Ho avuto il piacere di essere stato invitato all’anteprima milanese di uno dei titoli più attesi della “Spooky season”, organizzata dalla Midnight Factory con maschere e sosia di Art in sala, un vero spasso perché i ragazzi stanno ovviamente puntando molto su un personaggio che in pochi anni è diventata una nuova icona horror molto amata.
Il film uscirà in sala ovviamente per Halloween – sarebbe stato un crimine saltare la ricorrenza – e successivamente su larga scala il 7 novembre, anche se è piuttosto palese che l’ambientazione questa volta sia natalizia, nell’anno del cinquantennale di un proto-slasher fondamentale come Black Christmas, anche Damien Leone si iscrive ai festeggiamenti e inizia il suo film con l’immancabile prologo che vede Art (la solita mimica spassosissima di David Howard Thornton sotto il trucco) vestito da Babbo Nachele Natale portare a suo modo doni ad una povera famigliola, non ho letto il nome sul citofono ma penso fosse la famiglia da cannone (carne), che viene malamente passata a filo di ascia dal pagliaccio. Va detto però che Leone, tiene fuori scena gli omicidi dei bambini, a differenza del suo clown, a volte il piede dall’acceleratore dei massacri lo solleva. Ah vi avviso, non ci saranno particolari Spoiler, quindi leggete tranquilli.
Essenzialmente “Terrifier 3” è davvero tutto qui, molto simile al secondo a cui si ricollega direttamente, ma con l’aggiunta del Natale, che per Damien Leone è una scusa in più per portare in scena un po’ di sbudellamenti a tema. Essendo un esperto di effetti speciali orgogliosamente artigianali passato alla regia, al terzo film (quattro se contiamo anche “All Hallows’ Eve” del 2013, primissimo avvistamento di Art il clown) il gioco resta lo stesso, costruire una trama o un più che altro un canovaccio, che permetta di portare in scena che so, arti umani martoriati dopo essere stati surgelati dall’azoto liquido. In tutto questo si aggiunge l’ambientazione Natalizia che è lo spunto perfetto per far scatenare Art, questa volta un po’ meno a caccia di meme (anche se gli occhiali buffi a tema li sfoggia anche qui) e un pochino più curato nel montaggio.
Terrifier 2 era un film dalla durata fiume, insensata risetto alla trama canovaccio che aveva da raccontare, questo perché a Damien Leone avrebbe fatto molto comodo qualcuno con più esperienza al montaggio, il secondo capitolo era pieno di personaggi paralizzati davanti alle atrocità di Art, che invece di scappare – come avrebbe fatto chiunque – restavano lì a guardare disperandosi, per un quantitativo di secondi che andava ben oltre lo logica di qualunque horror, in parole povere da spettatori, si passava il tempo ad urlare ai personaggi: «Ma te ne vuoi andare o no!?» invocando qualche taglio di montaggio e non solo di carne umana (di gomma).
Quando ho letto della durata di “sole” due ore di “Terrifier 3” ho sperato che Leone avesse trovato un montatore, invece no, il montaggio (insieme alla regia, alla sceneggiatura e alla produzione) è ancora nelle sue mani, questa volta va detto che il ritmo migliora, i personaggi paralizzati ad urlare ci sono, ma gestiti in maniera più logica grazie ad un montaggio un pochino più serrato. Insomma da questo punto di vista piccoli miglioramenti, anche se è chiaro che Leone ragioni ancora con un tecnico degli effetti speciali più che un regista, un esempio? Bella l’idea di far fare l’angelo della neve ad Art in una pozza di sangue, ma magari un angolo di inquadratura che valorizzasse la trovata, avrebbe giovato.
Va detto però che quello che era già uno dei punti di forza della saga, in questo terzo capitolo natalizio fa un ulteriore balzo in avanti di qualità, gli effetti speciali pratici qui risultano ancora più realistici, se il povero operaio che subisce uno scalpo radicale, per me era già per resa e violenza un omicidio in grado di scalzare dal podio (provvisorio) delle morti violente negli horror del 2004, l’omicidio con “fiocco” di In a Violent Nature, in un film come “Terrier 3” è solo l’antipasto, Art il Clown sarà pure vestito da Babbo Natale, ma il suo scopo non è quello di portare doni, solo alzare l’asticella della violenza riprendendosi la vetta della classifica. Ci riesce benissimo e senza rovinare la visione a nessuno, posso dirvi che un omicidio in particolare mi ha fatto pensare al più efferato omicidio del romanzo “American Psycho”, ok, non si arriva a quegli estremi, però ci si ferma un passo prima.
Una delle priorità di Damien Leone è riportare in azione il suo pagliaccio, utilizza una scena in metropolitana (cosa vi dico sempre sulle scene in metro dei film?) per riconnettere i pezzi… letteralmente! Dopodiché si concentra sulla storia della sua “Final Girl” predestinata, Sienna Shaw si porta ancora addosso i segni dell’essere sopravvissuta per miracolo allo scontro con Art, anche se va detto che per le cicatrici sul volto di Lauren LaVera avrebbero potuto impegnarsi un po’ di più, mi sono accorto della loro esistenza quando le hanno citate nei dialoghi, perché va detto che certe volte con il rasoio da barba mi sono sfregiato peggio di lei.
Non so se è stato il parlarsi tra madrelingua o per via del ritorno nei panni (questa volta ben più coprenti, causa maglioni natalizi) del personaggio che ha lanciato la sua carriera da “Scream Queen”, ma ha trovato la sua prova più a fuoco rispetto a The Well dove, causa trama, doveva essere quasi sempre totalmente spaesata. Ecco, se per lo meno Terrifier 2 aveva provato ad allargare il mondo attorno ad Art, il terzo capitolo invece a livello di storia si adagia su quanto già visto e creato da Leone in precedenza, quindi se sperate di avere informazioni in più sulla spada ‘de foco (in realtà in plastica) o su altri dettagli dell’iconografia… Ciccia! Qui l’unica novità è davvero solo il Natale.
Damien Leone ha fatto i compiti e sa bene che ogni buon seguito deve tenere conto di quanto accaduto nel film preferente, per questo ritroviamo i fratelli Shaw ancora sconvolti, Sienna uscita dall’ospedale, con le visioni e sotto medicinali, ospite degli zii, pronta a legare nuovamente con la cuginetta Gabbie (Antonella Rose), mentre il fratello Jonathan (Elliot Fullam, ormai una pertica) al college, a schivare la fama di sopravvissuto che si porta dietro, specialmente dal suo compagno di stanza Cole (Mason Mecartea) e la sua bionda fidanzata in fissa con i podcast sul true crime, Mia (Alexa Blair Robertson).
Purtroppo questa volta nessuna “the little pale girl”, anche nota come Baby Art, sostituita dal ritorno della sfigurata Victoria Heyes (Samantha Scaffidi) sempre più socia in affari criminosi per Art, il che mi sta benissimo, peccato che “Terrifier 3” sia un film con la rete di sicurezza tesa, il già annunciato “Terrifier 4” gli permette di non osare in termini di trama (o canovaccio), Leone a volte tenta momenti onirici sull’origine della spada ma è timido nel mostrarli, consapevole che la sua forza sono gli sbudellamenti e al pubblico fondamentalmente, interessano solo quelli, quindi per certi versi “Terrifier 3” è l’episodio di Natale di una serie tv che rimanda lo sviluppo (eventuale, perché qui non è mai stato la priorità) con un calcione del campo di “Terrifier 4”, poi si vedrà.
Ecco perché, sempre senza rovinare la visione a nessuno, ci sono personaggi che vanno a vengono dalla storia, così importanti ai fini della trama da venire uccisi fuori campo perché la rivelazione della loro morte, funzionerà meglio dal punto di vista drammatico, se poi cercate la continuità, ecco, magari anche no. Non è chiaro come Art il clown sia considerato dai Podcaster più famoso di Jack lo squartatore (la reazione del pagliaccio è tutta da ridere) ma nessuno lo riconosca al centro commerciale, e non ditemi che è per via del travestimento da Babbo Natale eh? Di sicuro non lo ha riconosciuto Tom Savini, che qui fa un cameo che per Leone deve essere stato un gran regalo.
Se poi hai una spada ‘de foco (di plastica) che cura tutte le ferite, allora vale (quasi) tutto, quindi “Terrifier 3” diventa il nuovo campo da gioco di Damien Leone che fa scatenare il suo clown, in missione per punire i cattivi e portare doni ai buon… Ehm no, per punire tutti. Che siano Babbi Natale sbevazzoni al bar (dove compare anche il mitico Clint Howard!) o coppiette in amore, ogni occasione è buona per alzare l’asticella dello Splatter, in scene in cui non si percepisce la differenza tra regista e creatura, Leone e Art pensano all’uniscono come mettere su il prossimo sbudellamento, che sia il più creativo e grondante sangue possibile.
Ad esempio, con i dovuti paragoni del caso (piuttosto notevoli), qui Leone ci regala la sua versione dell’omicidio sotto la doccia, con tutte le litrate di sangue e genitali spappolati che ad zio Hitch semplicemente non servivano per fare paura, l’obbiettivo di Leone e del suo pagliaccio è sempre lo stesso, citando le immortali parole dei poeti dall’Australia: If you want blood, you’ve got it!
“Terrifier 3” va preso così, mi fanno sempre sorridere quelli che cercano la solidità della storia in una trama che prevede un clown pazzo e immortale che fa a fettine il mondo, per amore di analisi cinematografica, va detto che Leone ama dedicare spazio ai suoi personaggi, questa è la sua idea di caratterizzazione, ma la sua mente resta focalizzata sul prossimo trucco prostetico da portare in scena per alzare l’asticella del massacro, quindi se Terrifier 2 aveva cercato di allargare il campo (con grossi problemi di montaggio), “Terrifier 3” lima il minutaggio, migliora ulteriormente i punti di forza e non fa un passo in avanti che sia uno a livello di migliorie registiche, aumenta solo il numero di atrocità e di addobbi natalizi, ci si diverte, anche molto, ad esempio un paio di siparietti di umorismo nerissimo fanno sinceramente ridere, ma avere le spalle coperte dal già annunciato “Terrifier 4”, permette a Leone di continuare la mattanza senza preoccupazioni di sorta, che è esattamente quello che ha intenzione di fare.
In parole povere, se non avete amato le precedenti apparizioni di Art il Clown, questo non è il film che vi farà cambiare idea, se invece siete tra quelli che vogliono ancora più trippe, budella, cervelli e fegati spappolati, ecco qui il vostro perfetto film di Halloween e volendo, anche di Natale. Anche se devo dirlo, io malgrado la martellante pubblicità arrivata dagli Stati Uniti, all’anteprima non ho visto nessuno vomitare. Peccato, un po’ ci speravo.
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