Due anni fa Smile ha fatto il suo sorridente debutto, l’esordio del regista Parker Finn ha fatto un discreto botto, cavalcando lo stato di salute del cinema Horror che quando esce in sala, specialmente con titoli per tutti così, il più delle volte porta a casa soldi.
Personalmente il primo capitolo me lo ero moderatamente goduto, l’idea dei suicidi che si diffondevano come un virus e con un solco lungo il viso, come una specie di sorriso, tutto sommato faceva il suo, d’altra parte se qualcuno ti fissa con un sorriso inquietante, un brivido te lo strappa no? Quindi tanto vale giocarsela il tutto per tutto.
Era automatico che la Paramount avrebbe messo in cantiere un seguito, che ha fatto parlare perché insomma, le cose vanno fatte a modino se uno vuole farle no? Quindi perché non tirare dentro anche Ray Nicholson, che non è un caso di de-aging di papà Jack, ma è proprio il suo figliolo biologico, stesso sorriso inquietante e poi ammettiamolo, secondo me di ragazzi e ragazze più o meno dell’età di Ray in giro per il globo, con quel sorriso, penso ce ne saranno più d’uno, mettiamola così, ai tempi il grande Jack si è divertito parecchio.
Il problema davanti ad un film come “Smile 2” è che l’idea di base di allargare l’iconografia creata (e non solo i sorrisi) sulla carta è un bel piano, nei fatti si perde un po’ per i pom, per i pin, per i prati, un piccolo Horror che trattava l’elemento sovrannaturale come un virus, qui scappa di mano, esagera, quasi dimenticandosi il soggetto semplice ed efficace che aveva alla base.
Questa volta troviamo un’altra giovane protagonista con problemi mentali, nello specifico la Pop Star di nome Skye Riley (Naomi Scott), per lei un passato di lotta contro le dipendenze e nel mezzo un incidente stradale che è costato la morte al suo fidanzato, l’imminente e colossale tour del ritorno per lei è una grande occasione, ma assistere ad un suicidio ad una festa, serve solo a rimettere in moto il virus e a giustificare il numero due nel titolo.
Problema: Parker Finn questa volta decide di giocarsela a colpi di cliché fritti nell’olio del già visto, il tutto porta il livello di tensione sotto le ginocchia, perché per lunghi tratti mentre stai guardando “Smile 2”, il tuo cervello ti restituisce indietro una fastidiosa sensazione di déjà vu da mille altri prodotti con stelle e stellette in pericolo, per dire, Trap è uscito da pochi mesi e il nuovo film di Finn in certi passaggi si mimetizza fin troppo.
La durata poi è ingiustificata, due ore per questa trametta sono veramente inspiegabili, anche perché il gancio con il primo capitolo che ci aveva lasciati sospesi, viene sbrigato fin troppo velocemente, forse perché Kyle Gallner era già in altre faccende affaccendato.
Quello che resta al film è giocarsela sulla violenza e sul montaggio sonoro, non tanto per l’abbondare di “Salti Paura” (anche noti come “Jump Scare”) quanto più che altro perché al film non resta che puntare tutto sullo splatter e il sangue, un quantitativo di emoglobina decisamente più alto rispetto al primo film, nel tentativo di assecondare la regola aurea dei seguiti: uguale al primo ma di più!
Non solo i “sorridenti” si autoinfliggono ferite sempre più cruente, ma Parker Finn ostenta con la macchina da presa sulle ferite, con la musica che sale e sale e continua a martellare, come a voler vincere una gara già persa, stanno per uscire The Substance e Terrifier 3, questo film potrò risultare sanguinoso e spaventare il grande pubblico giusto fino a fine mese.
Anche se mi rendo conto che per molto pubblico i primi piani sul sangue e la musica che fa ZAAAAAAAAAANN possono bastare, peccato che poi “Smile 2”, sembra che abbia solo il primo piano tra le inquadrature tra cui pescare, Naomi Scott ci mette anche il suo, impegnandosi, ma alla fine non è supportata da nessuno, Gemma (Dylan Gelula) ha il ruolo della sarcastica da Horror mentre il tanto strombazzato figlio di Jack, serviva solo per avere un sorrisone da usare durante la campagna promozionale.
Con i “Salti paura” che aumentano con il passare dei minuti, l’iconografia del film invece che espandersi diventa sempre più ballerina, se prima il sorriso si espandeva come un virus, di colpo viene riscritto per permettergli di possedere persone nel più classico dei, da qui in poi, vale tutto!
Ma tutto tutto, possessioni, nuove vite generate, un po’ come se tutti si fossero fatti prendere la mano dall’idea del seguito che deve risultare più grosso del primo, quando è chiaro che abbia la metà delle idee. Insomma, sorrisi nel film tanti, ma come spettatori pochi, fino al 30 ottobre potrà vivere di prepotenze in sala presso il grande pubblico, poi per fortuna verrà rimpiazzato da titoli che invece fanno sul serio veramente.
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