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Street Trash (2024): si scioglie in una pozza di banalità

La storia si è svolta più o meno così: stavo sfogliando il programma dell’ultimo ToHorror film festival e mi sono ritrovato tra i titoli “Street Trash”, ma non quello Street Trash, quello mitico diretto da Jim Muro, l’esordio alla regia di un operatore e direttore della fotografia che ha lavorato con i migliori sfornando un titolo di culto.

Ho scoperto così che qualcuno ha avuto il fegato di sfornare un remake di quello Street Trash, l’originale, quel qualcuno si chiama Ryan Kruger, dal Sud Africa con la sua esperienza come attore in parecchi titoli è l’uomo con il fegato d’acciaio che ha tentato l’impresa.

Lo stile è quello giusto, peccato manchi la sostanza.

Per motivi vari, la proiezione del film è saltata per cause di forza maggiore non imputabili all’organizzazione del festival ma essenzialmente al regista stesso, quindi il ToHorror ha colto la palla al balzo sfoggiando velocità di pensiero e di azione, sostituendo nel programma uno “Street Trash” con un altro offrendo a tutti la possibilità di godersi l’originale in sala (storia vera). Posso aggiungere una nota personale? Ci è andata bene, ma su questo punto ci arriveremo a breve.

Perché va detto che ormai la pulce aveva preso residenza nel mio orecchio, non vi dico il fastidio quando citofonano i corrieri per consegnarle la roba che compra online quella parassita. Ormai volevo vedere il nuovo “Street Trash” e siccome ho una Bara Volante per farlo eccoci, a rendere onore al vecchio motto: fai attenzione a quello che desideri.

Istruzioni per l’uso: “Street Trash 2024” è più un seguito che un vero rifacimento, fa capolino un veloce riferimento al culto del 1987 e poi procede per la sua strada, è il come lo fa il vero problema. Se in principio il “Poison” era una bevanda super alcolica che passava di mano in mano ai senza tetto di Bovery Street che bevendo, finivano per squagliarsi come un pupazzo di neve al sole, questa volta la bevanda è passata alla fase aerea ed è diventata un gas con gli stessi identici effetti, pozzanghera di vernice compresa.

Immaginatevi una serie di morti, tutte così, fotocopia.

L’originale era un film semplicemente così sciocco e divertente e sanguinoso e malato e contorto e stupido, da diventare non solo un cult, ma il più famoso “Melt movie” probabilmente di sempre, ma parliamoci chiaramente, questo sottogenere non vanta quattrocentomila titoli, non stiamo parlando dei film di zombie, ci sono tanti horror con persone che finiscono squagliate male, ma “Melt movie” puri proprio pochi, a Ryan Kruger sarebbe basato farne uno buono, con effetti speciali artigianali per spiccare, invece no, lui ha voluto farne uno che si intitolasse proprio “Street Trash” che è un po’ come fare un film di zombie intitolandolo “La notte dei morti viventi”, cioè, ti dipingi addosso un mirino con la stessa vernice che dovresti utilizzare per spappolare i personaggi.

Lo “Street Trash” di Ryan Kruger ha svariati problemi, il primo una certa dose abbondante, molto abbondante di umorismo che più che ricordare quello basato su quella strana voglia di fare schifo del cult del 1987, ricorda quello della Troma, però di una brutta copia, quindi abbiamo mostrini sboccati frutto dei deliri mentali, battute che beccami gallina se una, una di numero, mi abbia strappato una risata, soggettivo? Forse, ma ostinarsi a provarci è forse anche peggio.

Ha chiamato la Troma, vuole indietro il suo senso dell’umorismo scemo.

Il vero difetto di “Street Trash” consiste nel vero motivo per cui uno inizia a guardare un “Melt movie”, ovvero vedere i personaggi che si sciolgono, il film è costellato da tre, quattro, forse cinque scioglimenti, uno la fotocopia dell’altro, sembra un copione: la gola che si gonfia, la faccia strappata, il sangue e gli schizzi stile vernice colorata. Tutti così, e se il primo è buono anche se sembra più una morte Splatter che un vero scioglimento, rivedere gli stessi effetti artigianali applicati ad altri quattro attori del cast crea più noia che vera ammirazione.

A tutto questo aggiungiamo la ciliegina sulla torta del disastro, non è obbligatorio seguire pedestremente la via dell’originale, ma tra Street Trash e l’horror politico di Romero intercorre una bella differenza, devi essere proprio bravo, ma bravo bravo a sopravvivere a questo equilibrismo facendo funzionare tali elementi quasi agli antipodi, Ryan Kruger qui semplicemente non ci riesce.

Romero perdonali, non sanno quello che fanno.

L’unica parte (diciamo le uniche due) del corpo che mi si sono sciolti sono stati gli occhi nell’assistere a Kruger che cerca di trasformare il finale del suo film nella svolta politica della conclusione di La terra dei morti viventi, per questo posso confermare che se il regista ha deciso di non portare il suo film al ToHorror, cavoli suoi, a noi è decisamente andata meglio, ed ora scusate, ho una pulce da far sloggiare dall’orecchio.

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