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Show Me a Hero (2015): … a local hero he used to live here for a while

Mostratemi un
eroe e vi scriverò una tragedia, diceva Francis Scott Fitzgerald e “Snow me a
hero” proprio questo ci mostra: un eroe locale, uno che fa politica per le
persone e che ascolta Bruce Springsteen.

Viviamo
nell’Era dell’oro delle serie tv, date un calcio al muro ne cadranno a terra 10
meritevoli di essere viste, ma se oggi come oggi hanno quasi più
qualità del Cinema lo dobbiamo anche ad uno come David Simon, l’autore della
più bella serie tv di tutti i tempi: “The Wire” non accetto discussioni in
merito.
Davide Simone
torna alla tv con la HBO (come per The Wire) con questa miniserie basata sul
saggio omonimo di Lisa Belkin, la regia di tutti gli episodi è affidata a Paul
Haggis (premio Oscar per “Crash – Contatto fisico”) e il cast di contorno è di
tutto rispetto: Wynona Ryder, Jim Belushi, Carla Quevedo, Jon Bernthal (di Fury) e un
l’ottima Catherine Keener. Anche questa volta il risultato finale è magnifico:
Davide Simone ha piazzato un altro colpo.



“Che piacere rivederti, ‘la vita secondo Jim’ era la mia serie preferita”.
La storia è
ambientata negli anni tra il 1987 e il 1994 e ci narra della disgraziata
carriera politica del Democratico Nick Wasicsko (Oscar Isaac sugli scudi),
incastrato dal problema scottante della realizzazione di alcune case popolari
nella città di Yonkers, a Nord di New York.
Il giudice
Sand impone che Yonkers costruisca i 200 appartamenti promessi, pena una multa
salatissima che affosserebbe per sempre le casse già disgraziate della città.
Wasicko si candida cavalcando il malcontento, a 28 anni è il più giovane
sindaco d’America…. Solo che poi bisogna anche governare.



Per la serie, hai voluto la bicicletta? E adesso pedala…
David Simon
porta grazie alla regia di Haggis, il suo tipico stile realistico, mutuato dal
suo passato di giornalista, concedendo veramente poco alla fiction più pura,
forse solo la caratterizzazione negativa del repubblicano Henry Spallone, ma è
un difetto da poco, anche perché Alfred Molina giganteggia nel ruolo dandogli
credibilità. Come già succedeva in “The Wire” non ci sono scappatoie facili, le
svolte accadono nello stesso modo realistico con cui potrebbero accadere (e
come di fatto sono avvenute) nella realtà, lo dico subito: se siete degli
appassionati dell’ottimismo a tutti i costi, Davide Simone potrebbe non essere
troppo nella vostre corde.



Roba da far sembrare pessimista pure Tonino Guerra.
Esattamente
come in “The Wire”, i personaggi sono rappresentati con tutti i loro pro (nel
caso di Wasicsko la volontà vera di fare politica per la gente) e i loro contro
(il suo ego che troppo spesso sale in cattedra), diventando icone della
categoria che rappresentano. “Show me a hero” è una realistica rappresentazione
delle dinamiche della politica Americana (occidentale in senso più ampio) e,
malgrado la storia sia ambientata nel passato recente, resta comunque
attualissima.
Le difficoltà
di integrazione tra i cittadini (bianchi) di Yonker e i nuovi arrivati (neri)
delle case popolari sono il cuore della storia, non venite a dirmi che non è
un tema caldo o facilmente comprensibile anche da uno spettatore di uno strambo
Paese a forma di scarpa, anno di grazia (si fa per dire…) 2015.



I got a sixty-nine Chevy with a 396. Fuelie heads and a Hurst on the floor…
“Show me a
hero” ci mostra la vicenda dal punto di vista di tutti i personaggi,
dimostrando che come nella vita di tutti i giorni, ci sono brave persone e dei
gran bastardi in tutti gli schieramenti, vi ritroverete a tifare per la mamma
con i bambini (la scena della lotteria per l’assegnazione delle case vi farà
masticare le unghie, garantito al limone) e schierarvi contro questa o quella
mossa politica, quindi non aspettatevi di certo una fredda e poco coinvolgente
rappresentazione dei fatti, anzi, tutt’altro.



“Si capisce che sono Repubblicano dallo stuzzicadenti…”.
Simon ci
costringe a confrontarci con le contraddizioni della politica e della nostra
società, mostrando le dinamiche dall’interno, meglio di come potrebbe fare
qualunque telegiornale… Anche perché tanto i TG non vi spiegano una mazza,
quindi: ciccia.
Il personaggio
di Wasicsko è reso alla grande da Oscar Isaac, se pensavo che dopo l’ultimo
film dei Coen (Inside Llewyn Davis) il ragazzo avesse dato tutto, mi sono
ricreduto vedendolo inventarsi un mattissimo informatico in Ex machina, qui
Isaac scompare dietro i baffi di Wasicsko, regalando un’altra prova maiuscola,
che più di una volta mi ha fatto pensare al film politico degli anni ’70,
continuavano a venirmi alla mente alcuni titoli di Al Pacino come “…E giustizia
per tutti” o “Serpico”, quindi non propriamente robetta da poco.



“Da grande farò l’Al Pacino…. Se va male il De Niro”.
Extra gustoso
per il sottoscritto: la colonna sonora. Come mi ha fatto giustamente notare la
mia ragazza, Wasicsko è musicalmente monotematico, passa il suo tempo ad
ascoltare Bruce Springsteen (chiamalo scemo!), quindi questi sei episodi sono
costellati da pezzi del Boss, si inizia con “Gave it a name”, per passare ad
“Hungry Hearts” (pezzo ideale per quando le cose vanno bene) e una serie di
altri pezzi che vi lascio il divertimento di indovinare, sappiate che David
Simon è stato accurato anche da questo punto di vista, pesca a piene mani da
“The River” e “Tunnel of Love” in modo da non risultare anacronistico con gli
anni in cui la storia è ambientata.
Insomma, anche
questa volta Davide Simon non delude, mandando a segno un altro clamoroso
colpo, si spera di non dover aspettare di nuovo tutti questi anni per vedere un
altro dei suoi lavori.
She said “Just
a local hero”
“Local
hero” she said with a smile

“Yeah a local
hero he used to live here for a while”

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