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Star Wars – Episodio III – La vendetta dei Sith (2005): addio “Prequel Tragedy”, non è stato un piacere

Ogni volta che si parla della “Prequel Trilogy” di Star Wars di solito fioccano insulti e bestemmie, Episodio III è l’unico film che riesce in qualche modo ad uscirne abbastanza bene, forse perché è stato assolto dalle sue (tante) colpe dai fans, a mio avviso solo per una ragione… Nel 2005 ormai le aspettative di noi appassionati erano talmente sotto i tacchi che quasi qualunque cosa sarebbe stata accettabile, pugili suonati che barcollano, ma non vanno al tappeto sotto i colpi di George Lucas.

Come dicevo, Star Wars è sempre stato un film semplice, buoni contro cattivi, Forza contro Lato Oscuro, una favola moderna lineare farcita di personaggi iconici che guarda caso, hanno funzionato per 30 anni. La famigerata prequel TRAILOGIIII, invece, è un’Hydra a tre teste della mostruosa durata complessiva di 6 ore e 58 minuti, una maratona che fiacca lo spettatore colpendolo al mento con un alieno svampito di vaga ispirazione Giamaicana, la storia d’amore più pallosa, melensa e scritta male ad Ovest delle telenovelas Messicane, un incasinatissimo “GOMBLOTTO” galattico di stampo politico, tra il Senato, i Jedi (che per tre film NON capiscono una mazza di quello che accade, alla faccia della Forza) la federazione dei mercanti, la droide-armata, l’esercito dei cloni, il bue, l’asinello, la pecora e l’agnello, il tutto condito da un’orgia di effetti speciali, talmente tanti da farti venir voglia di gettare la spugna dall’angolo del ring, per mettere fine a questo imbarazzante bagno di sangue.

Non so voi, ma ci vedo come una metafora in tutto questo.

Giunti al terzo film, i nodoni di questa prequel TRAILOGIIIII vengono al pettine, le 2 ore e 20 sono utilizzate da Lucas in maniera disastrosa, tutta la prima parte vola via (si fa per dire…) tra inseguimenti e lotte varie tra Obi-Wan e il Generale Grievous. Il primo interpretato da uno Ewan McGregor che somiglia in modo impressionante ad Alec Guinness (…Tutto merito del parrucchiere) che ha la faccia di uno che dice: “Uccidetemi subito e nel modo più doloroso possibile per favore”, il secondo, è l’ennesimo caso in cui il reparto design è scappato di mano…

Grievous (ma che nome è? Generale Atroce? In pratica è una confessione…) compare nel film a giochi iniziati, per scoprire qualcosa di lui è obbligatorio guardare la serie a cartoni animati “Clone Wars” (che resta migliore di tutti e tre i film di questa nuova trilogia), il suo volto è stato disegnato prendendo ispirazione dalla forma di uno spruzzatore, avete presente quel coso che si usa per pulire i vetri, ecco, quello… Storia vera.

Di fatto, guardandolo sembra di trovarsi di fronte ad un robot che per qualche motivo ignoto… Tossisce! (FACCIAPALMO) Sul suo combattimento con Obi-Wan preferirei non dire nulla, la sensazione generale è quella dell’imbarazzo e sono stato ancora gentile.

Grievous, il migliore alleato contro i Jedi e lo sporco più difficile.

Come dicevo, parlando di Episodio I, anche per questo film sembra che George Lucas decida sistematicamente di inserire nella pellicola una cazzata, per compensare le rare idee azzeccate del film, questa sue pericolosa tendenza è sottolineata dalla palese mancanza di tempo, dopo aver sprecato cinque ore buone a parlare di cose a cui nessuno interessa (tipo gli stramaledetti Midi-chlorian), Lucas si rende conto che ha solo un’ora per far quadrare tutta la storia e allinearsi con l’inizio del film successivo.

Il risultato è una tragedia, quasi me lo vedo Lucas che dice ad Hayden Christensen: “Heidi! Da qui in poi fai la faccia corrucciata… Ok, perfetto, vai così fino alla fine!”, il tutto mentre il suo personaggio cambia idea ogni quattro secondi, sono buono, no sono cattivo, aiuto i Jedi, no, magari mi alleo con il primo che passa perché una volta mio cuGGGino mi ha detto che può impedire alle persone che ama di morire mentre ha visto un cane che invece era Yoda (mio cuGGGino, mio cuGGGino…). Anche l’unica scena azzeccata nell’arco narrativo del personaggio, ovvero la strade dei bimbi-Jedi, ovvero il momento di svolta del personaggio, viene gettata alle ortiche grazie alla fissità tipica dell’ottuso, sfoggiata da Heidi Christensen nelle scene successive… Per citare Bruce Springsteen: “One step up and two steps back”.

«Togliti le mutande!»
«Mi sa che oltre alla recitazione devi ripassare anche anatomia»

Personalmente amo molto la scena della battaglia su Kashyyyk, in particolare il momento in cui i Wookie da dietro le barricate iniziano a fare ROOOOOAAAARRRRRRRRRR! Lo so anche perché mi piace, perché mi immagino quanto sarebbe stato figo vedere quegli spilungoni poco amanti dei rasoi Gillette al posto degli Ewoks ne Il ritorno dello Jedi. Ma resta il fatto che è l’ennesima battaglia che serve solo ad allungare il brodo e poco altro.

«Chi non salta Hayden Christensen è!»

Episodio III oltre a riciclare i Wookie e “La vendetta” nel titolo, è il capitolo di Star Wars con il maggior numero di duelli con spade laser, anche se sono tutti caratterizzati dalla fretta, il personaggio di Mace Windu risulta particolarmente inutile, si salva solo perché Samuel L. Jackson è il solito Mount Rushmore scolpito nel carisma, ma in generale tutti gli attori vanno sotto con perdite, Natalina Portuale fa il compitino e ritira l’assegno, l’unico che ci mette qualcosa è Ian McDiarmid nei panni del Senatore Palpatine (eh eh, fa ancora ridere!), se vi capita gustatevi la sua prova in lingua originale, giusto per fare pace con la buona recitazione, una cosa rara in questa “Prequel Tragedy”.

«Ok tutte le parti di Sam Jackson le tagliamo, tranquilli ci parlo io con lui»

La fretta dicevo, la fretta è la compagna scelta da Lucas per far tornare i conti tra questo film e l’inizio del prossimo, il risultato sono alcune soluzioni in fase di scrittura capaci di far cadere le braccia (diciamo le braccia) anche all’ultimo degli spettatori. Il Maestro Yoda combatte con l’Imperatore e, siccome non c’è più tempo, decide: “Ho fallito, in esilio io andrò” e sparisce dal film… Il Jedi più potente della Galassia cancellato con un colpo di gomma dalla storia solo perché non c’è più tempo per mettere in scena una soluzione più logica. Di peggio viene fatto con il personaggio di Padme, che scopre al momento del parto di stare aspettando due gemelli (evidentemente su Coruscant non ci sono macchinari per fare un’ecografia), dopodichè muore. La spiegazione fornita da Lucas è meravigliosa: la ragazza è triste e non ha più voglia di vivere. Ogni volta che sento quella frase non so se lanciarmi in uno schioccante FACCIAPALMO, o correre con la mano aperta fino allo Skywalker Ranch e piazzare il palmo rovente sul faccione di George Lucas, utilizzando l’antica tecnica dello schiaffone di Hokuto.

«Avevo solo sette ore? Come posso raccontare una storia in sole sette misere ore?!»

Ma il dramma vero di Episodio III è strutturale, è il grande problema dei Prequel, film che partono azzoppati. Pensiamo ad Obi-Wan, giusto per fare un nome, come fai ad appassionarti al destino di un personaggio, che sai già che arriverà vivo fino alla fine di questo film, in virtù della sua presenza nel capitolo successivo? Inoltre, siamo davvero interessati a vedere come sia nata un’icona del Cinema? E’ per forza qualcosa che deve essere raccontato a tutti i costi? Non pretendo una risposta, ma all’annuncio di un prequel di qualche film che avete amato tanto ricordate, che dietro al casco di Darth Vader, c’è quella faccia da pirla di Heidi Christensen… Avverto una perturbazione nella Forza.

Ne parlavo con il Maestro Yoda riguardo ad Episodio II, i combattimenti con le spade laser nella prequel tragedy sono più spettacolari, vero, sono sicuro che ricordate lo scontro tra Obi-Wan e Darth Vader in Guerre Stellari, i due (in particolare Alec Guinness) agitano la spada laser senza avere la minima idea di come utilizzarla, Sir Guinness la maneggia come un oggetto che potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma sfido chiunque a dire che il loro scontro non sia epico e tragico, questo soprattutto grazie ai dialoghi (“Ti stavo aspettando, Obi-Wan. Ci rincontriamo, finalmente. Ora il cerchio è completo. Quando ti ho lasciato non ero che un discepolo. Ora sono io il maestro.”, “Solo un maestro del male, Dart”), in un attimo capisci che i due duellanti non sapranno maneggiare una spada laser, ma questo duello è fondamentale perché sono decenni che Darth Vader aspetta di poter consumare la sua vendetta. L’unico, davvero l’UNICO motivo di interesse di un film come Episodio III è quello di vedere Gara 1 del match tra Obi-Wan e Anakin, lo scontro che è all’origine di tanto odio.

Sappi che la cosa è reciproca Heidi.

Lucas nella scena ambientata su Mustafar, sembra più interessato a mostrare la lava generata al computer dai ragazzi della IL&M che a creare un momento davvero epico. Prima parlavo di dialoghi riusciti, uno scontro che i fan di Guerre Stellari hanno immaginato nelle loro testoline per 30 anni si riduce ad Obi-Wan che intima ad Anakin “Non lo fare… Io sto più in alto di te” prima di colpirlo a morte. Io sto più in alto di te?? Ma cosa sono due bambini al parco giochi che si sbeffeggiano uno con l’altro? Ma stiamo scherzando!?! Lucas, metti un po’ il braccio così, Ma Vaffandagobah! Va!

Sempre nell’ottica di dare un calcio al secchio del latte ad ogni scena riuscita del film, Lucas piazza la porcata massima nel finale, il momento in cui la maschera di Darth Vader cala sul volto di Anakin, e assistiamo al primo respiro del personaggio (la nascita di un’icona del Cinema, emozionarsi è lecito), Lucas s’inventa QUEL grido di dolore del Sith, quello che è diventato un Meme su internet, in pratica una parodia di se stesso, sì, sto parlando di quel “NUUUUUUUOOOOOOOO” che più che un urlo di dolore sembra un muggito. A questo punto non ho più nemmeno la forza di portarmi la mano al volto per esibirmi in un FACCIAPALMO.

Sopra il giorno di dolore che uno ha. Tu ru ru… Tu ru ru…

Questa prequel TRAILOGIIIIIIII (ho perso il conto delle “I”), sottolinea tutti i difetti di George Lucas, la sua cieca fiducia che l’uso massiccio di effetti speciali possa risolvere tutto (anche la sua incapacità di dirigere gli attori, ad esempio), ma dopo aver preso la sciagurata scelta di dirigerli davvero questi tre film, l’ENORME problema sta tutto nella sceneggiatura, tutta scritta di pugno dal Lucas senza la consulenza di Lawrence Kasdan responsabile, invece, della TRILOGIA, quella vera. Ora, io non dico che Kasdan sia la panacea di tutti i mali, anche lui ha firmato le sue belle cagate in carriera, tipo “L’acchiappasogni” (meglio noto come “Il film dei caga-anguille”. Storia vera), ma guarda caso, quel furbacchione di JJ Abrams lo ha voluto a tutti i costi per Episodio VII, un motivo ci sarà, no? Vedremo se sarà puro fan service oppure una scelta ponderata…

Se non altro Pietro Di Giacomo ha ammesso di aver preso una vacca per le balle con la trilogia dello Hobbit, Lucas, invece, non ha mai negato nulla, sono rassegnato all’idea che a lui questa nuova trilogia piaccia sul serio, l’altro giorno leggevo il suo commento a caldo dopo aver visto Episodio VII in anteprima, ha laconicamente dichiarato che è un film che piacerà ai fans (il che a volte può essere anche più spaventoso…). Quello che temo io sono i ricorsi storici, se questo Episodio III risulta “meno peggio” degli altri due, solo perché sfoggia un po’ meno cazzate dei suoi due predecessori, non vorrei che Episodio VII verrà bollato come “Il più grande Capolavoro della storia della galassia” solo perché da appassionati di Guerre Stellari, ormai ci basta non vedere Jar Jar o Heidi Christensen…

Che ci volete fare, sono nato ottimista, ma sono sicuro che chi c’era nel 1999 concorderà con il mio approccio disilluso, in ogni caso, ormai l’attesa e finita, ci rivediamo da queste parti per parlare di Episodio VII, si spera con toni entusiastici, fino a quel momento, l’augurio è sempre lo stesso, questa volta più sentito e azzeccato che mai… Che la Forza sia con voi! (e con JJ Abrams).

Sepolto in precedenza mercoledì 16 dicembre 2015

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