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Star Trek – Il futuro ha inizio (2009): Il futuro di cosa? Del peggior cinema forse

Nel corso di questa lunga rubrica su “Star Trek” abbiamo
solcato lo spazio, affrontato Romulani, Khan e Klingon, ma l’avversario più
grande è qui. Verrà la morte (del cinema) e avrà negli occhi i “lens flare” di
GIEI GIEI.

La colonna sonora di questo film è bellissima.
Fine del commento, ci vediamo la settimana prossima con
un altro capitolo della rubrica dedicata a “Star Trek”. No giuro, ho finito
potete andare. Questo è tutto quello che ho di buono da dire su questo film. Ok
avete ragione, vi meritate un po’ più di argomentazioni, cominciamo
dall’inizio.

Il disastro di La Nemesi mise fine alle avventure cinematografiche di “Star Trek” per un
lungo, lunghissimo periodo, il tutto mentre sul piccolo schermo, la saga nata per arrivare là dove nessuno era mai
giunto prima, ha mestamente svoltato alla rotonda impostando la rotta in
retromarcia. Cosa succede quando apri la porta al male? Quello viene a trovarti
e infatti anche “Star Trek”, come tutte le lunghe saghe che si rispettino, ha
dovuto sopportare il supplizio del reboot.

Certezze della vita: la morte, le tasse e il rilancio di una saga storica.

Nel 2005 la Viacom che possedeva la Paramount Pictures,
si è separata dalla CBS che però ha mantenuto tutte le proprietà televisive un
tempo della Paramount, tra cui proprio il marchio “Star Trek”. L’allora
presidente della Paramount, Gail Berman, riuscì a trattare con la CBS una
finestra di diciotto mesi, un tempo relativamente breve per tirare su un nuovo
film e non perdere i diritti cinematografici sulla saga creata da Gene Roddenberry.
Cosa succede in questi casi? Corsa agli armamenti e siccome la porta era stata
aperta il male si è intrufolato, sul suo naso gli occhiali tondi del maledetto GIEI GIEI.

Contestualizziamo per un momento, la serie televisiva più
calda nel 2005 era senza ombra di dubbio Lost,
ancora lontana dallo schiantarsi malamente contro il suo risibile finale. I
suoi creatori capitanati dall’odioso GIEI GIEI, erano come giocatori di poker
che dopo aver vinto un paio di mani, erano riusciti a far credere a tutti di
essere bravi sul serio, complice anche il contributo non negativo arrivato con
film come “Mission: Impossibile III” (2006), il più insignificante e
fondamentalmente innocuo di tutta la saga.

“Ok qui, mettiamo sette o otto lens flare. Facciamo dieci”

Mettiamo sul tavolo anche il dettaglio non secondario,
che nel 2005 l’idea di rilancio scorreva potente ad Hollywood, nello stesso
anno Nolan raccontava nuovamente le origini dell’uomo pipistrello, quindi la Paramount corse subito ad accaparrarsi
i servigi degli sceneggiatori Alex Kurtzman e Roberto Orci, i due zerbini collaboratori di GIEI GIEI Abrams, due che si consideravano rispettivamente
“Moderatamente Trekker” e “Trekker sfegatato”. In compenso il loro capo, salito
a bordo del progetto solo dopo aver letto la sceneggiatura (e intuito che razza
di danni avrebbero potuto fare al cinema) ha fatto di più, una volta annunciato
come nuovo regista di “Star Trek”, oltre a co-produrre il film con la sua casa
di produzione, la Bad Robot, pensò bene di annunciare al mondo che lui da
ragazzino, aveva sempre preferito Star Wars (storia vera). Sono sicuro ci sia stato un progressivo caso di
incanutimento prematuro in tutti i Trekkie sparsi sul pianeta Terra.

La spocchia di chi non ama Star Trek ma poggia subito il culo sulla sedia del capitano. Ci vedo qualcosa di metaforico.

Parliamoci chiamo, ogni gruppo di fan è da considerarsi
conservatore, i Trekker hanno sempre guardato ad ogni nuova incarnazione di
“Star Trek” tenendo gli scudi alzati. Picard
è stato considerato un imitatore di scarso livello prima di diventare uno dei
capitani più amati e la stessa Deep Space Nine, prima di collezionare cori di affetto è stata guardata con sospetto.
Ma presentarsi a dei fan tanto fedeli, dichiarando di amare la concorrenza è un
po’ come entrare in chiesa con la maglia degli Slayer, o sei un rivoluzionario
oppure più semplicemente un cretino. Se chiedete a me il giudizio su GIEI GIEI
è chiarissimo, ma bisogna dire che grazie a questo film il suo bluff ha
funzionato, perché il maledetto è maldestro e paraculo, ma non è stupido,
per lo meno non quando si tratta di abbindolare il pubblico.

Foto a caso di Zoe per distrarre da tutte quelle lucine stronze.

Il mio rapporto con “Star Trek” ormai lo conoscete, vi ho
ripetuto quasi ogni settimana che da bambino sono cresciuto più con i film
classici di Kirk e compagni che con la serie televisiva. Inoltre nel 2009
quando il film uscì nelle sale, Lost non era ancora finita (male) e GIEI GIEI
non si era ancora guadagnato l’etichetta di mio nemico numero uno, un titolo che
allora forse spettava ancora… Gore Verbinski?
Si, direi che era lui il mio “prediletto” in quel periodo. Pensare che oggi
siamo quasi amici, visto cosa è capace di fare GIEI GIEI quando ci si mette?

Andai a vedere il film al cinema con la Wing-woman,
ancora più a secco di “Star Trek” di me, devo essere onesto, se escludiamo il
fatto che per una settimana, ho avuto le “lucine” negli occhi a causa di tutti
quei dannatissimi “lens flare”, tutto sommato il film lo avevo anche abbastanza
apprezzato… non ve lo aspettavate questo eh? Ma d’altra parte cosa ci insegnano
i fumetti di super eroi? Le grandi rivalità, il buono e il cattivo, un tempo
qualcosa in comune lo aveva.

“Vedo qualcosa sullo schermo. Oltre a tutti questi dannati lens flare intendo…”

Eppure mi rendo davvero conto, che aver deciso di
affrontare questa lunga rubrica su “Star Trek” mi ha permesso di crescere, ho
vissuto sulla mia pelle (e i miei capelli) quell’effetto di incanutimento
attraverso cui sono passati i Trekker di tutto il mondo. Credo che più conosci
“Star Trek” e la sua filosofia, meno sia possibile apprezzare il film di GIEI
GIEI, che punta spudoratamente a conquistare nuovi fan (numericamente in
vantaggio rispetto ai Trekkie), dando un colpo al cerchio e uno alla botte,
provando anche a tener buoni quelli vecchi, insomma, la solita paraculata targata
GIEI GIEI che però nel 2009, era ancora una mossa relativamente nuova, applicata
ad un film che comunque un minimo si è impegnato. Non è un caso se dopo il
successo di questo “Star Trek”, il maledetto GIEI GIEI sia assorto a nuovo guru di
(quasi) tutti i Nerd nel mondo, il falso profeta in grado di rilanciare le
saghe storiche. Lo so assurdo, ma qualcuno ancora crede a questa favola.

La paraculata di Abrams non è certo un film fatto a tirar
via, il maledetto ha voluto tutti i suoi pretoriani, Damon “Cioccolatino” Lindelof
tra i produttori, gli effetti speciali della Industrial Light and Magic e poi
ammettiamolo, un cast abbastanza illuminato in grado di cavalcare un principio
semplice: tutti conoscono Kirk, le orecchie di Spock e il mito dell’Enterprise,
questi personaggi sono delle tali icone nella cultura popolare da essere
paragonabili per riconoscibilità alla bottiglia della Coca Cola. Raccontarli
nuovamente, enfatizzando al massimo le loro caratteristiche principali, in un
film in grado di tenere alto il ritmo è una sfida, ma anche una potenziale
macchina macina soldi notevole.

“… In realtà il computer rivela solo lens flare sovrapposti ad altri lens flare, Bozhe moi!”

Ora che mi sono goduto ore ed ore (ed ore!) di episodi di
“Star Trek” posso capirlo meglio, Abrams conosceva i vecchi film di “Star
Trek”, dopodiché deve essersi ripassato qualcuno degli episodi della serie classica e con la spocchia che lo contraddistingue, ha deciso di prendere solo
il meglio, o per lo meno, quello che lui riteneva essere il meglio, ignorando
tutto il resto.

In uno dei primi episodi della serie classica, Uhura
utilizzando il suo atteggiamento sempre amabilmente provocatorio, lanciava una
mezza battutina a doppio senso a Spock, che in quanto rigido Vulcaniano con
emozioni sempre sotto controllo, non coglieva al volo il riferimento sessuale, una scena da nulla che serviva più che altro a mettere in chiaro l’emotività di
Spock. Abrams convinto di essere il genio che non è, secondo me ha visto quella
scena e ha pensato: «Ora faccio mettere insieme Uhura e Spock e questo si sarà
qualcosa di rivoluzionario!». Perché il maledetto è così, come quelle persone
che al buffet prima di mettersi nel piatto una tartina, tocca con le ditine
tutto il cibo esposto e poi sceglie di prendere solo quello che ritiene più
buono, senza rispetto (per l’igiene) e le iconografie con cui decide di
mettersi a giocare. Ma anche per il cibo, ammettiamolo.

“Illogico. Ma anche antigienico”

Questo spiega perché l’equipaggio dell’Enterprise è
caratterizzato in maniera più simile a come abbiamo visto i personaggi nei film classici, piuttosto che a come si
comportavano nella serie. Un esempio?
Montgomery Scott nei film era molto più guascone rispetto alla serie classica,
infatti qui è stato affidato ad uno dei miei prediletti, il mitico Simon Pegg
che con questo ruolo, ha inaugurato la sua carriera di Nerd in tutte le grandi
produzioni americane, un ruolo da caratterista che lo accompagnerà fino alla
pensione.

Bisogna dirlo, il direttore del casting si è guadagnato lo stipendio.

Gli altri personaggi? Tutti affidati all’attrice o
all’attore giusto, sono fondamentalmente bella carta da parati: Uhura la nera
sexy, affidata all’attrice di colore più calda in quel periodo, Zoe Saldana.
L’orientale Sulu (John Cho), il russo che parla “russoski” Pavel Chekov (il
compianto Anton Yelchin) e via così. Funziona benino il “Bones” (soprannome che gli deriva dalla sua ex moglie, e vabbè!) di Karl Urban, peccato che il povero Carlo Urbano abbia la capacità naturale di scomparire nel ricordo generale che il pubblico ha di lui, quindi anche lui, carta da parati attorno a Kirk e Spock, che poi sono il cuore vero del film di
GIEI GIEI.

“Ero anche in “Il signore degli anelli”, non ti ricordi?”, “Tu chi sei?”

Infatti inizia tutto con loro, letteralmente visto che la
prima scena è ambientata a bordo della USS Kelvin, che attaccata dal romulano
Nero (di cognome, di nome Franco. Interpretato da Eric Bana) viene distrutta e
verrà ricordata solo per aver dato il nome a questo “universo alternativo”, un
concetto preso dalla fantascienza che serve a rendere un po’ più digeribile
l’idea di un reboot di “Star Trek”. Il famigerato “Kelvinverso” di GIEI GIEI è
una paraculata in pieno stile Lost: prendi qualcosa che funziona dai vecchi film per cercare di giustificare una
storia che è tutto, tranne che nuova, ma da paraculo supremo, Abram cosa fa? Secondo voi qualunque fan di “Star Trek”, vecchio o nuovo che sia, potrà mai
davvero lamentarsi se in un film compare il vecchio Spock interpretato da Leonard
Nimoy in persona? Capite quanto è diabolico GIEI GIEI? 

Nessuno Nerd può resistere davanti al buon vecchio Leonard. Nessuno!

“Star Trek” se non altro dalla sua ha un ritmo
indiavolato davvero notevole, inizia con la USS Kelvin, capitanata per dodici
minuti dal padre di Kirk, qui interpretato da Chris Hemsworth. Lo so, a rivederlo adesso
fa senso l’idea che Thor sia il padre di Kirk!

Questo vuol dire che Loki è suo zio?

Poi si continua con il giovane James
a rombare su una decapottabile rossa sulle note di musica classica come i Beastie
Boys.

Three MC’s and one DJ GIEI GIEI (Quasi-cit.)

Nella versione di GIEI GIEI “Star Trek” è tutto una corsa, una rissa in
un bar, Kirk che si spupazza una tettona dalla pelle verde all’accademia e
Spock che resiste a 35 tentativi di fargli perdere le staffe, ma poi s’incazza
quando qualcuno cita sua madre (interpretata da Winona Ryder, Edipo levati, ma
levati proprio). Cioè 35 insulti di fila e nessuno di questi prevedeva citare la mamma?
Di norma nella provincia dove sono cresciuto io ti insultando partendo subito
dalla tua progenitrice, ma forse GIEI GIEI è cresciuto nei quartieri alti.

Rachels Nichols con il trucco delle grandi occasioni, in versione She-Hulk.

Ad una prima occhiata questo “Star Trek” è un
giocattolone ultra patinato, talmente patinato che tutto scintilla a colpi di
“Lens flare”. La plancia dell’Enterprise sembra un Apple Store, ci vogliono gli
occhiali da sole per guardare le scene ambientate in plancia senza perdere un
paio di diottrie. GIEI GIEI fa scintillare “Star Trek” più di un vampiro di
“Twilight”, posso capire le superfici riflettenti dei computer di bordo, ma
persino la caverna sul pianeta di ghiaccio scintilla se a dirigerla è GIEI
GIEI, che con Star Trek Wars nel cuore, non fa altro che replicare
momenti e dinamiche presi dalla saga di Lucas: lo Scott di Simon Pegg farà pure
battute sul beagle dell’ammiraglio Archer, ma poi va in giro con una sorta di
Yoda come compare. 

Simon Pegg insieme al suo compare Nick Fr… no, forse ho fatto confusione.

Sulu fa a spadate con un soldato Romulano come se in mano
avesse una spada laser e il pianeta di ghiaccio dove Leonard Nimoy è chiamato a
recitare un lungo (lunghissimo!) spiegone che prevede la materia rossa che
genera buchi neri (quindi, se tanto mi dà tanto, la materia nera genera buchi
rossi? Funziona così?) sembra il pianeta ghiacciato di Hoth. Con il senno di poi, quello che riempie le fosse,
sembra il colloquio per l’assunzione alla Lucasfilm di Abrams.

“Non ho ancora capito perché il regista continua a chiamarmi Luke”

Aggiornare una saga non vuol dire snaturarla, “Star Trek”
non è bella perché piena di azione e lucine colorate, ma Abrams nella sua
smania di gran paraculo prende Leonard Nimoy, mette su una supercazzola
giustificandola con il nome di “Kelvinverso” e poi gioca tutto sul gran ritmo.
Tanto lo sa che la maggior parte del pubblico che andrà in sala a vedere questo
film, non lo sa che Kirk è nato nell’Iowa e non a bordo della USS Kelvin, oppure
che Eric Bana interpreta un Romulano che dovrebbe arrivare dallo stesso
universo di “Old Spock”, anche se poi di fatto è un personaggio di rara inutilità con una vendetta
inutilmente complicata da gestire e nessuna vera influenza sulla storia, che
per altro nell’aspetto non somiglia per niente ai classici Romulani. Perché?
Perché è più figo! Mi sembra di vederlo il maledetto sul set che gesticola:
«Pum! Pam! Qui facciamo limonare Kirk! Qui mettiamo due lucine! BOOM! Bang!». 

Il romulano Nero. Per gli amici Franco.

Chris Pine si impegna, ed in effetti funziona nella
versione bimbominkia di Kirk, un personaggio che passa da cadetto a capitano in
due ore di film, il tutto senza mai indossare la divisa, ma sempre solo la
“maglia di sotto” nera, l’equivalente Trekkie della canottiera della salute.
Allo stesso modo chi lo avrebbe mai detto nel 2009, che Zachary Quinto avrebbe
funzionato così bene nel ruolo del Vulcaniano meno capace a mantenere le
emozioni di sempre? Un personaggio con un irrisolto materno che avrebbe fatto
fumare un paio di sigari a Freud notevole, uno che viene scacciato dalla plancia
invocando la regola 619, un capitolo del libro della Flotta stellare che credo
sia stato scritto da Rey Mysterio… Booyaka 619!

“MARTHA!” (Cit.)

“Star Trek” è pieno di cazzate che riescono a passare
abbastanza inosservate (da questo punto di vista è un Prometheus che da meno nell’occhio) con citazioni infilate a forza per far contenti i vecchi fan. Per
ogni Kirk che non cade nel vuoto restando incollato per attrito delle dita al
pavimento e poi si tira su di polpastrelli (avete mai fatto qualche trazione
in vita vostra? GIEI GIEI non di sicuro), trovate dentro una Kobayashi Maru
utilizzata quasi più per giustificare il modo barbaro in cui il maledetto ha
messo le sue manacce sul buffet chiamato “Star Trek” infischiandosene di tutto…
mi sa che mi sta salendo la carogna che non mi era salita in sala nel 2009.
Gente, se non sono diventato un Trekker con questa rubrica (no, quello è un
titolo che non mi merito) credo almeno di essere sulla soglia per esserlo.

PIM! PUM! BANG! Quello che GIEI GIEI ha capito di “Star Trek” (dai due episodi che qualcuno ha riassunto per lui)

Ho una cosetta positiva da dire su questo film, che poi
era anche l’unica che volevo scrivere visto che l’ho messa lassù all’inizio del
post. Ho avuto la fortuna di sentir suonare dal vivo Michael Giacchino un paio
d’anni fa, prima di dirigere l’orchestra sul tema (bellissimo) di questo film,
il compositore ha raccontato come fosse completamente bloccato. Su di lui,
l’ombra di nomi come Alexander Courage,
Jerry Goldsmith o James Horner, il massimo che riusciva a
strimpellare Giacchino era una brutta copia del tema classico di “Star Trek”, fino al giorno in cui Damon “Cioccolatino” Lindelof non gli disse: «Non cercare
di comporre il tema per un film di Star Trek, cerca di comporre la musica per
una storia che parla di due amici» (storia vera). Il risultato è un tema principale
originale che procede in crescendo, esaltante e degno di stare accanto a quello
dei grandi compositori che hanno preceduto Giacchino, quindi bisogna dirlo, se
vi piace la colonna sonora di questo film è anche un po’ merito di
“Cioccolatino”, che almeno una cosa buona nella vita l’ha fatta.

“Non ti gasare, ogni tanto il sole batte anche sul culo di un cane”, “Lo diciamo anche su Vulcano” 

Ma questo era davvero tutto il buono che aveva da dire su
questo film, “Star Trek” di fatto è il Batman Begins di GIEI GIEI, le origini di un’icona della cultura popolare
raccontate abbastanza bene da farla sotto il naso al grande pubblico. Un film
che nella sua pancia portava già tutti i segni dei futuri disastri, ma che nel 2009 non avevamo ancora i mezzi per
capire che di lì a poco, ci avrebbero colti tutti con gli scudi abbassati. 

Il capitano Pike Pine Kirk subisce il trattamento riservato ai Trekker da GIEI GIEI.

L’adattamento Italiano ha pensato bene di aggiungere il
solito sottotitolo, in realtà la frase di lancio del film integrata come parte del titolo (tipica scelta maldestra italiota) che qui suona particolarmente spocchiosa: il futuro ha inizio. Si ma
il futuro di cosa? Al massimo il futuro di tutto il cinema peggiore che abbiamo
dovuto sorbirci negli ultimi anni. Per dirla citando zio Neil Young, stavamo
volando fuori dal blu dentro il nero (non Franco, il Romulano). Infatti questo
post era il riscaldamento, la madre di tutte le battaglie, lo scontro finale
tra me e la mia nemesi arriverà tra sette giorni, dove andremo davvero dentro il nero. Signore, signori, scudi
sollevati, siluri pronti… vengo a prenderti GIEI GIEI! 

La Bara Volante
parte a curvatura verso la battaglia…

Intanto non perdetevi il post di SamSimon, anche lui oggi partecipa alla festa delle mazzate contro il maledetto.

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