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Suicide Squad (2016): suicidio artistico

Sono un ragazzo della Marvel fino al midollo, quando si tratta di super eroi, massimo rispetto per la Distinta Concorrenza, ma non ho dubbi, la casa editrice con la grande “M” rossa è sempre la migliore, anche a fare i film, questa Suicidiosquadra è solo l’ennesima dimostrazione di manifesta superiorità.

Era lecito attendere l’uscita di “Suicide Squad”, film che è stato appena appena pubblicizzato, ma giusto un pochino, il primo (fighissimo) trailer è stato rilasciato a Luglio 2015, un anno prima dell’uscita in sala del film (!), oscurando di colpo il trailer di Batman V. Superman, rilasciato il giorno prima sempre a Luglio, ovvero come spararsi in un piede da soli.

In un attimo è stata subito super attesa, o come dicono i giovani di oggi (Dio! Come mi sento vecchio!) “Hype”. Perchè? Per il look poco vestito (o porco vestito fate voi) di Margot Robbie, già pronto per essere emulato da mille mila ragazzine in tutte le fiere del fumetto del pianeta, per il Joker di Jared Leto che prometteva battaglia, attesissimo e criticato perché “Non è il Joker di Heath Ledger”, ed io che ho la sfortuna di avere una buona memoria, ancora mi ricordo quelli che prima de “Il Cavaliere Oscuro” criticavano il nuovo Joker perché “Non è quello di Jack Nicholson”, la storia si ripete (ripetuta ripetuta ripetutamente).

Sapete perché attendevo molto la Suicidiosquadra? Per il culo di Margot Robbie No! Per il regista, David Ayer che è un autore che apprezzo, la sua poetica è scolpita a colpi di film di genere, che siano i poliziotti di “End of Watch” (2012), il plotone messo insieme da Schwarzenegger in “Sabotage” (2014) o i carristi di Fury (2015), i suoi personaggi sono sempre brutti, sporchi e cattivi, leali solo uno con l’altro (più o meno) per motivi di orgoglio e cameratismo, un costante noi contro il mondo, per fare il lavoro sporco che nessuno vuole fare. Insomma l’uomo giusto per fare “Quella sporca dozzina“, ma con i cattivi della Distinta Concorrenza.


«Fammi la faccia da Lee Marvin, di più, troppo! Così sembri Marvin il marziano»
A mio avviso il super eroe con il miglior campionario di cattivi personali è sicuramente Spider-Man, seguito a ruota da Batman, non è un caso che la maggior parte dei membri della Suicidiosquadra siano proprio cattivi dell’uomo pipistrello (Deadshoot, Harley Quinn e Killer Croc, il Joker non lo dico, troppo facile), scelta rischiosa quella della Warner Bros, presentare in un film corale, gli antagonisti principali di alcuni dei loro eroi che ancora non sono arrivati al cinema, ad esempio Capitan Boomerang è arrivato in sala prima di Flash. Ancora nulla mi toglie dalla testa che l’idea sia venuto a qualcuno della Warner in risposta al successo di Guardiani della galassia, al grido di “Anche noi banda di bastardi anche noi!”.
Siamo una banda di bastardi (al soldo dell’Uomo del Giappone) (Cit.)

In ogni caso l’idea è forte, in mano al regista giusto, poteva essere il colpo di coda necessario alla Distinta Concorrenza, per provare a superare la Marvel al cinema, smarcandosi dalle accuse (molto legittime!) di avere dei tristoni come protagonisti, ecco, poteva, perché da qualche parte tra il primo trailer e l’uscita del film qualcosa è successo, la necessità di recuperare il tempo perso e lanciare il loro super gruppo (la Justice League of America, per rispondere agli Avengers), l’uscita del film anticipata ad Agosto e poi il panico, il panico vero, Deadpool che incassa gazzilioni di ex presidenti defunti stampati su carta verde usando violenza e parolacce. Il frutto del panico è “Suicide Squad” con il suo primo tempo sincopato e troppo carico di roba, e il secondo tempo smorto in cui David Ayer invece di salire in cattedra si perde nel marasma, più che Suicidiosquadra, suicidio artistico.

Il film inizia forte presentando gli unici due personaggi che pedalando spingono questo baraccone in salita, Deadshot e Harley Quinn, non a caso interpretati da gli unici attori davvero famosi del cast, sono i personaggi più riusciti, anche se a ben guardarli o confrontandoli con le loro versioni cartacee originali risultano pasticciati o molto impoveriti… E questi sono i due migliori, pensate gli altri!


«…com formula uno, mi sentivo gasato» (Cit.)
Il Deadshot di Will Smith funziona un po’ perché il principe di Bel-air si è diplomato alla scuola di recitazione di Michael Mann (prima di “Alì” non recitava, gigioneggiava, è diverso), ha il numero sufficiente di scene cazzute che danno spessore al personaggio, come quella di apertura in cui si guadagna due milioni di dollarazzi per dieci minuti di lavoro. Ma è lampante che il suo Deadshot sia il frutto di un accordo a tavolino tra David Ayer e il manager di Will Smith, col cavoletto che l’agente butta alle ortiche anni di lavoro sul suo uomo di punta, facendogli interpretare un cattivo, ci vuole un film di super eroi per rilanciare la stessa un po’ oscurata da parecchi brutti film di Smith, ma l’immagine di bravo paparino che il nostro si è costruito deve essere rispettata, quindi Deadshot è un CATTIVISSIMO killer prezzolato che però pensa solo al futuro della sua bambina, nella scena più MACCOSA di tutto il film, il nostro non uccide Batman anche se ne ha la possibilità per non turbare la figlioletta (!), evidentemente l’agente di Will Smith è la signora Lovejoy dei Simpson (“I bambini! Perché nessuno pensa ai bambini!”).

«Hei, stai pensando ai bambini? Ricordati chi è il tuo paparino»

In tutta la parte iniziale del film, Deadshot e Harley Quinn vengono presentati di continuo, ad un certo punto d’istinto mi è venuto di ringhiare: “Ci avete già detto che è un super assassino dalla mira infallibile andiamo avanti!”, il tutto alternato dai siparietti del personaggio di Viola Davis, quella che di fatto è l’unica vera cattiva in un film dove i cattivi avrebbero dovuto essere i protagonisti (pensateci, è l’unica che uccide gente innocente), per compensare l’assenza di Superman e per paura di perdere il controllo sui super umani, la sua idea è tanto semplice quanto, suicida, appunto: Prendiamo i cattivi su cui abbiamo il pieno controllo, e li utilizziamo per risolvere tutte quelle situazioni esplosive che potrebbero portare a disastri tipo scena finale di Batman V. Superman, ecco ma la chiave è, abbiamo il pieno controllo su questi sociopatici.

L’Incantatrice (Cara Delevingne) un archeologa che ha evocato una strega maya super potente viene tenuta al guinzaglio perché Viola Davis in una ventiquattrore tiene il suo cuore rinsecchito, fondamentale per controllarla, il tutto, spiegato in un mezzo dialogo di due secondi, che se per errore ti scappa uno starnuto proprio in quel momento non capisci nulla di quello che succederà per le prossime due ore.

Gli altri sociopatici come li controllano? Deadshot usando sua figlia ok, ma tipo Mr. Crocodile Dundee, Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje… Salute!), un energumeno super forte e pure cannibale come lo controllano? Forse era scritto nelle schede fatte in stile Power Point che scorrono velocissime sullo schermo presentando ogni membro della band, ma per quanto io legga veloce e abbia una buona memoria fotografica non sono davvero riuscito a leggere tutto, anche perché la prima metà del film è talmente frenetica da farti venire il fiatone anche se sei seduto sulla poltroncina del cinema.

«…E porto il mio culo squamoso oltre la 8 Mile» (Quasi-cit.)

Boh insomma, in fondo sono quattro scapestrati no, una strappona con la mazza da baseball e il rossetto sbavato, un Australiano che lancia dei boomerang (sul serio? Se fosse stato Italiano cosa gli facevano lanciare, Mandolini?), un coccodrillo è un tamarro tatuato che spara fiamme (ma non vuole farlo perché, è diventato Buddista… una roba così, credo), li teniamo facilmente sotto controllo, l’importante è che non sfugga la temibile Incantatrice, infatti cosa succede, che non solo la sopraccigliuta si libera, ma evoca pure suo fratello (l’Incantatore? Mr. Incantatore?) un Cristone altro tre metri che di fatto copre il ruolo di boss di fine livello di questo film.

A quel punto la Suicidiosquadra (e il film) di Viola Davis ha un motivo per giustificare se stesso, fermiamo un semidio sceso in terra usando, proiettili, Boomerang e mazze da Baseball… Beh però in effetti potrebbero non essere sufficienti, aggiungiamo anche una Katana Giapponese, infatti entra in scena (con origini spiegate ancora più frettolosamente dello starnuto di cui sopra), la mitica… Katana! Una donna Giapponese che si chiama così perché ha, pensate, una Katana! Poi qualcuno ancora parla male di Occhio di Falco.


Quando riponi la spada come ti chiamano? Fodero?

No sul serio, siamo sicuri che non ci sia anche il criminale italiano Mr. Mandolino? Nel dubbio Katana è già il mio personaggio preferito, guardando il film ho pensato alla sua Italica versione, una killer Siciliana di nome Catania, magari la vedremo nel sequel insieme a Mr. Mandolino.

Se tutto questo vi sembra un po’ un piano del cazzo, ricordatevi che lo ha organizzato Viola Davis, famosa per le sue intensissime (quello sul serio) interpretazioni nella serie “How to get away with murder” (da noi “Le regole del delitto perfetto”, Lina Wertmuller esulta sugli spalti) dove per farla franca dopo un omicidio, i protagonisti ne organizzano subito un altro, e poi un altro ancora, ovviamente quando non sono impegnati in dialoghi da Soap opera, che vi volete aspettare da una così? Il bello (si fa per dire) è che David Ayer probabilmente totalmente rincoglionito dal ritmo sincopato, dal turbinio di personaggi, e dalla presentazioni power point piene di spiegazioni che solo un colibrì potrebbe leggere, si inventa un tentativo di colpo di scena, scrivendo nella sceneggiatura che la Suicidiosquadra in realtà deve salvare qualcuno, un obbiettivo sensibile descritto con una sigla tipo “HVL-1” (chi!?!!) che in realtà è… No niente, non è nessuno, stavamo a scherzà, vi mandiamo davvero contro l’incantatrice con Boomerang e mazze da Baseball.


Ecco si, adesso siete proprio armati di tutto punto.

Tutto questo enorme casino è montato con un infilata di canzoni sparate a raffica, ho provato a contarle, dopo l’ottava mi sono distratto a cercare di leggere le informazioni fondamentali su Capitan Boomerang nel suo Power Point dedicato (roba del tipo “Ama gli unicorni rosa”… Storia vera, storia drammaticamente vera!) che mi sono perso. Non metto in dubbio le scelte, i singoli pezzi sono anche fighi, ma sono scelte in maniera così banale, e soprattutto così fuori contesto che sembra che chiuso in sala di montaggio, Ayer abbia lasciato aperto la pagina del suo portatile con la playlist di Spotify impostata su selezione casuale.

Inquadratura su Harley Quinn? “Sympathy for the Devil”, squadra che si veste e si arma? “Without Me” di Eminem, si vede la prigione? “The House of the Rising Sun”, e per gasare gli Italiani appassionati di calcio, perché non “Seven Nation Army” così facciamo partite il coro Po-poroppo po po- po in sala!


«Non riesco a seguirti, è partita un altra canzone»
Nella seconda metà le cose si fanno un minimo più razionali, e “Suicide Squad” diventa il vostro normale film di gente armata che va in giro di notte, comunicando via radio cercando di raggiungere obbiettivi sensibili, il personaggio di Rick Flag (Joel Kinnaman) è una macchietta, dovrebbe essere il militare tostissimo che tiene e bada i criminali, il Lee Marvin della situazione, e non fa altro che venire rapito dai mostri che popolano la città e a piagnucolare per la sua fidanzatina June Moone intrappolata nel corpo dell’Incantatrice, poi chiedetevi perché Tom Hardy ha rifiutato la parte di Flag considerandolo un personaggio da nulla (altra tacca alla cintura di Tommaso Resistente).

«Non sono cattiva, è che mi disegnano in brutta computer grafica così»

Spendo due parole sull’Incantatrice e poi mi tocca buttarmi più in dettaglio sul disastro messo su da David Ayer. La nostra stregaccia sopraccigliona, si muove a scatti come se avesse una tarantola nelle mutande, circondata da tanti brutti fulmini ed effetti vari fatti in pessima computer grafica, considerando che sta all’ultimo piano di un palazzo, non ho potuto fare a meno di pensare che David Ayer stesse cercando di omaggiare Gozer di Ghostbusters, sul serio, pensavo che da un momento all’altro sarebbe cicciato fuori Peter Venkman urlando “Mirate sotto la spazzola!”.

«Sei tu un dio?»
«Allora… muori!» (Questi sono i vantaggi di essere nato negli anni ’80)

La cosa buffa, è che l’incantatrice con i suoi poteri evoca una serie di mostroni da mandare contro la Suicidiosquadra, delle bestiacce dalla faccia tutta incasinata, del tipo che non hanno occhi e bocca, solo nei bubboni neri (e ma che schifo!), tanto per non turbare nessuno, così l’agente di Will Smith è sereno nel vedere il suo protetto impegnato a sparare a delle anonime bestie senza volto, e nessuna anima pura resterà turbata da tanta immotivata violenza.

Quello che mi ha deluso più di tutto di “Suicide Squad” è proprio il lavoro di David Ayer, superata la confusione del dover presentare per forza tutti questi personaggi nuovi, mi sarei aspettato di vederlo finalmente gestire queste sporche carogne come sa fare lui, invece è proprio qui che il film si affossa. Come fa Ayer a cementare i rapporti tra i personaggi creando il cameratismo e la loro voglia di rivalsa verso il mondo? Lì fa sedere al bancone del bar a bere.


Quando pensate di ricevere poca considerazione, ricordatevi di Slipknot in questo film.
No sul serio, mentre la città sta per essere devastata loro trincano al bancone, cosa buona e giusta per un gruppo di cattivi a cui non frega nulla se non di loro stessi no? Si, peccato che qui inizia una specie di giro di tavolo in cui a turno tutti piagnucolano delle sue disgrazie, con dialoghi raggelanti che ruotano intorno a “Tu sei una persona bella fuori ma brutta dentro” (!) e altre robe tediose del genere, Rick Flag convince Deadshot ad attaccare a testa bassa un nemico strapotente solamente tirando fuori le lettere non consegnate scritte dalla figlia (che si era portato dietro in missione? Vabbè!), una volta convinto Will Smith, si va tutti a morire, perché tanto il resto dei personaggi sono pura tappezzeria, un po’ come Scott Eastwood, mi spiegate cosa serve far venir giù il figlio del grande Clint per fargli fare la parte del “generico soldato senza battute significative”? Stanno cercando di lanciarlo in tutti i modi il giovane Eastwood.

Una comparsa generica e il figlio di Clint Eastwood, somiglia a papà (senza cappello).

Non hanno quasi nessuna battuta “maschia”, perché tutte quelle migliori devono essere pronunciate dagli attori famosi del cast (Will Smith e Margot Robbie), potenzialmente sono tutti personaggi fighissimi, tipo sulla carta un Coccodrillo cannibale di due metri potrebbe essere il mio preferito della riffa, di fatto non sappiamo una mazza di loro, ci credo che poi El Diablo sembra l’unico che emerge, visto che Ayver gli dedica un melenso flashback sulla sua famiglia morta ammazzata (dallo stesso diavolaccio tatuato).

Il risultato è che ogni personaggio risulta depotenziato, partendo proprio da Harley Quinn, a cui la trama appiccica addosso in maniera frettolosa e forzata quello che secondo me è a tutti gli effetti uno dei peggiori Joker mai visti, ma tanto ha un look figo alla Marylin Manson no? Quindi anche qui, mi aspetto sorrisi disegnati su mani e avambracci a tutte le prossime fiere del fumetto da qui alla fine del mondo.

Ci sarebbe un lungo discorso da fare su Harley Quinn, il personaggio è molto più sfaccettato nella sua versione cartacea, di quanto non dicano mossette finto naif e capelli colorati, penso sia uno dei personaggi che incarna meglio la non semplice condizione delle donne nella società occidentale, non vorrei metterla giù troppo dura, trovo solo molto buffo che la Harley Quinn di Margot Robbie si sia guadagnata l’ammirazione di tutti (anche prima dell’uscita del film) lanciano a suo modo una moda, mentre le nuove Ghostbusters siano state prese a pesci in faccia dalla loro prima fugace apparizione, in ogni caso, parliamo della Robbie vah!

«Stai parlando di me? Davvero? Pensare che volevo ucciderti per primo»

Malgrado “Suicide Squad” sia un casino, la Harley Quinn di Margot Robbie resta la cosa migliore di tutto il film, il suo personaggio calamita l’attenzione, un po’ perché essendo matta come un cavallo, la ragazza dove la metti è sempre a suo agio. La Robbie capisce di avere per le mani il ruolo (forse) della vita, quindi recita di conseguenza, se c’è qualcosa da salvare in questo film è proprio la sua prova da bambolina schizzofrenica, che si divertene come una bambina in un parco giochi anche in mezzo a mucchi di cadaveri.

La sfiga è che Ayer e la Warner hanno voluto piazzare per forza il Joker nel film, personaggio che avrebbe potuto essere semplicemente citato (in fondo anche ne “Il cavaliere oscuro” di Nolan, le origini del personaggio non erano mostrate), il look come detto alla Marylin Manson del Joker e il suo (martellante) utilizzo nella campagna pubblicitaria del film, lasciava intendere che ci saremmo trovati davanti un Joker ispirato all’ultima incarnazione fumettistica del personaggio, quella della saga “Gioco finale” per capirci, invece… Ciccia!

Direi che i riferimenti originali sono piuttosto chiari.
Jared Leto è un cortocircuito di recitazione forzata sopra le righe, il fatto che gli abbiano dato un Oscar per aver interpretato un trans in “Dallas Buyers Club” ha fatto sì che il nostro si convincesse di essere un grande attore (più o meno come da anni è convinto di essere un gran cantante), il risultato è che il suo Joker è talmente forzato nel voler apparire completamente folle IN-OGNI-SCENA, che perde in naturalezza, dovrebbe avere dei picchi di follia in cui esplode, ma come fai ad andare sopra le righe se stai già andando a tavoletta?
Con la tua recitazione ci sei riuscito sicuramente Jared.

Questo disastro dai capelli color cimice e una gioielleria in bocca non fa altro che sminuire Harley Quinn, ridotta a damigella da salvare, che in soldoni sogna solo un anello al dito e di sposare il suo “Pudding” (anche qui, gli faceva schifo inventarsi un vezzeggiativo tenerello per la versione Italiana? Bah).

Ed è tutto qui il problema di “Suicide Squad”, questi sarebbero la feccia dell’Universo DC? I più bastardi in circolazione? Un Killer che sogna il premio “Papà dell’anno”, una psicopatica che vorrebbe solo un marito, due figli e una bella cucina piena di elettrodomestici, un coccodrillone che è diventato cattivo perché da piccolo gli facevano “I Scherzi” e gli rubavano la merenda, ed un tamarro Latino che sognava una famiglia normale e di andare agli incontri genitori-insegnanti con un teschio tatuato in faccia.

Questo branco di piagnoni sono i cattivi, che nel film, a parte ripetere ossessivamente “noi siamo i cattivi” di veramente malvagio cosa fanno? Assolutamente nulla, ora mi chiedo, come faranno i ragazzi della Warner ad utilizzarli come VERI cattivi quando dovranno scontrarsi con gli eroi della JLA nei singoli film? Dopo tutto quello che sappiamo di El Diablo, sarà credibile come vera minaccia ora? Secondo me no, ma io dico, cosa serve radunare i peggiori elementi disponibili, e poi farli comportare come normalissimi eroe in calzamaglia.


The animals, the animals, trapped, trapped, trapped ‘till the cage is full…
Motivo per cui lo scontro finale con il cattivone e la brutta copia sopraccigliuta di Gozer sono una mera formalità, chissenefrega di vedere l’ennesimo gruppo di eroi che sconfigge la minaccia e salva la terra, da questo film mi aspettavo di vedere i cattivi fare il lavoro sporco, vincere facendo cose che JLA, Avengers, e X-Men non farebbero MAI, invece? Un branco di piagnoni, cavolo se persino i super cattivi della Distinta Concorrenza passano il loro tempo a farsi le paranoie e a piangersi addosso, poi non lamentatevi se vi danno dei tristoni e i tipi della Marvel vi danno scoppole (anche al botteghino) con film molto più rispettosi dei personaggi originali!
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