È risaputo che Garth Ennis non abbia un grande amore per i super eroi, anzi, odia proprio il modo in cui dominano il mercato del fumetto americano, lo ha dimostrato più volte anche con The Boys, ma oggi ritorniamo per un momento al 2001, nel periodo che andava da aprile ad agosto per la precisione.
Tutti ricordano il lungo e glorioso ciclo di storie di Ennis sulle pagine di “Punisher”, difficile dimenticarlo, ma per la casa delle idee, lo scrittore Nord Irlandese ha firmato altri lavori oltre a “Thor Vikings” disegnato da quel folletto di Glenn Fabry, che posso dirvelo, dal vivo è ancora più adorabilmente pazzo di quello che potreste immaginare, un mito!
Nel 2001 l’editore Alex Alonso inaugurò un’interessante serie di Spider-Man, che sapeva ritrarre il personaggio da un nuovo punto di vista, quello di Autori con la “A” maiuscola che sulle pagine di “Tangled Web” (poi ribattezzata “Spider-Man’s Tangled Web”) hanno potuto esibirsi, un gioiellino su cui è stata pubblicata anche la bellissima “Fiori per Rhino” di Peter Milligan, che ha cambiato per sempre la percezione dell’uomo rinoceronte, celebre cattivo di Spidey.
L’altra grande storia presentata su quelle pagine? “L’arrivo del migliaio” scritta da Ennis che ottenne di avere al suo fianco il proprio compare di sempre, ovvero le matite di John McCrea, per rimettere insieme la coppia che ci ha regalato quella meraviglia di Hitman.
Avevo letto ai tempi la storia sul quindicinale dell’Uomo Ragno, mi mancava nella mia collezione però “Hulk Smash”, storia del Golia Verde firmata dallo stesso team creativo un paio di mesi prima de “L’arrivo del migliaio”, Panini Comics cosa ha fatto? Ha pensato di accorparle in un volume che mi rompeva le balle comprare a prezzo pieno solo per collezionismo, ma i mercatini e le fiere servono anche a questo, quindi mi fa piacere poter mettere nero su Bara quella volta in cui Ennis ha scritto una delle più riuscite storie dell’Uomo Ragno, senza perdere il suo stile (anzi!), un fumetto da sbattere in faccia a chi pensa che il buon Garth sia solo sangue e budella. Credetemi, sono fin troppi quelli che parlano di fumetti che non hanno letto perché hanno visto una serie tv, davvero troppi.
“L’arrivo del migliaio” è un’operazione di retrocontinuity fatta per ricordarci che in fondo, prima del morso del ragno radioattivo, Peter Parker era un secchione e se Flash Thompson lo prendeva di mira (per poi finire ad ammirare il suo alter ego), perché non poteva farlo anche qualcun altro? Quel qualcuno è l’invidioso Carl King, grosso, violento e a conoscenza di tutti i segreti di Parker, come se avesse passato la vita a leggere i suoi fumetti.
Carl ha trovato il modo di ottenere a sua volta dei poteri ragneschi, che lo hanno reso un mostro orribile in grado di farvi venire i brividi se siete aracnofobici, una creatura che sembra uscita da un film di Jack Sholder, infatti John McCrea abbraccia un tratto più pulito del solito (reso tale anche dai colori) per mostrarci una creatura da horror, un mutaforma in grado di cambiare corpo, che perseguitava Parker anche prima di essere un mostro a tutti gli effetti, ed è qui che Ennis mena il suo colpo più duro.
Proprio nella caratterizzazione di Peter Parker lo scrittore mette in chiaro non solo il suo odio per i “Super” ma la sua abilità di andare all’essenza dei personaggi e di saperli scrivere in modo credibile e realistico. Prima Ennis si diverte a far brutalizzare Parker come nessun altro aveva mai fatto prima, lo vediamo essere preso a calci dove fa più male e poi infilato con la testa nel cesso da Carl King, questo per la parte grafica ed esplicita della vicenda, dai dialoghi scopriamo che proprio Carl è lo stesso che ha fatto penzolare Peter giù da un palazzo e lo ha costretto a mangiare una roba che non starò a descrivervi, cosa vuol dire tutto questo? Che Ennis prima bullizza Peter Parker peggio di qualunque dei suoi nemici, poi ci mostra la sua vera essenza.
Lo fa attraverso una scena di ballo tenerissima con zia May, che ovviamente ci racconta dei trascorsi bellici di zio Ben di cui nessuno ci aveva mai parlato prima (perché Ennis una storia di guerra non la nega a nessuno) e poi conclude il tutto con uno scontro che più che tra Spidey e uno dei suoi nemici, è tra Peter e il suo peggior bullo, mica male per una storia che comunque doveva passare il visto censura e che può contare anche sulle bellissime copertine di Glen Fabry.
A completare il volume, finalmente in italiano anche “Hulk Smash”, dove il tratto di McCrea è più vicino a quello a cui ci ha abituati di solito, per una storia che anticipa la scena madre d’azione del film di Ang Lee: il Golia Verde nel deserto a lanciare carri armati contro l’esercito e l’aviazione mandata a fermarlo, il tutto però raccontato dal punto di vista del Tenente Mitchell, che davanti a Hulk fa l’unica cosa sensata… Scappare!
Ma può un soldato fuggire vigliaccamente in questo modo anche se davanti si trova un avversario impossibile da battere come Hulk? Qui Ennis riporta la storia nei territori che conosce e ama di più, facendo del Golia Verde una metafora, grazie all’arrivo del Maggiore Lucas Parker della guardia nazionale aerea. La parte più intensa di “Hulk Smash” è il racconto del salvataggio di un plotone nella valle di Quon Koi nel Vietnam, pensate un po’? Una storia di guerra per Ennis!
Il Messaggio è chiaro, chi comanda non è al fronte, ci manderanno spesso a morire contro avversarsi imbattibili (come Hulk) il senso di essere un soldato è quello di non lasciare indietro nessuno, malgrado chi sta lassù e comanda sia marcio fino al midollo, quindi Hulk per il Tenente Mitchell è l’occasione per dimostrarsi un soldato affrontando una paura bella grossa. E verde.
Insomma, per essere uno che odia i “Super” e fa solo storie di sbudellamenti, questo Garth Ennis due cosette su carta sa metterle giù anche quando si trova alle prese con personaggi che chiaramente non ama (come Peter Parker), eh sapete è il bello dei fumetti, leggerli, invece che guardare solo brutte serie tv da essi tratti e poi fare i grossi su “Infernet”. Non siete Hulk.
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