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Scream Queens – Stagione 2: Timpani messi a dura prova

Dopo essere andato giù di
testa per la prima spassosissima stagione di Scream Queens, non vedevo l’ora d’iniziare la seconda: quei matti di Ryan Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan hanno
colpito ancora!

Avevamo lasciato la
tremenda Chanel Oberlin (Emma Roberts) e le sue “Chanels” numero 3 e numero 5 (Billie
Lourd e Abigail Breslin) in manicomio alla fine della stagione precedente, in
effetti, l’inizio di questa seconda stagione mi ha fatto pensare ad un rilancio
con conseguente cambio di location un po’ come accade nell’altra serie di
Murphy e Falchuk, ovvero American Horror Story, di cui questa “Scream Queens” sembra il circolo di recupero, nel
senso che qui è consentito ridere, anzi, è fisiologicamente impossibile non
farlo!
Tra le varie location
papabili per AHS, pare che per un po’ sia stato in lizza anche l’ospedale,
scartato in favore dei boschi di Roanoke,
ma le idee sono come il maiale, non si butta via niente e tutto torna buono
per questo secondo giro di giostra di Scream Queens dove la regola sembra
essere tutto uguale, ma diverso, in quello che pare quasi un reboot della
prima stagione, questa volta tra le mura di un ospedale.

Mi fanno comunque meno paura di qualunque episodio di Grey’s Anatomy.

Il decano Cathy Munsch (Jamie
Lee Curtis… Giù il cappello!), ormai ricca e popolarissima, decide di porsi una
nuova sfida personale, quella di ri ristrutturare la sanità americana da sola,
fondando il suo ospedale, chiamato C.U.R.E Hospital, l’obbiettivo ufficiale
della nuova struttura è quello di curare tutte quelle malattie considerate
incurabili dalla scienza medica ufficiale, in realtà, la Munsh spera di avere un
posto per curare il Kuru, contratto in un viaggio in Nuova Guinea, mangiando
per errore una specialità locale: il cervello umano.

Sfiga! L’edificio dove
sorge il C.U.R.E. costruito in prossimità di una palude, nel 1985 ospitava il
Centro della Sofferenza Perpetua, un ospedale dove durante la festa di
Halloween di quell’anno, ci sono stati numerosi omicidi, per via di una donna
incinta che ha perso il marito e un paio di medici ben poco responsabili.

Non fate le solite battute sul giocare al dottore, dai, fate i bravi.

In questo rilancio che
cambia la location, ma mantiene quasi tutti i personaggi principali della prima
stagione, il gioco è proprio cambiare tutto per non cambiare nulla, se prima
l’assassino indossava il costume da diavolo di Red Devil, questa volta si
cambia colore, si passa dal rosso al verde, il cattivo si chiama Green Meanie,
ma ha un milione d’identità, anche stando ai vari sottotitoli italiani della
serie che hanno tradotto il nome del cattivone in ogni modo: il Cattivone
verde, la bestia verde, il cattivo verde, mancava solo, l’assassino padano e
il killer verderame.

Già pronto per il prossimo raduno di Pontida.

I nuovi arrivati sono
molto in linea con il gusto vagamente trash della serie, ad un cast tutto
femminile si aggiunge la capo infermiera Ingrid Hoffel, una Kristie Alley
sfattissima dalla chirurgia, che, però, ha il pregio di riunire nella stessa
serie assieme a Jamie Lee Curtis, un’altra attrice che ha lavorato con il Maestro John Carpenter.

Beati tra le donne e anche per far felice il pubblico femminile (presumo, saranno loro a
giudicare), due dottori: Brock Holt interpretato da John Stamos e Cassidy
Cascade (bel nome!) che altri non è che Taylor Lautner, il lupo di “Twilight”
(!!). Devo dire che Lautner si riconferma incapace della minima espressione
facciale, ma con quell’aria da toncolone molto adatta al ruolo che ricopre
nella serie, d’altra parte con quel nome giusto lo scemo pazzoide poteva fare,
ve lo dico io.

Finchè fa commedie, sta lontano dai film d’azione e ci guadagnamo tutti.

Una sopresa, invece, John
Stamos, l’attore famoso per, famoso per… Per cosa è famoso John Stamos? Cioè, ha
fatto un milione di film, ma nessuno che ricordi davvero, lo ricordo come il
secondo cognome di Rebecca Romijn (ex Stamos), ma più che quello non saprei
dirvi cos’ha fatto di significativo quest’uomo nella vita. Detto questo, qui è
molto a suo agio, ci sguazza nel tono sopra le righe da cartone animato sotto
acido di questa serie, a fare il dottore figo ambito da tutte le signore e
signorine della serie.

Rubacuori, nel vero senso della parola.

Ryan Murphy, Brad Falchuk
si sono divertiti a trasformare la loro serie in una grossa parodia di tutti i
serial medici che proliferano in tv, ci sono morti meno assurde che in
“Grey’s Anatomy”, ma cento volte più divertenti, spesso tra personaggi che si
mollano e si prendono, sembra davvero di stare guardando una riuscita presa per
il culo di cose tipo “General Hospital”, ma c’è anche il caso medico della
settimana alla moda di “Doctor House” e trattandosi di una serie che gioca con
l’horror, ogni nuovo paziente incurabile ha una malattia assurda, la donna
(lupo) iper tricotica, quella che cambia accento senza nemmeno accorgersene, o la
ragazza con gambe e braccia extra di troppo.

La mitica Denise in versione Khaleesi di Giocotrono.

In generale, ho notato più
citazioni alla cultura popolare, ad esempio, vengono spernacchiate un sacco di
serie tv, anche della concorrenza, ma molto meno omaggi ai film Horror che,
invece, nella prima stagione proliferavano e risultavano gustosissimi. Anche se
la natura Slasher della serie rimane immutata, il cattivo silente, mascherato,
ma armato di coltello, non manca nemmeno quest’anno.

Quando si parla di
assassini muti con armi da taglio, la mente vola subito a Jamie Lee Curtis, che
qui gigioneggia sicura perfettamente a suo agio nel ruolo, mi fa morire il modo
in cui in un attimo è capace di fare l’espressione seria e austera e quello
successivo una boccaccia da scemona per cui non è fisicamente possibile non
ridere. Mito, mito vero!

Noi sette miliardi, lei solo una e inimitabile.

Un peccato che alcuni
personaggi storici, come Grace, ad esempio, siano spariti dai radar, mentre altri,
come papà Wes, il mitico Chad Radwell e l’ancora più mitica Denise abbiano uno
spazio limitato, in compenso, le Chanels #3 e #5 questa volta sono personaggi
parlanti, con ben più minutaggio, Billie Lourd ed Abigail Breslin ogni tanto
rubano la scena, ma Emma Roberts, a colpi di urla, riesce sempre a
riprendersela, tanto che mi sono ritrovato a pensare che il set di questa serie
dev’essere mica male a livello di decibel di urla femminili, anche perché tre
quarti delle battute non vengono pronunciate, ma strillate, d’altra parte sono
o non sono delle Scream Queens?

In generale, posso dire
che la seconda stagione mi ha divertito, se non altro, la serie si è confermata
su buoni livelli, spero solo che Ryan Murphy e Brad Falchuk non mettano il
pilota automatico e decidano di osare di più per la terza stagione, malgrado
il divertimento e la location ospedaliera, sono rimasti troppo
aderenti allo schema della prima stagione, basta guardare l’ultimo fotogramma
che conclude l’episodio 2×10 per capirlo, anche se resta un gradito omaggio al
genere slasher.
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