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She-Hulk – Attorney at Law (2022): il popolo contro Jennifer Walters

Siamo qui oggi, su questa pubblica Bara per stabilire l’effettivo valore dell’ultima fatica prodotta dai Marvel Studios, “She-Hulk – Attorney at Law” ideata da Jessica Gao per Disney+, nove episodi da mezz’ora ciascuno che hanno spaccato l’Infernet più di come avrebbe potuto fare un pugno del cugino della protagonista.

Bisogna riconoscere all’imputata di essere stata immediatamente vittima, fin dall’annuncio della serie, di una serie di accuse basate sulla qualità dubbia della CGI e sul fatto stesso che una Hulk donna sia un’idea balorda figlia del nostro tempo. Tutta quella porzione di pubblico che diventa verde davanti a concetti come “Politicamente corretto alla grappa” e che odia le pietanze cucinate con il Woke, ha etichettato Jennifer Walters come l’ennesima trovata femminista tanto in voga oggi, ma quindi mi chiedo, tutti questi che passano la giornata a commentare in rete le vicende legate a personaggi nati tra le pagine dei fumetti, i fumetti da cui tutto è nato, li hanno mai letti? Fate cadere nel vuoto questa domanda, perché tanto la risposta la sappiamo tutti.

Oltre ad avere l’infame colpa di essere una femmina, l’altra grande critica mossa all’avvocatessa verde è il suo costante rivolgersi al pubblico, infrangendo la cosiddetta “quarta parete”, una trovata che ha mandato in brodo di giuggiole lo stesso pubblico che qui la critica, perché se a farla è un personaggio con il pene come Deadpool va bene, ma se il personaggio non possiede il cromosoma Y evidentemente per questa porzione di pubblico non può: parlare di sesso, farlo o dialogare con il pubblico, che poi sono proprio le caratteristiche che hanno reso il mercenario chiacchierone così popolare. MI dispiace, ma ho una brutta notizia per voi.


«Cassidy te la spacco questa Bara Volante!»

She-Hulk è nata nel 1980, un periodo in cui potete dirmi tutto, ma non che i personaggi femminili fossero i più popolari in assoluto, ma la svolta vera per il personaggio arriva nel 1989, sulle pagine di “Sensational She-Hulk” (vol. 1) con l’arrivo di quel genietto di John Byrne, “Shulkie” cambia di passo. Il tono irriverente delle storie, si basa su un personaggio forte, ironico e sexy, capace di scalare le classifiche di vendita anche grazie ad una trovata semplice ma brillante: Byrne rende Shulkie il primo personaggio della Marvel consapevole di essere un’eroina di un fumetto, tutto questo ben prima che Deadpool venisse creato (visto che ha esordito nel 1991). L’avvocatessa verde infrangeva costantemente la quarta parete (e spesso anche la griglia delle vignette) per rivolgersi al pubblico, oppure per minacciare John Byrne per la piega data alle trame. Eppure anche in quel periodo della sua storia editoriale, Shulkie era popolarissima, ma già soggetta a critiche, i nerd sulla pagina della posta sostenevano che Byrne aveva “rovinato” il personaggio (vi ricorda niente tutto questo?) così tanto che a questo punto, avrebbe potuto farle saltare la corda nuda per 22 pagine e la serie avrebbe venduto lo stesso. Quindi a chi oggi sostiene che She-Hulk non possa “twerkare”, ricordatevi della risposta di Byrne sul numero 40 della serie, con la corda saltata nuda a super velocità. Ogni tanto, i fumetti, leggeteli invece che commentare sempre e solo a caso su Infernet.

Nerd su Internet: She-Hulk non può twerkareeeeee!!
La Marvel sulla pagine di “She-Hulk” (Sensational She-Hulk Vol 1 nr.40, aprile 1992)

Ma siamo qui a discutere della serie televisiva, non degli effettivi meriti del fumetto (che tanti non hanno mai letto) e qui cominciano le magagne, perché la serie creata da Jessica Gao in nove episodi ha toccato punte molto alte e momenti molto bassi, quasi come se procedesse a corrente alternata, quindi l’unico modo per arrivare ad un verdetto è interpellare l’accusa e la difesa, con l’elenco di cosa ha funzionato e cosa no.

Cosa non ha funzionato: La qualità della CGI che muta più della protagonista.

Se state pensando a Fiona, siate più originali, scatenatevi nei commenti.

Se l’algoritmo che trasforma Mark Ruffalo e Tim Roth nella loro versione verde e mostruosa ormai è collaudato, per Shulkie qualcosa non è andato, in generale sono abbastanza soddisfatto della resa visiva (non siamo dalla parte del Sonic brutto), ma specialmente nelle scene ambientate nello studio legale, Shulkie risulta fin troppo posticcia, forse l’esposizione alla luce mette in mostra le magagne digitali e i limiti del budget (alto, ma televisivo), oppure semplicemente la vita d’ufficio fa male anche agli Hulk.

…e ora parliamo di Kevin Titania.

Avendo iniziato a leggere fumetti di super eroi nei primi anni ’90, pensavo di essere l’unico appassionato della muscolosa Titania, uno di quei cattivi quasi del sottobosco Marvel, con tanto carisma da bucare le pagine, invece ho scoperto su “Infernet” che avete tutti a cuore Titania, oppure trattandosi di uno dei punti deboli più vistosi della serie la state usando come grimaldello per smontarla? Diciamo che siete anche voi dei Titania-Boys dai, mi sento allegro oggi.

La MIA Titania.
Quella nuova (ve la lascio volentieri)

La versione Influencer di Titania non si può guardare, per molte ragioni, perché questa serie toglie un po’ troppo valore ai muscoli dei personaggi, ma soprattutto perché resta un personaggio non approfondito, più che abbozzato, chiaro che manchi qualcosa alla sua caratterizzazione (tagli nel pilota della serie? Probabile), ma resta una nemesi da poco.

Femminismo e pennarellone (color verde)

Qui davvero si vede qualche concessione alle tendenze del 2022 da parte di “She-Hulk”, Jennifer Walters aiutata da illustre sconosciute nel bagno del locale nel primo episodio per pura e semplice (e forzata) solidarietà femminile? In questo senso la serie di Jessica Gao arriva sull’argomento inizialmente con il fiato corto, anche perché parliamoci chiaro, nei primi episodi per caratterizzare la tua eroina tosta e indipendente cosa fai? La fai definire dai personaggi maschili di supporto, che puntualmente le rubano la scena? Nelle prime puntate arriva cugino Hulk (Mark Ruffalo), Abominio con le Crocs (Tim Roth in vacanza) e poi Wong… due volte! Tanto che alla fine il personaggio femminile che spicca di più è la party-girl sempre sbronza amica di “Wonghino”, un personaggio che sembra uscito dalle riunioni creative dell’MCU, abbozzata ma spassosissima. Spin-off su di lei, subito!

Futura CEO dei Marvel Studios.

Per fortuna la caratterizzazione di Jennifer Walters migliora nel corso delle puntate, ma di questo si occuperà la difesa, continuiamo con i difetti.

JAG avvocati in divisa (di spandex) oppure Ally McHulk ovvero: il procedurale, questo (quasi) sconosciuto.

Sapete perché non si trova “Ally McBeal” (1997-2002) su nessuna piattaforma streaming? Perché ancora oggi farebbe diventare “She-Hulk” verde pallido. Per scrivere un procedurale, una “Legal commedy” se vi piacciono le espressioni anglofone, non basta uno striminzito caso del giorno, a cui dedicare una manciata di minuti ad episodio (per altro pescando malamente dal ciclo di storie a fumetti del personaggio scritte da Dan Slott, che avevano ben altro spessore), un procedurale ha bisogno di un fuoco di fila di idee, gag e trovate che qui arrivano sì, ma in misura molto minore, non basta far guardare a Jen una puntata di “Ally McBeal” sul televisore del bar per giocare a carte scoperte, per le prossime stagioni (se ci saranno), sotto a ripassare le serie giuste.

L’accusa ha terminato Vostro Onore, lasciamo la parola alla difesa, ma visto che qui sulla Bara sono giudice, giuria e giustiziere, mi incarico anche di quello, alla faccia della separazione delle carriere!

«Non ti piacerà vedermi arrabbiata» (cit.)

Cosa ha funzionato: Chi è Tatiana Maslany?

Avete mai visto “Orphan Black” (2013-2017)? Avrebbero potuto intitolarlo “Tatiana Maslany Show” uno sfoggio di talento che lèvati, ma lèvati proprio. Da allora nessuno ha saputo valorizzare l’attrice, almeno fino a che l’MCU non l’ha accolta nel suo caldo abbraccio, perfetta (in abiti spesso tre taglie più grandi, per accentuare la trasformazione) nei panni dell’avvocatessa in carriera, Tatiana Maslany praticamente da sola (spesso nemmeno supportata dalle trame) ci racconta alla perfezione la storia di una donna che vorrebbe essere solo Jennifer Walters ma che pian piano impara a non preoccuparsi e a godersi il suo essere She-Hulk, alla fine dei nove episodi, spero francamente di vederla tornare nel ruolo, perché quando Jessica Gao viene affiancata da autori che guarda caso, vengono proprio dal mondo del fumetto (Zeb Wells per l’episodio 1×07 e Cody Ziglar che ho trovato più bravo a scrivere l’episodio 1×08 che tutta la serie “Spider-Punk”) il personaggio spicca il volo.

«Da grande sarò Calista Flockhart»

Il pilota della serie (con un saluto al cugino Hulk)

Basta mezz’ora a Jessica Gao per presentare un personaggio nuovo al pubblico, dimostrazione che le “Origin story” non sono più così fondamentali come un tempo per questo genere, certo, su “Infernet” i nerd si sono incazzati perché Shulkie dimostra di poter fare le stesse cose che sa fare un Hulk depotenziato (nella sua versione intelligente) e brizzolato, ma ormai abbiamo capito che i nerd sbraitano anche contro le nuvole come Nonno Simpson e posso dirlo, perché rappresento la categoria. Per assurdo Jennifer Walters era già parte dell’MCU dopo trenta minuti della prima puntata, un personaggio fatto e finito già pronto all’uso.

Non mi piace il colore ver… ehm, scusate.

Il diavolo che (pensavi) di conoscere

Ero preoccupato (ma anche no) per l’esordio di Devil nell’MCU, sapete che è il mio personaggio preferito, ve lo avevo già raccontato vi risparmio la replica, ma sono anche consapevole che Cornetto ha le spalle larghe, so che là fuori è pieno di persone che vogliono Daredevil sempre pesto, preso male, cupo e a lutto, piace moltissimo anche a me perché la forza del personaggio è tutta nella sua capacità di rialzarsi, sempre pronto a combattere. Ma so anche che l’eroe di Hell’s kitchen può essere altro, il costume giallo è un ritorno alle origini (e un omaggio a Wally Wood) filologicamente corretto, perché Devil può essere anche leggero, come nel (bellissimo, ve la straconsiglio) ciclo di storie scritte da Mark Waid e disegnate da Chris Samnee.

MVP! MVP! MVP!

L’episodio 1×08 è quello che ha (quasi) messo d’accordo tutti, Charlie Cox è in grande spolvero, brillante l’idea per cui i due “Stracciamutande” della Marvel, Devil da una parte e Shulkie dall’altra, finiscano ad avere una storia e se vi ha offeso il Diavolo rosso oro che fa la camminata della vergogna, con gli stivali in spalla, andatevi a leggere il ciclo di Mark Waid, mi ringrazierete dopo.

Ora non so se sono pronto per un “Born again” (l’annunciata serie su Daredevil targata Disney+) tutto così, ma come esordio vedere finalmente il Cornetto saltare come fa nei fumetti (grande limite della serie Netflix, che aveva ben altre qualità) mi è piaciuto, ero sicuro che Devil potesse funzionare anche in questo formato e qui ho trovato una piacevole conferma, oltre ad uno degli episodi migliori di questa serie.

…e ora parliamo di Kevin K.E.V.I.N. del finale di stagione.

Ve lo ammetto candidamente, ho seriamente pensato che sarebbe finito tutto in vacca come spesso con i finali della serie dell’MCU. Quanti avete visto su “Infernet” pronosticare l’arrivo del Capo o di Hulk Rosso prima della messa in onda dell’ultima puntata? Sono felice che la trama su Hulking e la sua identità, si sia risolta nel modo più banale possibile, perché è un’ottima critica ad un certo tipo di pubblico che come detto, punta il dito e accusa, senza conoscere davvero le fonti fumettistiche. Ho pensato che quegli evidenti buchi logici di trama fossero l’annuncio di un evidente disastro, invece la mossa (paracula ma coerente) di buttarla sul meta narrativo è davvero brillante.

«Meta avete presente? No, non quella roba di Mark Zuckerberg»

Non solo la Marvel si prende per i fondelli (con K.E.V.I.N., avevate il dubbio fossero tutti film prodotti da un algoritmo? Ecco la più ironica delle riposte) ma è anche il momento in cui “She-Hulk” abbraccia il ciclo di storie di John Byrne e sfrutta al meglio il formato televisivo offerto da Disney+, posso dirlo? Era francamente ora che la Marvel desse un ben pugno in faccia ai suoi manierismi (i Marvelismi?) da cui è da troppo tempo afflitta spesso nei finali di film e serie. So che qualcuno criticherà che buttarla sul metanarriativo equivale a cavalcare il fan-service, una trovata paracula, lo è per davvero, ma se funziona ed è coerente con la storia editoriale di She-Hulk a me sta bene, Shulkie faceva queste cose ben prima di Deadpool e francamente può permettersele, per fortuna anche nella sua incarnazione televisiva.

Il verde(tto)

“She-Hulk” per quello che mi riguarda è colpevole di alti e bassi tra gli episodi, che potrebbero essere risolti con più sceneggiatori con la testa sulle spalle alla guida, anche perché Shulkie spacca anche in tv e malgrado un andamento incerto, il finale non si fa perdonare tutto, ma mi lascia con la voglia di veder tornare questo personaggio presto, anzi, facciamo questi due personaggi, ci metto dentro anche Daredevil, inoltre il verde dona un casino a Tatiana Maslany. Quindi il giudizio va in CASSazione, perché la mia l’ho detta (anzi) scritta, quindi sotto con le vostre argomentazioni nei commenti, siete parte dell’accusa o della difesa?

Sepolto in precedenza lunedì 17 ottobre 2022

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