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Senza rimorso (2021): rimorso no, giusto qualche rimpianto

Dovete capire che a casa Cassidy l’esperto di romanzi di Tom
Clancy è mio padre, l’anziano Cassidy Senior. Quindi posso dirlo, ho visto l’adattamento di “Senza rimorso” (1993) di sicuro senza rimorso ma con almeno qualche legittimo dubbio, in particolare il signor Cassidy Senior era
accigliato per l’enorme e incazzatissimo Irlandese John Kelly, improvvisamente
fatto a forma di Michael B. Jordan.
Ed ora, l’inevitabile aneddoto di famiglia.

Quando da ragazzetto, dopo un’infanzia passata a vedere e
rivedere a ripetizione Caccia ad Ottobre Rosso, mi sono messo in testa di leggere qualche romanzo del padrino del
techno-thriller Tom Clancy, non ho dovuto spingermi troppo lontano, visto che i
libri dello scrittore erano sparsi per tutta casa Cassidy. Stupidamente il mio
piano era quello di iniziare da dove avevo già familiarità, il romanzo “La
grande fuga dell’Ottobre Rosso” (1984) primo libro con Jack Ryan come
protagonista, guarda caso anche uno dei primi lavori di Clancy. Ma no, troppo facile.

Già perché mio padre aveva altre idee, secondo lui dovevo
cominciare a leggere DALL’INIZIO, quindi mi piazzò tra le mani il malloppone di
“Senza rimorso” (1993), perché quando si tratta di Clancy, il signor Cassidy
Senior è come quelli che ti dicono che per guardare “Guerre Stellari” devi
iniziare per forza da Episodio I, con
la differenza che “Senza rimorso” è una bella storia senza alcuna traccia di Jar Jar.

“Questo è il Jar Jar che vi devo uccidere?”, “No quello è Billy Elliot!”

Di fatto “Senza rimorso” è quella che oggi chiameremmo, la
storia delle origini di John Kelly, enorme Irlandese (come si intuisce dal
cognome) incazzato, un personaggio che diventerà ricorrente dei romanzi di Jack
Ryan, l’analista della CIA che rappresenta un caso più unico che raro nel cinema
occidentale, anche perché quando l’attore che interpreta 007 cambia è sempre un
piccolo evento, mentre quando Jack Ryan cambia volto a nessuno pare fregare una
beneamata, anche se nel corso degli anni è stato interpretato da Alec Baldwin, Harrison Ford (due volte),
Ben Affleck, Chris Pine e da John Krasinski in una serie tv nominativa.

Se Ryan è un analista, quindi allenato ma più avvezzo alla
burocrazia e alle manovre di palazzo, John Kelly è un ex Navy Seal addestrato e
super tosto, quindi capite da voi che con un protagonista così le dinamiche sono
del tutto diverse e “Senza rimorso”, resta un gran bel libro dalla trama datata
per il semplice fatto di essere più controversa della media di quello che il
cinema del 2021 è in grado di portare in scena. Anche perché il romanzo di
Clancy contiene una delle più truculente scene di tortura che io ricordi, non tanto per violenza ma per inventiva e ve
lo dice uno che è abituato a guardare horror dalla mattina alla sera.

Eccolo qui, il libro che avevo letto era proprio questa edizione.

Quindi il legittimo dubbio di mio padre, di vedere
l’Irlandese John Kelly trasformato in Creed decade quasi completamente, perché
del romanzo “Senza rimorso” nel suo adattamento cinematografico rimane intatto
il titolo, il nome del protagonista, una scena di riabilitazione (molto breve)
e più o meno il finale. Il resto del film è tutto completamente diverso, con
buona pace della mia speranza di vedere quella scena di tortura di cui
conserverò il ricordo del romanzo («Limitati a scriverle Jack!» quasi-cit.).

“Without Remorse” o “Tom Clancy’s Without Remorse” (tanto il
nome dello scrittore viene utilizzato ovunque, anche in romanzi non scritti da
lui ormai) ha provato ad arrivare al cinema diverse volte, nel 1994 con Keanu
Reeves come protagonista, nel 1995 con Laurence Fishburne e Gary Sinise nel
cast, fino ad arrivare al 2012, quando Christopher McQuarrie sembrava pronto a
scrivere e dirigere un film con Kevin Costner, che a mio avviso un tempo
sarebbe stato un perfetto Jack Ryan.

I rimpalli sono continuati fino al 2018 quando il
lanciatissimo Michael B. Jordan (l’uomo con il nome più bello del mondo ma con
una “B” in più) si è accaparrato il ruolo di John Kelly. Ma quando il nostro
Stefano Sollima (figlio di cotanto padre) ha firmato per due film, si è portato
dietro i suoi fedelissimi. Questo spiega perché “Senza rimorso” rimette insieme
la vecchia banda di Soldado: Sollima
dirige e Taylor Sheridan (coadiuvato da Will Staples) alla sceneggiatura.

Sollima prende dannatamente sul serio la voce del verbo “to shot”.

Non cercate campanilismo da parte mia, non sventolerò il
tricolore davanti ad un regista Italiano nuovamente a capo di una grossa
produzione americana, sarò molto più diretto: Stefano Sollima è uno dei nomi
più interessanti e talentuosi in circolazione, il fatto che io condivida la sua
stessa nazionalità non smuove di una virgola il mio parere su di lui e nemmeno
questo film, anche perché in “Senza rimorso” il migliore resta proprio Solima,
ma andiamo per gradi.

“Senza rimorso” resta meno della somma delle sue parti
perché se il piano era quello di aggiornare una trama datata 1993, beh il
bersaglio è stato mancato di svariati chilometri. Il romanzo di Clancy vedeva
John Kelly alle prese con una ragazza tossicodipendente, ma anche con i suoi feroci
aguzzini, un traffico di droga che si trasformava in una guerra personale (e di
un solo uomo) contro gli spacciatori, il tutto condito da azione, dosi
abbondanti di violenza è un finale da thriller che rendeva il libro le origini del personaggio. Così vi ho spiegato tutte le enormi differenze della trama
senza rovinarvi la lettura, poi ditemi che non vi penso eh?

“Con questo posso accendere il fuoco della mia vendetta. Oppure qualche russo cattivo. Vada per i cattivi!”

Il romanzo quindi era molto più controverso e John Kelly,
passava non dico per un Frank Castle,
ma almeno per un Mark Bolan, il
problema è che quel genietto di Taylor Sheridan, uno che ha dato prova di amare
il genere Western e di saper davvero scrivere, qui sembra aver messo su un
compitino che nel tentativo di eliminare ogni controversia dalla trama (nel
2021 non si può fare, scherziamo!), con l’obbiettivo di rendere più moderna la storia, non ha fatto altro che renderla molto più facilona e per assurdo, anche
molto più datata.

Nella prima scena John Kelly (Michael B. Jordan) emerge
dalle acque durante una missione ad Aleppo in Siria, Sollima ci dà subito
dentro con l’azione e l’inizio è davvero ottimo, anche se i problemi per Kelly
cominceranno al ritorno a casa. Con una moglie incinta il nostro pianifica il
ritiro, ma insieme ai suoi compagni in Siria ha pestato i piedi a qualcuno e i
gli ex Navy Seals sono al centro di un intrigo più grande di loro, di sicuro il
sospettissimo Robert Ritter (Jamie Bell) sa qualcosa, ma uno ad uno i militari
vengono fatti fuori, a partire dall’attore Cam Gigandet, che qualcuno ricorderà
per “Never back down” (2008) e altri per il ruolo del barista di “Burlesque”
(2010), sta di fatto che ci lascia le penne ed ora permettetemi una digressione.

Io sto con gli ippopotami i Navy Seals.

Jamie Bell è stato reso celebre per il ballerino “Billy
Elliot” (2000), Gigandet si è macchiato di “Burlesque” nella sua carriera e il
capo della compagnia è interpretato da Guy “Spoiler umanoide” Pearce, che di certo ricorderete
per il suo ruolo in quel capolavoro che è “Priscilla, la regina del deserto”
(1994), quindi anche il direttore del casting ha fatto di tutto per mettere in
chiaro che “Senza rimorso” è un film maschio (senza raschio) e tutti gli attori
che per trascorsi precedenti, non rischiavano di avere un tasso di testosterone
oltre duemila, sono stati relegati a ruoli di contorno. Fine del paragrafo con
la mia bizzarra teoria, torniamo alla storia.

Quando la ritorsione arriva a casa di John Kelly, il prezzo
da pagare per il militare è alto ma Sollima fa un lavoro incredibile, l’azione
è coreografata alla grande e chi lo avrebbe mai detto che una torcia elettrica
che rotola sul pavimento avrebbe potuto generare così tanta tensione? Bravo
Stefano.

“Senti un po’, se ti serve una mano per quel Creed III fai un fischio”

Siccome Kelly è duro come un chiodo da bara, se la vede
brutta ma non molla, deciso a scoprire chi sono i russi che hanno ucciso sua
moglie e quasi ammazzato anche lui. Ed è qui che “Senza rimorso” si gioca le sue
carte migliori ma allo stesso tempo anche le peggiori, perché la trama sembra
diventare la scusa per portare in scena tante scene d’azione una meglio dell’altra,
tutte variegate e ambientante in diverse location, di fatto l’occasione
perfetta per Stefano Sollima per fare sfoggio di tutto il suo talento, ma la
storia è di una faciloneria imbarazzante oltre che risultare inevitabilmente
datata. Occhio al paragrafo con le anticipazioni anche note come: SPOILER!

Di fatto “Senza rimorso” sembra il film che si prende in
carico quel sentimento metacinematografico comune, per cui agli americani
mancano dei grandi avversari politici come i Sovietici da utilizzare come
cattivi nei loro film. Quindi il complotto ruota tutto intorno a questo punto,
anche se ormai quando in un film vedete comparire Guy Pearce tra le fila dei
buoni, dovreste sapere che la sua posizione non durerà molto. Povero Guy,
ridotto a fare lo “Spoiler semovente”. Fine
delle anticipazioni!

“Tutto qui? Ormai si sa che Guy Pearce dovrebbe cambiare agente”

Le indecisioni di “Senza rimorso” lo rendono un film
spezzettato e con un John Kelly dall’arco narrativo ben poco coerente, quasi
tutta la voglia di vendetta del personaggio è sulle spalle di Michael B.
Jordan, che con i suoi trascorsi da attore drammatico sa come recitare questi momenti, ma
in generale il film sembra solo una scusa per mettere Kelly al centro di
diverse situazioni da cui uscire vivo.

La scena dell’aereo è un esempio del talento dritto,
preciso, quasi minimalista di Stefano Sollima, che con davvero pochissimo e
senza bisogno di chissà quali effetti speciali, riesce a far precipitare un
aereo in mare, a farlo ribaltare e affondare, raccontando tutto dall’interno
dell’abitacolo, roba che Nolan per fare lo stesso come minimo spende 200 milioni di
dollari, Sollima invece punta direttamente alla giugulare e che sia in cielo,
sott’acqua o in un palazzo assediato dai cecchini, trova sempre il modo di
dirigere scene estremamente concrete e realistiche, ed è qui che purtroppo il
suo talento così adatto ad un personaggio come John Kelly, va a sbattere il
naso contro le indecisioni della trama di Taylor Sheridan.

Parliamo della scena della prigione ad esempio, mi ha fatto piacere
scoprire che anche Lucius guardandola ha pensato la stessa cosa, perché quando
ho visto Michael B. Jordan togliersi la casacca arancione da carcerato per
prepararsi a picchiare tutti, uno contro tanti, mi sono detto: «Qui qualcuno è
andato a rivedersi “Blood and bone” per prendere ispirazione».

Michael, tu sei B. Jordan non Jai White!

La scena è cazzuta ma fatta un po’ a tirar via, Sollima non
è propriamente nel suo e il combattimento a breve distanza non è quello che a
Jordan viene meglio, forse aveva una clausola nel contratto dove doveva
mostrare i muscoli per forza, ma il suo Kelly troppo spesso nel corso del film, passa dal Frank Castle drammatico
all’eroe d’azione in stile anni ’80, per poi cercare di rimettersi sulle orme
della sua controparte cartacea. Insomma un andamento piuttosto indeciso per un
personaggio immerso in una trama che sembra più datata e stantia di quella del
libro e sicuramente mille volte meno controversa. Il 2021 richiede il suo
tributo di sangue ed è davvero senza rimorso.

A distanza di un paio di giorni dalla visione del
film, mi sto ancora chiedendo come Kelly abbia messo le mani sul carro attrezzi
utilizzato in una scena (sospetto in qualche taglio in fase di montaggio che ha
generato il buco logico), ma il risultato finale per “Senza rimorso” è quello di
un film che avrebbe potuto essere molto più tosto, ma che invece sembra essere
solo un palcoscenico per il talento del migliore dei nomi coinvolti nella
produzione, quello di Stefano Sollima.

“Ho Cassidy nel mirino”, “Fuoco quando termina il post. Odio i lavori lasciati a metà”

Anche se il nostro è più a suo agio con trame più solide e
realistiche, se il film si lascia guardare è solo grazie alla sua capacità di
dirigere e non promette per niente bene nemmeno la scena dopo i titoli di coda
(quasi in stile film Marvel), dove si strizza l’occhio ad una super squadra
internazionale di nome G.I.Joe Rainbow. Se sono riusciti a rendere
banale una trama semplice, cruda e diretta come “Senza rimorso” (1993), sono
piuttosto preoccupato di cosa potranno fare con un thriller ben più intricato
come “Rainbow Six” (1998), insomma non la vedo bene, non la vedo bene per
niente.

Detto questo, Stefano Sollima sugli scudi anche se il suo
“Senza rimorso” mi ha lasciato con più rimpianti che rimorsi, questo bisogna
dirlo. Ma non per colpa tua Stefano, quello proprio no.

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