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Specie mortale (1995): trent’anni e sentirli tutti

Tra un casino e l’altro, a gennaio di quest’anno con i miei compari Caballeros siamo andati a vedere la bellissima mostra sulle opere di H.R. Giger qui a Torino, quindi mi sono detto: ehi ma “Species” quest’anno compie i suoi primi trent’anni!

Dalla mostra, abbiamo una foto di beh, la mostra (ah-ah)

Compleanno che non potevo perdermi anche se ve lo dico subito, con il suo ciclo “BBS” le Bonazze Bionde dallo spazio, il Zinefilo ha già raccontato tutto su questa saga, anche perché quello che ricordavo di “Specie mortale” erano essenzialmente quattro cose, su due di esse è stata costruita la campagna promozionale del film ai tempi, non potete mancarle, perché la bellissima Natasha Henstridge, vent’enne ai tempi delle riprese, le sfoggia ad ogni piè sospinto, si toglie maglie e canottiere come se non fossero le sue e spesso non lo sono, visto che Sil, il suo personaggio, rubacchia vestiti in giro, ma più che altro attorno al 1995, le edicole erano state tappezzate di riviste per maschietti piene delle Henstridge di Natasha, per dirvi su cosa aveva puntato la MGM. Se invece non sapete cosa siano le edicole, è solo perché bontà vostra siete spudoratamente giovani e figli dell’era delle poppe sul web. Minchia ero quasi riuscito a completare il paragrafo senza citarle apertamente!

Foto a caso di Natasha Henstridge, per convincervi a continuare con la lettura.

Un po’ come un film di Tobe Hooper che ho nella lista dei compleanni (fate i bravi, arrivo) “Specie mortale” si ricorda per due cose, poi proprio se volete, anche una terza, ovvero il lavoro fatto da Giger nel disegnare la creatura, un tentativo di dare lustro ad un B-Movie in cui forse, credeva solo il geniale artista, tanto da arrivare a pagare di tasca sua il costo degli effetti speciali per una scena che la produzione voleva tagliare, mentre per lui era fondamentale nel mostrare quanto poteva essere letale il suo personaggio, mi riferisco al senza tetto sul treno, piegato in due come una Graziella (storia vera).

Vorrei potervi dire che “Species” è un film in grado di mettere alla berlina certe idiosincrasie della nostra società, esacerbandole nella trama, in realtà sarebbe dare a questo horror di fantascienza pensato per intrattenere, più valore di quello che ha effettivamente. Attorno alla bionda Sil, troviamo una banda di personaggi che sono dei quasi totali idioti, ok, non è una novità nei film dell’orrore avere degli sveglioni non sempre pronti a fare scelte brillantissime, ma qui si esagera, anche in un altro senso.

Facciamo esplodere il contatore Giger!

Gli unici personaggio con una vera competenza, o con per lo meno una direzione – non voglio parlare di arco narrativo, Sil è nata ieri, letteralmente, sta ancora imparando tutto – qui sono quelli femminili, per un puro caso, entrambe bionde, ma fatemi invocare il mio amico Celsius, andiamo per gradi.

Su soggetto e sceneggiatura del produttore Dennis Feldman, l’onesto mestierante Roger Donaldson, a cui dobbiamo cosine sfiziose, tra cui una delle mie versioni preferite del Bounty (la nave, non il dolcetto cocco e cioccolato), ovvero quella con Mel Gibson, dirige un film che non so nemmeno quanto volendolo per davvero, era la cartina al tornasole dell’anno in cui è uscito. Per chi si lamenta delle Mary Sue che l’algoritmo infila a forza nelle produzioni odierne, trent’anni dopo, dovrebbe riguardarsi “Species” per capire che prima si eccedeva semplicemente nel senso opposto, quando poi arriveremo alla giusta misura, sarà sempre troppo tardi.

Un piccola bionda che diventerà una futura grande bionda.

Anni a cercare tracce di una vita aliena, e appena troviamo del DNA alieno ZAK! Ficcalo subito dentro degli ovuli e metti al mondo in vitro una bimba-ibrida di nome Sil, fatta a forma di Michelle Williams da piccola, da infilare dentro una teca e da gassare non appena questa snuda i denti. Cioè, strano che si senta minacciata con tutte quelle armi puntate e un sistema spara-gas mortale già pronto, meglio se snuda le tette una volta che fuggita, comica a crescere velocemente fino a diventate la bellissima Natasha Henstridge.

A capo di questo geniale esperimento il professor Xavier degli X-Men, sul serio, identico, tanto che il personaggio impersonato da Ben Kingsley si chiama Xavier Fitch, quindi un po’ devono averci pensato. Come fermiamo la strappona spaziale, anzi, la bimba che si sta trasformando in una predatrice? Radunando una banda di geni, cioè, un componente della banda ha delle competenze, gli altri, boh!

«A me miei X-Men»

Iniziamo dalla dottoressa Laura Baker (Marg Helgenberger) anche lei bionda, l’unica che davvero sa fare qualcosa, anche sistemare il complicato macchinario al centro di una delle poche e riuscite scene di tensione del film, l’esperimento sul tessuto che cresce e diventa un mostrillo letale, da eliminare con un lancia fiamme improvvisato con il tubo del gas.

Eppure il personaggio impersonato da Marg Helgenberger è la seconda bionda più maltrattata del film, stando alla trama, deve iniziare a fare battutine e gli occhi dolci all’eroe di turno, per poi sparire come comoda tappezzeria, dopo essere andata a letto con lui. D’altra parte perché non aggiungere alla tua squadra una biologa titolata e poi fare si che prenda solo ordini da un killer professionista di nome Preston Lennox, che altri non è che Michael Madsen che Michael Madseneggia.

Non si sa cosa faccia, ma lo fa alla Michael Madsen, per anni il bluff è bastato.

Cioè hai una donna con le competenze per studiare e capire la creatura e un maschio che sa solo uccidere e chi metti a capo della banda? Se fosse un film satirico sarebbe geniale, in realtà non ha alcun intento satirico, semplicemente è un film del 1995.

Gli altri componenti della banda? L’empatico fatto a forma di Forest Whitaker, il suo ruolo è quello di fare il Deanna Troi della situazione, quello che mentre tutti stanno morendo intorno dice: «Sento che qui sta succedendo qualcosa di brutto», no sul serio, non mi devo nemmeno sforzare per fare le battute su questo film, è un post di tutto riposo da questo punto di vista il mio.

«Sento… Che questo film è pieno di personaggi idioti»

Il migliore? Alfred Molina nei panni del boh, latino che si chiede cosa sta accadendo (per sentirsi rispondere da Whitaker «Qualcosa di brutto»), ininfluenze per due atti, nel terzo, quando Sil usa il trucco del dito mozzato (tante le ricresce, puoi capire!) e di un’illustre sconosciuta schiantata in auto al posto suo, con la caccia alla donna-spaziale che si interrompe con un «vabbè è morta, andiamo al bar ad ubriacarci», lui cosa fa? Si porta in camera la prima strappona che capita, che per altro è proprio Sil, che però si è tinta i capelli.

Cioè, voglio dire, fino a due minuti prima cercavate una strappona mangiauomini che vuole solo accoppiarsi e uccidere, un secondo dopo, appena una strappona ti chiede di correre subito in camera e non hai nemmeno visto il cadavere di Sil ma solo un pezzetto di dito, non ti fai venire nemmeno il sospetto? Critica a noi maschietti che spesso ragioniamo solo con l’altro cervello, quello a Sud? Vorrei potervelo dire, in realtà al costo di ripetermi ve lo dico, è solo un film del 1995.

«Da queste parti si aggira una strappona bionda che si accoppia e uccide… Ma non sei tu, tu sei mora!»

Potrei andare avanti a lungo, perché i momenti tragicomici si sprecano, molti ruotano attorno alle empatiche uscite dell’empatico Whitaker («Sta facendo sesso in quella stanza, è in pericolo», «Ok ti credo» e Madsen sfonda la porta… Una commedia di ZAZ in pratica), ma voglio concentrarmi su una questione che sta più a cuore a questa Bara, i mostri, i mostrini, gli ultimi degli ultimi che di solito, il cinema Horror, tiene sempre in considerazione.

Sil non sa nulla di questo mondo, nemmeno che il marsupio è inguardabile persino se lo indossa Natasha Henstridge, ma in un film che raduna nomi che allora erano ancora di primo piano, come Kingsley, Madsen, Molina e Whitaker per un B-Movie spaziale basato sul fatto che la protagonista, ad ogni occasione utile si tolga la maglietta, per assurdo è proprio lei il motivo di interesse, e non solo perché si toglie la maglietta, ma perché è anche l’unico personaggio con una direzione.

«No non puoi toccare stai giù e affoga!»

Qui abbiamo un gruppo di uomini e una dottoressa usata come carta da parati, che danno la caccia ad una donna che è una predatrice sessuale, nemmeno per piacere, ma solo per lo scopo unico ed ultimo riconosciuto dalla società alle donne, quello di partorire. Sil viene cacciata forse perché è un archetipo narrativo che fa paura e in tal senso, solo Giger ne aveva davvero capito la natura, perché quando nel film viene esplicitato che Sil vuole solo tornare a casa e quello che ha fatto fino a quel momento, è stato uccidere una manica di idioti che se lo meritavano anche, questa Bara non può che pensare: noi stiamo con il “mostro” della storia.

Ora, io non so se fosse giovanile entusiasmo, oppure qualcosa di giocato sul filo sottile che divide la satira dal semplice film del 1995, ma l’innocenza che traspare da Natasha Henstridge resta innegabile quando la bellezza del suo corpo e le due cose, vanno di pari passo, non so se fosse per il fatto di trovarsi al centro della produzione (e soprattutto della campagna promozionale messa su) ma Henstridge sembra una creatura impaurita, anche fortunata nell’incontrare sconosciuti che la aiutano (i vari negozianti) capacissima di diventare letale se minacciata.

A me gli occhi! Tutti, anche quelli da rettile.

Ho iniziato l’anno festeggiando il compleanno di un’altra creatura ginoide, viva da un minuto, nata letteralmente sotto i nostri occhi di spettatori e perfetta nel riassumere (anche nel suo urlo), la condizione di qualcuna messa al mondo solo per essere moglie o come nel caso di Sil, archetipo vivente di vagina dentata o peggio, corpo pensato solo per sfornare pargoli, sessant’anni dopo l’urlo disperato di Elsa, abbiamo Sil che dimostra che nel 1995, non era cambiato poi molto, non di sicuro con questo film.

Sorvolo sulla CGI invecchiata molto peggio del design della creatura di Giger, quello ancora fighissimo, sull’inspiegabile trasmutazione in topo finale (senza alcuna logica) o sui seguiti che vediamo se avrò voglia di trattare – non molta lo ammetto – Sil avrebbe seriamente bisogno di un nuovo film tutto per lei il problema? Se uscisse uno “Species” nel 2025 pensato dall’algoritmo, sarebbe tutto sbilanciato nella direzione opposta, eppure io me lo chiedo, perché non rifanno i film bruttini che con un remake potrebbero migliorare e diventare davvero belli? Cioè la so la risposta, il pubblico vuole sempre la stessa roba precotta, però Sil, poppe o meno, comunque sempre apprezzate, si sarebbe meritata ben altro trattamento.

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