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Star Trek V – L’ultima frontiera (1989): tre uomini in barca (anzi, su una nave spaziale)

Ogni viaggio deve avere qualche curva difficile da affrontare, qualche scossone in volo, quindi allacciatevi le cinture di sicurezza perché oggi balleremo un po’. Ah no, la Flotta Stellare non le fornisce, vabbè state pronti ad ondeggiare a ritmo quando gli scudi verranno colpiti dai siluri fotonici.

Qualcosa stava cambiando nella galassia, almeno quella di “Star Trek” nel 1989, anzi probabilmente era già cambiato. Star Trek IV – Rotta verso la Terra era stato un ottimo risultato al botteghino oltre che uno dei capitoli più amati di tutta la saga, ma dopo aver conquistato anche il grande schermo, la saga di Star Trek era pronta a ricominciare il suo viaggio anche in televisione.

La neonata “The Next Generation” al suo esordio, non convinceva ancora i Trekkie duri e puri, che al grido di «C’è solo un capitano! Un caaaaaaaaaapitano!» consideravano i nuovi arrivati solo delle versioni “Maroccate” di Kirk e compagni. Ma fosse così semplice, in realtà lo scontro tra Star Trek al cinema e sul piccolo schermo, è stato una battaglia combattuta sul filo dell’equilibrio con parecchie sortite oltre la zona neutrale.

Vi ho già spiegato per cosa sta la “T” tra James e Kirk vero?

Già perché Gene Roddenberry, il creatore, padre e padrone della serie classica non si è mai rassegnato per davvero all’allentamento dai suoi personaggi, che ha favorito il produttore Harve Bennett, che giova ricordarlo, senza la quale Star Trek al cinema sarebbe rimasto un esperimento molto probabilmente isolato. Ma se con Rotta verso la Terra, la saga si era già giocata la carta del viaggio nel tempo, e ben due regie di fila di Leonard Nimoy, questa volta Bennet si è lasciato convincere dall’entusiasmo di William Shatner, desideroso di seguire le orme dell’amico, esordendo dietro alla macchina da presa di uno dei film della saga.

Che poi non di totale esordio si è trattato, Shatner in quanto divo e assoluto protagonista, aveva già diretto alcuni episodi della sua T.J. Hooker, inoltre per mettersi al comando del quinto episodio della saga, Shatner ha sfoggiato tutta la baldanza del capitano Kirk, mettendo su una squadra di tutto rispetto: quel genio di Andrew Laszlo alla fotografia e il grande ritorno di Jerry Goldsmith alla colonna sonora. Insomma William ha voluto fare le cose in grande puntando in alto, anche con la trama, una sceneggiatura di David Loughery basata su un soggetto dello stesso Shatner, anche se bisogna dire che il tema della ricerca del paradiso era un argomento già affrontato dall’episodio Viaggio verso Eden della serie classica.

La grafica del titolo bisogna dire che non è male.

Shatner puntava talmente in alto che uno dei primi titoli proposti per il film, era il caramelloso “Star Trek V – An act of love” che per assurdo forse avrebbe incarnato meglio le parti più riuscite del film, purtroppo non molte perché affrontiamo lo “Sparviero” Klingon parcheggiato al centro della plancia di comando: questo film è il meno amato dai Trekkie, affermazione soggettiva perché si sa che l’amore dei fan per l’oggetto della loro passione, può essere più volubile del cielo in autunno, ma purtroppo è anche il film di tutta la saga cinematografica di “Star Trek” diretto peggio, e questo purtroppo è un parametro oggettivo da cui non si scappa.

Shatner sul set, impegnato ad essere obbiettivo (scegliendo l’obbiettivo)

In ogni caso, uno dei motivi per cui ho deciso di imbarcarmi nella Flotta Stellare in una rubrica su “Star Trek” era per portare un punto di vista (si spera fresco) su film su cui si discute da anni. Come vi ho già tediato molte volte, quando da bambino vedevo e rivedevo questo film sulle mie vhs custodite gelosamente, “Star Trek V – The Final Frontier” era sempre quello che finivo per rivedere meno volte, ma anche il capitolo che di norma tendo a confondermi, devo fare uno sforzo per ricordarmi che questo, non è il film dove Kirk tira un calcio al ginocchio di un grosso alieno, scoprendo che quello non era il ginocchio.

Con “L’ultima frontiera” William Shatner ha provato a riportare in seno alla saga un tema, come quello religioso, che Roddenberry aveva sempre evitato nella serie classica. Certo avrà fatto anche il passo più lungo della gamba e la sua inesperienza come regista cinematografica, lo ha lasciato con gli scusi abbassati, ma il risultato è un film pasticciato e con problemi di ritmo e continuità, non il peggior film di “Star Trek” di sempre, per quello avremmo ancora tempo modo e maniera nel corso della rubrica, di sicuro tra i titoli con protagonisti il primo leggendario equipaggio, resta il più farraginoso.

Visto inizi peggiori, guarda che roba sembra Lawrence d’Arabia sulle Dune.

Cosa dico sempre dei primi cinque minuti di un film? Ne determinano tutto l’andamento e William Shatner, da regista esordiente ci inciampa subito. L’inizio è magniloquente, grazie alla fotografia di Laszlo e le musiche di Jerry Goldsmith, sembra di stare guardando “Dune” (1984), qui la versione Vulcaniana di Francis Ford Coppola, che scopriremo chiamarsi Sybok (l’attore teatrale Laurence Luckinbill, seconda scelta di Shatner, lasciatemi l’icona aperta, più avanti ci torniamo), sfrutta il suo carisma per radunare proseliti, il primo dei quali una sorta di Pippo Franco spaziale. Vabbè anche i più grandi culti religiosi hanno iniziato da piccoli e comunque, grande Pippo sei un mito!

Shakarí cocorí chi chi chi co co co.

L’azione, oddio azione, la scena si svolge su Nimbus III, il Pianeta della Pace Galattica che di fatto è un deserto (come fai a litigare con qualcuno nel deserto?) la cui capitale si chiama Paradise City, famosa in tutta la galassia perché qui l’erba è verde e le ragazze sono carine.

Problema: Sybok si lascia prendere leggermente la mano e per evitare che una situazione con ostaggi si trasformi in uno di quei culti suicidi dove tutti bevono il detersivo sperando di assorgere al paradiso a bordo di una nave spaziale, la Flotta Stellare manda una nave spaziale (così li confondiamo, tiè!), ovviamente avete già capito di quale si tratta, prima però bisogna interrompere la vacanza dell’equipaggio della nuova USS Enterprise.

«Come non hai portato i Marshmallow?», «Su Vulcano non li vendono li troviamo, illogici»

Sulla Terra, nel parco nazionale dello Yosemite (Sam?), i nostri tre amigos Kirk, Spock e Bones si godono il campeggio, due chiacchiere tra uomini davanti al fuoco, manca solo una bottiglia di amaro Montenegro (sapore vero) e poi il quadretto sarebbe completo. Si perché una delle gag ricorrenti del film sono gli stivali a propulsione di Spock, che utilizza per tutto, anche per salvare Kirk impegnato in un’arrampicata a mani nude, quella con cui William Shatner ha anticipato di anni Tom Cruise, purtroppo con risultati meno spettacolari, perché per mantenere bassi i costi di produzione, invece della solita (ma costosa) Industrial Light and magic, questa volta si è optato per uno studio di New York con poca esperienza e gli effetti del “braccino corto” della produzione, si vedono tutti.

Come passare dalle parole sulla maglietta…
… ai fatti (e Tom Cruise MUTO!)

Questo è il film di Star Trek dove per la prima volta nella saga, compare uno dei miei attori prediletti, David Warner qui interpreta John Talbot, uno che… aiuta Sybok nella sua impresa? Cattura i ribelli insieme ai Klingon? Cosa fa esattamente David Warner in questo film? Mi auguro che la sua parte sia stata tagliata al montaggio, perché non avrebbe nessun senso pagare David Warner per non fare assolutamente nulla nella storia, ma poi risparmiare sugli effetti speciali. Se non altro Warner tornerà ancora in questa saga ma è sempre stato un enorme dubbio in grado di attanagliarmi ad ogni visione del film.

David Warner impegnato a non fare niente, però facendolo benissimo.

Anche se Warner non è stato il problema di selezione degli attori più grande, avevo un’icona da chiudere, quindi lo facciamo subito. Per la parte di Sybok il nostro capitano avrebbe voluto Sean Connery, che però rifiutò il ruolo perché già impegnato con Indiana Jones e l’ultima crociata (storia vera). Questo è uno dei motivi per cui il pianeta perduto, il paradiso terreste che Sybok cerca disperatamente si chiama Sha Ka Ree, che dovrebbe essere un modo secondo la narrativa che si è creata attorno a questo film, di strizzare l’occhio (o meglio, l’orecchio) al nome Sean Connery, anche se ogni volta che lo pronunciano nel film, io sento solo una roba tipo shakarí cocorí, ma mi rendo conto che la presenza di Pippo Franco in questo post sia quasi più ingombrante di quella di Sir Connery, che avrebbe potuto portare attenzione sul film, ma non redimerlo completamente, anche perché il modo in cui William Shatner gestisce gli eventi è macchinoso, inoltre la trama non gira molto bene, anzi molto spesso scricchiola.

Laurence Luckinbill nel momento in cui ha capito di essere solo il sostituto economico di Connery.

Perché Scotty (James Doohan) si lamenta del fatto che la nuova Enterprise cade a pezzi? Ok lo sentiamo dire «Ha un buon motore ma sembra assemblata da scimmie», e a parte il mio viaggio mentale dove mi immagino scimmie in divisa rossa impegnate a costruire la nave spaziale, vuoi vedere che qui non si è risparmiato solo sugli effetti speciali? Capisco che quello di Scotty possa essere un modo di dire per esprimere il suo scarso gradimento, ma nel film lo vediamo anche impegnato in momenti comici da poco, come la capocciata data al tramezzo, dopo aver affermato «Conosco questa nave come il palmo della mia mano!».

Manca solo la musica del Benny Hill Show.

Ma i problemi veri della mancanza di esperienza di William Shatner alla regia non si limitano a questi momenti, se vogliamo di raccordo, quando arriva la rivelazione, il nostro Kirk si gioca un drammatico zoom sul volto impassibile di Leonard Nimoy, una trovata davvero televisiva che avrebbe potuto andare bene nella serie classica, ma qui risulta semplicemente datata e basta. Vi avviso: SPOILER!

«Stai attento», «Al fucile?», «No alle anticipazioni sulla trama»

Il colpo di scena è che Sybok sarebbe il fratellastro (Vulcaniano al 100%) di Spock, peccato che una trama claudicante e la regia di Shatner, non riescano a rendere questo dettaglio il baricentro emotivo del film. Fine della parte con le rivelazioni scottanti.

Il finale con il volto di Dio, mi è sempre sembrato abbastanza pacchiano, anche perché non ho mai ben capito come mai Dio avrebbe tutto questo bisogno di un’astronave per raggiungere i suoi scopi, ma posso essere onesto? La ricerca di Sybok è la parte che mi interessa meno della trama.

Sono sicuro che in repertorio, William Shatner abbia tutta una serie di battute pronte da giocarsi ogni volta che qualcuno lo punzecchia su questo capitolo della saga. Considerando che in vita sua qualche convention di Star Trek deve averla anche frequentata (giusto qualcuna) l’attore che presto entrerà a far parte della Hall of fame della WWE, nel corso degli anni ha più volte scherzato e chiesto scusa per questo film, qualche volta dando la colpa alla sceneggiatura e a volte al budget inadatto, eppure ha anche sostenuto un fatto importante passato ovviamente sotto silenzio: malgrado tutto, questo è uno dei film dove il sacro trio Kirk-Spock-Bones funziona meglio in assoluto.

Super Mario Bros. Spock

Per assurdo, le parti che ricordo meglio del film sono proprio quelle con i tre amici come protagonisti, e se il campeggio è un lungo alleggerimento comico, quando loro tre affrontano il tocco che fa dimenticare tutti i dolori di una vita, per me resta la parte migliore del film. In questa porzione di storia, il colpo di scena legato a Spock ha un minimo di senso, quando il Vulcaniano assiste alla sua stessa nascita, e vede il volto disgustato di suo padre, davanti ad un figlio mezzo sangue, oppure l’altra scena emotivamente forte, ovvero il dottor McCoy che concede l’eutanasia a suo padre, pochi minuti prima dell’arrivo della cura, sono tutti momenti che aggiungono qualcosa ai personaggi e danno un senso alla loro scampagnata in stile orso Yoghi.

Spielberg fa notare che Stanley è lì davanti a loro, chiedendo di poterlo salutare. Gabriele lo tira in disparte e gli confessa che no, quello non è Stanley Kubrick. È Dio che crede di essere Stanley Kubrick (cit.)

Il boccone migliore però se lo riserva da parte il cuoco, infatti la risposta di Kirk davanti alla proposta di dimenticare tutti i dolori del passato, è in puro stile James T. Kirk. William Shatner sarà anche stato un regista con poca esperienza ma il suo personaggio lo conosceva benissimo, infatti l’energico rifiuto di Kirk («Non voglio che portino via il mio dolore, ne ho bisogno!»), per me ha molto più senso, è molto più in stile Kirk di quanto non sia il suo vagare tra i ricordi perduti del film “Generazioni” (1994).

Infatti sono proprio le interazioni tra i tre storici protagonisti la parte più riuscita (forse anche l’unica) di “Star Trek V – L’ultima frontiera”, tra tante gag cretine, ad esempio io trovo sincera ma anche sinceramente divertente il finale, quando Kirk per la felicità (tutta umana) cerca di abbracciare Spock, ricevendo come risposta un’azzeccata e pragmatica «La prego, Capitano, non davanti ai Klingon». Avete presente quando Quentin Tarantino, fanatico di Star Trek da tempi non sospetti, ogni tanto minaccia di dirigere un film della saga? Non lo vedremo mai perché è solo uno dei mille mila progetti annunciati da Tarantino che non vedrà mai la luce (aggiungo per fortuna), anche se tracce abbondanti di questa saga, sono sparse in tutto il cinema del regista di Knoxville.

Tana per Quentin!

“Star Trek V – L’ultima frontiera” non è stato nemmeno un flop al botteghino, non ha incassato come il capitolo precedente quello no, ma sono state le critiche dei fan ad affossarlo. La guerra fredda tra Star Trek al cinema e Star Trek sul piccolo schermo ha visto trionfare Roddenberry, che è arrivato a dichiarare come apocrifi alcuni momenti di questa pellicola, proprio perché il creatore della serie, era tornato a poter dire la sua grazie a “The Next Generation”, ma di questo e dell’ultima avventura dell’equipaggio della USS Enterprise, parleremo a breve, non mancate!

Intanto non osate perdervi il post di SamSimon, ha versato il sangue (verde) per scriverlo, quindi sarebbe carino da parte vostra leggerlo.

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