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Suburra (2015): Red rain is coming down…

Già sento la
serie infinita di “Vaffanculo” che mi prenderò come risposta dalle persone,
quando dirò “Ho visto un bel film… E’ Italiano”. La parola con la V mi
sommergerà anche quando mi chiederanno “Com’è che si intitola?”.

Piccolo passo
indietro, ve la ricordate quella porcheria di “World war Z”? Una schifezza
inguardabile, l’unica cosa divertente era la scena in cui i protagonisti devono
fare silenzio per non finire in pasto agli Zombi (che non erano Zombie). Bene
in quella scena l’unico a fare bordello era come al solito l’Italiano,
interpretato da Pierfrancesco Favino, che dopo quella scena ho ribattezzato
“Pierfrancesco Casino”. Bene, qui il personaggio di Pierfrancesco fa casino
un’altra volta, dando il via alla storia, unica differenza: “Suburra” è un
gran bel film.
Certo la scena
iniziale con il Senatore Pierfrancesco Trombino, che si dà da fare con due
prostitute per poi trasformarsi nuovamente in Pierfrancesco Casino, spero non la
veda mai il proprietario della Barilla che in tutta risposta penso direbbe
qualcosa tipo: “Almeno non sono ricchioni!”. Dopo questa, se domani passando
di qui troverete un sito per comprare online, spaghetti, bucatini e fusilli è
stato un piacere conoscervi…



“Già me lo vedo, si chiamerà ‘La Barilla Volante’ avremo un boom nelle vendite online…”.
Non mi
considero una persona particolarmente patriottica, anzi proprio per nulla, ma
una delle cose che ho sempre apprezzato di questo strambo Paese a forma di
scarpa è (… la pasta Barilla!) il Cinema di genere, ora non voglio scadere nel
solito discorso “Si stava meglio quando si stava peggio e qui Signora mia una
volta era tutto Django”, però parlando di Stefano Sollima, regista di “Suburra”
(… A me fa ancora ridere ‘sto titolo, lo so sono una brutta persona), non si
può non pensare a papà Sergio, uno che ha sempre firmato film di genere senza
tirare via la mano sul messaggio politico, tutta roba figa tipo “Corri uomo
Corri”, “Revolver”, “Città violentà” e che in Tv è passato alla storia con lo
sceneggiato (quando mi piace questa parola!) dedicato a Sandokan, quello con
Kabir Bedi che ha incantato i nostri genitori.
Sergio Sollima
è stato un rappresentante di tanto ottimo Cinema di intrattenimento (con un
pizzico di politica), che è stato spazzato via dal tempo, dal cambio di gusti
del pubblico, dai casini economici e produttivi dalla politica e da quella
voglia di autorialità a tutti i costi del Cinema italiano che ha portato ad un
tripudio di Margherite Buy disperate e piangenti e amici Gay con librerie piene
di romanzi di autori Sud americani, un incubo Ozpetekiano di gente famosa presa
dalla tv, riciclata come attori e tutti già a dire: “Che bello! Che Bravi”, che
con tutto il rispetto per gli Ozpecosi e le Buy, io gli darei la caccia, “Ad
uno ad uno… spietatamente” (Cit.).



Un incendio, qualche sgherro impegnato a pestare malamente qualcuno… Basta poco per farci felici.
Sollima Jr. è
uno che ha visto “Romanzo Criminale” di Placido e lo ha capito, ha saputo
portarlo in tv facendolo diventare ancora più figo, dopodiché ha fatto la
stessa cosa con la serie tv di Gomorra, trasformando Genny e Don Pietro in
personaggi citati da tutte le angolazioni di questo strambo Paese a forma di
scarpa, nel mezzo A.C.A.B. una roba di celerini che è stato molto male accolto
dal pubblico, ma che si rifaceva a tutti i film giusti. Stefano Sollima per i
suoi lavori ha come riferimento “The Wire” e 
gli assedi Carpenteriani, poi se siete tra quelli che aspettano il
prossimo film con Ambra Angiolini, vi dico che se state per finire la scorta di
pasta, da domani qui potete rifornirvi…
Guardando
“Suburra” ti viene da pensare alle serie tv citate qui sopra, ma anche a cose
che riflettono sulla storia contemporanea di questo Paese tipo 1992 che sarà
anche nato da un’idea di quel pirla Stefano Accorsi, però senza il
successo di Romanzo Criminale e Gomorra (le serie) non avrebbe mai prodotto
nessuno. Il primo grande successo di Solima è stato quello di scuotere il
pubblico dimostrando che si possono apprezzare anche film di genere con accenti,
attori e location italiane e allo stesso tempo dimostrando ai produttori che è
il caso di metterci dei soldi, perché il pubblico per questo tipo di materiale
esiste… Si, può, fare! (Cit.). Infatti sono arrivati i tipi di Netflix, che per
stessa ammissione di Sollima non hanno fatto un’infiochettatissima, però non si lasciano sfuggire una cosa a tema Gangster nemmeno per errore, quindi, ben vengano
anche loro.


“Sta bene, è solo svenuta quando gli abbiamo detto che siamo finanziati da Netflix”.
Si inizia con
una scena senza dialoghi che mostra il Papa di spalle, 5 Novembre 2011, 7
giorni all’apocalisse e sempre senza fare nomi e cognomi, se conoscete la
storia recente di questo Paese, dovreste sapere cosa è successo il 5 + 7
Novembre 2011. All’ombra di questo Armageddon novembrino che inizia il 5 come
la congiura delle polveri, l’effetto domino che inizia con il Casino di
Pierfrancesco, la morte di una prostituta (minorenne) e continua con il
coinvolgimento di tutta la nuova malavita romana, fatta di “Zingari” e teste
calde di Ostia come “Numero 8” (Alessandro Borghi che credo non sbatta mai le
ciglia per TUTTO il film). La sceneggiatura scritta ad otto, adatta per lo
schermo il romanzo omonimo, smuovendo tutto il codazzo di servi del potere ed
criminali vecchio stampo che ancora tirano le fila, i gradi di separazione tra
tutti i personaggi sono sempre meno dei sei canonici e i legami sono sempre
dettati da sesso e potere.



“Muoviamoci a girà sta scena, me se stanno a seccà le cornee”.
Il piano di
trasformare il litorale di Ostia in una nuova Las Vegas è la golosa torta in
cui tutti vogliono infilare il dito, il lavoro di Stefano Sollima è micidiale,
riesce ad essere politico, tanto da beccarsi le critiche negative della stampa
schierata con una fazione piuttosto che l’altra, ma allo stesso tempo riesce ad
essere puro intrattenimento.
“Suburra” è un
gangster movie ben fatto, due ore che filano via lisce e senza momenti di stanza
(beccati questo Black Mass!), un film figo popolato da personaggi ben fatti e
caratterizzati bene con davvero pochissimo, recitati in maniera asciutta da
tutti, sia dai volti nuovi (come Greta Scarano ad esempio) sia dai volti noti
del nostro Cinema (Elio Germano e l’amico “Casino”), per arrivare fino ai “mostri
sacri”, basta guardare il Samurai di Amendola, una personaggio che in mano meno
sapienti sarebbe potuto sembrare il classico risolutore, mentre qui ha uno
spessore fatto di non detti, si muove solo in motorino, con una cerata che
sembra uno spolverino da cavallo, incontra le persone sempre nello stesso bar,
dimostrazione che non si resta vivi così a lungo in questo giro senza un
metodo, con un solo ruolo Amendola si fa perdonare qualcuna delle tante cose
dimenticabili fatte recentemente.



Amendola mentre si fa personare per “I Cesaroni”.
Stefano
Sollima dirige tutto alla grande, in “Suburra” piove sempre, piove come in “Blade
Runner” piove come in “Black Rain”, facevo prima a dire, piove come in un film
di Ridley Scott e la fotografia è curatissima, non c’è uno stacco sbagliato,
ma soprattutto c’è una grande padronanza tecnica, le sparatorie sono ben coreografate,
ma comunque credibili e realistiche, c’è almeno un inseguimento in auto breve,
ma ben fatto e il sangue non manca, tutto è nerissimo e l’ironia è bandita (ma sarebbe
anche fuori luogo), i personaggi sono così ben scritti che ogni svolta
risulta logica e non campata in aria.



“…La pioggia è servita a ripulire un po’ le strade dalla immondizia che si era ammonticchiata” (Cit.)
Se proprio
devo trovargli un difetto, è che la struttura ricorda molto quella di una serie
televisiva, non che sia un male, visto il livello delle serie tv moderne, ma i
continui stacchi da un personaggio all’altro sono più vicini al tipo di
narrazione del piccolo, piuttosto che del grande schermo, al film forse manca
una scena madre degna di questo nome, non c’è un apice, ma un livello generale
più alto della media e onestamente per questo non posso affatto incolpare
Sollima di nulla.

“Suburra” è un
bel film, del fatto che sia anche italiano m’interessa relativamente, mi fa più
piacere vedere che qualcuno abbia finalmente raccolto il testimone del Cinema
di genere che un tempo questo Paese sapeva sfornare, spero sia un punto di
inizio per altre produzioni di questo tipo, non me ne frega una mazza dell’esaltazione
generale (e generalizzata) per un singolo film italiano azzeccato, la via è
tracciata… Ora è il momento di farli i bei film.
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