scream 4” fossero quelli di lasciare a terra molti dei personaggi originali e continuare la nuova trilogia con i nuovi personaggi, ma all’ultimo Craven e Williamson peccano di troppo amore e memori del fatto che in questa saga Ghostface può cambiare costantemente identità sotto la maschera, ma Sidney Prescott è la vera protagonista, alla fine non riescono (e non vogliono) compiere quell’estremo gesto che avrebbe davvero reso più estremo dell’originale questa sorta di seguito/rifacimento di “Scream”.
«Dai Wes vieni fuori, lo so che è un trucco dei tuoi. Mi spunterai alle spalle durante le riprese di Scream 5» |
Anche se giova sottolinearlo, l’ultima inquadratura del film, conclude la pellicola con un tocco satirico: i giornalisti parlano della nuova eroina di Woodsboro, riportando di fatto quello che noi spettatori sappiamo essere una notizia falsa, nel 2011 non lo potevamo sapere, ma sono felice di essere stato in sala, per aver ammirato sul grande schermo quella che è stata l’ultima inquadratura diretta di suo pugno da Wes Craven che, ovviamente, non poteva che essere una piccola stilettata al costato, quando uno nasce iconoclasta, resta tale fino alla fine.
Una manata insanguinata sul vetro, il modo migliore per salutare Wes Craven. |
Wes Craven ci ha lasciati nell’agosto del 2015, questa rubrica è una dedica al più assurdo (in tutti i sensi possibili di questa parola) dei maestri Horror, tutto nella carriera di Craven è stato estremo, dal modo in cui è entrato a far parte dell’industria cinematografica, fino al suo approccio artisticamente bipolare, un professore prestato al cinema del sangue e della paura che ha mescolato alti incredibili e bassi abissali, che ha unito cervello e panza, materia grigia e budella, nella stessa carriera ha regalato a tutti motivi per amarlo oppure per odiarlo, vi potete schierare nei suoi confronti, ma un unico dettaglio resta certo: non ne vedremo forse mai più un altro in grado di dare rilevanza ai film dell’orrore come ha fatto Wes Craven, sottolineandone l’importanza culturale, sfornando icone diventate leggendarie e soprattutto dando valore ad ogni coltellata, ad ogni urlo e ad ogni incubo. Grazie zio Wessy per tutti i risvegli urlanti nel letto.