Succedono “Strane cose” alla Bara Volante, bambini in BMX
che scompaiono, lucine che si accendono ad intermittenza e Winona Ryder
sorpresa a manomettere un antitaccheggio. No, quest’ultima non è poi così
strana, ma sta di fatto che la barriera tra i mondi è più sottile e questa
terza stagione di “Stranger Things” verrà commentata (moderatamente) bene da
Cassidy e in maniera decisamente meno gentile dall’Anti-Cassidy, la sua
versione malvagia proveniente dal Sottosopra, ormai questo blog è ai confini della
realtà!
(si fa per dire) di Cassidy
poi così buona come raccontavate un anno fa? Cazzarola! Mi avete fatto fare la
figura di quello che si presenta in costume da Ghostbuster ad una festa dov’è richiesto l’abito elegante quando l’ho criticata ed ora in tanti sono pronti ad ammettere che è stata un mezzo
passo falso?
paginone la terza stagione di “Stranger Things”, i pareri in giro sono tutti
più o meno concordi sul fatto che sia molto meglio della seconda. Mi viene da
dire che ci voleva anche poco, però su questo sono d’accordo anche io, “Strane
cose 3” riesce a rimettersi più o meno in scia alla prima stagione, quella che
per me resta ancora la migliore, un piccolo racconto di formazione che riusciva
a solleticare con l’idea di un mondo (sottosopra) appena dietro la superficie
del nostro e il giusto equilibrio tra citazioni a malinconia anni ’80, ad un
livello che poteva essere ancora accettabile, prima che le imitazioni iniziassero a proliferare.
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Wonder Woman oppure il supereroe più scemo di sempre. Difficile scelta. |
Bisogna dire i fratelli Matt e Ross Duffer sono tutto tranne
che cretini, sanno che molto probabilmente verranno ricordati solo per questa
serie e non hanno nessuna intenzione di sbagliare, quindi hanno saputo correggere
il tiro, tornando a dare il giusto spazio a tutti i personaggi – senza tenerli
chiusi un’intera stagione dentro un capanno per poi spedirli a Chicago – azzeccando
anche qualche volto nuovo: la Robin interpretata da Maya Hawke (figlia di Uma
Thurman e Ethan Hawke) nonché rumore di manette che scattano ai polsi e sbarre
che si chiudono, per una buona fetta di pubblico (vi conosco mascherine!),
riesce a risultare più utile ai fini della trama della “Mad” Max di Sadie Sink
che qui in termini di utilità viene sorpassata a destra
anche dal fratello bullo Billy (Dacre Montgomery) che si reinventa in
versione “Mitch di Baywatch”, ma con più ricci in testa di David Hasselhoff.
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Ah! Gravissimo errore! Baywatch era una serie degli anni ’90, tana per i Duffer! |
I Duffer sanno che i loro giovani protagonisti crescono alla velocità del grano d’estate e rendono tale crescita parte della storia,
ecco perché inizia il gioco della coppie, in cui tutti ora hanno una
fidanzatina, anche Dustin, anche se tutti credono che la sua famigerata Suzie
sia frutto della fantasia.
parecchio ad ingranare, infatti il dettaglio più significativo dei primi due episodi,
è una citazione a Il giorno degli zombi di George A. Romero che ho gradito (fino
ad un certo punto) e ad un’altra che forse ho colto solo io, perché credo che
esista solo nella mia mente: per tutta Hawkins i topi esplodono trasformandosi
in pappetta molle. Voglio illudermi che sia un omaggio alla “musica che fa esplodere
i topi” di “Rock ‘n’ Roll High School”, ma trattandosi di un film del 1979
penso che i Duffer non lo abbiano preso nemmeno in considerazione.
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Ho bisogno di una faccia amica in mezzo a questo casino… Jake Busey! |
I topolini che muoiono male non vengono notati subito perché
tutti sono molto attratti del nuovissimo centro commerciale di Hawkins, lo Starcourt
che con la sola presenza fa subito pensare a Romero e con la sua corrente
elettrica ballerina, dà il via al mistero di questa terza stagione.
mistero alla Scooby-Doo oppure alla Piccoli Brividi versione 2019 (ma
travestito da 1985) che, comunque, per parecchi minuti appassiona abbastanza,
sempre se riesci a non andare sotto con i vari momenti scatologici (Lucas che tira le
puzze all’aroma di Nacho), oppure i momenti di tiramolla tra Eleven (Millie
Bobby Brown) e il suo fidanzatino che credo si chiami Mike, non lo so io lo
chiamo “lo spaventapasseri”, tre stagioni ancora non ho imparato i nomi di
tutti i personaggi, il che già dovrebbe dirvi qualcosa su cosa penso di questa
serie.
che campa sulla malinconia per gli anni ’80, però… Oh! Sono molto ben fatti, il “Mind
flayer” viene spesso inquadrato da vicino e a piena luce e la CGI tiene alla
grande, ci sono film con budget ben più alti che non possono contare su effetti
speciali così ben fatti, il che gioca a favore di una certa svolta un po’
horror data alla serie che tutto sommato ho gradito.
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Beh, almeno i mostri sbavanti non sono niente male. |
In generale, continuo a considerare “Stranger Things” un
flagello, perché è una serie che cavalca la mania per l’attesa (lo
stramaledetto “Hype”) e per la malinconia a tutti i costi che è un po’ il “male”
del nostro tempo quando parliamo di opere d’intrattenimento. Mi pare che citare
un vecchio film con cui siamo tutti cresciuti e sapere creare attesa per la
prossima stagione, sia più importante della storia stessa.
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A sinistra quelli che ho convinto con questo mio inutile argomentare. A destra tutti gli altri. |
Ecco perché di norma in rete si trovano più commenti su un
trailer di due minuti che su un film di due ore. Sarà che ormai ho l’età per
essere lo zio di Dustin, ma sono rimasto ai tempi in cui non era tutto a
portata di “Click” e trovare un nuovo film in grado di scaldarti il cuore era
più difficile che raggiungere il tesoro di Willy l’orbo, oppure sarà che “Stranger
Things” la trovo una serie d’intrattenimento un po’ più curata della media, ma
senza pretese, non di certo il capolavoro assoluto di cui sento parlare in
giro e se voglio esaltarmi per la scena d’apertura più bella che un film di
zombi abbia mai avuto in tutta la storia del cinema, vado a rivedermi per la
milionesima volta, Il giorno degli zombi,
piuttosto che “Strane cose 3”.
piagnucolare sul fatto che si stava meglio quando si stava peggio, io qui avrei
delle gomme da masticare e dei calci nel culo da rifilare. E ho finito le
gomme.
fine di questa terza stagione di “Stranger Things”? Devo citarvi Cetto la Qualunque,
oppure è chiaro per tutti che: “Una beata minchia” è la risposta esatta?
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“Raga quanto ci facciamo che tempo due paragrafi tira dentro anche Abrams?” |
Sì, lo so cosa state pensando: “Stranger Things” è un romanzo
di formazione su alcuni ragazzini che BLA BLA BLA, cazzate! Questa serie è il prodotto dei
fratelli Duffer che hanno avuto un ottimo spunto di partenza, ma avendo una
serie da portare avanti non hanno nessuna idea di come sfruttare l’elemento fantastico
della storia ed ecco perché da due stagioni stanno menando il can per l’aia per
allungare il brodo, concentrandosi sui protagonisti e dandoci dentro fortissimo
con le citazioni e la malinconia per gli anni ’80 che è un po’ la loro carta “Esci
di prigione”, visto che la usano ad ogni piè sospinto.
forte, pensare che ai tempi della prima serie, i Duffer erano riusciti a fare
meglio di GIEI GIEI Abrams e del suo “Super 8” (2011), ora, invece, sembrano due
cosplayer del “maledetto”. Anche perché parliamoci chiaro: dove sono questi
famigerati personaggi a cui dovremmo affezionarci?
arco narrativo (quasi) definito è Steve “belli capelli” Harrington (Joe Keery)?
Passato da “stronzo supremo” a “sfigato” procedendo al contrario la scalinata
della popolarità come si vede fare molto poco ai personaggi dell’Immaginario?
Gli altri? Non pervenuti.
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Tartarughe Ninja Stranger Things e il segreto di ooze. |
Lucas, lo spaventapasseri Mike e persino “Undici” sono
cresciuti perché sono cresciuti gli attori che li interpretano, ma di fatto sono
ancora personaggi fossilizzati al loro ruolo da “fermaposto”, impegnati ad
impersonare le varie sfumature di “sfiga” che essere un nerd dovrebbe in teoria
rappresentare nella realtà, ma non in questa serie, perché qui il concetto di
essere un “secchione” è figo, come lo è nel 2019, tanto che persino l’odiosa
Erica (personaggio pensato per essere simpatico che fa tutto il giro su se
stessa risultando odiosa, tipo Pucci il cane dei Simpson) alla fine della serie, il massimo a cui può ambire è
di riscoprirsi anche lei nerd.
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Non puoi dire teleferica senza Erica (forse non era così la frase) |
Non vedo nessuna differenza tra i ragazzini di “Stranger
Things” e i protagonisti di qualunque delle stagioni noiose (dalle quattro in
poi) di “The Big bang theory” se non l’età anagrafica, entrambi rappresentano
cosa vuol dire essere nerd nel 2019 e allo stesso modo, proprio come accaduto a
Sheldon e soci, stanno iniziando ad essere tutti fidanzati. Dài, ditemi che
Suzie non è altro che una Amy Farrah Fowler solo molto più giovane! L’unico
immune, resta Will che, in teoria, dovrebbe essere il personaggio chiave della
serie, perché è l’unico che nel “Sottosopra” ci è stato davvero che, invece,
viene usato come rivelatore di presenza di mostri, mentre è impegnato a
ripetere: «Possiamo giocare a D&D?» per tutto il tempo.
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Non capisco più se sto guardando “Stranger Things” oppure una puntata di “Young Sheldon”. |
Nel loro portare in scena il “manuale della malinconia anni ‘80”
i Duffer che dalle mie parti si direbbe che sono più furbi che belli, secondo
voi potevano non giocarsi i Comunisti? Hanno una storia ambientata in piena
Guerra Fredda, mettiamoci dentro i Russi per spiegare che Hawkins è l’unico
posto dove si può accedere al “Sottosopra”, perché lì la porta era già stata
aperta. Poi chissenefrega che non sia assolutamente credibile che in piena Reaganomics
un intero plotone di soldati e scienziati russi, possano aver costruito una
bunker segreto sotto un centro commerciale dell’Indiana, perché tanto basta
sbatterci dentro una bella scena in cui i protagonisti strafatti parlano di Ritorno al futuro e il pubblico è
felice.
una serie tv ambientata nel finto 1985 mette su una trama ancora più cretina va
tutto bene? No, sul serio, la minaccia comunista che invade l’America,
travestita da zombie di Romero (e state pur certi che hanno usato Day, solo perché Dawn è un film del 1978), con dentro una specie di Terminator
sovietico il tutto impanato e fritto in “L’invasione degli ultra corpi” fatto nel
2019 va bene e John Milius no? Come funziona, degli anni ’80 prendiamo solo le parti famose (e socialmente accettabili) e il resto lo buttiamo via?
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John Milius perdonali, non sanno quello che fanno! |
La verità è che “Stranger Things” ha contribuito a sdoganare
un’idea di anni ’80 che NON sono mai esistiti, forse nemmeno all’interno della
finzione cinematografica e che la coscienza comune sta accettando come gli
unici reali. Sarebbe carino scoprire quanti abbonati di Netflix under 20 guardino questa
serie, perché di fatto è rivolta a dei trenta/quarantenni affetti da malinconia
congenita, tanto che i personaggi parlano, pensano e agiscono solo per questo,
per accontentare questa porzione di pubblico.
il modello di riferimento per TUTTI i film con i morti viventi realizzati negli
ultimi trent’anni, ma alla sua uscita è stato un flop, quindi mostrare una sala
piena ha poco senso (anche in una storia immaginaria), così come è assolutamente illusorio il fatto che Lucas, per
fare una clamorosa marchetta alla Coca Cola, decida di paragonarla a La Cosa di John Carpenter, definito addirittura
migliore dell’originale.
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Tra un rutto di Coca Cola e l’altro, parlami ancora di questo tale di nome John Carpenter, vorrei sapern di più. |
Ma parliamo dello stesso “La Cosa” che ha incassato risate
al botteghino? Lo stesso “La Cosa” che ha fatto guadagnare a Carpenter l’etichetta
di “Pornografo della violenza” e ha quasi ucciso la sua carriera? Volete dirmi
che un ragazzino che spara scoregge al retrogusto di Nachos del 1985, aveva già
capito tutto? Se consideriamo che parla come un trentenne dell’anno 2019 sì,
altrimenti qui ci stanno prendendo tutti per il naso.
si curano nemmeno di portare in scena una storia che abbia senso, ma secondo
voi è normale che nel momento del “climax” finale, ad un attimo della
distruzione totale
la canzone di “La storia infinita” (1984)? A nessuno frega niente della storia,
l’importante è infilare il più alto numero di strizzatine d’occhio possibili
immaginabili. I Duffer sembravano l’alternativa a GIEI GIEI, invece sono fatti
della stessa pasta.
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Su questa scena sono sprofondato nelle paludi della tristezza come Artax. |
Se a questo aggiungiamo una Winona Ryder che recita
costantemente sopra le righe e David Harbour che diventa inspiegabilmente il
protagonista di interi episodi dove gioca a fare il Magnum P.I. con la
panza, il disastro è completo.
Devo dire che la svolta da eroe d’azione di Jim Hopper, per
quanto senza alcuna logica (minacciare il sindaco in quel modo senza curarsi
delle conseguenze? Bah) è anche simpatica, ma solo per il fatto che Harbour di
fatto ha continuato ad interpretare il suo Hellboy,
questa volta senza le tre comode ore di seduta in sala trucco. Forse il ragazzo
era convinto di fare davvero il botto ed essere destinato ad interpretare il diavolone
di Mike Mignola per chissà quanti seguiti, ma tanto la scena dopo i titoli di
coda, smonta con il cacciavite il finale emotivo che sono certo a tanti sarà
piaciuto, ma personalmente dopo il lancio di fuochi d’artificio (sul serio?
Pensavo si sarebbero giocati gli zombie) nel finale e l’infinita serie di
cazzate (e citazioni) che i Duffer infilano giù per la gola dello spettatore
con l’imbuto, se anche gli ultimi minuti poteva funzionare, ormai le palle mi
roteavano in stile pale di elicottero ed è stato tutto vano. Sul serio un
vorticare talmente frenetico che avevo voglia di mettermi a urlare a tutti per
salvarsi: «Get to the choppa!». Che solo i Duffer possono fare le citazioni a
capocchia qui?
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“Ma a te piace Hellboy, non capisco…” |
Duffer nel gestire la sospensione dell’incredulità che la storia richiede,
volete un suggerimento per un giochino alcolico divertente? Si beve un sorso
ogni volta che qualcuno durante queste stagione viene lanciato di peso
contro una parere e si rialza senza un graffio. Provateci, tempo tre episodi sarete
già sulle ginocchia a cantare “Romagna mia”.
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Si potrebbe fare un gioco alcolico anche ad ogni epistassi di Eleven. |
Ma il problema con “Stranger Things” è più che altro quello
che rappresenta, il metadone per tutti i drogati di malinconia là fuori in
fila, un modo di idealizzare e omologare gli anni ’80, il passato e l’infanzia che
ha effetti collaterali tremendi, tipo ritrovarsi in rete a litigare con quelli
che aspettano il prossimo adattamento con attori di un classico Disney e si infuriano
se per la parte di Ariel la Disney sceglie un’attrice di colore. Avete presente
no? I VERI problemi dell’umanità.
a centro campo per non dare risposte, quanto tutto finirà alla Lost e si scoprirà che è tutta una gran
partita a “Dungeons and Dragons” dei protagonisti, non ditemi che il vostro
amichevole Anti-Cassidy di quartiere non vi aveva avvisati.
dove sei venuto brutta copia biliosa che non sei altro! Scusate gente per l’Anti-Minime,
ha fatto tanto casino? Ora due colpi di scopa di saggina ben assestati e gli
faccio passare io la voglia di uscire da lì sotto!
della giornata a correre dietro all’Anti-Cassidy, facendoli cantare l’Ah-ah del
ritornello di “The NeverEnding Story”, a colpi di mazzate sulla gobba.