Lo sapete, è una tradizione a cui tengo moltissimo che ci ha accompagnato ogni 24 di dicembre fin da quando questa Bara ha dato il via al suo volo, questo film era già destinato ad arrivare su queste pagine, ma mai come quest’anno la scelta del classico di Natale della Bara Volante non poteva che ricadere su “S.O.S. fantasmi”, perché lo ribadisco, questa Bara è stata fondata su Richard Donner.
Chissà se nella sua sconfinata fantasia, Charles Dickens sarebbe mai arrivato a pensare che il suo “Canto di Natale” pubblicato per la prima volta nel 1843, sarebbe un giorno sbarcato sulla Bara Volante stato adattato in ogni possibile versione? “A Christmas Carol” è stato portato in scena con Topolino e compagni nei ruoli principali, da Bob Zemeckis con Jim Carrey con la papalina e animato in “motion capture”, ovviamente dai miei amati Muppets ma se, pistola alla testa, dovessi indicare la mia versione preferita, non avrei nessun dubbio, al pari di Trappola di cristallo e di Una poltrona per due, io mi sono rivisto “S.O.S. fantasmi” ogni Natale della mia vita e questo è il mio ennesimo omaggio ad un regista fondamentale come Donner, questo 24 dicembre è tutto per te Dick!
«Tocca a noi Bill, andiamo a prenderci questo Natale sulla Bara Volante» |
Nella sua carriera Richard Donner ha saputo zompettare tra i generi disseminando la settima arte di classici, nell’Horror, nel cinema d’azione, in quello di avventura o nel Fantasy, anticipando i Cinecomics e perché no, anche eccellendo nella difficile arte del cinema natalizio, per altro spiccando con la sua versione di “A Christmas Carol”, come dicevamo lassù una delle storie occidentali più replicate e raccontate, insomma registi del talento di Donner arrivano una volta ogni cento anni, sono molto orgoglioso di far parte delle generazione che ha potuto contare su una “balia” come lui.
Incastrato tra un Arma Letale e l’altro, per certi versi “S.O.S. fantasmi” è il classico film su commissione, solo che i muscoli cinematografici di Donner in quel periodo erano talmente allenati, che il risultato è la mia versione preferita del classico “Canto di Natale” di Dickens, oltre ad una delle migliori prove di Bill Murray, mettiamo un po’ di addobbi rossi Natalizi? Con tutta la mia gioia finalmente aggiunto questo film alla lista dei Classidy!
Film su commissione si diceva, certo perché quello che davvero desiderava portare al cinema un altro “A Christmas Carol” era proprio Bill Murray, assorto a stato di culto umanoide dopo il trionfo di Ghostbusters, l’attore tentò una svolta drammatica che si risolse in un disastro al botteghino, mi riferisco a “Il filo del rasoio” (1984), una mazzata per le aspirazioni di Murray che fedele all’eccentricità del suo personaggio, dichiarò di volersi ritirare dalla recitazione per studiare filosofia alla Sorbona di Parigi (storia vera). Murray tornò a recitare in piccoli ruoli in “La piccola bottega degli orrori” (1989, infatti una battuta del film di Frank Oz è stata improvvisata da Murray nel delirio del monologo finale di “S.O.S. fantasmi”, ma dovrete vederlo in lingua originale per cogliere la citazione improvvisata dal vecchio Bill) e in “Un amore rinnovato” di John Hughes del 1988, ma è proprio con “S.O.S. fantasmi”, che Murray puntava al bersaglio grosso, il suo ritorno ad Hollywood in grande stile.
DA DA DA DAAAA, la sua esperienza può esserci d’aiuto (cit.) |
Affrontiamo subito l’elefante addobbato da abete al centro della stanza, il titolo del film: se non fosse già palese dalla storia, in originale il film si chiama “Scrooged”, strizzando l’occhio al bilioso Ebenezer Scrooge del racconto di Dickens, qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa invece si è preferito ricordare a tutti che Bill Murray era proprio lo stesso che dava la caccia ai fantasmi con lo zaino protonico sulle spalle, quindi ecco servito “S.O.S. fantasmi” che non è nemmeno un’idea così originale, visto che “SOS Fantômes” è il titolo con cui è conosciuto in Francia Ghostbusters (storia vera), secondo me sotto l’albero qualcuno della nostra distribuzione ha trovato del carbone, perché ha fatto un po’ il cattivello scopiazzando dai nostri cugini d’oltralpe.
Affrontata questa annosa questione, bisogna dire che “S.O.S. fantasmi”, si gioca davvero tutte le carte migliori, basta dire che la natalizia colonna sonora è stata firmata da quel genietto di Danny Elfman, impegnato a fare le prove generali prima di regalare al mondo il tema musicale ufficiale dell’Uomo Pipistrello. A proposito di gente giusta, una menzione speciale se la merita Karen Allen, che presta i suoi occhioni e quello straordinari sorriso alla “donna angelicata”, quella Claire Philips che è l’ultimo appiglio alla moralità per il facente funzione di Ebenezer Scrooge del film, che qui si chiama Francis Xavier Cross e ha i capelli sparati di Bill Murray. Ditemi cosa volete, ma insieme a Raiders e Starman, questo film completa l’imprescindibile trilogia di Karen Allen, eterna prediletta di questa Bara.
Come canta zio Neil Young: Love and only love. |
“Scrooged” non è solo un ottimo aggiornamento all’anno 1988 del personaggio archetipico di Ebenezer Scrooge, ma è un film che Richard Donner trova il modo di far funzionare alla grande, tenendolo la storia eternamente sospesa tra la realtà e la finzione, attraverso una serie di ellissi e scene che si incastrano alla perfezione una dentro l’altra, Dick Donner fa rimbalzare il suo protagonista (e noi) tra la realtà, la finzione dei programmi televisivi della sua azienda, la IBC impegnata in uno speciale di Natale in diretta ispirato proprio al racconto di Charles Dickens e le apparizioni dei fantasmi. Il punto d’arrivo della storia è noto, una redenzione natalizia se vogliamo anche un po’ stucchevole (diciamo anche molto), che però beccami gallina se ogni dicembre della mia vita non mi ha ritrovato nuovamente pronto. Perché parliamoci chiaro, Richard Donner ci chiede di credere alla balla di un ricco magnate della televisione che di colpo si riscopre di buon cuore, eppure lo racconta in maniera così trascinante, da piegare tutti i trucchi cinematografici nella sua valigia alla favola della magia nel Natale, ci sarà un motivo se è la mia versione preferita di “A Christmas Carol” no?
Questo gioiellino cinematografico non sbaglia un colpo, infatti si apre con i fatidici cinque minuti, quelli che determinano tutto l’andamento del film: invece di raccontarci le balle mandate in onda dalla IBC, Richard Donner decide di mostrarcele, infatti la scena d’apertura è il trailer di un film nel film, che per certi versi, non avrebbe sfigurato nella filmografia dello stesso Donner, Lee Major armato di minigun salva il Natale dai terroristi (nello stesso anno in cui lo faceva anche John McClane nel grattacielo della Nakatomi) sparando e mitragliando insieme a Babbo Natale nel classico “La notte in cui la renna morì”, e se ma è esistito un film finto che avrei voluto vedere, per me sarebbe stato senza ombra di dubbio questo!
Prossimamente il classido di Natale sulla Bara sarà questo! |
Il resto della programmazione IBC continua con imbarazzanti doppi sensi sulla parola “Beaver”, ma d’altra parte che cosa potete pretendere da un’azienda che ha nel consiglio d’amministrazione, la psicologa di Martin Riggs (e mamma dei Goonies) Mary Ellen Trainor, tra i membri più pragmatici Bobcat Goldthwait (lo Zed di “Scuola di polizia”) e tutti prendono ordini da quello sciroccato di Bill Murray, qui più matto che mai?
Il vecchio Zed ci prova anche a suggerire che lo spaventoso trailer voluto da Francis Xavier Cross per lo speciale di Natale su Dickens farebbe venire gli incubi a tutti (e gli infarti alle vecchiette), ma in tutta risposta viene licenziato il giorno della vigilia da Cross, che gongola, cronometrando quanto velocemente può sbattere fuori uno dei suoi dipendenti. Si perché Francis è un bastardo senza possibilità (apparente) di recupero, uno che frega i taxi alle vecchiette, che nella difficile scelta dei regali da far spedire a collaboratori e parenti, spinge per appioppare asciugamani a tutti perché costano meno dei videoregistratori, oggettini oggi preistorici ma che nel 1988 rappresentavano il futuro.
“Scrooged” è senza ombra di dubbio il “Bill Murray Show” dall’inizio alla fine, chi ama questo attore lo considera un caposaldo della sua filmografia ed è impossibile negare che più scatenato che in questo film, il vecchio Bill “Inculafantasmi” Murray (cit.) è stato davvero poche altre volte. Richard Donner sarebbe stato pronto a confermarlo, infatti pare che la difficoltà maggiore del regista fu proprio quella di tentare di contenerlo incanalandone l’energia in eccesso a vantaggio del film, infatti intervistato dichiarò che dirigere Murray fu come «Per un vigile dirigere il traffico fra 42esima strada e Broadway, mentre i semafori sono spenti» (storia vera).
«Ehi dico a te! Si tu che leggi solo i titoli dei post di Cassidy, guarda che lui lo ha scritto con tanto amore questo pezzo!» |
Nemmeno il capo di Cross, interpretato da Robert Mitchum (con la sua idea dei programmi tv per gatti) riesce davvero a contenerlo, la satira al mondo della televisione da parte di Donner è bella in vista, non dico proprio in stile Paul Verhoeven ma siamo abbastanza da quelle parti. Dove davvero “S.O.S. fantasmi” ha dei punti di contatto con Ghostbusters è nella rappresentazione delle apparizioni che faranno visita a Cross, a differenza del film di Ivan Reitman qui ogni tanto si ride anche dei fantasmi, ma Donner fa valere la sua esperienza di regista di Horror portando in scena anche momenti abbastanza angoscianti quando serve (la claustrofobica scena della bara) e abbastanza spaventosi da ricordarci quanto oggi, “Scrooged” non passerebbe mai il visto censura diventando un classico di Natale.
Proprio come nel racconto di Charles Dickens, la prima apparizione ha il compito di monito per il protagonista, infatti è la versione zombie dell’ex capo di Cross, morto sul campo da Golf con sacca, mazza e topolini che gli sbucano dal cranio, non so voi, ma il bambino con il senso del macabro che sono sempre stato (guardate lassù il nome del blog per conferma), ha sempre amato questo tipo di dettagli.
«Alla faccia di Cassidy… Cheers!» |
Per confermare che la visione orrifica non è stata un incubo dettato dalla troppa Vodka e Tab (più Vodka che Tab) Cross si sveglia sputando una palla da golf ma continua imperterrito nell’organizzare la diretta di Natale della IBC, anche quando ordina di mettere delle graffette sulla testa dei topolini oppure quando viene affiancato da un subdolo assistente pronto a fargli le scarpe, per altro interpretato da quel John Glover che in Gremlins 2 pochi anni dopo, sarebbe diventato lui un capo d’azienda finito molto distante dal suo sogno, motivo per cui nella mia testa questo film e quello di Joe Dante sono in continuità, non solo per l’ambientazione dicembrina.
Tra i tanti piccoli dettagli che rendono “S.O.S. fantasmi” un vero classico, metteteci pure la cura con cui Donner fa scivolare il suo personaggio dalla realtà alla finzione, come il cavaliere di Samarcanda più Cross cerca di scappare dal primo fantasma, più finisce proprio a bordo del suo taxi, il fantasma del Natale passato interpretato da Benicio del Toro il cantante dei New York Dolls David Johansen, che scorta Cross in tutti i Natali della sua infanzia, che finiranno tutti puntualmente in lacrime («Cascate del Niagara Frank?») ed è qui che il “Fattore Murray” fa valere ancora una volta il suo peso.
Anche se non mi risulta che i New York Dolls abbiano mai fatto una cover di Roberto Vecchioni. |
Perché le facce note in “S.O.S. fantasmi” sono tante, il gruppo che viene maltrattato da Francis per strada è composto da una serie di leggende, Paul Schaffer (il leader della band del Late Show) che suona insieme a personalità del livello di Miles Davis, Larry Carlton e David Sanborn. Ma Murray qui ha davvero proliferato, anzi i Murray visto che in questo film oltre a Bill troviamo anche i suoi fratelli John (nel ruolo proprio del fratello di Cross), Joel (uno degli ospiti a casa del fratello) e Brian Doyle-Murray, che ricopre il ruolo del padre di Cross nella scena del Natale passato, quella della carne di vitello impacchettata, con cui Francis cerca di sviare dalle sue lacrime.
«Ho portato tutti i miei fratelli nel film», «Bravo, io invece comandavo la banda Fratelli» |
Trovo sempre significativo che dopo la romantica scena nel passato con Karen Allen, questa versione di Ebenezer Scrooge torni nel presente proprio nel momento in cui durante le prove dello spettacolo, l’Ebenezer Scrooge della IBC viene lasciato dalla sua fidanzata, Richard Donner è meticoloso nel sovrapporre i vari piani del racconto portando in scena al meglio il classico viaggio dell’eroe (di cui Donner era specialita), da cinico ad entusiasta.
Il fantasma del Natale presente impersonato dalla fatina di Carol Kane mena duro, in tutti i sensi visto che qui, la vediamo entrare in scena tra le bolle di sapone, ma con i suoi modi maneschi pensati per aumentare il tasso di commedia del suo personaggio, pare che durante le riprese del film abbia assestato un bel cartone sul labbro a Bill Murray, costringendo Dick Donner a fermare le riprese per alcune ore, il tempo di spedire Murray al pronto soccorso (storia vera). Voglio pensare che il fantasma del Natale presente avesse visto Ghostbusters Legacy, poco Natalizia come affermazione? Eh lo so, ma a volte sono più Ebenezer io di Bill Murray.
Anche se è Natale, questa te la sei meritata Bill. |
Ovviamente il bambino con la fissa per il macabro in me ha sempre amato l’apparizione del fantasma del Natale futuro, un momozzone che per certi versi ricorda un po’ il Tristo Mietitore dei Monty Python, che non solo è il fantasma più memorabile di tutto il film ma è anche quello che aiuta anche noi spettatori a riflettere sul senso del film: tutti quanti noi siamo il risultato delle nostre esperienze, quindi anche dei panettoni che abbiamo mangiato e dei classici di Natale che abbiamo visto. Il senso del film è che il passato non deve essere un peso da gettare a mare per non essere trascinati giù, ma un valore aggiunto di un umanità conquistata un pezzo alla volta. In questo senso la redenzione apparentemente frettolosa di Francis trova un suo senso, infatti nel finale il canto di Natale di Francis Xavier Cross si sovrappone a quello della IBC (e quindi a quello di Charles Dickens) con un Bill Murray scatenato che entra a gamba tesa.
«Pare sia un certo signor La Morte, venuto per la mietitura» (cit.) |
Un’orgia di buoni sentimenti Natalizi che presa dal lato sbagliato potrebbe cariarvi i denti più dei dolci della stessa festa, ma che come dicevo lassù, restano tante belle balle (di Natale) incartate magnificamente da Donner che prima ci punta il cannone in faccia, e poi ci spara addosso un Bill Murray carico a pallettoni. Metà del suo monologo finale è stato totalmente improvvisato dall’attore, l’altra metà è la conferma che non esiste distanza tra Dickens, Francis, gli spettatori della IBC e quelli di questo film, che Bill Murray prima cazzia («Si anche tu che hai chiacchierato per tutto il film!») e poi li fa cantare classici di Natale, non dubito che in sala nel 1988 qualcuno lo abbia fatto per davvero.
«Se io posso cambiare, e voi potete cambiar… Scusate, ho sbagliato Classido! |
Insomma, nell’anno in cui abbiamo perso l’uomo che per tanti della mia generazione è stato una sorta di “balia”, visto che ci ha tirati su per benino grazie all’ottima qualità dei suoi film, non potevo che scegliere l’ennesimo apice della sua filmografia. Perché Richard Donner ha brillato e regalato classici in tutti i generi su cui ha messo le mani, ma lo ha fatto anche con i classici delle feste, quindi da questa Bara a tutti quanti voi (ma a uno in particolare) tanti auguri di buon Natale!
Ma questa vigilia di Natale può dirsi completa solo con il resto della rassegna!Il Zinefilo ci racconterà i dodici disastri di Natale. Vengono fuori dalle fottute pareti si gioca un classico come La vita è meravigliosa. Mentre su Non quel Marlowe arriva Un finale natalizio da favola un post che promette scintille.