Tanto tempo fa, nella galassia lontana lontana della mia piccolezza, c’era un vecchio registratore, come vi ho già raccontato, molto importante nella mia (de)formazione socio-cinefilo-nerd-culturale.
Per riempire la bocca quadrata del mostro avido di VHS, i miei avevano sottoscritto la classica tessera delle videoteca, ora, chi mi conosce questa storia si è già stufato di sentirla, vi chiedo scusa, ma è importante per parlare di questo film…
Posso dirvi che c’è stato un momento in cui quella tessera che riportava i titoli dei film noleggiati, era così composta: Terminator, Gremlins, Terminator, Gremlins, Gremlins, Terminator, Terminator, Gremlins, Terminator, Gremlins, Terminator, Terminator, Gremlins, Terminator.
Poi sono arrivati i rispettivi sequel dei film ad aggiungere qualche “2” sopra la tesserina di cartoncino bianco. Per questa ragione e per quelle che proverò ad elencarvi più avanti, “Terminator” per quanto mi riguarda è assolutamente, totalmente, inequivocabilmente…. Un Classido!
Nel 1981 James Cameron si trovava a Roma per il tour promozionale del suo primo film (l’unico che non ha il titolo che inizia con “T” oppure con “A”, fateci caso) “Piraña paura”, un B-Movie prodotto dal Maestro Roger Corman.
Complice, mi piace pensare, l’impepata di cozze, gli spaghetti alla matriciana e la coda alla vaccinara condita con il fiasco di vino, Jimmy quella notte ebbe un incubo tremendo, un torso di metallo, strisciando fuori da un’esplosione, lo inseguiva tenendo in mano coltelli da cucina.
Per effetto di quella notte tormentata, James Cameron nel 1984 sfornò il film che cambiò per sempre il volto della fantascienza e diede il via alla sua fulminate carriera. In quegli anni la fantascienza era tutta concentrata a cercare modelli più positivi e leggeri da dare in pasto al pubblico, Cameron, invece, decise di giocarsela a modo suo, ispirandosi alla sci-fi dispotica degli anni ’70 e a tanti fumetti.
All’uscita del film, lo scrittore Harlan Ellison (autore del racconto da cui venne tratto A boy and his dog) accusò Cameron di aver plagiato un suo vecchio racconto, la Orion costrinse il regista a riconoscere Ellison tra le fonti di ispirazione del film, alternativa? Pagare il multone di tasca propria. Questa è stata solo una delle tante occasioni in cui il testardo Jimmy dovette fare a cornate con la produzione.
In realtà, Cameron non ha mai fatto mistero di essersi ispirato ad una delle più belle storie degli X-Men di sempre, ovvero: “Giorni di un futuro passato” di Chris Claremont e John Byrne, magari ne avete sentito parlare per via dei film sugli Uomini-Pareggio. Tra macchine assassine, campi di concentramento, ribelli e viaggi nel tempo le due storie hanno più di un punto in comune.
Prima di entrare nei dettagli del perché questo film è uno stracapolavoro che fa il giro su se stesso (due volte) bisogna parlare del casting di questa pellicola. L’idea originale di Cameron era caratterizzare il Terminator come un killer proveniente dal futuro, in grado di mimetizzarsi facilmente tra la folla, il suo candidato ideale per questa parte era Lance Henriksen, uno degli attori feticcio di Cameron (tanto che lo ha dato in prestito anche a Kathryn Bigelow, allora sua moglie, per il fantastico “Il buio si avvicina” una volta di queste ne parliamo…) che per questa pellicola venne poi retrocesso a comprimario, infatti lo vediamo nei panni del detective Hal Vukovich, quello che viene costantemente zittito dal suo capo Paul Winfield. Ma il destino prevedeva per Henriksen un ruolo da creatura sintetica, lo stesso Jimmy Cameron gli affidò il ruolo di Bishop in Aliens – Scontro finale.
Per il ruolo del letale killer sono stati presi in considerazione fior fior di nomi, da Mel Gibson a OJ Simpson (storia vera!), ma la produzione andò completamente giù di testa per Arnold Schwarzenegger. Il co-fondatore della Orion Mike Medavoy voleva l’ex Mister Olimpia per la parte di Kyle Reese. Cameron ‘sto rospo proprio non riusciva ad ingoiarlo, avere Swarzy nella parte del buono, voleva dire dover trovare qualcuno ancora più massiccio dell’Austriaco per rendere le scene d’azione credibili, quindi si mise in testa un piano (suicida), ovvero: incontrare Schwarzenegger e cercare un pretesto, uno qualunque, per litigare con lui… Cosa anche semplice visto il famigerato caratteraccio di Jimmy.
Il problema è che Arnold non solo aveva il fisico giusto per un film action, ma grazie al suo ben noto umorismo fece colpo su Cameron e snocciolò anche un paio di idee gustose per il film, risultato: Kyle Reese magari anche no, ma per la parte del Terminator le ricerche erano finite.
Cameron era talmente convinto della scelta, che pur di avere Swarzy nel suo film, ritardò le riprese del suo film di nove mesi, per dare il tempo ad Arnold di completare Conan il distruttore e concludere l’opzione di sfruttamento sottoscritta con Dino De Laurentiis. Per riempire il tempo cosa ha combinato lo scorbutico Jimmy? Robetta: ha buttato già la prima stesura di “Rambo 2 – La vendetta” e ha iniziato a discutere con Walter Hill delle idee per il suo prossimo progetto… “Aliens – Scontro finale”. Alla luce della qualità di tutti questi film, il cervello di Cameron in quel periodo storico era caldo come un Hibachi giapponese.
Certo tra Cameron e Schwarzenegger sul set, non è stato tutto baci abbracci e cinque alti, la celebre “I’ll be back” (uccisa dal doppiaggio italiano che l’ha trasformata in “aspetto fuori”… FACCIAPALMO) fu oggetto di discussione tra i due: Swarzy voleva pronunciarla in maniera più formale, “I Will be back” secondo lui più adatta ad una macchina, Cameron che già aveva i suoi bei problemi con il marcatissimo accento austriaco di Swarzy (che in tutto il film dice solo 16 frasi due delle quali anche doppiate) proprio non ne voleva sapere di cambiare i dialoghi che aveva scritto. Oh! In compenso Arnoldone credeva un casino in questo progetto, sì sì, tanto che arrivò a definirlo “Just some shit movie I’m doing” salvo poi cambiare idea durante la realizzazione del film… Insomma, Cameron voleva a tutti i costi fare a cazzotti con Schwarzenegger, dimostrando un caratterino che levati per essere un regista al suo primo film, ma anche una discreta volontà suicida.
Per la parte di Kyle Reese la produzione voleva Sting (!), ma Cameron si convince che Michael Biehn era l’uomo giusto, fu un po’ più difficile convincere Biehn, per lui il film era solo uno stupidissimo B-Movie, ma Cameron riuscì a portarlo dalla sua parte, evidentemente così tanto che l’attore fece altri due film con il regista canadese (Aliens – Scontro finale e The Abyss).
Dopo aver fatto a cornate con la Orion per il buono e il cattivo del film, vuoi mollare il colpo per la protagonista femminile? Ma figurati…
Debra Winger rifiutò la parte, venne presa in considerazione Geena Davis e addirittura Glenn Close, ma Cameron volle a tutti i costi Linda Hamilton dopo averla vista in “Grano rosso sangue” (Children of the Corn), gli piaceva così tanto che per un po’ i due ebbero anche un storia, questo spiega come mai Sarah Connor, malgrado la mascella e la pettinatura che avrebbe reso orgoglioso il parrucchiere degli Aerosmith, è da considerarsi la bella di turno da salvare.
Concludono la lista delle facce note: Bill Paxton nei panni di un Punk (l’unico attore che è riuscito a farsi uccidere da Terminator, da Alien e Predator nella stessa carriera!), Brian Thompson (visto in Cobra e nella serie tv X-Files), ma soprattutto, la leggenda Dick Miller, veterano di mille Corman, attore feticcio di Joe Dante e stra-famoso per il suo ruolo in Gremlins, e con questo il cerchio della mia tesserina della videoteca è definitivamente completato.
Il film è diretto con una sicurezza e una furia omicida invidiabile, il risultato è una pellicola con un ritmo indiavolato che butta dentro senza pudore Synth anni ’80, effetti speciali da applausi (ad opera del geniale Stan Winston, lo stesso che anni dopo riportò in vita i Dinosauri), il tutto condito da Flashback (o forse sarebbe più giusto dire Flashforward) cupissimi su un futuro senza speranza, il tutto applicato ad una struttura tipica da Slasher movie. Pensateci, di che parla “Terminator”? Di una ragazza inseguita da un colossale e silente assassino che vuole ucciderla malamente… Più Slasher di così non credo che esista nulla al mondo.
Le regole del genere sono rispettate alla perfezione, ci sono resurrezioni improvvise del cattivo (non una, ma ben due), tanto che il film è ancora in grado di generare discreti cagozzi agli spettatori e sono proprio gli effetti speciali di Stan Winston a garantire la natura Horror del film. Probabilmente Terminator (e i Gremlins) è stato il mio primo incontro con il genere Horror, la famigerata scena del braccio, o ancora meglio, quella dell’occhio, era qualcosa che da bambino ammiravo a bocca aperta, allora non lo sapevo, ma il mio amore per l’Horror è stato pesantemente influenzato da questo film. Pensateci: l’esoscheletro animato in Stop Motion del finale, quello uscito (letteralmente) dagli incubi di Jimmy Cameron, è tanto diverso da quelli animati dal Maestro Ray Harryhausen nel film “Gli Argonauti”? O da quelli de L’Armate delle tenebre di Sam Raimi? Fondamentale, un film F-O-N-D-A-M-E-N-T-AL-E!
Ma come detto il film ha un ritmo indemoniato, rallenta solo per prendersi il tempo di approfondire i suoi personaggi o regalarci iconiche visioni su un futuro nerissimo, grazie ad un paio di ellissi girati alla grande (il primo quello sul camion giocattolo schiacciato dalla ruota dell’auto, il secondo quello sulla scavatrice che risveglia Kyle dal suo incubo). Ad esempio, la mia scena preferita è il momento in cui Kyle racconta a Sarah qualcosa del suo futuro, qui Cameron ci mostra il lurido bunker dove (soprav)vivono i ribelli, i cani utilizzati per riconoscere i Terminator (Wolfie, il pastore tedesco che si vede due volte nel film è stato adottato da Cameron dopo la fine delle riprese… Così facciamo vedere che “Terminator” è un film Dog-Friendly) e soprattutto l’attacco del Terminator interpretato da Franco Columbu (culturista sardo e amico di vecchia data di Swarzy). Perché quella scena è favolosa? Per prima cosa perché tira in mezzo per la prima volta la famigerata Polaroid di Sarah Connor (lasciatemi l’icona aperta che ripasso…), ma soprattutto perché, la scena inizia come la descrizione di Kyle del futuro da cui lui proviene e idealmente potrebbe concludersi come il sogno di Sarah, che si addormenta ascoltando la storia, risvegliandosi dall’incubo come dice lei stessa “Stavo sognano i cani”. I due personaggi si fondono nella scena che potrebbe essere la prima prova del fatto che Sarah si sta già innamorando di Kyle… E anche qui, lasciatemi l’icona aperta che tra un po’ torno sull’argomento.
Il film poi dopo la scena della (SICURISSIMA) stazione di polizia, è una corsa disperata che fa tirare il fiato allo spettatore solo quando il Terminator viene definitivamente “Terminato” (“Sei tu terminato, bastardo!”).
I dialoghi non ve li cito nemmeno, perché ogni singola frase di questo film (non sono poi così tante) ormai l’ho imparata a memoria dopo le innumerevoli visioni e la qualità dei dialoghi è notevole, vi basterà ascoltare gli scambi tra i due Detective per avere la prova.
Il film non molla il colpo nemmeno quando ha fisiologicamente bisogno di un momento espositivo per spiegare quei due concetti sci-fi fondamentali allo svolgimento della storia. Kyle prima di spiegare qualcosa a Sarah sul suo temibile inseguitore, si assicura di essere (abbastanza) al sicuro, ma il mio momento “spiegone” preferito è sicuramente quando Kyle viene intervistato dallo psicologo criminale (Dai? Uno psicologo stronzo in un film? Non se ne vedono mai…).
Lo psicologo torchia il ragazzo cercando falle nella sua storia, intanto Cameron, per bocca del suo protagonista, riesce a spiegarci come funzionano i Terminator e soprattutto le dinamiche del viaggio nel tempo, il tutto senza far scadere mai il ritmo, grazie anche all’intensissimo primo piano su Michael Biehn (“Siamo solo lui e me”… Esaltazione!!).
La cosa veramente particolare di “Terminator” è che malgrado riesca a caratterizzare un nemico minaccioso e senza pietà (“Non si può patteggiare con lui, non si può ragionare con lui, non…” va bene dai la smetto!) è quasi impossibile non fare il tifo per lui. Forse perché è un personaggio che agisce, Sarah e Kyle riescono a trovare il tempo di cazzeggiare, Kyle si fa persino un tormentato pisolino, mentre il Terminator fa fuori tutte le Sare(h) Connor(s) presenti sull’elenco del telefono. Infatti, Cameron, essendo un drittone, questa cosa l’ha capita molto molto bene, per questo nel secondo film il buono è proprio un Terminator… Ma questa è un’altra storia, di cui parleremo presto.
Non si può non parlare della musica di questo film, ci sono i synth letali che popolano la pellicola, come nella fighissima scena della discoteca, dove a tener banco, oltre al tremendo Look anni ’80 di molti dei ballerini è proprio “Burning in the third degree” che vi entrerà in testa prepotentemente. Ma l’apice è il suo tema musicale principale, quel Para paaaaa, pa pa paaaa malinconico e incessante che improvvisamente cambia tempo trasformando in un Para-pa-pa-pa quasi (para)militaresco. In una sola traccia musicale riusciamo a trovare il senso di inevitabilità di un futuro nerissimo che volteggia sulle nostre teste, la malinconia di chi perde l’amore tra i flussi del tempo e la testa alta di chi si sta preparando ad affrontare una battaglia. Se quando ascoltate il tema di “Terminator” non vi commuovete/gasate, vuol dire che siete dei T-800!
Però vi avevo promesso di suonarvi questo commento su “Terminator” in maniera un po’ diversa, infatti mi sono tenuto questa carta per il finale. E’ facilissimo amare questo film se siete fan dell’Action o della fantascienza, come spero di essere riuscito a dimostrare, è ancora più facile amarlo se vi piace l’Horror e questi sono i motivi per cui la vostra ragazza/moglie/fidanzata/migliore amica/cugina/sorella/madre non ha mai voluto vedere questo film, classificandolo come “una roba da maschi”.
Bene, allora sappiate che “Terminator” prima di essere tutte le cose qui sopra elencate, è una storia d’amore, spogliatelo di tutto, del tema musicale esaltante, delle sparatorie e degli inseguimenti, guardate solo i primi minuti. Sarah Connor è una giovane ragazza che convive con un’amica (abbastanza sullo smignotteggiante andante) e un’iguana, il venerdì sera va al cinema da sola perché il tipo con sui stava uscendo le tira un clamoroso bidone. La sua coinquilina con capigliatura da Air-band amoreggia con il fidanzato prima al telefono e poi fisicamente, in compenso il lavoro di cameriera di Sarah va veramente di merda, tra colleghi stronzi e clienti ancora più bastardi. Se prendete solo questa parte qui, “Terminator” non è tanto diverso dall’inizio di qualunque rom-com con Kate Hudson… Lo so è doloroso da sentire, ma stringete i denti, la gloria si raggiunge attraverso dolori e sacrifici.
Kyle arriva dal futuro per salvarla, è il principe azzurro anche se indossa pantaloni rubati ad un barbone, di fatto la ama da tutta la vita è si è offerto volontario sapendo che non potrà mai tornare a casa sua. Persino la frase più iconica di tutto il film, utilizzata in un contesto Sci-Fi/Action, diventa una citazione clamorosamente figa da citare orgogliosamente ad ogni visione del film, ma provate ad immaginarla pronunciata in un film romantico, quello a cui assistiamo è un ragazzo che dice alla ragazza che ama (da sempre): “Vieni con me se vuoi vivere”.
Cameron ha scritto i personaggi così bene e gira le scene tra di loro in maniera così convincente, che anche quando Kyle rivela a Sarah che nel futuro da cui proviene lui, non c’è tempo per donne e fidanzate, ti viene da ridere per mezzo secondo, mosso dalla voglia di gridarli “Ah Ah! Sei verginello!”, però poi le lacrime di Sarah soffocano qualunque ironia possibile, perché capisci la disperazione del futuro di Kyle, ma la showstopper è sicuramente: “Ho attraversato il tempo per te, Sarah” che mette fine a tutti i dubbi.
Guardate le scene “romantiche” tra i due. Cameron con la telecamera insiste sulle loro mani che si stringono una dell’altra… Questo film ha tutto per mandare giù di testa anche quella fetta di pubblico femminile, che si ostina a snobbare “Terminator”.
Il finale poi è meraviglioso da questo punto di vista, girato senza permessi da Cameron, dichiarando al poliziotto ficcanaso che si trattava di un corto per l’università locale. L’ultima scena riesce ad accontentare tutti, amanti dell’action/sci-fi e delle storie d’amore, se lo avete seguito bene, riuscirete a rispondere alla domanda che Kyle si è posto per anni, capirete al volo a cosa stava pensando Sarah, quando le hanno scattato quella famosa Polaroid. Se non è un finale romantico questo, vuol dire che non esistono i film romantici!
Ed un secondo dopo, Cameron piazza il colpo micidiale: “Sta per arrivare un temporale, signora…” e Sarah risponde “Lo so” guidando verso le metaforiche nuvolacce nere, mentre parte fortissimo il Para-pa-pa-pa del tema musicale. Best. Finale. Ever!
Lo ammetto avevo la soluzione sotto il naso e per tanto tempo non l’ho mai vista, questo Cameron è lo stesso che ha vinto statuette di Zio Oscar a coppie, mandando le ragazzine di tutto il mondo al cinema anche 12 o 13 volte, ad assistere ad una storia d’amore ambientata su una nave destinata ad affondare malamente. Ma i semi di quello che molti considerano il film più romantico di sempre, vanno cercati in quello che molti considerato (giustamente) il film Action/Sci-fi più figo di sempre ed è un altro grande merito di questo film.
Perché in soldoni “Terminator” è una storia d’amore, lo è sempre stato, è tutta una faccenda di culo gelato, seduti per terra davanti alla tv e di cuore in fiamme, mentre il videoregistratore, come un inarrestabile Terminator srotolava pellicola e fotogrammi davanti ai miei occhi. Un film che ti tende la mano e ti dice: “Vieni con me se vuoi amare il cinema”, alla fine è tutto qui.
Io ho terminato.
PARA-PA-PA-PA! PARA-PA-PA-PA!
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