
A mani basse, il nuovo Spider-film era uno dei titoli più attesi del 2021, tra trailer eternamente rimandati e una volta rilasciati, taroccati per nascondere il segreto di Spider-Pulcinella che ormai conoscevano tutti, questo “No Way Home” è stato un teatrino a tratti anche un pochino tragicomico che aveva fatto pizzicare il mio senso di Cassidy.Mi conoscete, so essere solo brutalmente onesto, ero piuttosto certo che un film con Tom Holland impegnato a fare le scoregge con le ascelle per due ore, mentre intorno a lui si alternavano tutti i nomi, pescati dai vari “universi” e dai precedenti film sull’Uomo Ragno, avrebbe comunque mandato in brodo di giuggiole i fan. Insomma come direbbe MJ in questo film, aspettati un disastro e non resterai mai deluso, quindi con questo spirito nel cuore sono andato a vedere “No Way Home” al primo spettacolo (in modo da vivere sereno e al sicuro da tutta quell’ansia da “Spoiler” che sui social-cosi rasenta la follia) e devo dire che il film non è un disastro, ma solo la fiera del “gomitino”, in 148 minuti che filano via belli lisci ho riso, a tratti mi sono divertito, ho assistito al coro spontaneo di applausi della sala (almeno tre o quattro momenti sono stati accolti così, storia vera). Beh, poteva andarmi peggio no?
Penso che a questo punto sia anche molto complicato separare l’opera singola dall’arazzo in più capitoli di cui fa parte, Kevin Feige ha saputo tirare su una ragnatela di trame e personaggi che ha replicato al cinema la struttura stessa del fumetto di super eroi, una lunga soap opera in cui il pubblico spesso si affeziona più ai personaggi e alla storia che alla qualità generale del formato, considerando che gli ultimi capitoli di questa infinita telenovela non mi avevano propriamente esaltato, ero pronto al peggio, rassegnato a vedere l’MCU trasformato nella versione moderna di “Milagros” con super tutine.
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«È uscito il nuovo film di Spider-Man!», «Ma io non ho visto gli ultimi sei film Marv… Aaaaaaaaahhhhh!» |
“Spider-Man – No Way Home” è il migliore dei tre film diretti da Jon Watts con Tom Holland come protagonista? No, questo non vuol dire che in alcuni momenti non sia esente da piccoli (grandi) problemi, come degli effetti speciali in certi passaggi secondari non all’altezza, oppure al fatto non di certo da poco che Watts resti un volenteroso mestierante. Sarebbe carino chiedergli come mai nel momento più drammatico del film, il regista di
Cop Car fosse così interessato ad inquadrare le nuche dei suoi protagonisti, però mi rendo anche conto che alla pari del suo Bimbo-ragno è un regista che sta crescendo, qui salvato dalla ragnatela di sicurezza di una trama basata sulla malinconia, per lo meno il canovaccio fornisce un arco narrativo quasi completo ad alcuni dei personaggi, vecchi e nuovi che siano.Regole d’ingaggio: in quanto film più atteso dell’anno da un’enorme fetta di pubblico, dirò tutto quello che devo dire subito, poi vi sparerò una gigantesca ragnatela per avvisarvi della parte del post piena di velenose anticipazioni, in modo che tutti potranno leggere in serenità, andate avanti tranquilli a leggere se vi va, ci penso io alla vostra incolumità.
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Ci sarà uno sdoppiamento del post, capito? Uno sdoppiam… Ok la smetto! |
La trama riprende da dove avevamo lasciato Spidey (Tommaso Olanda), ovvero con la sua identità segreta spiattellata in pubblica piazza da
Mysterio, una notizia da prima pagina che in poco tempo fa diventare J. Jonah Jameson (
J.K. Simmons, bentornato!) il nuovo re dei mass media mondiali. La vita di Peter Parker è finita proprio ora che lui, MJ (Zendaya) e “L’uomo sulla sedia” Ned (Jacob Batalon) sognavano di essere tutti ammessi all’M.I.T. ah per inciso! Finalmente Flash Thompson in questo film è biondo, una “trollata” come direbbero i giovani, per prendere per il naso chi si era lamentato di questo (fondamentale!) dettaglio.L’attenzione mediatica sul ragazzo del Queens diventa senza senso, così come non è molto logico che nel momento peggiore della sua vita Peter si preoccupi della fine della storia tra sua zia May (Marisa Tomei detta Tomay) e Hap (Jon Favreau) ma vabbè, lo facciano rientrare nei piccoli difetti di un film che comunque ha sempre scelto fin da
Homecoming di utilizzare la commedia come cifra stilistica, su questo lasciatemi l’icona aperta, tra poco ci torniamo.
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«MEFISTO!» (questa la capiranno solo i fan di WandaVision) |
Mettiamola così, Tom Holland si è creato (aprire il vocabolario alla pagina: costruito a tavolino) questa immagine da pasticcione dell’MCU, il ragazzo che Ooops! Per eccesso di entusiasmo durante le interviste spiattella le rivelazioni chiave dei film in uscita per tenere alta l’attenzione dei fan oppure che sui suoi profili social, sempre per “errore” (immaginatemi mentre disegno virgolette con le dita) carica i trailer in anteprima dei nuovi film Marvel. Insomma questa immagina da
ciccio palestrato pasticcio permane anche nel personaggio che interpreta, infatti dopo una
consulenza legale che lo mette momentaneamente al sicuro (non cliccate sul link se non volete anticipazioni, cliccatelo forte se non avete paura di nulla), la soluzione più sensata pensata dal nostro aracnide pasticcione è quella di consultare il
Doctor Strange, un incantesimo per far dimenticare a tutti il nome dell’uomo sotto la maschera di testa di tela. Ovviamente i siparietti comici tra Tommaso Olanda e Benedicto Cumbercoso si sprecano, di fatto la sinossi è quella della famigerata saga a fumetti “One more day”, in versione ben fatta questa volta, con la magia e il multiverso al posto di quella trovata cretina di Mefisto, anche se il trucco di far dimenticare a tutti l’identità segreta è un classico dei super eroi, in epoca recente lo ha utilizzato anche Daredevil.
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«Soltanto un altro giorno», «Non dire quelle parole, fanno incazzare i fan di Spidey più della saga del clone» |
Ovviamente scherza con la magia ma non toccare il Multiverso, perché il grande casino combinato durante il lancio dell’incantesimo attira per errore verso questo mondo, tutti i personaggi che conoscono l’identità segreta di Spider-Man da tutti gli universi paralleli del Multiverso, il che in soldoni si traduce in un modo molto spiccio: da qui in poi vale tutto! Anche buchi logici della trama che sono voragini, basta che ci siano le strizzatine d’occhio.Se consideriamo le precedenti incarnazioni dell’Uomo Ragno al cinema come un “universo” (il concetto delle varie Terre, che nei fumetti è il pane quotidiano di qualunque Nerd), allora si può pescare il meglio da tutte le versioni del ragnetto viste negli ultimi vent’anni, a questo aggiungete che alla Marvel (quindi Disney) hanno tutti i soldi del mondo e nessuna paura di utilizzarli, quindi possono far venire giù un attore anche per pochi minuti di recitazione pagandolo bei soldi, infatti in tal senso
Alfred Molina è stato il più onesto di tutti, pur garantendo grande professionalità bisogna dirlo.
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Qualche arto aggiuntivo è comodo per agguantare più velocemente l’assegno. |
Non è un caso se sulla sponda della Distinta Concorrenza, il prossimo film di Flash sta facendo parlare di se solo per il ritorno di Michael Keaton sotto il Bat-Mantello, il Multiverso è la nuova frontiera dei
cinecomics, a patto di saperla utilizzare con sapienza e bisogna essere onesti, alla Marvel sono vent’anni che pur sfornando film fatti con lo stampino, prodotti con la stessa formula che manda in sala prodotti di livello medio/alto, hanno sempre avuto la massima attenzione per i personaggi. A tratti “No Way Home” non è la solita sagra del precotto con personaggi che tornano solo per dare ai fan quello che vogliono, il film riesce (quasi) ad essere una storia costruita decente, che senza mai chiamarli così porta in scena i “Sinistri Sei” (anche se sono cinque, anche su questo più avanti ci ritorniamo), ma prima fatemi chiudere quell’icona lasciata aperta lassù, ovvero l’unici pregio della trama, o almeno, quello che finalmente mi aspettavo per questo Spidey tra film a questa parte.Con
Homecoming la Marvel aveva portato in scena uno Spider-Man con un’aurea da eroe Springsteeniano, un ragazzo che finiva ad usare i suoi poteri per aiutare gli altri non per via di un dramma irrisolto, tipo dei genitori uccisi all’uscita di un cinema dove proiettavano Zorro, ma solo perché è la cosa giusta da fare. Un’idea fresca ed etica che poi la stessa Marvel non ha sviluppato granché con
Far from home, perché ammettiamolo, fino a questo momento il Bimbo-Ragno dell’MCU era un personaggio che ha sempre dovuto sottostare alla trama del momento che la Marvel doveva portare avanti, questa versione di Peter Parker era un personaggio a cui mancava il dramma (sostituito dai toni da commedia) ma soprattutto mancava di un vero conflitto per evolvere davvero come personaggio.
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A questa incarnazione di Spidey mancava dramma e conflitto, ora lo abbiamo (sotto la pioggia per di più) |
Bene, in “No Way Home” il conflitto e il dramma arrivano per davvero, lo fanno in maniera coerente e se in tanti anni e in tante incarnazioni cinematografiche del personaggio, le parole “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” erano diventate anche un noioso mantra pieno di ragnatele, qui il film di Jon Watts, scritto da Chris McKenna ed Erik Sommers trova il modo di ridare forza all’etica dell’Uomo Ragno, rilanciando così lo Spidey di Tom Holland. Ci sono voluti tre film e un percorso che lo ha reso diverso da tutte le altre incarnazioni dell’Uomo Ragno viste al cinema prima di lui, ma ora questo Peter Parker è davvero diventato Spider-Man, diventa chiarissimo nell’esaltante scena finale sulle note del tema di Michael Giacchino.Approfondiremo nella sezione commenti del post già lo so, ma un paragone diretto con gli altri Spider-Film devo farlo, era inevitabile che un film basato sul concetto di “Multiverso” come questo, andasse a giocare nello stesso campo di
Spider-Man – Un nuovo universo, temevo che “No Way Home” ne sarebbe uscito con le ossa rotte, invece qui, complici palate di “Fanservice” abbiamo due film sull’Uomo Ragno
ingarbugliato nella ragnatela degli universi paralleli, con una sostanziale differenza:
Un nuovo universo ti faceva appassionare ad un fottio di personaggi “nuovi”, tutti presentati al meglio in un unico film che poteva essere visto da chiunque, “No Way Home” sfrutta altrettanti personaggi “usati” (occhio a come utilizzo questa parola) a patto di aver visto tutti i film precedenti dal
2002 in poi.
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«Guarda che non si svita la testa, sono Spider-Man non Lego Spider-Man!» |
In quasi vent’anni la Marvel ha creato quintali di iconografia che ora fanno parte della cultura popolare, ricordi condivisi per il pubblico, di fatto “No Way Home” fa per i film di Spider-Man quello che
Endgame ha fatto per tutti gli altri film dell’MCU, non solo è un modo per chiudere un capitolo, per cominciarne un
altro, perché nei fumetti conta sempre il prossimo numero, non quello che hai appena finito di leggere, quello te lo hanno già “venduto”, per farlo il film gioca con quelle immagini e con quei personaggi che, mi dispiace zio Martino, veicolano emozioni e lo fanno anche molto bene. Ecco perché se qualche personaggio cade da un’impalcatura (per altro dalla statua della libertà, che sia un omaggio a
Il mio nome è Remo Williams? In fondo anche lui era un po’ un super eroe) per buttarsi a salvarla non va lo Spider-Man più indicato, ma quello più giusto (quando vedrete la scena vi sarà chiaro) e nessuno che ha familiarità con questi personaggi, potrà dire che non sia la scelta migliore.
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Di solito non finisce mai bene questo volo («SNAP!» Cit.) |
“No Way Home” non prova ad evitare di scivolare sulla buccia di banana del “Fanservice”, ci si getta proprio scivolandoci sopra di pancia, per lo mano si sono ricordati di completare l’arco narrativo del protagonista il resto? Un’orgia di gomitini e strizzate d’occhio, ed ora Bariste e Baristi, da qui in poi SPOILER da tutto il multiverso!
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«Fermi! Da qui in poi non potrò più difendervi dagli Spoiler!» |
Sorvolo sulla scena drammatica perché senza rivelare nulla ho già detto tutto quello che dovevo dire, un vero colpo al cuore necessario con cui il Ragno-Pasticcione dell’MCU paga il prezzo più alto e finalmente cresce, era dal “L’uomo Ragno” No. 185 (testi di DeMatteis e disegni di Mark Bagley) che non soffrivo così per un personaggio. La scena del ponte riporta in scena i nomi grossi e quella sequenza, la riassumerei con le immortali parole del Maestro: «esplosioni verdi, gente che entra ed esce volando», quindi direi che altro mi preme dire qualcosa sulle vecchie glorie, parto dal Doc Ock di Alfred Molina, che sarà pure tornato solo per soldi e si vede, per il resto, teniamoci stretto Spider-Man 2, dove era quasi un mentore per il protagonista, mi ha fatto molto piacere ritrovare uno dei personaggi più riusciti della storia dei cinecomics, anche per uno che si è dato del mercenario da solo.
Jamie Foxx deve avere un grande agente, perché il suo Electro pur non essendo mai stato un personaggio molto interessante fin dai tempi di
(non tanto) Amazing Spider-Man 2, qui si prende spazio, certo si sprecano le battute per il suo precedente aspetto da Grande Puffo, ma con il giusto ritocco all’aspetto e al costume si guadagna più spazio di che so, il suo collega Rhys Ifans, che compare in un paio di primi piani, ma anche il suo Lizard risulta molto più riuscito e viscido (d’altra parte, è uno che si chiama lucertola no?) in pochi minuti qui che in tutto il primo
(non tanto) Amazing. Sul perché Electro abbia cambiato completamente aspetto… Multiverso! Quindi vale tutto, anche le voragini di sceneggiatura.
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«Alla Disney pagano meglio che alla Sony, mi sono rifatto il guardaroba, niente più Grande Puffo!» |
Destino simile per il sempre bistrattato Thomas Haden Church, anche per lui poco più che un primo piano il resto, lo facciamo recitare alla sua versione in sabbiosa CGI, forse Sandman avrebbe meritato più spazio di Electro, ma qui è il fan(atico) in me che parla, forse anche per Flint Marko finalmente un po’ di pace dopo un destino che con lui è sempre stato cattivo,
parafrasando le sue parole.Quello per cui provo più stima per ultimo, ci ha provato la
Distinta Concorrenza a riciclarlo in un ruolo pop, ma in un film che rinuncia alle maschere e mostra sempre il volto degli attori, Dafoe qui si gioca il suo “
Spider-Man Goblin, no more” e si riprende il ruolo da diabolico cattivo ghignante che gli spetta, da sempre la vera nemesi di Spidey, Willem si diverte, si vede, anche se la sua svolta è pià radicale dei mille cambi di personalità di Osborn nel fumetto.
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La singola vignetta più citata dal fumetto americano (e non solo) l’ha disegnata Romita Senior sulle pagine di “Amazing Spider-Man” numero 50. |
Vi ero debitore di una riflessione sui “Sinistri Sei”, che in realtà sono cinque, perché appena ho capito che il gioco era pescare tutti i personaggi che fossero a conoscenza dell’identità segreta di Parker, mi sono detto: «Quindi arriverà anche James Franco!», invece nulla. La Marvel ha richiamato anche il vice bidello del liceo di Peter ma James Franco no, ormai da tempo è stato condotto alla cinta daziaria di Hollywood e non credo che lo vedremo ritornare tanto presto. Perché? Multiverso! Vale tutto sì, ma puoi tornare solo se la Disney ti approva… Prrrrrr!Due parole sulle altre vecchie glorie? Mi sembrano doverose! Ci credete che ero quasi contento di rivedere il giovane-vecchio Andrea Isidoro, l’ho apprezzato molto di più che in quei suoi due film
(non tanto) Amazing, peccato che il doppiaggio abbia piallato la battuta proprio sull’aggettivo, ma di “Fanservice” questo film ne ha già abbastanza, quindi va bene così, già tedioso aver assistito ai gridolini di esultanza per lui, bah!
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Visto? Un post intero senza nessuna immagina “Spoiler”, poi ditemi che non vi voglio bene. |
Tobey Maguire non vince la sfida con il Peter Parker sugli …anta (e con dolori alla schiena) di
Un nuovo universo, però rivedere lui vuol dire fare furbamente leva sulle emozioni del primo grande Spider-Man al cinema, infatti non è un caso se la seconda scena dopo i titoli di coda (che in realtà è più che altro una clip), chiuda idealmente il cerchio con il prossimo film di Stefano Strano, perché senza il vecchio Tobey e Sam Raimi, lo stile Marvel nemmeno esisterebbe e ci sarebbe un buco di vent’anni nei cinema e nei cuori del pubblico.Visto che ho citato le scene dopo i titoli di coda, la prima si ricollega a
Venom – La furia di Carnage, un momento più che altro comico che sembra un anticipo del già annunciato incontro/scontro tra Marvel e Sony che pare sia già in cantiere insomma, “Spider-Man – No Way Home” è il trionfo della malinconia, il film che apre la fase del Multiverso, quella in cui vale tutto, l’importante che venga dal passato e faccia puntare il ditino ai nerd verso lo schermo, così è se vi pare e se non vi pare è così lo stesso, quindi io c
ome al solito vi ricordo lo speciale dedicato a Spidey della Bara!