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Stopmotion (2024): malessere a passo uno

Uno dei primi film targati Shudder che ho visto quest’anno ha calamitato subito la mia attenzione, che scherziamo? Leggo “Stopmotion” penso al Maestro Ray Harryhausen e ho già cliccato “play” senza pensarci!

Ella (Aisling Franciosi, lasciatemi l’icona aperta, torneremo presto su ella. Ah-ah) è una figlia come tante, classica tipa tranquilla con un peso enorme sul cuore, anzi, una grande ombra da cui è difficile svinvolarsi, sua madre Suzanne (una monolitica Stella Gonet) è una vera leggenda dell’animazione a passo uno, nel film tutti parlano di lei come appunto, di una sorta di Maestro Harryhausen, anche se la sua condizione la avvicina molto a come mi immagino sia nella vita Phil Tippett, anche alla luce della sua ultima fatica.

Non voglio fare illazioni sugli effetti a lungo termine di questa tecnica, ma questo film non depone a favore, anzi!

Suzanne è anziana, malata, con le mani rese inservibili dall’artrite e dal logorio degli anni passati ad animare film un fotogramma alla volta, non fa altro che sbraitare ordini alla figlia, in quella che è una dinamica ormai logora che se fossimo su un sito alla moda, qualche recensore molto fighetto descriverebbe come “tossica”.

Sarà, ma io ci ho visto solo il peso del senso di responsabilità di una figlia nei confronti di una madre, che per di più per tutti è una leggenda, questo spiegherebbe anche come mai Ella, ad un certo punto decida di mettere mano lei al lavoro materno nel tentativo di portarlo a compimento.

Senza pressione eh? Lavora tranquilla.

In “Stopmotion” c’è parecchio non detto, il regista Robert Morgan al suo esordio, come narratore dimostra a tratti di essere ancora uno tutto da fare, però l’atmosfera malsana è quella giusta e i personaggi che ruotano attorno alla coppia madre-figlia contribuiscono, uno è rappresentato dal fidanzato della protagonista Tom (Tom York), a tratti il suo unico contatto con l’umanità (o la realtà) quando Suzanne viene colpita da un ictus.

L’altro personaggio è quello della ragazzina, che non ho francamente capito da dove sia uscita (figlia dei vicini o visione onirica? Boh non è chiarissimo), sta di fatto che ad interpretarla è l’efficace Caiolinn Springall, afflitta dagli incubi racconta ad Ella della creatura mostruosa che la perseguita, un essere chiamato “The Ashman”, che era proprio quello di cui la novella animatrice a passo uno aveva bisogno, visto che rimasta sola con la sua plastilina in uno squallido appartamento decadente, necessitava proprio di un altro fantasma, questa volta forse non metaforico.

Ovviamente l’animazione (angosciante) a passo uno, non può mancare.

Se vi è piaciuto il ben più riuscito Censor, nell’esordio di Robert Morgan potreste ritrovare qualcuna di quelle atmosfere, ma a farla da padrona sono ovviamente le inquietanti e riuscite sequenze animate con la tecnica del titolo, che diventano sempre più intellegibili, ad un certo punto non è più chiaro se abbia sconfinato fuori dalla realtà o se la mente di Ella si sia semplicemente persa in essa. Ma non era Ella? Vabbè ci siamo capiti.

Con un po’ più di esperienza nella gestione del ritmo, “Stopmotion” sarebbe stato un gioiellino, ma se vi piacciono le atmosfere malsane e non vi fossilizzate su una trama in cui alcuni elementi non sono proprio spiegati in maniera cartesiana, il film potrebbe piacervi molto, anche perché ha un decente tasso di “Body Horror” che ben si sposa con la tecnica dell’animazione a passo uno e al contenuto del film-nel-film di Suzanne, bello tetro già di suo.

Il montaggio sonoro poi è un’arma notevole a favore del film, la stopmotion è per sua natura silente, capace di creare “figurini” simili agli umani nei movimenti ma strani quel tanto che basta da risultare creature da incubo, se poi a questo ci aggiungi un sonoro che sa di viscido e bagnaticcio, il coefficiente di malsano della storia fa un balzo in avanti, al resto ci pensa Aisling Franciosi, di cui è il momento di parlare.

Per chi ama farsi coccolare dai film horror.

Questi piccoli film dalle atmosfere Horror sono il suo pane quotidiano, l’avevamo già vista bravissima in The nightingale, qui si conferma ottima a comunicare (di solito disagio) anche senza bisogno di troppi dialoghi, perfetta per portare noi e il suo personaggio oltre quell’argine che se infranto, determina l’impossibilità di capire cosa è reale e cosa no, insomma per ora lo trovate solo su Shudder, ma se vi capita, questo viaggetto malsano a passo uno merita un’occhiata.

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