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Scream VI (2023): Ghostface va in città (la vita, la morte e le coltellate)

Frank Sinatra cantava che se puoi farcela a New York, puoi
farcela ovunque, giunta alla prova del sesto capitolo, la saga di
Scream lascia la piccola Woodsboro per provare a sfondare nella Grande Mela,
perché il principio è sempre lo stesso: o muori da eroe, o vivi tanto a lungo
da diventare un franchise!

Per certi versi è un film di prime volte questo “Scream VI”,
se il capitolo precedente uscito solo
lo scorso anno è stato il primo senza Craven dietro la macchina da presa (ciao
Wes, manchi sempre un sacco), questa volta il collettivo noto come Radio Silence, ovvero i due registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, hanno
optato per una trasferta in città, ovvero il secondo taglio (ah-ah) radicale con il
passato di questo film, il primo senza Neve Campbell nel cast, visto che il mancato
accordo sul compenso ha letteralmente tolto il cuore a questa saga, che non è
mai stata quella di Ghostface, assassino che come ci ricordano qui, ha avuto
nove diverse identità in passato (tecnicamente dieci, ma la giuria non si è
ancora espressa sulle modifiche alla trama di Scream III), ma la costante è sempre stata lei, Sidney Prescott, qui grande assente.

No, non è la Batcaverna, al massimo potrebbe essere la Ghostcaverna.

Eppure se incassi – e il quinto capitolo lo ha fatto eccome – devi trovare un modo per continuare a vivere
anche dopo che ti hanno operato al cuore, la mia preoccupazione maggiore? Un
solo anno di distanza dal capitolo precedente, questo mi turbava anche più dell’assenza
di Woodsboro o di Sydney.

Ogni capitolo di “Scream”, ha fatto il punto della
situazione sul genere horror al momento della sua uscita, questa è una
caratteristica chiave che nessun’altra saga Slasher ha in faretra. Ma in un
solo anno il mondo dell’horror non può essere cambiato così tanto, temevo che questa
caratteristica chiave sarebbe andata persa insieme alle altre grandi assenze
annunciate, invece Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, lavorando sulla
sceneggiatura scritta da James Vanderbilt e Guy Busick, hanno trovato il modo
di tenere un piede nel passato e uno nel futuro. Senza volerlo ho citato Pierangelo
Bertoli e qui ve lo dico, cercherò di restare sul vago il più possibile, ma
visto che mi ronzano in testa un paio di riflessioni, sarebbe meglio per voi
vedere il film prima di leggermi, quindi vi avviso: SPOILER (morigerati ma decisi), consideratevi avvisati!

Da qui in poi volano SPOILER (moderati) come coltellate di Ghostface.

La saga di Scream ha sempre giocato con la meta-narrativa,
senza bisogna di cercare di essere legittimata dai cinefili colti, con la pipa
e gli occhiali perché proprio Scream nel1996, ha messo in chiaro che l’iconografia horror esiste, è sconfinata e
molto amata dai suoi fan che come fanno Mindy (Jasmin Savoy Brown) e la
rediviva Kirby (Hayden Panettiere) si sfidano a colpi di citazioni per
misurarsi, mettersi alla prova e nel caso, andare d’accordo.

D’altra parte quante saga horror sono riuscite negli anni a
restare popolari, continuando a sfornare film di buon livello? Chucky ha il suo zoccolo duro di fan pronti
anche per il piccolo schermo e Don Mancini a fare da collante, mentre Michael Myers sbatte la sua faccia di
gomma contro continui rilanci sempre più fallimentari, solo Scream sembra
sopravvissuta all’operazione al cuore che è stato prima il passaggio di
consegne da Wes Craven ai Radio Silence ed ora da Sidney alle sorelle
Carpenter, Sam (Melissa Barrera) e Tara (la prezzemolina Jenna Ortega).

Jenna si deve essere calata troppo nel ruolo di Mercoledì, ha rubato la maglia a Pugsley.

Il prologo per ogni horror è importante, per Scream addirittura
fondamentale, lo scorso anno Matt
Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett hanno infranto la regola della saga, per cui una
bionda celebre veniva uccisa prima del titolo di testa. Per “Scream VI”
continuano a giocare con questa tradizione portandosi da casa la loro bionda di
fiducia, la bellissima Samara Weaving arrivata dritta dal loro Finchè morte ci separi, che qui interpreta la professoressa di
cinema che tutti abbiamo sempre sognato, in un prologo newyorkese che mette in
chiaro tutta l’operazione: l’illusione è quella di essere tornati al passato,
con la bionda celebre uccisa subito (peccato, avrei sperato in più spazio per
Samara) ma con una modifica sostanziale, ovvero l’assassino che si smaschera
subito, pronti via.

Samara al telefono con il suo agente che la avvisa della parte da bionda famosa nel prologo di “Scream”.

Mi ha fatto molto ridere il fatto che ad interpretare Jason
Carvey, il fanatico di Horror con maglietta argentiana sia Tony Revolori,
attore che arriva dalla saga di Spider-Man e che l’anno scorso solo Ghostface è
riuscito ad arginare al botteghino, ma è anche molto divertente il fatto che i
Radio Silence giochino a carte scoperte, in una scena il personaggio guarda in
tv Venerdì 13 parte VIII, in pratica
Jason che guarda Jason nel film a cui abbiamo pensato TUTTI quando è arrivata
la notizia di Ghostface a New York.

Il prologo di “Scream 6” amplia la regola dei cinque minuti
iniziali di un film, quelli che ne determinano tutto l’andamento a circa dieci
o dodici minuti, ma per nostra fortuna sembra anche scongiurare l’ombra di un
brutto seguito stile Jason Takes Manhattan, parliamoci chiaro, film a cui voglio molto bene, ma non è che
fosse proprio questa gran meraviglia. Se lo Scream dello scorso anno doveva
molto al quarto capitolo, questo
nuovo capitolo è molto legato a Scream II, il più melodrammatico dei capitoli, quello che questo sesto film prende come modello (nel bene e nel male), nulla poi mi toglie dalla testa che il personaggio di Hayden Panettiere sia un
legame con il passato certo, ma anche un tentativo di compensare l’assenza di
Neve Campbell in qualche modo, anche perché nel loro giocare a carte scoperte i
Radio Silence quasi se ne fregano della malinconia dei fan, il loro aver
puntato tutto sulle sorelle Carpenter è chiarissimo.

Bentornata a bordo Hayden, ma qualcuno licenzi il costumista.

Sam si è trasferita a New York e con la terapia, sta
provando a superare il passato e l’ossessione per lo spettro di papà, Tara va
al college e si rifiuta di essere eternamente legata a quei tre o quattro
giorni di terrore dello scorso anno, entrambe
hanno nuove frequentazioni (il fidanzato nudo alla finestra di Sam solo a me ha
ricordato “Friends”? Colpa di New York sullo sfondo forse?) e vecchi amici, come
la già citata Randy 2.0 ovvero Mindy e Chad (Mason Gooding).

Quando ricominciano gli omicidi tornano anche i personaggi
tradizionali, Kirby Reed ora è un agente dell’FBI, anche se il responsabile dei
costumi ha deciso di conciare Hayden Panettiere tipo versione economica della poliziotta
da addio al celibato, infatti l’ex “giovane pistola” Dermot Mulroney nei panni
del detective Wayne Bailey per me ci ha messo fin troppo tempo a sospettare di
una conciata in quel modo, ma si sa che il gioco del “whodunit” è una delle
ragioni per cui la saga di Scream è ancora così popolare, dopo quasi trent’anni
di onorato servizio.

Allo stesso modo torna in scena anche Gale Weathers, qui
alle prese con il pugno alla giornalista a ruoli invertiti, visto che Sam e Tara si
esibiscono subito in questa specialità e posso dirlo? Capisco i loro precedenti
con Gale ma anche un po’ di sana auto difesa, visto che ormai Courteney Cox,
tenuta insieme dalla chirurgia, a tratti è indistinguibile da Ghostface, se non
per i completi pastello addosso.

Eterna stima per Courteney Cox, anche perché la telefonata (ah-ah) scena che la vede protagonista è una delle migliori del film.

“Scream VI” deve molto a Scream II perché nel soliloquio di Mindy diventa chiaro che, non essendo cambiato
molto nel panorama horror dal 2022 e dal capitolo precedente, questa volta il
bersaglio meta-cinematografico siano i franchise. Mindy conferma quello che vi
dico sempre, la regola aurea dei seguiti, ovvero uguale al primo ma di più!
Nessuno è al sicuro nemmeno i personaggi storici, il cui sangue serve a
lubrificare la grande ruota di una saga che rende il cinema sempre più vicino
ad una serie tv, Chucky è sbarcato
sul piccolo schermo, mentre Ghostface continua ad agire sul grande schermo, ma
per seguire le avventure una buona conoscenza del passato è obbligatoria, la
serializzazione è il nuovo bersaglio di “Scream VI” infatti i rimandi al
passato non mancano.

La trovata del museo, non a caso costruito dentro un cinema
abbandonato, dedicato ai veri omicidi di Woodsboro (non alla saga di “Stab”
quelli sono solo film!) sembra una bella sbrodolata per far friggere sulla
poltrona i vecchi fan, tutta roba che di solito mi urta e basta anche se devo
dirlo, vedere Gale che guarda la foto di Linus, anche se la scena dura
un secondo e mezzo, ha fatto sbattere la coda al pesce rosso nel mio
stomaco. Ho delle abitudini alimentari strane, non fate commenti.

La loro sfida a colpi di titoli Horror è la classica trovata da fanatici che piace.

Però il grosso gioco messo su con “Scream VI” è portato
avanti dai Radio Silence giocando sempre a carte scoperte, il loro vero
interesse sta sì nel rendere omaggio al passato, ma soprattutto di tenere lo
sguardo dritto aperto nel futuro (Bertoli, secondo estratto) e il fuoco sulle
loro protagoniste. Le sorelle Carpenter sono le loro Sidney Prescott, forse gli
unici personaggi usciti da un “requel” per cui viene davvero voglia di seguire le gesta anche in altri capitoli, il che è una mezza impresa visto il panorama odierno. In questo senso “Scream VI” riesce ad alimentare le sue ruggini e a (ri)creare la
sua mitologia di personaggi basandosi su una formula rodata certo, ma con nuovi
personaggi con cui il pubblico potrà affezionarsi, insomma Michael B. Jordan
dovrebbe andare al cinema a vedere questo film, per capire cosa non ha
funzionato da questo punto di vista nel suo Creed III.

Benvenuti alla Gif a caso di Jenna Ortega che serve solo ad aumentare il numero di visualizzazioni del blog!

Difetti? Per me uno solo, il ritmo, visto che “Scream VI”
procede un po’ a strappi. I 123 minuti del film scorrono alla grande nelle
scene concitate o durante gli omicidi, ma si sentono tutti quando le sorelle si
fermano a discutere tra di loro, oppure quando bisogna far confrontare vecchi e
nuovi personaggi quindi il film procede un po’ a corrente alternata. Per nostra fortuna le
parti movimentate sono quelle che a Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett
riescono bene, perché sangue a litri ed esagerazione sono due delle loro armi più affilate, ma a ben
guardare anche un modo per imporre alla saga il loro stile, diverso da quello
di Wes Craven. Basta non porsi troppi quesiti di natura medica, perché come da
tradizione dello Slasher, alcuni personaggi anche colpiti a morte, riescono
comunque a trascinarsi e a fare cose che a me riuscirebbero difficoltose da sano,
però anche questo è parte del gioco di “Scream”.

Tra le parti più riuscite del film, sicuramente il ribaltamento
della classica rapina al minimarket, quella resa una prova per gli eroi in
tanti film d’azione, un momento che funziona anche se Ghostface infrange il
tabù e decide che un calibro dodici e anche più comodo del classico coltello
per uccidere.

Ora abbiamo capito perché il sesto film è ambientato a New York. A Detroit sarebbe stato un cortometraggio.

Ma oltre alla regola aurea dei seguiti (uguale al primo ma
di più!) con quale altro tormentone vi rompo sempre le scatole? Bravi, le scene
in metropolitana, ogni buon film se ne merita una e anche “Scream VI” da questo
punto di vista non è affatto da meno. Il vagone carico di gente mascherata ha
qualcosa di Terror Train e parecchio
del talento dei Radio Silence, ma è chiaro che i due registi siano cresciuti
con tutti i film giusti, visto che nel rendere onore agli spazi ristretti di
New York, sembrano omaggiare almeno una scena chiave del film “Cuba libre” (a
brevissimo su queste Bare!) per ricordarci che la Grande Mela non è Woodsboro,
scappare dalla finestra non è altrettanto facile e i Newyorkesi sono abituati a
vedere di tutto, anche un assassino mascherato per strada.

Prendo la metro perché il traffico mi ammazza, ah si?

Forse però un altro difetto sta proprio qui, Ghostface in città funziona, anche piuttosto bene, ma “Scream VI” potrebbe essere ambientato in una qualunque città americana, ma anche canadese visto che il film è stato girato a Montreal (storia vera). Nemmeno per un attimo si ha il sospetto che quella sullo sfondo sia New York, per assurdo lo stesso Jason Voorhees, che nella sua trasferta, nella Grande Mela ci era stato pochissimo, almeno una visitina a Time Square da vero turista l’aveva fatta, Ghostface nemmeno quello, quindi l’assassino di Woodsboro può continuare ad agire in città in maniera anche molto efficace, ma la campagna promozionale sembra tanto pubblicità ingannevole.

Strano, perché non hanno fatto per niente leva su NY, proprio per niente.

Una cosa che mi ha divertito molto è ritrovarmi nel ruolo
del solito Nerd, quello che in uno Slasher morirebbe per primo, visto che anche
questa volta ho indovinato il numero di assassini (buon divertimento!) la cui
identità mette in chiaro quanto a Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett le loro
protagoniste siano importanti. Nel giro di due film sono riusciti a
tratteggiare due personaggi che hanno ancora parecchio da dire e che qui
aggiungono un tassello chiave alle loro storia. Per diventare un franchise devi
rispettare il passato ma anche avere un piano per il futuro, i due registi
sembrano ben saldi sulla sella della saga di Scream, penso che il loro terzo
capitolo (ovvero una seconda trilogia) sarà inevitabile e tutto sommato, posso
dirmi soddisfatto, anche se questo “Scream VI” risulta meno riuscito del suo fratellino uscito l’anno scorso.

Spero solo che non prendano a modello Jason, altrimenti a
breve qui ci tocca “Ghostface X” ambientato nello spazio! Ma i Radio Silence mi
sembrano due con la testa ben salda sulle spalle, e qui lo dico e non lo nego,
sapete che non parlo dei progetti proto-carpenteriani in cantiere, perché non
mi piace attirarmi le sfighe, però per quello che mi riguarda, questo film vale
come “requel” di Fuga da New York. Matt, Tyler, bene così, come se avessi accettato eh? Perché una COSA (ah-ah) è
omaggiarlo Carpenter dando il suo cognome alle vostre sorelline, un’altra è
mettere davvero mano alla sua produzione. Continuate pure a giocare con la formula di “Scream”
come state facendo, perché è brutto rovinare la stima conquistata sul campo, ma lasciate perdere il resto, ci siamo
capiti no?

Se per caso invece vi servisse un ripasso, QUI trovate lo speciale della Bara dedicato alla saga.

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