Questa Bara ha da sempre una predilezione per gli anni ’80, normale considerando la mia età anagrafica e il quantitativo di horror trattati qui sopra, molti provenienti proprio da quel decennio. Ma il cinema americano degli anni ’80 è stato caratterizzato anche dal filone della commedia giovanile americana, quella di titoli stile “Porky’s” per capirci, divertente, popolarissima e caratterizzata da quel tipo di umorismo che è meglio evitare se vi invitano a cena persone con cui non siete in confidenza.
Visto che sono anni che attendo il momento giusto, i primi quarant’anni di “Scuola di polizia” sono l’occasione perfetta per trattare finalmente uno di quei titoli che mi chiedete da molto tempo (grazie per la pazienza!) con cui siamo cresciuti tutti, visto che a rotazione tra questo film, i suoi sei seguiti (riuscirò a trattarli? Vediamo!) e il cartone animato in cui la sigla italiana che ti si appiccicava in testa, versione super edulcorata della serie di film, Mahoney e compagni erano una presenza fissa nelle televisioni di casa di tutti noi, un successo iniziato quasi per scherzo da uno spunto di cronaca.
Per un breve periodo il sindaco di San Francisco ha fatto decadere i canoni minimi di arruolamento per le forze di polizia, questo il produttore Paul Maslansky lo ha scoperto nella città sulla baia dove si trovata sul set di Uomini veri (dettaglio che trovo molto ironico), lo venne a sapere direttamente da un frustato sergente alle prese con la nuova banda di gatti senza collare che erano i suoi nuovi cadetti, alti, bassi, sovrappeso, fuori forma, uno spunto perfetto per una nostrana barzelletta sui Carabinieri o una commedia, ad Alan Ladd junior il soggetto piacque e il film venne messo in produzione, sceneggiato a più mani da Neal Israel, affiancato da Pat Proft (lo storico socio del trio ZAZ) e dal regista Hugh Wilson, che non aveva mai diretto una commedia ma non si perse d’animo, nel caso peggiore si trattava comunque di un genere sempre molto popolare al botteghino no?
Lo spunto iniziale di “Police Academy”, da noi “Scuola di polizia” è proprio questo, con la variante che la frase iniziale ci tiene a sottolineare che il sindaco firmatario di questo liberi tutti è una donna, perché oh! Se volete farvi un’idea di quanto sia cambiato il costume in quarant’anni, sono le commedie americane degli anni ’80 che dovete guardare, un trionfo di frasi e modi di dire che oggi verrebbero passati (anche giustamente eh?) per razzisti, sessisti o misogini in parti uguali. Meno complessati ma anche meno consapevoli, i personaggi di “Scuola di polizia” fanno battute razziste e poi cambiano idea davanti ad Hightower (il mitico Bubba Smith) per sottolineare quando di base siano degli stronzi, oppure si permettono espressioni omofobe in scioltezza, mettendo in chiaro che la “pancia” del pubblico nel 1984 era differente rispetto ad oggi, così il pippotto sui contenuti controversi del film ce lo siamo tolti dai piedi… Muoversi! Muoversi! Muoversi! (cit.)
Per un film così tanto basato sui suoi coloriti personaggi, il regista Hugh Wilson si gioca un’infilata di entrare in scena, più o meno distribuite in base al peso specifico di attori e personaggi coinvolti, infatti mi colpisce sempre che il primo ad essere presentato sia anche il mio preferito, anche se comunque parliamo di un gregario come Eugene Tackleberry (David Graf), stereotipo del fanatico delle armi e del poliziotto (o militare) mancato che fa costante abuso di una maggiore potenza di fuoco, insomma il classico americano medio, una gag sul (mancato) controllo delle armi pronta ad avvenire.
Carey Mahoney, il parcheggiatore che se fai lo stronzo con lui, ti parcheggia la Corvette su due ruote è fatto a forma di uno Steve Guttenberg, che arrivava dritto dal serissimo The Day After e qui è la prova vivente che gli attori con i riccioli non sono artisticamente sopravvissuti agli anni ’80. Con l’aria da belloccio che avrebbe potuto fare più strada e l’atteggiamento dell’Enrico Montesano de “I due carabinieri” (a proposito di film che guardavo a rotazione insieme ai seguiti di “Police Accademy”), il futuro attore di Corto Circuito è diventato il ragazzo copertina di questa saga, anche quando nei capitoli successivi è scomparso alla ricerca di una carriera da divo che non è mai arrivata per davvero, anzi è finito proprio male, come buona parte del cast, vi rimando a Malastrana VHS per i dettagli.
Il cadetto Leslie Barbara (Donovan Scott), con doppio nome femminile, problemi di pancetta e bulli al seguito è solo uno dei tanti in un film corale ma spezzettato, frutto di tante piccole gag cucite insieme in quella che è una lunga presentazione di personaggi ognuno con un problema da superare: Mahoney punta a farsi cacciare ma si ritrova incastrato e per indole, sempre pronto a sfottere il Tenente Harris (il ruolo con cui tutti abbiamo dato un volto al nome di G. W. Bailey) o ad aiutare i suoi strampalati compagni, che lo sono per davvero.
Hooks (Marion Ramsey) non riesce a far sentire la sua voce… Letteralmente. Hightower non passa inosservato ma vorrebbe solo fare il fioraio come un una domanda del test di ammissione al servizio di leva, qualcuno scappa da una moglie apprensiva, altri da una noiosa vita da ricca snob, come succede alla bella Karen Thompson interpretata dalla mitica Kim Cattrall prima di salire a bordo del Pork Chop Express.
L’unico che sembra non avere problemi di sorta è il “rumorista” Larvell Jones (Michael Winslow) che infatti non era previsto nella sceneggiatura originale ma è stato infilato a forza nella storia per fare due rumori divertenti con la bocca, perché in un film che si gioca tutte, ma proprio tutte le trovate comiche più basse, i rumori buffi non potevano mancare.
“Scuola di polizia” è un collage di scene e scenette che vanno dal buffo a “Vacanze di Natale” senza soluzione di continuità, si passa da roba “Praticamente innocua” come il lucido da scarpe sul megafono, fino a lunghe gag diluite lungo il corso del film, come il “latino” sciupafemmine che si infila del dormitorio femminile nottetempo nemmeno fossimo in “Animal House” (il film del 1978 di Landis, padre più o meno nobile di tutto questo filone di commedie Yankee) che si intreccia con la procace e tostissima Sergente Debbie Callahan (Leslie Easterbrook), la cui battuta ricorrente è beh, avere le tette grosse, inutile girarci attorno, sono le uniche trovate comiche del personaggio…
Quindi si passa a ritmo deciso e sostenuto dall’incontro ravvicinato dello svampito comandante Eric Lassard (George Gaynes con il pesce rosso, prima di Boris) con la prostituta Georgina Spelvin qui impegnata nella versione concessa dalla censura della sua specialità, fino all’incontro ravvicinato tra Harris e il cavallo. Pensare che ad un certo punto la produzione ha deciso di tagliare sulle gag più volgarotte, lo so fa ridere ma è comunque Storia Vera.
Dove “Scuola di polizia” trova un senso e per questo lo considero ancora il migliore della serie, non è tanto nella citatissima scena del locale Gay, il Blue Oyster con il suo tango che diventerà una delle battutacce simbolo ricorrenti della saga, quanto più che altro nella svolta che per lo meno ti fa patteggiare per questi personaggi macchietta, questi generatori di gag su vari livelli di scorrettezza, il tutto passa dalle lezioni di guida notturne di Hightower.
Per un film girato quasi tutto in Canada, in pochissimo tempo (circa quaranta giorni) in cui ad interpretare l’accademia è stato scelto l’abbandonato ospedale psichiatrico Lakeshore (d’altra parte, si trattava sempre di riempierlo di matti, quindi mossa sensata), la scene delle lezioni di guida dello spilungone è stata al limite della guerriglia, con l’attore che avrebbe dovuto interpretare l’autista molesto ritrovato ubriaco perso nella sua roulotte e sostituito per questa breve apparizione dal regista in persona (storia vera).
Eppure questa scena è quella che ci fa per lo meno patteggiare per Hightower, dando un senso alla sua successiva espulsione che arriva in concomitanza con la provvidenziale (per la trama almeno, altrimenti la storia avrebbe continuato ad accanirsi su tutti, minoranze ed istituzioni) rivolta in città, non ben giustificata ma perfetta per dare a questa banda di reietti l’occasione per farsi valere. Se nello stesso anno un’altra commedia Yankee portava in scena la rivincita dei nerd, qui siamo alla rivincita dei reietti, che è in parti uguali consolatoria, perché ci ricorda che anche gli ultimi degli ultimi possono avere la loro occasione, ma anche sottilmente satirica. Lo so è difficile notare in questo trionfo di poppe, cavalli, locali gay e fellatio a tradimento della satira, ma “Scuola di polizia” ci dice che il poliziotto alla fine, potrebbero farlo tutti, se questo vi sembra motivazionale o provocatorio, sta solo a voi, perché “Police accademy” parla a tutti.
Per altro, nel 1984 ha parlato a voce alta come Hooks («Non ti muovere, sacco di merda!») perché si piazzò al sesto posto in un’annata che in linea di massima qualche titolo storico lo avrebbe anche sfornato, dando il via libera ad altri sei seguiti che in un modo o nell’altro, mi toccherà trattare, devo solo capire come, fino a quel momento… Muoversi! Muoversi! Muoversi! Abbiamo un compleanno da festeggiare!
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