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Space Jam – New Legends (2021): ora sappiamo chi è il vero G.O.A.T.

Sono talmente tanti anni che sento parlare di uno “Space Jam
2”, che ora che il film è uscito, esiste per davvero, mi sembra tutti così
strano, perché per certi versi incaponirsi a fare un secondo “Space Jam” nel
2021, per certi versi è un po’ il riassunto della situazione attuale del
cinema, dipendente da vecchie glorie, eroi e qualche volte, anche un Re.

Sono da sempre emotivamente coinvolto quando si tratta di
Space Jam, andiamo lo avete letto il post che ho scritto sul film originale con Michael Jordan? Vi sembra scritto da
qualcuno freddo e con il giusto grado di distacco? Impossibile, non da me,
perché lo sappiamo tutti che il primo “Space Jam” è nato come versione estesa
di una vecchia pubblicità con MJ e Bugs Bunny, un enorme marchettone per promuovere
ancora un po’ quei dodici o tredici prodotti di cui Jordan era il testimonial.
Oggi è ancora più palese il fatto che l’animazione del film del 1996 sia
invecchiata, specialmente nelle poche e bruttarelle parti che facevano timido
uso di CGI, eppure quel film aveva una magia speciale, conosco fior fiori di
persone che si sono appassionate alla pallacanestro guardandolo, ma anche tante
che lo hanno visto a ripetizione (non come me, io gioco in una categoria di
sociopatici a parte) amandolo ancora oggi, malgrado i suoi evidenti limiti.

Una superstar NBA e i Looney Tunes? Che idea originale, facciamolo!

“Space Jam” nel 1996 era un film chiave, per la carriera di
MJ che era ad una svolta dopo il ritorno dal suo primo ritiro, uscito nelle sale in un
momento in cui la passione per il basket della NBA stava per esplodere. Un
piccolo film, quasi intimo per certi versi se pur prodotto con tutti i soldi
del mondo, che parlava di eroi, dell’infanzia e della pallacanestro, certo era
anche una straordinaria marchetta, ma si è costruito il suo stato di culto negli
anni e nei cuori delle persone. In tutti questi anni tante volte è stato
minacciato uno “Space Jam 2” ma nessuno è stato mai davvero così matto da
provarci, persino Kobe Bryant, uno come noi cresciuto nel mito di MJ, un appassionato
di cinema (aveva un cinema personale in casa sua, storia vera), l’unico bipede al
mondo che per movenze sul parquet, si è avvicinato più di tutti a poter ambire
al trono lasciato vacante da Jordan, non ne ha mai voluto sapere ci fare uno
“Space Jam 2”, lui no, ma LeBron James sì!

Mi ritengo enormemente fortunato, perché nella stessa vita, ho potuto veder giocare allo stesso gioco tre artisti (perché di questo si
tratta) come Michael Jordan prima, Kobe Bryant dopo per arrivare fino a LeBron
James, uno con una storia personale già da cinema. Il ragazzo povero di Akron,
nell’Ohio, nemmeno nei quartieri belli, dal fisico fantascientifico e il talento
strabordante, con così tanto carisma da decidere di farsi tatuare a caratteri
cubitali sulla schiena le parole “CHOSEN ONE”, il prescelto, per poi auto
nominarsi King James e arrivare per davvero a prendersela quella corona.

L’uomo che volle farsi re.

Lo sport vive di storie e drammi da cinema, in quanti di voi
avrebbero considerato un “buco di sceneggiatura” Dennis Rodman che scompare
prima dei Playoff con i Chicago Bulls, per andare a fare festaccia nera a Las
Vegas, se lo avessero visto in un film? Eppure è successo davvero, tanto che Hollywood ha opzionato la storia, che
se mai dovesse diventare un film per la Lionsgate come annunciato, metterebbe
in soffitta sia “Una notte da leoni” (2009) che Paura e delirio a Las Vegas.

LeBron James è stato l’uomo immagine della NBA nell’era di
Internet, tra i suoi “Taco Tuesday” e l’odio mediatico generato dai suoi
continui cambi di maglia, nessuno come lui prima ha dovuto fare i conti con
“Infernet”, non come la intendiamo oggi almeno, eppure in una carriera costellata di
record personali infranti, quattro titoli NBA vinti con tre squadre diverse
(dai piccoli Cleveland Cavaliers ai blasonati Los Angeles Lakers, perché nulla
mi toglie dalla testa che James sia andato nella città degli angeli per la
storia del gioco, ma anche per fare cinema), King James è uno dei più grandi interpreti
di questo giochino con la palla a spicchi, chi sostiene il contrario nega la
realtà. Parliamo di un campione che non le ha mai mandate a dire, schierandosi
anche politicamente come MJ non aveva mai voluto fare in carriera, mantenendo
il regale distacco di chi era stato battezzato “His Airness”. Insomma bisogna
avere un ego notevole per decidere di andare a giocare nello stesso campo di
Jordan, infatti da decenni tra gli appassionati di pallacanstro infuria il
dibattito: chi è il G.O.A.T.?

Voi da che parte state? Ci vediamo nei commenti, che so già saranno infuocati visto l’argomento.

Gli americani che un acronimo non lo negano a nessuno (hanno
una nazione riassunta nell’acronimo U.S.A.), con G.O.A.T. non si riferiscono
alle capre ma all’espressione Greatest Of All Time, il più grande di sempre.
Personalmente non ho nessun dubbio su chi sia il più grande tra Michael Jordan e
LeBron James, ma il nostro King James, decidendo volontariamente di prendere il
testimone di “Space Jam” dalle mani di MJ, ci ha fornito, non solo l’ennesima
prova di carattere in una vita e una carriera dove lo aveva già ampliamente
dimostrato, ma ci ha anche fornito la risposta alla definitiva alla domanda.

Dopo svariati cambi di regista, “Space Jam – A New Legacy”,
in uno strambo Paese a forma di scarpa tradotto (si fa per dire) con il titolo
“Space Jam – New Legends” (lasciatemi l’icona aperta sul più grande doppiaggio
del mondo, sarò più immarcabile di King James) è un film che ha subìto molti
cambiamenti e varie riscritture, per sceneggiare il seguito di un film del 1996
dalla semplicità disarmante, si sono messi in quattro, quasi una squadra di
basket composta da Juel Taylor, Tony Rettenmaier, Keenan Coogler e Terence
Nance.

“Sono sempre così lunghe le premesse di Cassidy?”, “Solo quando qualcuno decide di fare Space Jam 2”

La storia comincia esattamente come il primo film, con il
piccolo LeBron James e i suoi sogni di gloria sul campo da basket, interrotti
soltanto dalla prima delle tante marchette sparse nel corso del film. Se solo
il ragazzo la smettesse con quel maledetto Game Boy potrebbe diventare il più
grande di sempre, come puntualmente accade, la carriera di King James ci viene
riassunta durante gli spettacolari titoli di testa, che ve lo dico subito, sono
una gioia per ogni cestista ma a livello di colonna sonora, non allacciano
nemmeno le Air Jordan scarpe alla vera arma segreta dell’originale Space Jam, una selezione perfetta di canzoni che questo secondo film non
riesce a replicare nemmeno per errore. Segnate due punti subito per MJ e siamo
solo ai titoli di testa.

“Ma a me la pallacanestro non piace, a me piacciono i videogiochi”, “E allora ti insegnerò a giocare alla videopallacanestro” (quasi-cit.)

Bisogna dire che LeBron James è più “attore” di quanto non
lo fosse Michael Jordan ai tempi, a pari livello di “legnosità” davanti alla
macchina da presa, King James è un pochino più sciolto, privo di quel distacco
che Jordan ha sempre mostrato in pubblico. James non ha problemi a farsi vedere
con la bandana in testa prima di andare a letto (la versione “Gangsta Rap”
della papalina), ma nemmeno a farsi rappresentare come il padre despota, quello
che per i figli vuole solo il meglio, ma pretende che diano tutto sul campo da
basket, anche se Dom James (Cedric Joe) preferirebbe concentrarsi sul suo vero
amore, i videogiochi.

Di fatto la trama sembra ricalcata frettolosamente su quella
di Hook, il pragmatico realismo di
papà James si scontra con i sogni virtuali di suo figlo, ma visto che la
mediazione di mamma Kamiyah (la prezzemolina Sonequa Martin-Green) per provare a mettere sulla stessa pagina due
generazioni ci James non va a buon fine, ci pensa la Warner Brothers!

Lo stesso ruolo di Theresa Randle, ma tu Sonequa farai più strada, ne sono sicuro.

Consapevole di avere un figlio irrimediabilmente Nerd, King
James porta Dom alla riunione con la casa di produzione, il piano di quei geni
del male delle Warner è di affidarsi all’algoritmo, qui rappresentato dal
gigionesco cattivone virtuale Al-G Rhythm, un gioco di parole scemone fatto a
forma di Don Cheadle, che rappresenta la quota facce note che nel primo film,
era garantita da Bill Murray. Ve lo
dico con tutta la stima (tanta) che ho per Cheadle: in uno contro uno con Bill Murray, il buon vecchio Don va sotto bevendo dall’idrante.

Scannerizzando l’immagine di King James, l’algoritmo potrà
farlo comparire in tutte le produzioni Warner, volete Batman vs LeBron? Si può
fare. Volete “Il LeBrono di Spade”? Niente di più semplice. Un’idea che esalta
il giovane Dom e fa rabbuiare il Re, bisogna pensare alla pallacanestro non a
questa roba da sfigati! In un solo colpo LeBron riesce a far incazzare sia il
figlio che Al-G Rhythm, pronto a scatenare la sua vendetta: come il Capitano Uncino di Spielberg rapisce il figlio del suo nemico e lo ammalia con le sue
meraviglie virtuali. Lo rivuoi indietro King James? Vieni a prendertelo, anzi
giochiamocelo con una partita a Basket.

“Che mondo sarebbe senza Capitan Uncino un algoritmo?” (quasi-cit.)

Problema, sia per King James che per “Space Jam – New
Legends”, il basket qui somiglia più a quello del “Game” (perché chiamarlo
gioco pare brutto e suona troppo italiano) sviluppato da Dom, un giochino in
cui il ragazzo ha creato il suo avatar, ma anche quello di alcuni campioni
scannerizzati per il gioco durante una partita di beneficenza, ovviamente
organizzata da papà, la costante è che “Space Jam” sia agiografico, non si
scappa. Quindi non solo Dom fa squadra con il diabolico algoritmo, ma può
contare sul talento delle versioni virtuali e vitaminizzate al computer di Klay
Thompson, Anthony Davis, Damian Lillard, Diana Taurasi e Nneka Ogwumike. Ho
visto quintetti base ben più scarsi credetemi!

Avete già capito dove andrà a parare la trama no? Al-G
Rhythm ama il gioco sporco e mentre convince Dom a creare la potentissima
squadra virtuale, la Goon Squad, con divisa viola come da tradizione dei cattivi
fumettistici, spedisce papà LeBron già per il buco, come Alice nel Paese dei
suonati, anzi dei lunatici, l’unico posto all’interno del server della Warner
Brothers, dove è sicuro non troverà nessuno di talento per mettere insieme una
squadra di basket decente.

Il NULLA che distrugge Fantàsia? No peggio, la Warner Bros!

Già perché il primo, grande, enorme, GARGANTUESCO (cit.)
errore di “Space Jam – New Legends” è proprio questo, la scelta di utilizzare
la tecnologia sarà anche super moderna, fresca e al passo con i tempi e il
pubblico GGGgiovane di oggi, però passa come pialla sulla fantasia. L’originale “Space Jam” parlava in modo agiografico di un eroe della pallacanestro, che faceva squadra
con gli eroi dei cartoni animati, dando per scontato e dicendo ai più piccoli
che si, una cosa così è possibile, i cartoni animati esistono. Una sospensione dell’incredulità che
solleticava la fantasia e che in questo Space-Jam-non-chiamatemi-Space-Jam-2,
manca completamente perché i Looney Tunes sono una proprietà intellettuale,
sono dei file salvati in una sottocartella del database della Warner, quindi il
viaggio di LeBron James non è nel mondo dei cartoni animati ma dentro un
computer. E voi pensavate che una Lola Bunny meno sexy fosse il vero problema
del film eh? Polemiche da Internet, presto fatte presto dimenticate.

Dall’orgia di citazioni inutili, questa è l’unica che ho apprezzato per davvero.

Dove il primo “Space Jam” ci metteva un attimo a far fare
squadra tra MJ e Bugs Bunny, questo “Space Jam – New Legends” si gioca un
secondo atto infinitamente lungo che distrae inutilmente dalla esile trama, per
permettere al film di smarchettare impunito. LeBron James ha le sue nuove
scarpe da vendere? Si anche, ma quelli che sembrano più interessati a vendere
il loro prodotto sono i dirigenti della Warner Brothers, che ogni volta si
confermano come il Male cinematografico in Terra, perché i Looney Tunes sono
sparsi in giro per l’Ominimondo, il server della Warner e per radunarli tutti,
il film di Malcolm D. Lee (al servizio della Warner e di King James più
dell’astioso Al-G Rhythm) è costretto a dirigere una serie di scene che
sembrano infilate nel film solo per ricordare quanto sia grosso il campo da
gioco della Warner, portando in scena citazioni facili, totalmente estemporanee e spesso fuori luogo: Daffy Duck è finito nel mondo dei cartoni animati della
Distinta Concorrenza, impegnato a fermare un treno in corsa (la prova da superare per i super
eroi cinematografici) con il Superman disegnato da Bruce Timm, la nonna in
versione Trinity sta insieme a Speey Gonzales nel server dedicato a Matrix. Taddeo compare nei panni del
Dottor Male di Austin Powers mentre quello che secondo la mia Wing-woman mi
rappresenta meglio, Yosemite Sam, è impegnato a rifare la scena di “Casablanca”
(1942), perché la citazione sul pianista di nome Sam era troppo ghiotta per essere
sprecata.

Comunque meglio (o meno peggio) di Matrix Revolutions e Reloaded.

Ma per far salivare un po’ il pubblico drogato di citazioni
fini a loro stesse, vuoi non mettere Willy il coyote a zompettare nel mondo di Mad Max Fury Road oppure far comparire,
completamente a caso e senza senso anche Rick
& Morty
? Con tutto che amo tutti questo titoli citati, ritrovandoli
così alla rinfusa, tutti assieme, ho avuto più un senso intenso di fastidio che una vera ammirazione (storia vera).

AMMIRATELO!

“Space Jam – New Legends” è inutilmente pasticciato e troppo
“pensato” (specialmente a tavolino) per risultare fresco e diretto come il film
su cui è stato ricalcato, nel tentativo di renderlo moderno e al passo con i
tempi, è venuto fuori un film spudorato, senza il minimo ritmo e ben poco
coinvolgente. Il frutto di questo lavoro a tavolino si vede quando per
sottolineare le “quote rosa”, Lola Bunny entra in scena tra le Amazzoni di Wonder Woman, insomma se Joe Dante aveva
odiato il primo “Space Jam”, non so cosa penserà di questo, dove i Looney Tunes, ed esclusione di Bugs Bunny, l’unico con un minimo spazio di manovra, sono
ridotti a pura merce, avete presente Daffy Duck che mostrava orgoglioso il logo
Warner Bros cucito sul culo? Deve essere l’unico fotogramma che gli autori di questo
seguito-non-chiamatemi-seguito hanno visto e capito.

Il riassunto della riunione creativa di “Space Jam – New Legends”

Voi direte, ma il basket in tutto questo? Qui arriva il
secondo enorme problema del film, i Monstars del film originale davano spazio a
Sir Charles Barkley, a Muggsy Bogues, a Patrick Ewing e al resto del quintetto
base, qui la Goon Squad entra in scena frettolosamente, senza dare affatto
spazio ai giocatori usati da modello. Non si sa perché Anthony Davis dovrebbe
avere delle ali e chi non conosce il giocatore, non capirà la frecciatina di
LeBron sulle sue sopracciglia. Ma anche i giochi di parole sono incomprensibili
per il pubblico generico, ad esempio Klay Thompson, qui diventa una creatura di
acqua e fuoco, perché trattandosi di un tiratore micidiale sul campo, fa sempre
canestro dalla distanza (in gergo fare “Splash!”), però è anche caldo, con la mano
rovente da tiratore, quindi è fuoco e acqua. Sfido chiunque a comprenderlo solo
guardando il film.

Doveva essere un post molto breve, ma ormai sono rovente, ho la mano calda.

L’unico ad avere un minimo di spazio è Damian Lillard, il
suo “Dame Time” entra in scena facendo rallentare il tempo (come il Quicksilver degli Uomini Pareggio)
perché il gesto caratteristico di Lillard quando decide di vincere le partite, è
quello di battersi due volte il dito sul polso su un immaginario orologio, come
a dire, che ora è? Ora di vincere. Ma tutta questa roba, se non siete fanatici
di NBA credo che difficilmente la comprenderete guardando un film che
sembra voler dire: ai ragazzi è piaciuto Ready Player One? Bene allora facciamo
Ready Space Jam One!

Pronto giocatore due.

Infatti il premio “poveracciata” questo film lo vince con il
pubblico, composto da apparizioni dei Gremlins
e poi da tutti i cattivi del mondo Warner, realizzati con i peggiori trucci
possibili. Vedere Pennywise, i Drughi
di Arancia Meccanica o i non morti di Giocotrono
a bordo campo, ci trascina tutti ad un concorso di cosplayer spiantati, sembra
di stare a Lucca Comics, la versione povera però!

“Booom Cassidy la spara grossa!” (ora ditemi che non era meglio il pubblico in formato gif del 1996)

Ma in un film che riesce a sbagliare così tante trovate
tutte insieme, “Space Jam – New Legends” fallisce nella più semplice di tutte. La squadra di LeBron e quella del figlio Dom si scontrano ad un gioco che
somiglia alla pallacanestro, ma di fatto è un videogioco sulla pallacanestro,
quindi è normale che un giocatore possa segnare 16 punti in un azione, grazie a
dei bonus stile o a delle mosse speciali, insomma la premessa originale, una
Superstar della NBA che gioca a Basket con i Looney Tunes viene malamente
tradita perché al massimo, tutti insieme giocano ad un videogioco con una palla
a spicchi, tanto che persino gli sceneggiatori non ci hanno capito niente:
perché Al-G Rhythm quando scene in campo, con pieni poteri e capacità di barare
sul punteggio, va a schiacciare (malamente in faccia a King James) segnando solo
due punti? Potrebbe far valere il suo canestro 2000 punti e vincere, invece no, perché bisogna apparecchiare il campo per l’ultima scena che in teoria dovrebbe dare il titolo al film, però le
regole di questo film sono così inutilmente pasticciato, quando dovevano essere
semplici e nette come quelle della pallacanestro.

“Me lo avevano detto che Cassidy aveva i gomiti a punta, ma quasi mi manca la difesa di Draymond Green”

Ovviamente anche “Space Jam – New Legends” diventa il solito
pippone sull’importanza dell’essere se stessi e della FAMIGLIA, sono disposto a
pagare oro per vedere un film americano “per tutti” che parla d’altro, ve lo
giuro. Ma un film che sbaglia nel rappresentare il mondo della fantasia,
derubricandolo a contenuto di uno spazio Cloud, che trasforma la pallacanestro
in un videogioco, perché altrimenti come la “vendi” ai giovani moderni? Risulta pachidermico, manca proprio di ritmo, di brio, 115 minuti per questa marchetta sulle
proprietà della Warner Brothers sono davvero troppi e per assurdo, forse King
James sarà stato anche l’unico ad avere avuto il fegato di provare a sfidare
Michael Jordan anche sul campo di “Space Jam”, ma non è l’atleta giusto per
raccoglierne il testimone.

Certo, qui King James è il primo a scherzare su se stesso,
ma è anche quello che quando gli chiedono di fare una squadra, vorrebbe King
Kong e Superman in squadra, salvo poi doversi accontentare di Bugs e compagni.
Autoironia? Forse, intanto l’unica vera, grande ombra sulla carriera di LeBron
James è proprio questa: per vincere si è sempre comportato come un GM in campo,
pretendendo di scegliersi lui i compagni di gioco (ovviamente i migliori) da
avere accanto, questo per me è l’unico neo sulla sua carriera. Andiamo
anche per vincere in “Space Jam 2” voleva farsi lo squadrone! Ma poi con che
forza dovrei credere a questa favoletta? Lo “Space Jam” del 1996 finiva con il ritorno del
migliore sui campi della NBA, quelli che nella realtà Michael Jordan ha
dominato per altre tre stagioni vincendo con i Chicago Bulls, insomma tra realtà e
finzione il film si incastrava perfettamente, ma questo? Volete farmi credere
al LeBron redendo che comprende le vere qualità del figlio Dom, quando poi nei suoi Los Angeles Lakers, poco dopo l’uscita nelle sale americane di questo film, sono arrivati Russell Westbrook, Carmelo Anthony ed una serie di altri nomi grossi, radunati per provare
a vincere un altro titolo con i Lakers a 36 anni per LeBron, eddai su! Se mai “Space Jam
– New Legends” ha un valore è quello di fornirci in maniera definitiva la
risposta alla domanda su chi sia il G.O.A.T. mettendo a confronto i due “Space
Jam” non ci sono dubbi, Team MJ tutta la vita!

“Bugs, sei licenziato, prendo Russell Westbrook per il seguito”

Vi ero debitore di un’icona sul doppiaggio lasciata aperta,
la chiudo qui nel quarto quarto del post: in tutto il mondo questo film è uscito a
luglio del 2021, noi abbiamo dovuto aspettare fino a settembre per vederlo,
anche perché nel frattempo bisognava dare il tempo al “miglior doppiaggio del
mondo” di lavorarci su no? Il risultato sono battute e giochi di parole
piallati, come quello sulla T.N.T incomprensibile per il pubblico italiano, per non parlare della gag
sull’entrata in scena di Michael Jordan (occhiolino-occhiolino) in questo film? L’avevo già indovinata a
febbraio e non era divertente nemmeno allora (storia vera).

Ma a parte il linguaggio da videogioco mantenuto inalterato
come già accaduto in Free Guy, mi
spiegate che senso ha chiamare Fedez, uno che di mestiere NON fa il doppiatore,
a prestare la voce a quelle due parole pronunciate da Anthony Davis, per altro usando un distorsore vocale per fare la voce da mostro carrivo? Oppure ancora peggio, ci sono voluti 25 anni perché
la pallacanestro diventasse così popolare da non aver bisogno di voci prese dal
calcio (Sandro Ciotti o Simona Ventura) in un film che parla di Bakset, ma mi
spiegate che senso ha scomodare Flavio “The Voice” Tranquillo? Non per fargli fare
la telecronaca della partita, ma per doppiar Ernie Johnson, storico
telecronista americano che nel film compare come personaggio e che quindi avrebbe potuto essere affidato ad un doppiatore professionista e non ad una voce, chiamiamola “vip”, e lo dico con tutta l’enorme stima che ho per
Flavio Tranquillo (infinita!)

Ho aspettato l’uscita italiana del film solo per la sua voce (storia vera)

Abbiamo aspettato fino a settembre per cosa? Per un film
intitolato in originale “Space Jam – A New Legacy” che qui da noi è stato
tradotto (ah-ah) in “Space Jam – New Legends”? Sul serio!? Il miglior doppiaggio del mondo
signore e signori!

Se avete bisogno di me, vado a fare pace con il cinema e la
pallacanestro rivedendomi ancora una volta Space Jam, quello giusto!

“Serve una mano a rialzarsi, Bron?”
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