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Spectre (2015): quanto mi manca Chris Cornell

Inutile girarci intorno: ogni nuovo film dell’Agente 007 è un evento. Il personaggio creato da Ian Fleming smuove più cultura pop da solo che diversi altri suoi colleghi messi insieme. Il 2015, poi, è stato popolato da molti dei figliocci di Bond e, considerando le sue numerose conquiste amorose e la poca propensione all’utilizzo di contraccettivi, è anche abbastanza normale che James abbia figliato come Bob Marley, ma con molta meno musica reggae.

Abbiamo visto l’ennesima missione (Impossibile) del suo figlioccio Americano Tommaso Missile, abbiamo visto operazioni ambientate in piena guerra fredda, di cui Bond è un ideale Zio, anzi U.N.C.L.E. Cavolo! Persino Colin Firth è riuscito finalmente a fare un film che è piaciuto anche ad un barbaro come me, giocando a fare il Roger Moore della situazione!

I film della serie 007 sono tutti un gioco di omaggi e citazioni, interne ed esterne alla serie, in cui ogni trovata è destinata (costretta?) ad essere mitica, in queste carrettate d’iconografia, la musica ha un peso come quello della ragazza placcata d’oro di Goldfinger. Qualunque cantante è chiamato alla prova della vita, non fai le musiche per un film, fai le musiche per James Bond, cazzarola!

Prendiamo solo, ad esempio, i film dell’era Craig (detto anche James Blonde per via del capello). “Casinò Royale” era il film che non ti aspetti, proprio come era improbabile pensare che una delle migliori voci arrivate da Seattle, potesse mai un giorno fare un pezzo per 007, eppure “You Know My Name” di Chris Cornell (inchini e riverenze) è proprio come il film: sfacciata, esagerata, ma quando finisce hai voglia di sparartela di nuovo. La stessa cosa vale per “Another Way to Die”, di Jack White e Alicia Keys, con quei nomi lì era lecito aspettarsi grandi cose: il risultato è un pezzo di poco conto che delude esattamente come il film, da allora universalmente ribattezzato “Quantum of Solà”.


«Buongiorno, sono venuto ad aggiustare il condizionatore rotto»

Per quanto i miei gusti musicali vadano da una parte e Adele vada totalmente dall’altra, sfido chiunque a provare a dimenticarsi la sua “Skyfall”, pezzo capace di trapanarti il cranio e farsi spazio a colpi di chiappe adagiandosi tra le sinapsi, come uno che non ha più intenzione di alzarsi dal divano. Se oggi passerete il resto della giornata a cantare “Skyyyyyfaaaaaaaallll” divido le mie colpe con Adele.

A mio avviso “Skyfall” poteva essere la chiusura ideale del Bond di Daniel Craig, la decostruzione del personaggio si completava con un film che poteva essere il perfetto prequel dell’era Connery. Era un film molto valido anche per un’altra ragione: prima di essere un film di James Bond, riusciva ad essere un’ottima riflessione sul tempo che passa.

Anche se non raggiunge il livello di bruttezza di “Quantum of Sofà” la storia un po’ si ripete, Sam Mendes è stato il primo regista dopo decenni a firmare due Bond in fila,e poi quel titolo “Spectre” che da solo prometteva di far tornare in auge la più celebre lega dei super cattivi, la più citata ed imitata (anche parodiata). Avrei dovuto mangiare la foglia quando Daniel Craig se n’è uscito con l’infelice affermazione: “Piuttosto che fare un altro Bond mi taglio le vene”, una roba per cui si meriterebbe di essere “Coppinizzato” dai passanti per strada per i prossimi 10 anni. Porco Mondo! (cit.) Sei entrato a far parte di una cerchia ristretta di eletti del Cinema, evita certe uscite infelici!

«Vorrei sporgere denuncia, per anni mi hanno costretto a guidare macchinoni, indossando vestiti costosi, sempre circondato da donne bellissime»

Il film inizia ed lo fa anche molto bene! Il (finto) piano sequenza iniziale, ambientato a città del Messico durante le celebrazioni per Los Dias de los Muertos mi è piaciuto, è puro Bond, esagerato vero, ma il nostro agente è fatto così: uno spaccamontagne e tutti lo amiamo per questo. Per altro, la maschera da Baron Samedi mi è sembrata una citazione a “Vivi e lascia morire”, probabilmente non l’avrei colta se non avessi riletto da poco un numero di Preacher dove il personaggio interpretato da Geoffrey Holder viene citato palesemente.

«Los Dias de los Muertos? Ma non è Lucca Comics questa!?»
Va tutto bene, l’inizio è forte, Bond ha già sfoggiato lo smoking (nascosto ovviamente sotto i vestiti) la scena dell’elicottero è fin troppo lunga, ma va bene dai, vai con la musica! E chi ti arriva? Quella palla clamorosa affloscia mongolfiere di “Writing’s on the Wall” di Sam Smith, i poliponi posticci dei titoli di testa non aiutano… Chris Cornell dove sei? Torna ti prego!

Non avrei mai pensato di rimpiangere i Duran Duran.

Alla fine come l’ho trovato “Spectre”? Proprio come il pezzo di Sam Smith: noioso, noioso oltre l’accettabile, noioso da farti sciogliere la faccia, tu sei lì che cerchi di tenerti insieme i pezzi e Smith ancora canta quella lagna e i personaggi parlano (troppo) con dialoghi mosci e troppo lunghi, in tutto il film James Bond non riesce a piazzare una singola frase degna del suo carisma…

Non posso criticare Sam Mendes, ma la sensazione è quella di un film confezionato alla grande, basta guardare la fotografia di Hoyte Van Hoytema per capirlo, ma che sa tanto di pilota automatico inserito.

Il James Bond di Daniel Craig è quello che ci ha dimostrato che poteva essere fallace, che sapeva come sbagliare e sanguinare, quello che soffriva, anche del tempo che passa (Skyfall, appunto), quello che per altro, sfiga della sfighe, è quello che va più in bianco di tutti… Vuoi vedere che è questo il vero motivo per cui Daniel “James Blonde” Craig si è rotto le palle di scandire il nome del suo personaggio nel classico cognome, pausa scenica, nome cognome?

«Io sono stato azzurro di sci» (Cit.).
La sceneggiatura è fumosa, sembra solo il pretesto per giustificare la prossima scena d’azione (e quelle di “Spectre” sono tutte ben fatte, anche se proprio come i dialoghi, eccessivamente lunghe), non sono uno che si lamenta se in un film si inseguono in auto per due ore, ma prendiamo solo la scena di inseguimento a Roma: strade sgombere come immagini i Romani sognerebbero sempre di avere, due auto che si inseguono, tutto ben montato, ma il risultato fa venire comunque voglia di dire: “Ok si stanno inseguendo, andiamo avanti?”, il che per un film d’azione (e in uno di Bond in particolare) è veramente una pecca. Il momento per cui verrà ricordato “Spectre” è probabilmente l’esplosione nella scena in Marocco, 8.418 litri di carburante e 33 kg di esplosivo, il record certificato dal Guinness World Record che a mio avviso ha una sola funzione… Svegliare qualcuno degli spettatori in sala.

«Dove hai parcheggiato l’Aston Martin?» , «Laggiù in fon…OH CACCHIO!»

Non mancano le citazioni, ma sanno tanto di strizzate d’occhio, di mero fan service, la Walter PPK, lo Smoking Bianco di Sean Connery, l’orologio esplosivo di “Moonraker”, le alpi di “Al servizio segreto di sua Maestà” (uno dei migliori Bond di sempre con il peggior Bond di sempre a mio parere), la cicatrice e il gatto del Dottor Male di “Austin Powers”… No scherzo dai, era “Si vive solo due volte”.

I dialoghi forzati e tutta la faccenda del padre di Léa Seydoux, allungano solo il brodo di un film che non riesce a creare davvero nuova iconografia. Persino le Bond girl mi hanno deluso: Monica Bellucci è la solita cagnaccia, ma per fortuna fa un ruolo talmente breve che potremmo quasi considerarlo un cameo. Mentre la sopra citata Léa Seydoux… Oh, a me “La vita di Adele” è piaciuto, però non si può guardare, ha la faccia di una uscita da un match di Kickboxing, nemmeno nella scena del treno, quando la fasciano dentro un bel vestito, riesce a fare rendere memorabile il classico momento dell’entrata in scena della Bond girl.

«…Passiamo direttamente alla scena in cui torturano il protagonista, grazie!»

Daniel Craig risulta meno svogliato di quanto la sua infelice frase avrebbe lasciato intuire, ma la delusione più grossa del film sono proprio i cattivi, cavolo! Spesso durante le mie giornate mi ritrovo a dire a qualcuno dei miei colleghi di lavoro “Sembri il capo della Spectre” quando si girano sulle loro sedie rotanti per chiedermi qualcosa (ed io ho dei colleghi che sarebbero perfetti come cattivi di James Bond… Storia vera), leggo il titolo di questo film e capisco “CATTIVI”, i più iconici di sempre, peccato che poi nella pellicola di Sam Mendes, proprio i cattivoni siano una delusione.

Dave Bautista ha tutto per mangiarsi il ruolo di Mr. Hinx, la scazzottata sul treno con James Blonde è stato probabilmente il mio momento preferito, ma la volontà di creare a tutti i costi uno sgherro iconografico come Oddjob o Jaws/Squalo, ha come effetto collaterale una sbiadita fotocopia, quando sarebbe bastato dire a Bautista di fare quello che per anni ha fatto sui ring della WWE, non ci voleva poi molto dai!

«Lanciare una bombetta affilata? No grazie, preferisco usate i cazzotti»
Il problema più grosso è il Blofeld di Christoph Waltz, il cattivone che comanda tutti gli altri cattivi visti nei film dell’era Craig. Per altro, lo sappiamo tutti che Cristoforo Walzer è capace di divorarsi interi film con la sola presenza, stiamo parlando dell’uomo che ha saputo rendere mitico un nazista cacciatore di Ebrei, non proprio un’impresa da poco. Qui, purtroppo, va sotto con perdite nel confronto diretto con l’Ernst Stavro Blofeld di “Si vive solo due volte”. Donald Pleasence, riusciva ad imprimere al personaggio tutto un altro livello di carisma, lo sapeva rendere magnetico tanto da rubare spesso la scena a Bond, facendo trapelare il viscidume di fondo del personaggio. Nella versione di questo film, sembra un megalomane come ce ne sono tanti, per riuscire a limitare Christoph Waltz ti devi anche impegnare, cavolo!

«Ragazzi, sono io Christoph, ho vinto due Oscar… Posso almeno avere una lampadina? …Ragazzi?»

Di questo “Spectre” salvo qualche scene ben fatta e la consapevolezza che il discorso sulla decostruzione del personaggio iniziato con “Casinò Royale” e concluso da Mendes sia decisamente arrivato al termine, è il momento di assecondare il desiderio di Daniel Craig… Non quello di tagliarsi le vene, però, eh!

Ed ora attendiamo tutti con gaudium magnum la fumata bianca, in attesa del prossimo attore destinato ad entrare nell’empireo cinematografico solo dicendo “Sì”. Perché anche l’habemus Bond è parte del mito dell’agente 007. Bond è così, un giorno rivaluteremo (io per primo, chi può dirlo) questo film, com’è già successo per altri titoli della serie. Nel frattempo mi schiero ed esprimo la mia preferenza… Elba, Idris, Elba!

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