Da quando mi sono immerso
nel mondo di Star Trek, non posso più farne a meno, quindi per qualche
settimana arriveranno un po’ di post a tema, per allineare questa Bara alle
ultime uscite legate all’universo roddenberryano, iniziamo con uno dei titoli
più faticosi da masticare.
Avrei potuto
riassumere tutto così: solo per David Cronenberg.
Già perché da quando
il mio secondo canadese preferito ha confermato la sua presenza nella
serie, nei panni del misterioso e ultra pragmatico Kovich (più Vulcaniano dei
Vulcaniani in questo), non potevo certo abbandonare la più bistrattata delle
nuove serie di Star Trek. Anche perché dopo il
finale, posso dire bizzarro? Mah si, mi va di essere gentile, chiamiamolo
bizzarro, della terza stagione di Discovery, per convincermi a continuare
ci voleva un peso massimo come Cronenberg.
nel mondo di Star Trek, non posso più farne a meno, quindi per qualche
settimana arriveranno un po’ di post a tema, per allineare questa Bara alle
ultime uscite legate all’universo roddenberryano, iniziamo con uno dei titoli
più faticosi da masticare.
riassumere tutto così: solo per David Cronenberg.
Già perché da quando
il mio secondo canadese preferito ha confermato la sua presenza nella
serie, nei panni del misterioso e ultra pragmatico Kovich (più Vulcaniano dei
Vulcaniani in questo), non potevo certo abbandonare la più bistrattata delle
nuove serie di Star Trek. Anche perché dopo il
finale, posso dire bizzarro? Mah si, mi va di essere gentile, chiamiamolo
bizzarro, della terza stagione di Discovery, per convincermi a continuare
ci voleva un peso massimo come Cronenberg.
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«Fino nello spazio sei venuto a perseguitarmi Cassidy» |
Burnham (Sonequa Martin-Green) è riuscita in due imprese, la prima arrivare sulla
poltrona di comando della plancia la seconda, aver domato la chioma,
finalmente sulla testa non ha l’equivalente di Ruggine, un bellissimo esemplare
di gatto Maine Coon suo animale a bordo, ma dei capelli normali,
anche stilosi. Giusto in tempo per affrontare la nuova minaccia.
dei Pianeti Uniti ancora acciaccata a causa del Grande Fuoco e in crisi sull’alimentazione
dei motori (curvatura o spore? Un po’ come benzina o diesel), l’equipaggio della
Discovery si trova a dover risolvere un’altra enorme minaccia: l’Anomalia della
Materia Oscura (AMO), creata da una civiltà altamente progredita denominata
Specie 10-C. Avrebbero potuto dar loro un nome meno generico di così però, che cavolo!
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Finalmente pettinata a modino per il grande evento. |
10-C, nemmeno il loro aspetto, quindi quella che in una vecchia serie di Star
Trek sarebbe stata la minaccia della settimana, qui diventa la minaccia della
stagione. Oddio meglio così che continuare a teletrasportarsi da una trama inconsistente
all’altra come accaduto nelle stagioni precedenti di Discovery, però
dopo le prime due puntate abbastanza a fuoco, diventa subito chiaro che questa
stagione sia un enorme verboso nulla, condito da apparizioni di David Cronenberg
a tenermi sveglio.
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I miei sensori rivelano forme di vita seriale non Cronenberghiane. |
entrare nel vivo la minaccia (e la stagione) ci mette un pezzo, sempre così
impegnata a raccontarci quanto è ganza Michael Burnham, invece di mostrarci
perché dovremmo fare il tifo per lei, in compenso il personaggio di Sylvia (Mary Wiseman)
viene messo un po’ da parte in favore di più minuti per Saru (sotto un quintale
di trucco, il solito mitico Doug Jones). Inutile citare poi come l’utopia roddenberryana
di integrazione totale a tutti i livelli, tanto che religione, orientamento
sessuale e persino le differenze linguistiche erano ormai un ricordo del
passato, in questa serie si traducano in uno scimmiottamento di quei valori, tanto da rendere “Discovery”, impossibile da distinguere da qualunque altra serie da
piattaforma streaming governata da un algoritmo, anche se da noi abbiamo dovuto fare i salti mortali per vederla, Netflix l’ha scaricata, ma in compenso è attraccata su Paramount+.
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«Come si dice sul tuo pianeta? Ah si: STACCE» |
Una stagione che prima di arrivare ad un primo contatto vero, ci mette tredici
episodi e se non fosse per Cronenberg, non avrebbe molti altri motivi di interesse,
anche perché a livello di formato e messa in scena, la “novità” (virgolette
obbligatorie) di Discovery, come detto già in passato, sembra un futuro nato vecchio,
a questo punto quasi pronto per essere soppiantato da un vecchio-nuovo-futuro,
ma di questo parleremo a breve su questa Bara.
solo per Cronenberg, che ha dichiarato che recitare per lui, vuol dire arrivare
puntuale conoscendo a memoria le sue battute, quindi una vacanza dalla regia,per altro a
pochi metri da casa, visto che “Discovery” è girata nel suo Canada (storia
vera). In ogni caso vi ricordo lo speciale dedicato a Star Trek della
Bara!