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Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts (2015): Chi vuole una nocciolina?

Peanuts, noccioline,
sempre amate, una dietro l’altra, come i pistacchi o le strisce a fumetti di Charles
M. Schulz, una dipendenza, una costante, non ricordo quando ho iniziato ad
amarle, noccioline e fumetti, la mia memoria non va così indietro nel tempo, sempre
amati i Peanuts, quelli che si sfogliano e quelli che si sgranocchiano.

Però se dici
Peanuts in uno strambo Paese a forma di scarpa, forse la gente pensa davvero
alle arachidi che si trovano sui banconi al bar, solo così mi spiego il cambio
di titolo, che dall’anglofono “The Peanuts Movie” diventa “Snoopy & Friends”…
Ancora più anglofono. Tutto come da norma qui a scarpalandia…
Charles M.
Schulz ha creato Snoopy (& friends) nell’Ottobre del 1950, ha messo giù la
matita solo nel Febbraio del 2000, solo per fare un piacere alla famiglia, l’attacco
cardiaco che lo ha portato via non gli permetteva di continuare un’abitudine
durata 50 anni. Charles e il suo Charlie (Brown) hanno sempre avuto molte cose
in comune, il carattere mite e timido, un cane (Pointer per l’autore Bracchetto
per il personaggio) e il rifiuto della compagna di scuola con i capelli rossi,
amore non corrisposto di cui Charles (inteso come Schulz) ha disegnato per
tutta la vita.



Mito e icona di perseveranza umana e artistica… Se avete un cappello è il momento di toglierlo.
Entrambi i
Charles, Schulz e Brown sono icone della perseveranza quotidiana, eroi educati,
la caparbietà in risposta alle sfighe della vita, che sia Lucy (Van Pelt) che
ci sfila il pallone da football a tradimento o l’albero mangia aquiloni che
rende onore al suo nome.
Ho scoperto i
Peanuts da bambino, pescando dai volumi della sezione fumetti della mia
biblioteca civica, sono sicuro che ogni bambino, a qualunque latitudine o
longitudine di questo gnocco minerale che ruota intorno al Sole, abbia fatto
quello che ho fatto io, ovvero: impugnare una matita e mettersi in testa di fare
fumetti con la semplicità con cui faceva Charles M. Schulz. La semplicità
tipica di quelli bravi che fanno sembrare facili le cose difficili, come fare
fumetti, o raccontare storie che ancora oggi sono in grado di divertire i
bambini e far riflettere gli adulti, grazie ad una lettura di secondo livello,
sempre in punta di fioretto, in equilibrio tra divertimento e malinconia, come
i sorrisi che disegnava Schulz, da un orecchio all’altro con una riga un po’ traballanti.



Non so voi, ma ho molto apprezzato vedere di nuovo la celebre gag su “Guerra e pace”.
Portare tutto
questo enorme cucuzzaro di emozioni in un solo film era un’impresa, qualcosa
che solo uno Schulz poteva portare a compimento, infatti di Schulz ce ne sono
voluti due: Bryan e Craig, i figli del celebre disegnatore, che hanno firmato
la sceneggiatura del film diretto da Steve Martino (L’Era Glaciale 4) e
prodotto dai tipi del Blue Sky Studios.
A mio avviso,
esistono due modi per guardare questo film, cioè ne esiste uno soltanto, con
gli occhi, ma la discriminante è quanti fumetti/cartoni dei Peanuts conoscete,
avete letto o visto nella vostra vita, in parole povere, quanta familiarità
avete con i personaggi creati da Charles M. Schulz. Se la risposta a questa
domanda è “Poca”, il film potrebbe anche piacervi, altrimenti… Beh, altrimenti
ciccia.
La storia
parla di… Beh, della solita giornata di Charlie Brown, tra sfighe varie, il suo
cane pazzo (come lo chiama Piperita Patty) e l’incapacità congenita di
rivolgere la parola alla ragazzina con i capelli rossi. Anche da appassionato
delle strisce a fumetti originali, in questo film è facile ritrovare tutto
quello che ci ha fatto innamorare dei “Peanuts”.



“Ehm ciao, mi chiamo Charlie Brown è la prima volta che vengo animato al computer”.
Linus con la
sua coperta, Lucy con il suo banchetto da psicologo (e il suo caratteraccio),
la gioia senza controllo di Sally e le dinamiche tra “Capo” e spalla di
Piperita Patty e Marcie. Il pianoforte di Schroeder e la scia di zozzo di Pig
Pen. Quello che funziona di “Snoopy & Friends” è il rispetto per il materiale
originale, è palese la volontà di portare sugli schermi qualcosa di
perfettamente coerente con i chilometri di strisce a fumetti o i tanto lungometraggi
animati dedicati ai personaggi.
Si vede negli
intermezzi animati disegnati in 2D, utilizzati per mettere in scena i pensieri
(quasi tutti sfortunatissimi) di Charlie Brown, nell’utilizzo della voce a “trombone”
degli adulti (rigorosamente MAI presente in scena) fino al recupero delle voci
registrate di Bill Melendez storico doppiatore di Snoopy, ma anche di Woodstock.



La costante è che Woodstock riesce sempre a rubare la scena… 
Per assurdo il
problema di “Snoopy & Friends” viene sottolineato dal disgraziato titoli
italiano, perché al massimo avrebbe potuto essere “Charlie & Friends” visto
che la storia ruota tutta intorno all’impacciato protagonista, Snoopy come al
solito si ritaglia le sue parti, ma i “Friends” del titolo rischiano di essere
tutti messi un po’ in disparte. Un esempio scemo (d’altra parte lo faccio io,
che vi aspettavate pure una cosa seria adesso?), sfido chiunque a capire il
rapporto tra Linus e la sua coperta, solo sulla base di questo film.
I puristi, poi,
sono sicuro contesteranno il fatto che la ragazzina con i capelli rossi in
questo film si (Intra)vede, anzi, senza intra, si vede proprio. Sono uno che
tende ad incazzarsi per altre cose, però sono certo che aver fatto cadere
questo tabù farà storcere più di un naso. Ma mi rendo conto che per rispettare
questa tradizione, sarebbe stato necessario replicare la struttura inventata da
Schulz nelle strisce, ovvero: far capire le azioni della ragazzina, solo
attraverso le descrizioni di Charlie Brown, che poi era quello che succedeva
nei lungometraggi animati delle serie…
Quindi, perché
cambiare qualcosa che ha funzionato per 50 anni sulla carta? Non lo so, tutta
questa ansia di mostrare mi è sembrata in contrasto con lo spirito della serie
a fumetti. Per anni ci è bastato vedere Snoopy seduto sul tetto della sua
cuccia, con gli occhiali da aviatore per sapere che l’asso della Prima Guerra Mondiale stava di nuovo dando la caccia al Barone Rosso, invece in questa
versione cinematografica, Snoopy svolazza davvero con la sua cuccia, inseguendo
aerei in ottima animazione 3D nulla da dire, ma secondo me pochi dei
bambini in sala hanno davvero capito che quel “bambino strano con il nasone”
volava usando la fantasia…



L’asso dell’aviazione di nuovo sulle piste del barone rosso (“Curse you Red Baron!”).
Forse perché da
Peanuts, siamo passati alle Peanuts nel senso nocciolinoso del termine, uno
snack veloce da consumare in fretta e dimenticare ancora prima, non so se il
pubblico di oggi ha la soglia di attenzione minima necessaria per capire la
bellissima semplicità dei Peanuts, forse oggi c’è bisogno di un’ora di
svolazzamenti in ottima CG, quando una volta bastava una cuccia crivellata di
proiettili o una sciarpa tesa nel vento… Maledetto Barone rosso!
Per concludere
posso dire che se conoscete poco i Peanuts, questo film può essere un buon modo
per fare la loro conoscenza, ma invito tutti, grandi e soprattutto piccoli, ad
avere la curiosità di andare a leggere anche le strisce originali di Charles M.
Schulz, icona di perseveranza umana, uno che ci ha insegnato il valore delle
semplicità, la potenza di una matita e quanto possa essere gioioso o malinconico
un sorriso, anche da un orecchio all’altro e un po’ traballante.

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