Nel giro di una manciata di anni dalla sua uscita (miracolosamente anche in uno strambo Paese a forma di scarpa), il film di Damien Leone, Terrifier è diventato un titolo di culto. Lo ammetto candidamente, il suo seguito era tra i due o tre titoli che attendevo di più in questi ultimi mesi del 2022, grazie all’anteprima italiana al ToHorror ho potuto depennarlo dalla lista dei film da vedere.
Realizzato da Leone nella cantina del suo produttore Phil Falcone, “Terrifier 2” conferma quando il regista abbia puntato tutto su Art il clown, questo seguito ha l’horror anni ’80 nel cuore e Tom Savini nel cervello, inoltre risulta un secondo capitolo che applica alla perfezione la regola aurea dei seguiti: uguale al primo ma di più, anche se in questo caso, bisogna fare una piccola ma doverosa precisazione.
La semplicità paga molto spesso dividenti, come si riassume la trama di The Raid? Un poliziotto entra in un palazzo e mena tutti i cattivi. Quella di Terrifier? La notte di Halloween due ragazze vengono prese di mira da un clown muto ma estremamente sadico. Chiarito questo, possiamo dire che per il secondo capitolo Damien Leone ha fatto proprio come Gareth Evans per The Raid 2, ha aggiunto un po’ di trama, non tanta eh? Però un po’. Va bene così, un po’ di trama non ha mai ucciso nessuno. A quello ci pensa Art.
Il rischio era grosso, perché passare da un primo capitolo della durata di 86 minuti, ad un secondo che invece di minuti ne dura 138 poteva far credere che Leone si fosse montato la testa e ispirandosi al suo omonimo, avesse deciso di fare una specie di “C’era una volta lo Slasher”, inoltre quando sentite un horror pubblicizzato per la sua capacità di far sentire male e vomitare le persone in sala, dovreste già sentire nell’aria quell’olezzo tipico di, beh avete capito no?
Dai tempi de L’esorcista, o ancora prima di William Castle o ancora più su fino al primo Frankenstein, la trovata del film che fa stare male il pubblico in sala è vecchia quanto il genere stesso, fa più rumore che ad essere pubblicizzato così (con tanto di spintarella da parte di Stephen King direttamente da Twitter), sia un film totalmente indipendente dal budget striminzito ma dal cuore enorme, perché “Terrifier 2” è uno spasso.
Non fatevi spaventare dal minutaggio, perché i 138 minuti del film volano via come se fossero la metà, Damien Leone conferma ancora una volta di aver fatto i compiti e di conoscere i classici, quindi fa iniziare il suo film un minuto dopo la fine del precedente e conclude il prologo con una novità, sfruttando le parentesi oniriche e la mente leggerissimamente (solo un po’ eh?) disturbata di Art, introduce nell’equazione un personaggio destinato a spopolare in tutte le prossime convention Horror. Ufficialmente nei titoli di coda è stata battezzata come “the little pale girl”, la ragazzina pallida, ma mi è venuto istintivo chiamarla Baby Art, una sorta di figlia? Sorellina? Deviazione della sua mente sadica? Non è chiaro, sta di fatto che la vede solo il nostro sorridente clown (altro giro, altra incredibile prova di David Howard Thornton) e tutti coloro che finiscono nelle spire della sua follia, come la famiglia Shaw.
Già, perché la novità vera è questa, se nel primo film le vittime di Art erano due ragazze festaiole, qui sappiamo vita morte e miracoli dei nuovi bersagli del clown, papà Shaw aveva la passione per il disegno ma è morto per una brutta malattia da poco, sua moglie Barbara (Sarah Voigt) tiene insieme la famiglia con un piglio da generale, il figlio minore Jonathan (Elliott Fullam) è entrato nella sua fase “amo i serial killer” e sta in fissa con il misterioso clown che l’anno prima ad Halloween, ha sparso più sangue dell’AVIS, mentre la figlia maggiore Sienna (Lauren LaVera) si è chiusa in se stessa e in camera, a preparare il suo costume per Halloween, ispirato ad un disegno di papà.
C’è tanta tradizione in “Terrifier 2”, non mi riferisco solo agli effetti speciali orgogliosamente pratici (più avanti ci torneremo) quando proprio all’atmosfera, la cittadina che attende Halloween dopo il massacro dell’anno precedente ricorda un po’ certe atmosfere alla Scream, mentre almeno per un’apparizione nei corridoi della scuola e certe parti oniriche, mi sembra impossibile che Damien Leone non sia andato a rivedersi Nightmare – Dal profondo della notte prima di gettarsi anima e corpo su questo seguito. Il che è un’ottima mossa, ma per dirvi di quanta tradizione Slasher potete trovare in questo film, basta dire che una delle insegnanti a scuola è interpretata da Felissa Rose, la protagonista di “Sleepaway Camp”. Insomma Leone è cresciuto con la nostra stessa roba.
Bisogna anche dire che verso la metà del primo atto, ho pensato che forse, sarebbe stato meglio annullare l’abbonamento a Netflix di Damien Leone, già perché ad un certo punto sembra di stare guardando la storia (realizzata anche bene) di una famiglia che cerca di andare oltre un brutto lutto, era in sala e meditavo: «Beh si certo, la madre tende all’isterico, ma si vede che vuole bene ai figli e non se la sta vivendo al meglio, fa la dura ma in realtà soffre anche lei». Tutto bello, ma non è il genere di pensiero su cui mi dovrei soffermare guardando “Terrifier 2”, invece è così, perché questo film risulta ben più canonico del primo, inoltre Damien Leone deve affinarsi un po’ come narratore per le porzioni non-horror della storia, altrimenti così, aggiungendo due personaggi nel prossimo capitolo, si rischia di sforare facile oltre le tre ore.
Terrifier era molto più cattivo per una ragione, toglieva da sotto il culo dello spettatore la poltrona comoda di alcune trovate tipiche dello Slasher. Art nella sua gaudente malignità faceva cose che gli altri mostri mascherati prima di lui non facevano (tipo utilizzare armi da fuoco), anche il finale del primo capitolo rompeva qualche regola, mentre il seguito risulta avviato su binari già tracciati, più canonico certo, ma non per questo meno violento o divertente.
Nel primo atto “Terrifier 2” sparge una serie di pistole di Čechov lungo tutta la trama, il sogno premonitore di Sienna, ambientato in quello che sembra l’inferno onirico di Art (il “Clown caffè”), tutta la sotto trama della lama lasciata in eredità da papà, tutte pistole che faranno “BANG!” come da copione prima dei titoli di coda, mentre Leone sottilmente porta avanti un’altra sotto trama, ottima per la scena dopo i titoli di coda (dove compare anche il wrestler Chris Jericho) che di fatto è la promessa che si, ci sarà un “Terrifier 3”, anche perché il film sta galoppando al botteghino nelle sale americane (storia vera).
“Terrifier 2” è uno Slasher molto canonico, con un’angelicata “Final Girl”, contro un diabolico pagliaccio e in questo bisogna dirlo, Leone è più che didascalico, Sienna con il suo costume in stile Angela di Spawn è letteralmente un angelo caduto nell’inferno di Art, ci sono momento in cui non tutto torna (ad esempio, da dove arriva la “spada de foco” di papà Shaw?), ma zitto zitto Leone riesce ad espandere il mondo e la mitologia del suo clown nato come unico elemento davvero memorabile del suo antologico “All Hallows’ Eve” (2013), ma anche il personaggio che sta facendo le fortune di un regista che ha saputo portare dalla cantina del suo produttore al grande pubblico, quello che probabilmente sarà ricordato come l’ultimo grande Boogeyman analogico, prima che il genere horror viri definitivamente verso il digitale.
Certo “Terrifier 2” finisce per abbracciare una trama più canonica, ma i personaggi funzionano, finisci per affezionarti alle loro vicende e a tifare perché riescano a salvarsi, testa e spalle su tutti proprio la protagonista, Lauren LaVera, che sembra una che potrebbe rosicchiare via una grossa fetta di fan alla più famosa (e lanciatissima) Jenna Ortega. Funziona vederla terrorizzata e perseguitata da Art, ma anche in modalità tipo guerriera amazzone e prima che qualche frescone decida di svegliarsi dal suo torpore per sostenere che anche Leone ha ceduto al famigerato “girl power” nei film, vi ricordo che la “Final Girl” è puro canone Slasher a cui “Terrifier 2” si aggrappa con entrambe le mani, per essere sicuro di non sbagliare il film della riconferma, il secondo quello storicamente più difficile, parafrasando Caparezza.
Come fa quindi Damien Leone, con una trama ultra collaudata da Slasher ad arrivare a coprire 138 minuti di durata? Soffermandosi. In alcuni momenti sporca un po’ il foglio, perché se ti soffermi troppo a lungo sul primo piano di un protagonista urlante, rompi l’incantesimo (chi mai starebbe fermo ad urlare davanti ad Art che fa scempio delle sue vittime? Io sarei filato di corsa fino ai confini della nazione adiacente), ma in altri momenti è proprio soffermandosi che ottiene il risultato voluto. Ho apprezzato molto il fatto che nemmeno per un momento il regista, abbia cercato di rendere Art il Clown un elemento più comico, certo si esibisce nella scena degli occhiali da sole (già un meme su Internet), ma nulla che un pagliaccio (in tutti i sensi) come lui non farebbe durante le sue esibizioni di sangue. Più che altro Leone è riuscito a fare un ulteriore salto di qualità alla macelleria del film, anche perché la fantasia e il gusto per il macabro di Art, sembrano senza fine.
Gli omicidi in “Terrifier 2” non sono poi così tanti, se non ho perso il conto siamo sotto la decina di morti, roba che un Halloween Kills qualunque può tranquillamente battere senza faticare, ma è il come che fa sembrare queste morti il doppio, se non il triplo. Damien Leone non solo ricopre il suo cast di trucchi prostetici creati da lui, ma li cosparge di sangue e in qualche caso, conciati così chiede ancora loro di recitare qualche linea di dialogo, perché Art il Clown si accanisce sulle sue vittime con furore belluino e un sorrisone sul viso, che immagino sia più o meno lo stesso che aveva Leone nella cantina di Phil Falcone, mentre si è inventato tutti i trucchi necessari a far scatenare il suo pagliaccio pazzo.
Braccia staccate, scalpi, occhi affettati, teste mozzate, il campionario è vastissimo, l’effetto alcune volte non è anatomicamente perfetto (qualche medico in sala potrebbe sollevare un sopracciglio) ma è realistico, pratico, qualcosa di tangibile e che ha lasciato attori e set imbrattati di sangue finto. Un approccio realistico che paga enormi dividenti sullo schermo, in un paio di momenti mi sono ritrovato a pensare: «Ehi come ha fatto a realizzarlo quello?» (storia vera), perché in questo film non solo gli effetti speciali di Leone risultano ulteriormente migliorati, ma anche la sua regia quando si tratta di mostrarli sul grande schermo ha fatto un altro salto di qualità, anche se ci sono ancora grossi margini di miglioramento come narratore.
“Terrifier 2” sacrifica qualcosa della capacità del primo capitolo di sovvertire alcune trovate collaudate del genere Slasher, in favore di una trama molto più canonica ma assolutamente riuscita, dietro l’angolo si intravede la mossa alla Deadpool, dove la famiglia del personaggio è stata espansa con Lady Deadpool e Deadpool Dog, ma anche questo secondo me è tradizione degli Slasher anni ’80, una torcia che Damien Leone vuole continuare a portare avendo tutto il talento per farlo. In tutta onestà, mi sento già pronto ad un “Terrifier 3”, con la trama ancora più matta, che tenga conto degli elementi nuovi aggiunti all’iconografia di Art con questo secondo capitolo anche domani mattina, ma bisogna lasciare il tempo a Leone di chiudersi nuovamente in cantina per produrre budella, frattaglie e altri arti da far mozzare al suo Clown pazzo.
Sepolto in precedenza martedì 25 ottobre 2022
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