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Sotto shock (1989): le frequenze pericolose di Wes Craven

Sento le scintille di elettricità nell’aria, sono pronto a cavalcare il fulmine perché oggi è il giorno giusto, oggi torniamo ancora una volta lungo le strade di… Craven Road!

Il successo di critica e pubblico di quello che è l’apice di Wes Craven come autore, ovvero il bellissimo Il serpente e l’arcobaleno, diventa l’occasione perfetta per il maestro di Cleveland per togliersi un sasso dalla scarpa: ora ha la possibilità di dirigere qualunque film lui desideri e Wes Craven vuole dirigere il suo Nightmare.

Come dite? Sì, lo so che Craven Nightmare lo aveva già diretto (anche piuttosto bene) nel 1984, ma da allora la New Line lo ha quasi estromesso dai seguiti, anche l’unico con cui ha direttamente collaborato (Nightmare 3 – I Guerrieri del sogno) è stato pesantemente riscritto, portando il personaggio di Freddy Krueger in una direzione che a Craven non è mai andata davvero a genio, quindi zio Wessy ora ha la possibilità di creare il suo Freddy Krueger. Un po’ me lo immagino Craven che come il robot Bender lascia gli uffici della New Line Cinema dicendo: «Ah è così? Allora dirigerò e scriverò un Freddy Krueger tutto mio, con Blackjack e squillo di lusso. Anzi, senza Freddy Krueger» (quasi-cit.)

«New Line Cinema, sai chi ti saluta tantissimo? … ‘sto Craven!»

Prodotto dalla Alive Films che aveva appena sfornato Essi Vivono di John Carpenter, ma distribuito dalla Universal (per gli stati uniti) e dalla mitica Carolco (per il resto del globo), forte di un budget modesto, ma non piccolissimo come dieci milioni di ritratti di ex presidenti defunti stampati su fogli verdi, Craven scrive e dirige “Shocker” che qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa, esce con il titolo di “Sotto shock”, guadagnandosi subito l’attenzione.

Per la tradizione dei titoli di testa, oggi non abbiamo badato a spese.

Sì, perché quando penso al nutrito reparto horror della mia vecchia videoteca, dove passavo il tempo da bambino in cerca di nuovi film, il faccione ringhiante di Mitch Pileggi legato alla sedia elettrica sulla copertina della vhs di questo film è uno dei primi ricordi che mi viene in mente. Inoltre, prima della sua uscita, la campagna promozionale del film non è stata proprio invisibile, Pileggi indossò la tuta arancione di Horace Pinker e come se fosse lo zio degli Slipknot (prima che gli Slipknot esistessero) si presentò all’episodio di Halloween di MTV’s Headbangers Ball, ospite insieme ad alcuni dei musicisti presenti nella notevole colonna sonora del film che almeno un paragrafo tutto per sé lo merita.

Nessuno vestito come un manichino dei crash test è mai stato così minaccioso.

Iggy Pop con “Love Transfusion”, i Megadeth che si esibiscono nella cover di un classico di Alice Cooper come “No more Mr. Nice guy”, insieme allo stesso Cooper che si esibisce in una sorta di strampalato pezzo con Rap/Metal proprio in coppia con Mitch Pileggi (eh!?), sono i primi nomi che saltano agli occhi, anche se a tenere banco nella colonna sonora erano sicuramente il super gruppo dei The Dudes of Wrath, una banda di loschi figuri capitanati dal cantante dei Kiss Paul Stanley, insieme a Rudy Sarzo dei Whitesnake al basso, Tommy Lee (dei Mötley Crüe) alla batteria insieme ad altri nomi da far girare la testa. Insomma, tutto questo per dire che “Sotto shock” usa buona parte dell’elettricità presente nella storia, per alimentare gli amplificatori e anche nel film questi pezzi fanno ancora la loro porca figura, una delle ragioni per cui il titolo si ricorda ancora con affetto, anche se a bene guardarlo è forse uno dei più pasticciati mai diretti da Wes Craven. In ogni caso la colonna sonora ve la beccate per intero qui sotto!

“Sotto shock” sembra ricalcato con la carta carbone su Nightmare, come a voler tentare di replicarne la formula, Horace Pinker l’assassino in tuta arancione con una vistosa zoppia alla gamba è un personaggio con una certa presenza scenica bisogna dirlo, infatti Wes Craven lo fa entrare in scena con un primo piano sulle sue mani, impegnati ad affilare attrezzi, esattamente come aveva già fatto per Freddy Krueger nel 1984.

Da qui in poi l’effetto fotocopia prosegue, la Nancy Thompson di turno non è più Heather Langenkamp (che compare in un piccolo cameo nel ruolo di una delle vittime), ma è un Nancy, un ragazzotto tutto muscoli di nome Jonathan Parker interpretato da Peter Berg, che non è un omonimo, ma è proprio il regista di Spenser Confidential, allora venticinquenne.

«Ciao sono Peter Berg, ora sono inciampato nello sponsor pagante ma un giorno sarà un regista famoso”, “Poveretto, deve essere stata una botta proprio forte quella che hai preso»

Jonathan si chiamerà anche Parker di cognome, ma non sembra il “Pavido Parker” dei fumetti, diciamo che è un giocatore di Football un po’ tonto più sullo stile di Flash Thompson, il tipo di ragazzo che nel giro di tre minuti di film finisce a terra tre volte (quasi sempre distratto a guardare belle figliole sugli spalti) e per effetto di un colpo in testa più clamoroso degli altri, si ritrova con dei non ben specificati poteri di preveggenza. Inoltre, ci tengo a sottolineare che il vice allenatore della squadra di Football è interpretato da Ted Raimi, fratello di Sam, ennesima dimostrazione che la “faida” a distanza tra Craven e Sam Raimi (che ha tenuto banco anche in questa rubrica) era solo una cosetta tra amiconi.

Certe notti c’hai qualche ferita che qualche tua amica Ted Raimi disinfetterà (quasi-cit.)

Trattandosi di un film di Wes Craven, secondo voi come si manifestano i nuovi poteri di Jonathan? Attraverso gli incubi. Bravi! Infatti, è proprio in uno dei suoi numerosi incubi che il ragazzo vede il feroce ricercato Horace Pinker (Mitch Pileggi) compiere uno dei suoi efferati omicidi e riesce ad identificare il luogo dove si nasconde, semplicemente ehm… Leggendo la via della casa dove si trova l’assassino. Qui bisognerebbe sottolineare che Wes Craven, in quanto laureato in psicologia avrebbe dovuto sapere che la capacità di leggere risiede nell’emisfero opposto a quella dove si generano i sogni (motivo per cui nei sogni è impossibile leggere delle parole scritte, riusciamo a farlo solo se “suggerite” dall’inconscio), ma di ancora più abbozzato c’è il passaggio successivo: Jonathan (proprio come Nancy Thompson) ha un papà poliziotto che crede immediatamente alla sua versione dei fatti e sulla base di un incubo del figlio manda mille poliziotti a beccare Pinker. Avete presente il bambino di Last Action Hero che punta il dito e dice: «I cattivi sono lì dentro!» ecco stessa cosa, ma senza l’ironia meta cinematografica.

«I cattivi sono qui dentro? Anni di accademia di polizia sprecati, bastava chiedere a mio figlio»

Ora, siccome zio Wessy ha bisogno di alimentare la faida tra il suo protagonista Jonathan e il vendicativo Horace Pinker, pescando dal grande libro delle scelte di sceneggiatura pigre, Craven s’inventa i giornalisti in televisione che spiattellano la storia del sogno e il nome di Jonathan che, ovviamente, diventa il bersaglio di Pinker.

Niente da dire, questo è proprio un bagno di sangue. Avete capito no? Perché è un… ok la smetto!

A farne le spese è la bionda fidanzata del ragazzo Alison (Cami Cooper) che viene uccisa nella sua vasca da bagno (uhm… Come in Nightmare) solo per tornare in versione fantasma a dare buoni consigli al protagonista, una sorta di Obi-Wan Kenobi armata di un… Beh, ciondolo che è l’unica arma in grado di fermare Pinker. No, Wes, il ciondolo con il potere dell’ammMMmmore no!

«Usa la Forza Luke», «Non mi chiamo Luke», «Beh tu usala lo stesso!»

Ma se pensate che fino a qui sia tutto un pasticcio aspettate perché zio Wessy fa valere il totale controllo creativo dell’opera rendendo il set un posto familiare, ma anche famigliare, sua figlia (Jessica Craven) interpreta un’impiegata, suo figlio (Jonathan Craven) è il corridore (oppure dovrei dire “Runner” come va di moda oggi? Naaaaa) che viene posseduto da Pinker e se aguzzate la vista troverete anche il nostro Wes nel piccolo ruolo del vicino di casa.

Mentre il maestro di Cleveland si mette comodo, “Shocker” prosegue a ritmo sostenuto, ma per avere un assaggio dei poteri sovrannaturali di Horace Pinker tocca aspettare parecchio, il tutto mentre l’iconografia di questo nuovo personaggio nato per conquistare da subito il pubblico, diventa sempre più pasticciata lo vediamo, infatti, chiuso nella sua cella, evocare dei demoni dal televisore (eh?) in un rito pagano che prevede parole magiche e dei morsetti per la batteria che non credo siano propriamente forniti in dotazione ai galeotti destinati alla sedia elettrica, ma potrei non essere aggiornatissimo sulle leggi e gli statuti relativi al sistema carcerario dell’Ohio.

Ottimi per far ripartire l’auto con la batteria a terra, oppure per evocare il maligno.

La scena più potente del film, l’esecuzione di Pinker sulla “vecchia scintillante” viene un po’ diluita dalla lunga confessione dell’assassino che parla della sua gamba zoppa e rivela di essere il padre di Jonathan, prima di venire fritto (ma senza successo) sulla sedia elettrica. Finalmente Horace Pinker diventa uno serial killer immortale dotato di poteri elettrici? Ehm, più o meno, perché prima di arrivare alla parte della trama che sarebbe potuta interessare a Thomas Edison, Pinker sfoggia il potere di “saltare” da un corpo all’altro, possedendo ignare vittime.

Insomma, il personaggio nato per essere un Freddy Krueger con i Kilowatt al posto di un illimitato potere all’interno nel mondo onirico, sembra la versione in scala di Chucky la bambola assassina, capace di saltare da un corpo umano all’altro (e non per forza solo in quello di un giocattolo per bambini), che per tutto il secondo atto fa di “Shocker” un film dove la minaccia è invisibile agli occhi delle autorità e se raccontata, fa sembrare il protagonista una sorta di mitomane. Avere un mutaforma come protagonista rende ironicamente “Sotto shock” una sorta di The Hidden più confuso. Considerando che il regista di “The Hidden” è lo stesso Jack Sholder che ha diretto anche Nightmare 2 – La rivincita, non ho mai capito se questo era un modo per Craven per raddrizzare i torti subiti dalla New Line Cinema.

Esci da questo corpo! (solo per entrare in un altro)

Tra i tanti dubbi che ho sempre avuto sul film anche il dettaglio (del tutto cinematografico) della zoppia del protagonista, perché passando da un corpo all’altro, il più delle volte scegliendone sempre di più giovani ed atletici (come quello di Kane Roberts, chitarrista della band di Alice Cooper, che qui interpreta l’operaio edile posseduto da Pinker nel parco), perché dovrebbero a loro volta zoppicare? Possibile che i corpi scelti da Pinker abbiano tutte le ginocchia deboli?

Insomma, la mitologia creata da Wes Craven per quello che avrebbe dovuto essere il suo nuovo Freddy Krueger è parecchio confusa, anche se Horace Pinker a differenza di Krueger è un personaggio di cui sappiamo già tutta la storia, perché da spettatori assistiamo alle sue origini nel corso dei 110 minuti del film, di fatto il personaggio non ha la stessa aurea mitica, le battutacce che snocciola non sono quelle che ti aspetteresti sentir pronunciare da un personaggio pensato dal suo autore per opporsi alla piega comica presa da Kruger nel corso dei seguiti.

«Ultime parole condannato?», «Tutto questo vi costerà un botto di corrente elettrica»

Sembra quasi che preso dalla foga di creare un nuovo Krueger a tavolino, su cui esercitare il totale controllo creativo, il nostro zio Wessy si sia un po’ perso saltando di palo in frasca tra le idee, considerando che negli anni Craven non si è mai fatto problemi a prendere le distanze da alcuni dei suoi film, oppure dal dichiarare che erano stati realizzati solo per soldi, per “Shocker”, invece, non sono mai arrivati commenti di questo tipo, evidentemente si tratta di un nuovo caso per il Dottore Craven e Mister Wes, una sorta di personalità multipla artistica che per il maestro di Cleveland poteva generare capolavori (se tenuta sotto controllo) oppure enormi pasticci quando la capacità di attenzione del maestro andava altrove.

Eppure, negli anni “Sotto Shock” ha saputo creare il suo piccolo culto di appassionati, non è difficile capire il perché, nei momenti in cui Craven resta concentrato e rinuncia a rendere tutto razionale attraverso l’ennesimo spiegone, i poteri elettrici di Pinker che tanto abbiamo atteso si manifestano e il suo scontro con Jonathan si sposta all’interno dei canali televisivi con l’eroe e l’antagonista impegnati a suonarsele di santa ragione (sulle note di “Demon Bell” dei Dangerous Toys) saltando da un canale televisivo all’altro, come in una sorta di zapping mortale.

“The Ring”? Tzè, dilettanti!

Per certi versi, “Sotto Shock” mi è sempre sembrato il cugino horror di un altro mio grande classico da videonoleggio (e replica mattutina in tv) ovvero “Frequenze pericolose” (1992), solo che qui intrappolato tra i canali non è uno spaesato (e spassoso) John Ritter, ma i duellanti che si menano come fabbri mentre qualcuno (mai capito davvero chi) fa zapping con il telecomando. Tra esplosioni atomiche sullo sfondo, sortite durante il telegiornale e gli incontri di Wrestling, Wes Craven si scatena anche a giocare un po’ con il cinema: bellissimo vedere Jonathan invocare un po’ di aiuto a Colin Clive, il dottor Frankenstein del classico di James Whale del 1931.

L’incubo di qualunque bambino teledipendente del pianeta.

Forse il vero sacrificato del film resta proprio Mitch Pileggi che qui sfoggia il corpaccione e la faccia (brutta) giusta per la parte, il suo Horace Pinker con tuta da operaio è minaccioso e folle quanto basta malgrado la sinistra propensione allo “spiegone”, non è un caso se in carriera sia finito a recitare in piccoli ruoli molto fisici (come in “Sons of Anarchy”) anche se incredibilmente il suo ruolo più famoso resta quella del direttore Skinner, non quello dei Simpson, ma quello di X-Files, dove reagiva sempre in maniera (abbastanza) posata alle intemperanze di Mulder, anche se dopo averlo visto in questo film, personalmente non avrei corso il rischio di affrontarlo a brutto muso come faceva “Spooky Mulder”.

Il futuro direttore Skinner, no, non quello dei Simpson.

“Sotto shock” accolto tiepidamente dal pubblico non è riuscito nel suo intento di lanciare una nuova “maschera” del cinema horror come Wes Craven avrebbe sperato, ma resta divertente caciara, esagerato e sopra le righe come la sua rumorosa colonna sonora, uno di quei titoli non proprio cartesiani, ma divertentissimi che fanno da gustoso contorno alla filmografia del maestro di Cleveland, un bimbo dalla mente iperattiva con la propensione naturale per l’horror.

La prossima settimana parleremo di un altro di questo film, uno a cui sono incredibilmente legato, non mancate tra sette giorni sempre qui su Craven Road! Intanto, trovate la locandina d’epoca del film dalle pagine di IPMP.

Sepolto in precedenza venerdì 19 giugno 2020

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