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Skyscraper (2018): Un uomo (che vale per tre) e una gamba

Pare che ormai, Dwayne Johnson, meglio noto come The Rock,
sia diventato una specie di Nicolas Cage senza i preconcetti sulla sua
recitazione, per qualche oscura ragione quasi tutto il pubblico guarda sempre
volentieri il nuovo film dell’ex wrestler, anche se già sa che molto
probabilmente sarà una roba di poco conto.


Siccome sto tentando di disintossicarmi dai trailer dei
film, quello di “Skyscraper” non l’ho nemmeno visto, anche se ha comunque
destato un minimo di attenzione, in breve tempo è diventato il film dove Rock interpreta
un personaggio con una protesi alla gamba che riesce ad eseguire un salto
impossibile tra un’enorme gru sospesa e un grattacielo. Per assurdo,
considerando il fisico che The Rock si ritrova, il ragazzo funziona molto
meglio come comico che come eroe d’azione, è strano lo so, ma al momento l’unico
film che è riuscito ad azzeccare è la saga di Fast & Furious da cui è entrato dalla porta di servizio, per
altro. Per il resto, il più delle volte lo ritroviamo incastrato in B movie con
i soldi come Rampage, oppure in
operazioni nate morte come il nuovo Baywatch,
insomma: bene, ma non benissimo.

Niente sopracciglio alzato, ma una barba brizzolata perché questo è un film serio (seee proprio!).

Se non altro, questo “Skyscraper”, avrebbe potuto cavalcare
il lato “Personal trailer” insito in Dwayne Johnson, anche perché basta
guardarlo per capire che è uno che qualche ora della sua vita in palestra deve
averla passata (giusto un paio), peccato che il risultato finale sia davvero
qualcosa di imbarazzante, quindi posso dirvi che questo “Skyscraper” fa “Skyfo”,
ma per amore di argomentazione ora vi illustrerò quando riesce a farlo!

Prima ho paragonato Rock a Nicolas Cage, in fondo guardando
entrambi non vedi i personaggi che interpretano, vedi semplicemente due davvero
troppo caratteristici per scomparire in un ruolo, ma forse avrei dovuto
paragonarlo a Will Smith, perché allo stesso modo Rock ormai interpreta sempre
lo stesso ruolo, quello dell’eroe imbattibile capace di fare tutto, il più
delle volte pure bravo marito e padre di famiglia. Poi mi diverto moltissimo a
vedere come le origini di Rock siano un enorme mal di testa per i direttori dei
casting dei film, fateci caso: sembra che non riuscendo ad etichettarlo (è
nero? È bianco?) ogni volta che devono scegliere attori per interpretare i suoi
figli vengano fuori con una soluzione diversa, in “G. I. Joe – La vendetta”
(2013) gli hanno appioppato due figli neri, in San Andreas era il padre di Alexandra Daddario (bianca e con gli
occhi azzurri, per quei due che li hanno notati) e in questo film due figlioli
mulatti. Il mio sogno è vedere un film dove la coppia di genitori è composta da
Rock e Lucy Liu, giusto per mandare i tilt i teorici della pura razza, tiè!

I figli di Rock… I Rockini!

“Skyscraper” non si sposta di un millimetro dall’immagine
pubblica del classico personaggio di The Rock, ad inizio film è un agente dell’FBI/Militare/agente
di polizia (non è ben chiaro ma non importa a nessuno) che per un errore durante
una crisi con ostaggi, causa la morte di un bambino, fa ustionare un pezzo di
faccia al suo amico Pablo Schreiber (il Pornobaffo di Orange is the New Black ormai lanciatissimo in ruolo d’azione), ma soprattutto perde una gamba. In un prologo
velocissimo il nostro finisce in ospedale e conosce la sua futura moglie, la
dottoressa che lo opera, Neve Campbell, rediviva grazie al suo ruolo in House of cards, bentornata Neve.

Anche in pieno luglio mi piace la Neve (Una freddura, capito, freddura, nev.. Ok la smetto).

Tre anni dopo Will Sawyer, che sarebbe il personaggio interpretato
da Rock, ma tanto per tutto il tempo tutto il pubblico lo chiamerà solo The
Rock, è un uomo nuovo, è sposato con Neve Campbell, ha due figlioli, una giacchetta
marrone, tentativo mal riuscito di farlo passare per uno ordinario come potrei
essere io la mattina quando vado a lavorare e un lavoro onesto, verifica gli
standard di sicurezza e ha una lavoro per le mani che potrebbe sistemarlo a
vita, l’inaugurazione del grattacielo più alto del pianeta, una megastruttura
chiamata “The Pearl” (perché in questo film se non hai un “The” davanti sei un
paperino), per via di una caratteristica sfera gigante piazzata all’ultimo
piano che nelle versione doppiata del film tutti chiamano “Pearl” forse perché
tradurla “Perla” faceva brutto o più semplicemente suonava troppo simile a “Pirla”,
anche se sarebbe stata una dichiarazione d’intenti del film.

Ecco la “Peerla”, tanto per citare gli Elii.

L’enorme grattacielo che svetta sui cieli di Hong Kong è
gestito da un miliardario cinese puro di cuore che si vanta tantissimo del
sistema di specchi ad 8K che può trasformare la sua “Perla”, scritta “Peerla”
come un disco degli Elio e le storie tese, in un enorme balcone sospeso nel
niente sopra la città, una roba da cambio di mutande obbligatorio per tutti
quelli che soffrono di vertigini.

Nello staff del miliardario, compare anche la faccia da
schiaffi di Noah Taylor che è quello che ha tagliato una mano a Jamie Lannister,
quindi non è per nulla sospetto, no no, infatti quando arrivano i generici
terroristi non meglio identificati, proprio lui e Pablo Schreiber cambiano
bandiera e spariscono presto dal film, senza nessuna sorpresa, perché due
faccette così non destano nessun sospetto nel pubblico, ma vaaaa!

“In Cina lo vedete Game of Thrones?” , “No”, “Oh benissimo!”.

Il piano dei terroristi è quanto di più generico e,
lasciatemelo pure dire, cretino visto in un film da parecchio tempo a questa
parte, tutto ruota intorno ad un “Drive” da recuperare (il doppiaggio di questo
film è un trionfo di “Pearl”, “Drive”, “Upload”, “Crick” e “Crock”, insomma i
personaggi parlano tutti “Itanglese” nemmeno fossero i miei colleghi di
lavoro), ma vi consiglio di non calare l’attenzione, perché più avanti nel
corso del film le VERE motivazioni dei terroristi emergono. Voi direte: “Stanno
organizzando una grande rapina come Hans Gruber e soci?”. Ma va! Tenetevi forte perché è una motivazione geniale: il
miliardario ha pagato i soldi del racket con un bonifico (eh!?) e ora il capo
dei terroristi non può sbloccarlo in quanto tracciato, quindi mette su tutto questo
casino per recuperare la rintracciabilità (ovviamente “tradotta” in italiano
come “Tracking”) dei soldi che gli spettano. No, sul serio, il prossimo passo
cosa sarà? Strisciare la Master Card per pagare il pizzo? Usare dei Bot come
fondi neri?

“Sarai pure miliardario, ma proprio sul pavimento dovevi risparmiare?”.

Ovviamente, anche se il palazzo è ancora da inaugurare, Rock
e la sua famiglia (Rock e Rockini) vivono già lì per dare il buon esempio, anche
se in quanto consulente pagato per valutare la sicurezza del palazzo, mi sembra
tutto un grosso conflitto di interessi, ma vabbè non formalizziamoci. Nonostante il palazzo sia VUOTO, gli unici al suo interno durante l’attacco terrorista sono
la moglie e i figli di The Rock che, ovviamente, dovrà trovare il modo di
entrare e siccome è il più grande (in tutti i sensi) esperto di sicurezza del
mondo, conosce il palazzo meglio delle sue tasche e bla bla bla, insomma avete
capito l’andazzo, no?

Ora, se nel 1988 Bruce Willis sfidava i terroristi dentro un grattacielo senza le scarpe, The Rock
nel 2018 deve fare di più, molto di più, lui i terroristi li affronta senza una
gamba, in una sfida aperta tra l’ego di Rock e il personaggio più famoso della
carriera di Bruce Willis, John McClane.

“Non ha neanche le unghie!” (Cit.)

A dirla tutta, in “Skyscraper” troviamo anche un po’ dei
film catastrofici tipo “L’inferno di cristallo” (1974) e per qualche ragione
anche “Il fuggitivo” (1993) perché ad un certo punto il faccione di The Rock
compare su tutti i telegiornali e in un attimo tutta Hong Kong pensa che la
colpa dell’incendio al 93esimo piano del palazzo della Nakatomi Peerla
sia colpa sua. Anche se lui è fuori dal grattacielo, tra la folla con il naso
in aria, vi ho già detto di non formalizzarsi sulla trama, vero?

“Skyscraper” è una produzione fatta e pensate per far felice
il pubblico orientale, l’ambientazione ad Hong Kong in modo che i Cinesi
possano dire «Noi lo abbiamo più lungo di tutti…. Il grattacielo» e il cast di
contorno orientale stanno lì solo per quello, a ben guardare troviamo pure il
bravo poliziotto cinese che capisce che forse Rock non è il colpevole, ma
siccome non abbiamo tempo e voglia di scrivere i dialoghi per un sergente Al Powell con gli occhi a
mandorla, il personaggio è totalmente ininfluente, anche perché vorrai mica
togliere minuti a The Rock, vero?
Il motivo di interesse, scatenato anche dal trailer del film
era proprio il salto nel vuoto di Rock, pensateci: un personaggio con un arto
artificiale che per salvare la sua famiglia fa qualcosa di impossibile, lo so
che è tutto abbastanza pacchiano, ma con un po’ di cura e il giusto contesto,
il salto spericolato in puro stile Evel Knievel poteva essere il baricentro del
film, non pretendo proprio un “The Walk” (2015) con Dwayne Johnson, però
qualcosa di più coinvolgente di così, invece? Invece, niente.

(Aspettative) Cosa speri di vedere in un film così…

Il regista sguattero di The Rock, Rawson Marshall Thurber
che arriva dalle commedie e aveva già diretto il palestrato divo in quella
palla di “Una spia e mezzo” (2016), riesce nella titanica impresa di prendere la scena
chiave del trailer, quella che è riuscita a destare un minimo di curiosità
attorno al film e a renderla di una piatezza più unica che rara, a livello di
coinvolgimento emotivo, se l’avessero sostituita in fase di sceneggiatura con:
«The Rock spinge il maniglione anti panico della porta ed entra nel palazzo»
sarebbe stata esattamente la stessa cosa e visto che in questo film usano
tutte parole inglesi a caso, concedetemene una anche a me. Come prendere il “Selling
point” del film è buttarlo nel cesso, ciao ciao!

Pensate che io ero già pronto ad un commento che prevedeva
qualcosa del tipo:
Ho visto The Rock volare
Tra le corde dell’argano a catena
Con la gamba posticcia saltava
E i poliziotti cinesi che gli sparano alla schiena
Invece, niente! Perché “Skyscraper” si accontenta di essere
un Trappola di cristallo dei meno
abbienti, allo stesso modo in cui io mi sono permesso di mettere le mie sporche
manacce sulle parole di De Andrè, Rawson Marshall Thurber pensa di poter fare
lo stesso con il film di John McTiernan, il tutto per assecondare l’ego del suo
protagonista che, a mio avviso, dovrebbe darsi una bella calmata, perché tanto Bruce
Willis non lo vedi nemmeno con il binocolo e tra “Skyscraper” e Die Hard
intercorre la distanza che potete trovare tra me e De Andrè, quindi circa un
paio di galassie, pianeta più o pianeta meno.

…Cosa invece ottiene da un film così (realtà).

Non sono tanto i numerosi momenti “MACCOSA” a turbarmi, tipo
il fatto che la polizia non faccia MAI irruzione in un palazzo senza civili,
oppure il dettaglio per cui tutta la popolazione di Hong Kong inizi
improvvisamente a fare il tifo per The Rock anche se un minuto prima volevano
fargli la pelle in quanto terrorista (vabbè), quello che mi manda completamente
in tilt è il tentativo di voler rifare Die Hard a tutti i costi, però di più!
John McClane usava il nastro da pacchi natalizio per appiccicarsi la beretta
alla schiena, in uno dei finali più belli della storia del cinema? Bene, allora The Rock deve fare di più, molto di
più! In questo film il nostro Rock fa TUTTO con il nastro isolante, se
pensavate che The Martian fosse pure pornografia dell’utilizzo del nastro
americano, è soltanto perché non avete ancora visto questo film!

Spider-Rock, Spider-Rock, il soffitto tu mi spork…

Rock si tiene insieme le ferite con l’adesivo, ma fosse solo
quello, ad un certo punto si costruisce un paio di guanti appiccicosi per
aderire meglio alla facciata del palazzo nemmeno fosse Spider-Man e tutto
quello che non può risolvere con chilometri di nastro americano, il nostro Rock
lo sbriga usando… La sua gamba artificiale!

Sì, perché il fatto che il protagonista abbia una gamba di
legno di nome Smith (ah sì? E come si chiama l’altra gamba?) è totalmente
ininfluente ai fini della trama, anzichè diventare un handicap del
personaggio, un’occasione per noi spettatori per fare il tifo per lui, la gamba
diventa un trucchetto in stile Ispettore Gadget, ci manca solo vedere il
personaggio gridare «Op op Rocket gamba!» e poi il quadretto sarebbe completo.
Perché a parte la cosa più ovvia, ovvero colpire qualche terrorista in testa
con l’arto artificiale, Rock fa davvero di tutto con questa gamba: la usa come
arpione per arrampicarsi, blocca le porte degli ascensori, magari la utilizza
anche come segnalibro, insomma il MacGyver più palestrato del mondo, RocGyver!

“Giuro su Dio che finché campo non voglio più salire neanche sul tetto di una macchina!” (Cit.)

In un film dove tutto è visto e stravisto, anche il finale
non riserva molte sorprese, il giochino di specchi ben illustrato dal
miliardario cinese, diventa l’occasione per omaggiare il labirinto di specchi
de “La Signora di Shangai” (1947), oppure per quelli più pane e salme come
me, l’ultima scena di “I 3 dell’Operazione Drago” (1973) che poi era già stata
ripresa da John Wick 2 l’anno
scorso, insomma fantasia al potere!

Risultato finale, “Skyscraper” è una “Skyfezza”, a questo
punto per The Rock vedo una sola speranza: che Shane Black riesca finalmente a
fare quel film su “Doc Savage” che minaccia da tanti anni, Shane aiutaci tu sei
la nostra unica speranza!
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