Non so quale sia il vostro parere, ma a mio avviso tutto
migliora se si aggiunge la parola “spaziali”, vogliamo provare? Scimmie
spaziali. Dinosauri spaziali e, perché no, camionisti spaziali. Che poi sono
anche i protagonisti del nuovo capitolo della rubrica… Above and beyond!
Dopo aver sfornato tanti film girati e prodotti in Italia, in Romania e in Australia,
perché il nostro Stuart Gordon avrebbe dovuto negarsi un nuovo lavoro prodotto
con soldi irlandesi? Forte del discreto successo al botteghino di 2013 – La fortezza, gli Irlandesi erano
pronti a mettere sul tavolo 25 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex
presidenti Yankee defunti, soldini che Gordon ha utilizzato per fare l’unica
cosa che farebbero quasi tutti con tutto quel denaro: fuggire a Las Vegas
andare nello spazio.
Come tanti bambini anche Stuardo sognava di fare
l’astronauta, se non fosse stato per gli occhiali inforcati sul suo naso dalla
tenera età di dieci anni, per fortuna un appassionato di cinema può andare dove
vuole e un regista anche di più, quindi scrivendo a quattro mani con Ted Mann
la sceneggiatura il risultato è un B-Movie orgogliosissimo di esserlo, un altro
nella carriera di Gordon che di questa specialità è sempre stato campione
mondiale, questa volta il risultato è ancora più “Pop” del solito,
anche se probabilmente dovrei parlare di country visti i protagonisti.
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Basteranno tre protagonisti per ballare la quadriglia? |
“Space Truckers” s’incastra alla perfezione nel filone dei
film sui camionisti, se per Sam Peckinpah Convoy
era stato il suo film più “Pop”, Gordon prende i camionisti di Convoy e li spara nello spazio profondo,
il risultato è dinamite: 95 minuti a rotta di collo senza un solo momento di
stanca, per un film che non va assolutamente preso sul serio perché sono la storia
e i personaggi stessi a non farlo. Continuando il parallelismo con questa
pericolosissima metafora musicale in cui mi sono infilato, “Space Truckers” è
come Cotton Eye Joe dei Rednex (canzone
che non a caso parte sui titoli di coda del film): una tamarrata scemissima nel
senso migliore del termine, che se presa per il verso giusto può risultare
divertentissima e creare una certa dose di dipendenza, non è un caso se quelli
che conoscono questo film (tutti e dodici intendo) lo considerano un piccolo
culto.
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Un piccolo film tamarro di culto, come si può notare dai titoli di testa. |
I primi cinque minuti del film sono in puro stile Stuart
Gordon: un’apertura a freddo come quella delle serie tv (uno dei marchi di fabbrica del regista di
Chicago) prima del titolo del film, in cui uno scienziato interpretato da Charles Dance sfoggia i suoi “bambini” (un esercito di letali super guerrieri
bio-chimici, o più volgarmente dei cazzutissimi robot assassini in grado di
spazzare via qualunque esercito su qualunque pianeta o nel vuoto dello spazio).
Questo inizio serve sostanzialmente a dare qualche informazione in più al
pubblico sulla minaccia dei “bambini” che diventerà centrale nella storia, ma
anche a sfoggiare queste temibili macchine di morte che, però, hanno dei padri
eccellenti, senza nulla togliere a Charles Dance.
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“Uno spiegone travestito da inizio tosto… affascinante” |
Già, perché per una volta Gordon aveva un bel gruzzoletto
per fare il suo film e lo ha speso come chi conosce il valore di ogni dollaro sa fare:
i bozzetti dei robot assassini sono stati disegnati da un maestro dei fumetti
dell’orrore come Berni Wrightson e successivamente portati davanti alla
macchina da presa grazie agli effetti speciali di un altro genietto come Screaming
Mad George, un signore dietro alle magie viste in film come Grosso guaio a Chinatown, Predator, Nightmare 3 anche se l’elenco sarebbe molto lungo.
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L’arte, secondo quel genietto di Screaming Mad George. |
Ma non è certo finita qui, Gordon ha voluto tutta una serie
di talenti notevoli a disegnare i bozzetti per il suo film: Ron Cobb celebre
per il suo lavoro su Alien, ha disegnato il bellissimo camion Pachiderma
utilizzato dal protagonista, mentre gli interni sono frutto del lavoro di Bruce
McCall del “National Lampoon’s”, ma per non farsi mancare proprio nulla, il
quattro volte premio Oscar, il truccatore Greg Cannom, ha trasformato lo
scienziato di Charles Dance, in quel grottesco incubo tecno organico, come lo
vediamo tornare nel film nei panni (tragicomici) del capitano Macanudo.
Insomma, il nostro Stuardo ha voluto solo il meglio per fare cosa? Un B-Movie
con i camionisti spaziali, se non è coerenza questa, allora non esistono
registi coerenti al cinema!
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La prima volta che ho sentito di parlare angurie quadrate dal Giappone, secondo voi a che film ho pensato? (storia vera) |
Di fatto, “Space Truckers” è la classica storia di tizi normali,
fieri rappresentanti del proletariato che si ritrovano in un casino molto più
grosso di loro, Jack Burton combatteva per il destino del mondo a Chinatown, John
Canyon interpretato da Dennis Hopper in uno dei suoi ruoli “Pop” più riusciti,
combatte per salvare la Terra nello spazio, un posto che qui viene
rappresentato da Stuart Gordon, anticipando anche le parole di Fight Club: «Quando l’esplorazione nello
spazio s’intensificherà saranno le società a dare il nome a tutto; la sfera
stellare IBM, la galassia Microsoft, il pianeta Starbucks…».
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Il vecchio Dennis pronto a mangiarsi il film (si è portato la mostarda proprio per quello) |
Sulle note di “Highway Junkie” di Chris Knight, John Canyon
entra in scena alla guida del suo Pachiderma 2000, impegnato con una mano sul
volante e l’altra sul barattolo di mostarda, perché farcire un panino alla guida
è difficile, ma farlo a gravità zero può esserlo anche di più.
Lo spazio ormai è un postaccio con più cartelloni
pubblicitari di una tangenziale, il compito di John Canyon è quello di portare
a destinazione il suo carico di maiali quadrati da Marte (uno dei tanti colpi
di genio di questo film che visivamente è una costante gioia per gli occhi),
per un piccolissimo ritardo l’affare salta, quindi tanto vale passare a trovare
Cindy (la bella Debi Mazar), cameriera in un locale per camionisti e fidanzata
di Canyon, almeno a sentire lui che vorrebbe convincere la ragazza a sposarlo,
impegnato in un corteggiamento infinito da chissà quanti anni.
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Raffinato, di classe, un “ferro” per l’uomo elegante, che ama uno stile sobrio (ne voglio otto!) |
Il locale dove lavora Cindy è un capolavoro di regia di
Gordon, utilizza il vecchio trucco del piano inclinato ripreso con
un’angolazione tale da dare l’impressione di trovarci tutti in una stanza
circolare, di fatto il regista di Chicago prende una palese citazione a “2001: Odissea nello spazio” (1968), rendendola immediatamente proletaria, perché una
cosa è vedere Dave, in un ambiente asettico e solitario, correre in tondo, ben
altra cosa è ritrovarci tutti in un locale popolato di camionisti, tra i quali anche l’ultimo arrivato Mike Pucci (Stephen Dorff) che ha subito messo gli
occhi sul carico di maiali quadrati di Canyon, ma soprattutto ha puntato la
bella Cindy.
Canyon accetta di portare un misterioso carico sulla Terra,
Cindy parte con lui nella speranza di tornare dalla madre e con Pucci, il
quadretto si completa, anche se grazie alla scena che Gordon ha piazzato prima
dei titoli di testa del film, già sappiamo qual è il minacciosissimo carico del
Pachiderma e state pur certi che non è quello riportato sulla bolla di
trasposto, “surrogati sessuali in polimeri”, ovvero bambole
gonfiabili.
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L’unico ristorante dove i piatti vengono serviti con contorno di Travelgum per la nausea. |
Questo turbolento terzetto e le loro dinamiche di gruppo
piuttosto tese, diventeranno i nostri scombinati protagonisti, Cindy vorrebbe
tornare sulla Terra per fare visita alla madre malata (che in fotografia è Barbara Crampton, attrice che in un film
di Gordon non può mancare mai) e con la compagnia dei camionisti (di cui Canyon
non fa volutamente parte) alle calcagna, la corsa comincia presto. Perché con “Space
Truckers” Gordon ci trascina tutti in un’avventura a rotta di collo senza un
solo momento di sosta, il ritmo di questo film è davvero impeccabile e gli
eventi si succedono senza un momento di tregua, tra un buco nel vetro del
locale in grado di assorbire fuori nel vuoto dello spazio, gli intestini
dell’odioso capo della compagnia, fino ad un passaggio segreto rappresentato
da una vecchia seduta sul cesso, che in realtà
è una sorta di animatronico con il pulsante per la via d’uscita nascosto
nella bocca, “Space Truckers” è una corsa a perdifiato dall’inizio alla fine,
la parola d’ordine è non prendersi sul serio, infatti il film ci riesce
benissimo.
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Per favore, non toccate le vecchiette animatroniche (quasi-cit.) |
Quello che rende davvero “Space Truckers” un piccolo culto,
è il quantitativo di oggetti di scena, la cura dei dettagli nei costumi e nei
set, che riescono nell’illusione tutta cinematografica di far sembrare un film
costato 25 milioni, qualcosa che potrebbe essere costato 50 se non 100. Di
fatto, il film si svolge quasi tutto in interni (come è logico che sia visto che
lo spazio profondo potrebbe uccidere i protagonisti), ma quelle quattro
location in croce oltre a sembrare molte di più, sono così curate nei dettagli
da mantenere l’illusione fino ai titoli di coda.
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“25 milioni ma hanno risparmiato sul dentifricio, proprio scadente”, “Quello non è il dentifricio” |
Sono d’accordo con Lucius
(tanto per cambiare) su questo punto: la fantascienza di solito è asettica,
enormi stanze vuote piene di niente e superfici luccicanti come se il futuro
sia destinato ad essere tutto un enorme Apple Store, ma da che mondo è mondo,
con l’umanità di mezzo niente resta in ordine, quindi “Space Truckers” riempie
di rumenta e ciarpame vario ogni scena, come a volerci dire che un giorno
arriveremo a conquistare anche lo spazio, ma nella migliore delle ipotesi,
saremo solo in grado di sporcarlo e arredarlo di robaccia come abbiamo fatto
sul pianeta Terra.
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Benvenuti nella galassia rottami (stiamo mandando, cacca nello spazio cit.) |
La costruzione del mondo dove si muovono (di corsa!) i
protagonisti di “Space Truckers” è di grande qualità e si nota dai piccoli
dettagli, ad esempio la colazione con uova e pancetta disponibile in comodo
tubetto in stile dentifricio, sono tutti dettagli che mettono in chiaro quanto
questo B-Movie sia quello che gli Americani chiamano “un cartone animato del
sabato mattina”, uno di quelli non particolarmente furbissimi, ma dannatamente
divertenti. Da poco ho visto il coreano “Space Sweepers” (altro film che ha
capito che aggiungendo lo spazio, tutto migliora, anche gli spazzini) ed è
chiaramente un figlioccio alla lontana di “Space Truckers”, decisamente più
digitale negli effetti speciali e di certo non con lo stesso ritmo, ma è la
conferma che Gordon anche da questo punto di vista era un pioniere dei generi,
uno che qui ha firmato un B-Movie volutamente caciarone, che sono sicuro James
Gunn è andato a rivedersi prima di dirigere il suo Guardiani della galassia.
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Gunn ha Michael Rooker, il nostro Stuart, invece, si gioca quel mito di Vernon Wells! |
Solo che nel film di Gunn, c’era solo la battuta su Jackson
Pollock a risultare poco adatta ai bambini, Gordon, invece, qui gioca in un’altra
categoria, per trovate grottesce e momenti assurdi, forse bisogna scomodare
“Azione mutante” (1993) di Álex de la Iglesia per trovare qualcosa che somiglia
a “Space Truckers” perché l’attacco dei pirati (spaziali, ovviamente) è davvero
un momento che non si dimentica, se vi piace l’umorismo nero c’è da rotolarsi a
terra tenendosi la pancia dal ridere.
Quando il Pachiderma alle prese con guasti e problemi
tecnici vari, viene abbordato dai pirati del capitano Macanudo, oltre al solito
minaccioso Vernon Wells nella ciurma, il protagonista del film diventa proprio Charles
Dance, nel suo ruolo giù genuinamente idiota di sempre, se vi era sembrato
grottesco in Last Action Hero, è solo
perché non avete mai visto il film di Gordon!
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Mettiamola così, i pirati dell’aria di Hayao Miyazaki sarebbero scappati in lacrime davanti alla ciurma di Charles Dance. |
Macanudo è l’ennesimo “Mad doctor” della filmografia di
Gordon, porta avanti la tradizione “ormonale” sia del dott. Edward Pretorius
di From Beyond, ma per certi versi
anche dal direttore della prigione di 2013 – La Fortezza. Dopo essere sopravvissuto per miracolo all’attacco dei suoi “bambini”,
Macanudo si è trasformato in un incubo tecno-organico, conciato come un
neonazista, ma con pulsioni del tutto umane, specialmente davanti alla bella
Debi Mazar. Volete qualche altro segno di continuità sparso lungo la
filmografia di Stuart Gordon? Benissimo! Vi sembrava assurdo la “motosega
pelvica” di Robot Jox? Sappiate che
Macanudo qui saprà fare anche di peggio, consideratevi avvisati!
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Continuità artistica (e non aggiungiamo altro!) |
Quando poi il contenuto del carico del Pachiderma ci viene
rivelato e i super guerrieri bio-chimici entrano in azione, il sangue comincia a
scorrere e Gordon è bravissimo a raccontarci quanto siano letali questi
avversari, per eliminarne uno i nostri eroici camionisti dovranno sudare sette
camice, figuriamoci quando dovranno vedersela con un intero carico!
Lo scontro prosegue a gravità zero, ma anche durante il
pericoloso rientro all’interno dell’atmosfera del pianeta Terra, sì, perché “Space
Truckers”, come detto, non ha un momento di noia nemmeno per errore e in ogni
nuova scena i protagonisti si ritrovano ad affrontare un nuovo intoppo sempre
più complicato (e letale) del precedente.
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Questo atterraggio è approvato da Chuck Yeager. |
Il finale sulla Terra dura davvero pochissimi
minuti, ma ci regala sprazzi del pianeta che meriterebbero un film per essere
approfonditi, perché la quantità di trovate e idee (anche matte) che popolano “Space
Truckers” sono così tante che questo film dovrebbe donarne qualcuna alle
pellicole più povere di inventiva.
Basta dire che come in “Il quinto elemento” (1997), di cui “Space
Truckers” non solo sembra un antesignano, ma anche la versione orgogliosamente
grezza e ignorante, la Terra è governata dal presidente del mondo, che con
un gioco di parole brillante come una barzelletta sulla cacca, si chiama
presidente Saggs che, però, suona come “Sucks”. Vi lascio il tempo per ridere se volete.
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“Fatemi capire, ma il partito, invece, come si chiama?” |
Negli ultimi cinque minuti di “Space Truckers” succedono più
eventi che nel primo atto di molti dei film che ho visto di recente: i
nostri protagonisti vengono dichiarati eroi, subiscono un attentato e un
tentativo di corruzione, s’innamorano e Gordon trova il tempo
di fare anche della satira alla chirurgia plastica dando qualche battuta a Barbara
Crampton. Certo, tutto avviene con la credibile e il gusto per lo scherzo dei
cartoni animati del sabato mattina, ma se volete un film dove vi potrete
annoiare dall’inizio alla fine, “Space Truckers”.
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E non dimenticate, la classe e lo stile dei veri camionisti, quella che piace a questa Bara. |
Al netto di una spesa di 25 milioni di fogli verdi con sopra
facce di ex presidenti defunti, “Space Truckers” ha raggranellato al botteghino
la ragguardevole cifra di… Un milione e mezzo (ammazza che botta). Se uscisse
oggi identico, magari su qualche piattaforma streaming, farebbe un botto
diventando un piccolo generatore di meme, ma Stuart Gordon nella sua carriera è
stato sempre o troppo coerente con il suo amore per i B-Movie, oppure troppo
avanti. Luc Besson con un film molto più pettinato (ma quasi altrettanto pieno
di dettagli in ogni scena) ha fatto il botto nel 1997, Stuart Gordon, invece, ha
sempre fatto le interviste con la camicia a quadrettoni addosso e diretto film
con le maniche arrotolate sugli avambracci… Come si fa a non voler bene ad uno
che sognava di andare nello spazio sì, ma non da astronauta, bensì da
camionista.
A proposito di mestieri che si sogna di fare da bambini, la
settimana prossima vi tocca il vostro controllo annuale, detartrasi, pulizia e
controllo carie, spero che vi siate lavati i denti con cura ma in ogni caso,
non mancate!