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SiREN (2016): Quando le donne avevano la coda

Quando un
cortometraggio efficace, diventa un lungometraggio, il più delle volte il
soggetto brillante alla base perde parecchia della sua forza, se ve lo state
chiedendo: sì, sto proprio pensando a Lights Out.

Parlando di bei
cortometraggi, V/H/S (2012) ne conteneva parecchi, sfruttavano tutti la
tecnica del found footage, in maniera più o meno riuscita, quello più
memorabile, probabilmente, era “Amateur Night” diretto da David Bruckner (quello
di Southbound), non potete mancarlo,
è quello dei tipi che conoscono una tipa caruccia, magari con gli occhi un
pelo troppo distanti uno dall’altro (Hannah Fierman), specialmente quando la
testa gli si apre in due, il sorriso (tutto denti) si fa diabolico e uno dei
tizi viene portato via (volando) tutto ripreso in soggettiva dalla telecamera
del malcapitato.
Dritto, con un ritmo più che decente, e un mostro disturbante in modo efficace, “Amateur Night” aveva tutto
per colpire l’immaginario, tanto che hanno deciso, sai che c’è? Facciamolo
diventare un film. A bordo rimane Hannah Fierman nei panni dell’orribile
mostro ginoide dal nome altrettanto spaventoso: Lily.



Oh, non è un nome
spaventoso, però magari nella vostra testa, riuscite a fare una voce sepolcrale
mentre leggete? Ecco riproviamo, il suo nome è: Lily. Meglio? Dai aggiudicato!

“La vuoi vedere una cosa davvero terrificante?” (Cit.)

Alla regia, però,
questa volta troviamo Gregg Bishop che nel 2008 esordì con il gustosamente
cazzone “Dance of the dead” (“Zombie al ballo di fine anno”) e che, a sua volta, è
nella cricca dei compari di “V/H/S”, perché ha diretto il segmento dedicato al
mago intitolato “Dante the Great” in “V/H/S Viral” (2014) terzo capitolo della
saga più traballante dell’Horror.

Ho iniziato a
guardare “SiREN” (scritto proprio così), convinto che mi sarei trovato la
solita storia stiracchiata nel minutaggio, per arrivare ai canonici 80 minuti,
ho trovato una conferma e una sorpresa: il film dura 82 minuti (benissimo!) solo
che funziona e mi sono anche divertito a guardarlo.
Le premesse
iniziali sono quelle di un sacco di film horror (ma anche di porno, a ben
pensarci): il testimone del futuro sposo organizza l’addio al celibato al suo
migliore amico, prossimo a convolare a giuste nozze. Quindi sappiatelo: c’è da
mandare giù quattro minchioni che fanno gli scemi nei minuti iniziali del film.
L’unica differenza è che prima dei titoli di testa, vediamo un eccentrico
esperto di soprannaturale, noto come Mr. Nyx (Justin Welborn) evocare qualcosa
in una vecchia chiesa.



Sembra il nazista di Raiders, ma con gli occhiali alla Elton John.

Queste due
sottotrame si incontrano, nel momento in cui la promessa festaccia nera per l’amico
tarda ad arrivare e i quattro sfigati scovano il più assurdo locale notturno
della costa Est, un posto che ad una prima occhiata sembra una di quelle case
vittoriane da Sud degli Stati Uniti, una di quelle dove viveva Forrest Gump, per
capirci.


Ma dietro le
porte c’è un locale tutto matto che sembra il Titty Twister di  “Dal tramonto all’alba”, con alcool,
funghetti, esibizioni al limite del sadomaso, ma, soprattutto, signorine che non
si trovano in nessun altro posto, come la nostra Lily, tenuta sottochiave da
Mr. Nyx, ma capace con il suo canto, di provocare dipendenza e visioni
paragonabili a mille mila orgasmi tutti insieme, potere che spiega anche il
titolo del film.



“Sento il richiamo della sirena?” , “Ma chi sei Ulisse?!”.

Gregg Bishop è
bravo a mettere in scena un locale notturno popolato di personaggi assurdi, ma
il vero spettacolo di “SiREN” è proprio Lily, con la sua geometria facciale,
sbagliata quel tanto che basta da risultare fastidiosa da guardare, le alucce
che spuntano a seconda della necessità e una coda glabra che la signorina
utilizza come surrogato fallico, alla faccia dell’invidia del pene Freudiana!

Il protagonista
prima fa di tutto per liberare Lily e poi tenta invano di sfuggire dalle sue
attenzioni, ricoprendosi di fango come Dutch in Predator, riesce per un po’ a nascondere il suo odore, ma il
trucchetto non dura e nulla può fermare Lily dal suo obbiettivo: quello di accoppiarsi
con il povero malcapitato.

“Www mi piaci tu tututu tututu” (Ed ora Motörhead per togliermela dalla testa).

La cosa davvero
riuscita di “SiREN”, oltre alla messa in scena di Lily, è proprio il rapporto
che si crea tra i due, lei sembra il gorilla di Una poltrona per due, che prima violenta Clarence Beeks e poi s’innamora, il poveretto? Il rovesciamento di fronte, il rappresentate del “Sesso
forte” è quello che fa la parte della fidanzata maltrattata.



“Scusa cara, stasera ho mal di testa”.

Il risultato è
che “SiREN” è un riuscitissimo Monster Movie, con una creatura davvero
originale, che riesce anche a risultare animalesca, con comportamenti spesso
incomprensibili agli umani e, soprattutto, disturbante.

Ve lo ricordate
quel disastro di “Splice” di Vincenzo Natali? Lo avremmo visto in sette probabilmente,
prima di scadere nel ridicolo e nello scontato, Natali era riuscito a mescolare
i generi sessuali più delle carte a poker, “SiREN” fa l’ultimo passo, quello
che “Splice” non era riuscito a fare in pieno, ovvero, farci in qualche modo
affezionare e patteggiare per un mostro che è pucciosissimo, ma anche
incredibilmente disturbante e considerando che Lily è nuda per tutti gli 80
minuti del film, per rendere davvero minacciosa una donna nuda, bisogna essere
anche bravi, avercene di cortometraggi adattati in questo modo!
Hear the sirens
I hear the sirens
More and more in this here town…
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