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Tartarughe Ninja II – Il segreto di Ooze (1991): Go Ninja, go Ninja, GO!

Continua questa Tarta-rubrica dedicata a Michelangelo,
Donatello, Raffaello e Leonardo ed io vi avviso: questo rischia di essere uno
dei film più visti e rivisti dal sottoscritto, di tipo… Tutti i tempi.
Consideratevi avvisati!

L’enorme successo commerciale del primo capitolo, il più grande incasso per un film indipendente
dell’epoca, non ha dovuto nemmeno attendere la riunione dei dirigenti della New
Line Cinema per entrare in produzione, bisognava cavalcare l’enorme onda della
Tarta-mania che impazzava nei primi anni ’90 al grido di «Cowabunga!», anche perché
la serie animata delle tartarughe era popolarissima e ve lo dico come
informazione di primissima mano, visto che non mi perdevo un episodio nemmeno
per errore.

Frankies TMNT goes to hollywood.

Ora, ho esposto questo concetto nel post dedicato al primo
film, ma lasciatemelo articolare meglio: ci sono dei personaggi
dell’immaginario che risultano perfetti, il più delle volte perché la loro
genesi narrativa è così efficace da poter essere replicata all’infinito, ma
continuando ad affascinare il pubblico. Personaggi come Spider-Man oppure Batman
e Capitan Harlock funzionano a fumetti, nei cartoni animati, nei romanzi e al
cinema e lo stesso vale per le Tartarughe Ninja.

Anche perché i loro punti di forza sono già tutti ben
espressi nel loro nome, Teenage Mutant Ninja Turtles e se il primo film si era
molto concentrato nel raccontare la parte “tartarughe” e “Ninja” (pur piegando
il concetto ad una dimensione infantile), questo secondo capitolo è quello dove
a tener banco sono i concetti di “mutanti” e “adolescenti”, infatti, malgrado le
differenti idee di Kevin Eastman e Peter Laird, “Il segreto di Ooze” si
concentra sulle origini dei personaggi e sulla… Beh, sulla loro capacità di far un
gran casino, proprio come tutti gli adolescenti che si rispettino.

Le nuove generazioni hanno Greta, noi abbiamo avuto le Tartarughe Ninja.

Forti del successo del primo film, più simile per tono al loro fumetto originale, Kevin Eastman e Peter
Laird speravano che questa seconda pellicola seguisse le trame a fumetti,
portando sul grande schermo la porzione di storie con lo scienziato pazzo Baxter
Stockman, opposto alle quattro tartarughe. Ma la New Line galvanizzata dal
successo voleva andare sul velluto, per loro il film doveva ricordare il più
possibile la serie animata e questo spiega il cambio in cabina di regia, via
l’appassionato del fumetto Steve Barron, dentro il nuovo arrivato Michael
Pressman, uno che in carriera oltre a questo film ha diretto episodi per ogni
serie televisiva che vi possa venire in mente, ma poi ben poco altro.

Ci sono dei registi cani, perché non dei registi tartarughe?

Con un budget molto più alto (25 milioni di fogli verdi con
sopra le facce di altrettanti ex presidenti defunti) la New Line Cinema sposa
la filosofia di vita delle signore Lovejoy di questo mondo ed inizia a pensare
ai bambini. Le tartarughe non possono usare troppo le loro armi da Ninja per
non imbattersi in censure (come accaduto in Inghilterra per i nunchaku di Michelangelo.
Storia vera), mentre Shredder che Eastman e Laird avevano ucciso alla fine del
primo numero del loro fumetto, deve tornare perché è il cattivo principale del
cartone animato.

Quando, poi, la New Line si gioca la carta degli scagnozzi
grandi, grossi e un po’ tonti, Bebop e Rocksteady creati apposta per la linea
di giocattoli e presenti anche nel cartone animato, Eastman e Laird mettono le
corna a terra, eh no! Anche il rinoceronte e il facocero dei cartoni no! Quindi,
nel tentativo di mediare, si sceglie la via che scontenta tutti, gli
appassionati del cartone animato e i puristi del fumetto: entrano in scena i
supplenti, Tokka e Rahzar creati apposta per il film e facenti funzione di Bebop
e Rocksteady, anche se sono un lupo e una tartaruga corazzata. Che, poi, mi sono
sempre chiesto: ma le tartarughe, non sono tutte corazzate? Forse avrei dovuto
guardare più documentari di Piero Angela e meno volte questo film durante
l’infanzia.

Alla fine sono un Bebop e un Rocksteady che non ce l’hanno fatta.

Cade vittima della “politica Lovejoy” anche Casey Jones
considerato troppo violento (eh?!) che viene sostituito dal giovane Keno, un
ragazzo che consegna le pizze che diventa il punto di vista dello spettatore
sui personaggi principali, peccato che il target di riferimento di questo film
(il me stesso di allora e i suoi coetanei, molti di voi lettori) le Tartarughe
Ninja le conoscesse già alla perfezione, se non altro il ruolo è stato
affidato a Ernie Reyes Jr. che nel primo film era una delle controfigure nelle
scene di lotta del personaggio di Donatello e qui può fare qualche mossetta
marziale senza doversi agghindare sotto quintali di gomma piuma.

Eccoli qua! Saltati dritti fuori dal cartone animato (letteralmente).

A proposito di effetti speciali, il maggior quantitativo di
soldini a disposizione per il film permette alla squadra di tecnici di Jim
Henson di non dover più nascondere del guscio delle tartarughe, le batterie
necessarie ad animare i volti animatronici dei personaggi, sostituiti da una
versione più avanzata e leggera da indossare e parlo della squadra di tecnici,
perché, purtroppo, nel frattempo il papà dei Muppet aveva lasciato questa valle
di lacrime, infatti il film è stato dedicato ad Henson in memoria di una delle
sue ultime magie cinematografiche.

L’ultimo cambio considerevole coinvolge Judith Hoag che fa
valere la fama di peperine delle rosse, perdendo il ruolo di April O’Neil in favore
di qualcuna meno predisposta a contestare le scelte della produzione. Paige
Turco non sarà stata rossa, ma con la sua aria più da fidanzatina d’America
funziona anche molto meglio nelle dinamiche con le Tartarughe, insomma un “cambio
basket” che si nota di certo più di quello nascosto la maschera di Shredder (François
Chau che sostituisce James Saito), ma nel cambio forse ci abbiamo anche
guadagnato.

Quando sai che è appassionata d’arte e ti invita a prendere un caffè, e tu per impressionarla ti presenti vestito da Donatello.

Cosa vi dico sempre dell’inizio di un film? Bravi, ne
determina tutto l’andamento e [Cassidy insipra forte] “Teenage Mutant Ninja
Turtles II – The Secret of the Ooze” [Cassidy espira] comincia Keno, una sorta
di Rufio impegnato a consegnare altra
pizza ad April O’Neil, per poi ritrovarsi davanti alcuni rapinatori che vengono
stesi dalla quattro Tartarughe ben poco disposte a seguire il precetto del Ninjutsu
di essere invisibili, i guerrieri della ombra. Si potrebbe dire che per qualunque
dettaglio legato alle TMNT abbia quasi nessun legale con il vero Ninjutsu, ma
se non altro il film riesce ad utilizzare a suo favore il concetto di essere
invisibili tipico dei Ninja, con la volontà di emergere e di fare casino di
qualunque adolescente, un concetto così azzeccato che il seguito (del reboot) ci costruirà sopra
tutta la storia.

RU-FI-OOOOOOO! Ah no scusate, ho sbagliato film.

Per tenere conto dei limiti (auto)imposti dalla censura, durante
la prima scena di combattimento le controfigure esperte dentro i costumoni di
gommapiuma possono fare sfoggio di salti e calci, ma per quanto riguarda le
armi, le limitazioni prosperano, ecco perché Michelangelo (Michelan Sisti) deve
inventarsi la gag della salsiccia usata al posto dei Nunchaku.

Che poi il salsicchaku ha anche una certa tradizione.

Splinter cerca di essere un padre severo ma giusto per i
suoi verdastri figli adolescenti, spiegando loro che non possono
vivere come normali persone (non mutanti) e soprattutto non possono occupare l’appartamento
di April ancora a lungo («Il loro mondo non potrà mai essere il nostro», «Anche
la pizza?», «la pizza va bene»), la gag dei dieci salti per punizione è uno
spasso che mi fa sempre ridere, ancora oggi quando qualcuno esagera lo guardo
con la mia miglior faccia da Splinter dicendogli «Michelangelo. Dieci salti»
(storia vera). Io ve lo ripeto: le frasi uscite da questo film ed entrare a
far parte della mia parlata quotidiana si sprecano, ad esempio, trovo scandaloso
che la cantilena «Fai la nanna cocco di mamma! Fai
la nanna!» non sia diventata popolare come merita di essere.

Lo so che è un’affermazione grossa, ma il “romanzo di
formazione” delle Tartarughe (che facendo le pulizie citano anche Karate Kid, tanto per stare in tema)
prosegue con la ricerca delle origini che passa attraverso le macchinazioni
della multinazionale nota come TGRI (Techno-Global Research Industries). L’Ooze, il famigerato liquido verdastro responsabile della trasformazione quei quattro
Ninja dai nomi rinascimentali e del loro Maestro, è uno scarto della
lavorazione, un rifiuto tossico sotterrato nemmeno fossimo in “Gomorra” (2008)
di Matteo Garrone, ma con più denti di leoni giganti e meno… Beh, Toni Servillo.

David Warner, una presenza costante nei film della mia infanzia.

Anche la TGRI e lo scienziato svampito (ma fondamentalmente
buono) Jordan Perry interpretato dal mitico David Warner in uno dei suoi rari ruoli da buono a tutto tondo, è un altro bel
rospone mutante ninja che Kevin Eastman e Peter Laird hanno dovuto digerire, sì,
perché nel fumetto l’Ooze arriva dalla TCRI (Techno Cosmic Research Institute)
società che nel fumetto è comandata dagli alieni Utroms, di cui la New
Line Cinema non ha nemmeno voluto sentir parlare e questo spiega la modifica
che trasforma le origini della tartarughe in una mezza parabola ecologista,
anche se più che smaltire gli ultimi fusti di liquido tossico, il piano
ecologista della società si esaurisce tutto qui.

Nel tentativo di assicurarsi che l’Ooze non finisca in
cattive mani, le tartarughe riescono a fare uno dei loro casini facendoselo
sfilare dal clan del Piede nuovamente comandato dal redivivo ed incazzatissimo Shredder.
Tokka e Rahzar diventano i suoi mutanti personali che con la loro presenza
garantiscono l’applicazione di un paio di principi, quello di combattere il
fuoco con il fuoco («Il prossimo combattimento sarà fenomeno contro fenomeno…») e quello per cui un seguito deve essere ugual al primo… Ma di più! Quindi,
“Tartarughe Ninja II – Il segreto di Ooze” vince un altro paio di pupazzoni, ottimi per vendere i pupazzetti ai ragazzini.

“Dai la tarta-cera, togli la tarta-cera”

Cosa volete che vi racconti io di questo film? Di Michelangelo
che fa l’imitazione di Bogart in “Casablanca” (1942)? Della tradizionale
ciambella prima della battaglia con cui provare a far ingoiare l’anti-mutagene
a Tokka e Rahzar? Volete sapere di Shredder che usa il liquido per trasformarsi
in un Super-Shredder (interpretato sotto la maschera dal wrestler Kevin Nash),
anticipando di ventisette anni i Super-Predator di Shane Black? Oppure del fatto che – se senza esagerare -, erano quindici
anni che non lo rivedevo, ma mi ricordavo ancora tutte le battute a memoria? («L’abbiamo
detto tante volte, ma lo vogliamo ripetere? …Ragazzi, mi piace essere una
tartaruga!»).

“Cassidy non puoi usare le nostre battute, non hai il guscio!”

Il fatto che malgrado sia il secondo titolo della saga, ma il
primo a venir trasmesso in televisione su Canale 5, durante il febbraio del
1994, dice molto di un film che funziona alla perfezione anche come primo
capitolo, si può tranquillamente vederlo ignorando il primo film, senza perdere nulla
della trama o del divertimento, proprio perché, come dicevo lassù, la
Tartarughe Ninja sono personaggi “perfetti” con origini così chiare che continuano
a funzionare in ogni loro nuova incarnazione, ecco perché esistono almeno un
paio di collane a fumetti a loro dedicate e circa… Boh, sessanta o settanta
serie d’animazione una meglio dell’altra, come quella recente della Nickelodeon
che è bellissima.

L’atmosfera leggermente più oscura di Tartarughe Ninja alla riscossa qui viene ulteriormente addolcita in
favore di un film perfettamente fruibile da chiunque e decisamente più “pop”,
anche se forse dovrei definirlo Rap, perché, inutile girarci attorno, la scena
che fa venire giù il soffitto (letteralmente, anche perché il Super-Shredder lo
distrugge) è il combattimento in discoteca che termina con le tartarughe
impegnate a ballare sulle note di “Ninja Rap” di Vanilla Ice, che con i suoi
capelli impossibili riesce comunque a non essere quello conciato peggio in un
film pieno di tartarughe, topi e lupacchiotti mutanti.

La prima volta che ho visto Eminem, pensavo fosse il figlio di questo qui (storia vera)

Guardate, io ve lo dico, se quando parte “Ninja Rap”, mi dite
che riuscite a trattenervi dal mettervi a cantare go Ninja, go Ninja, GO! Io non
ci credo e se per caso lo fate, allora non vi conosco e non vi voglio nemmeno
conoscere, perché quella scena da sola è un pezzo di cultura pop, uno dei tanti
legati alla Tarta-mania dei personaggi creati da Eastman e Laird.

Perché, parliamoci chiaro, anche in questo capitolo le
tartarughe non fanno molto, Shredder di fatto si autoelimina e il “romanzo di formazione” di Michelangelo, Donatello, Raffaello
e Leonardo si conclude con Splinter che un po’ si rilassa e capisce che tanto
di davvero ninja questi hanno solo il nome. Ma poco importa perché [Cassidy
insipra forte] “Teenage Mutant Ninja Turtles II – The Secret of the Ooze”
[Cassidy espira] fa ancora alla grande il suo dovere, ovvero contribuire a sparger liquido mutante forse anche radioattivo, da cui possono nascere ricordi condivisi per almeno un
paio di generazioni, forse il vero segreto di Ooze alla fine era questo, ora
che sembro più Splinter che una delle tartarughe mi è più semplice capirlo.

Praticare l’arte dell’invisibilità (con questa mi assicuro “Ninja Rap” nelle vostre teste fino a stasera)

Settimana prossima, ultima fermata per questa Tarta-rubrica
fino ad allora ricordate, va Ninja, va Ninja, va va va! (… Ne ho inventata un’altra
delle mie. Cit.)

“Cassidy? Dici salti”, “Scusi maestro Rat-Man”
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