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The Adam Project (2022): un’altra giornata in ufficio per Shawn Levy

Ci sono registi che sono un nome, uno di quelli in grado di calamitare il pubblico, tanto da portarsi dietro delle aspettative, ma Hollywood è un luogo di lavoro variegato come il gelato in cui si trova di tutto, anche nomi mediamente grandi che vivacchiano e lavorano senza per forza avere una “poetica” personale a fare da filo rosso nella propria filmografia.

Alcuni registi quando imbroccano un film, vengono etichettati e si beccano tutti i lavori fotocopia della stessa tipologia, per certi versi è quanto accaduto a Shawn Levy, un’infilata di commediole prima di diventare quello delle “notti folli” (al museo o a Manhattan), a salvarlo un racconto del Maestro Matheson, “Acciaio” da cui è stato tratto “Real Steel”, un film per ragazzi come lo intendevamo negli anni ’80 ma uscito nel 2011, non a caso prodotto da Steven Spielberg e Robert Zemeckis, una sorta di Over the top ma con in più dei robot che si prendono a pugni, non il vostro film della vita, ma ogni volta che passa in tv (e lo fa molto spesso), finisco sempre per rivederlo con piacere.

Da allora la roba per ragazzi è diventata la materia per Shawn Levy, che ha fatto il botto salendo a bordo del treno “Doppia R”, Ryan Reynolds, anche noto come Deadpool senza maschera, che il regista ha diretto in Free Guy, ed ecco perché Levy lo ritroviamo alla guida del nuovo film Netflix, una roba per ragazzi con Deadpool senza maschera come protagonista. Ed ora un po’ di musica! Scelta solo per associazione con il titolo.

“The Adam Project” comincia con Deadpool senza maschera (Ryan “Doppia R” Reynolds) che ha rubato un jet come il Dottore aveva “preso in prestito” un TARDIS, perché la premessa è semplice: i viaggi nel tempo esistono già oggi, solo che ancora non lo sappiamo.

Deadpool senza maschera qui interpreta un tale di nome Adam Reed, in fuga dal solito futuro distopico descritto come quello di Terminator nelle giornate buone (il film almeno gioca a carte scoperte), tornato indietro per salvare qualcuno a lui molto caro ma andato erroneamente lungo, per la precisione indietro fino al 2018, due anni dopo la morte di suo padre Louis Reed (Mark Ruffalo), eccentrico scienziato responsabile dell’algoritmo che regola i film su Netflix necessario per viaggiare nel tempo, morto troppo presto lasciando sola sua moglie Ellie Reed (Jennifer Garner) e il giovane Adam (Walker Scobell), tutta questa wibbly wobbly… Time-y wimey… Stuff, per arrivare dove il film vuole, ovvero a raccontare la storia di due Adami, uno che ha superato gli ‘anta e l’altro dodicenne, impegnati a battibeccare come da tradizione dei “Buddy Movie” e liberi si saltellare in lungo e in largo nel tempo alla faccia dei paradossi.

«Hai visto che razza di locandina brutta ha il nostro film?», «Una delle peggiori mai viste, su questo siamo d’accordo vecchio me»

“The Adam Project” è davvero tutto qui, di solito i film che si giocano la carta del viaggio del tempo dovrebbero impegnarsi un minimo a descrivere le regole interne che regolano il “mondo” in cui è ambientata la storia, nel film di Shawn Levy i passaggi logici a vuoto sono fin troppi, le coincidenze sono un po’ troppe per passare davvero per tali, anche perché un bravo sceneggiatore, non può permettersi per davvero delle coincidenze nella sua sceneggiatura, ma qui si sono messi in tre a scrivere la sceneggiatura, tra cui un insegnante presso il Manhattanville College (storia vera). Insegnante supplente aggiunto io, almeno a giudicare dal risultato.

Le motivazioni della cattiva di turno, Catherine Keener nel doppio ruolo della avida Maya Sorian del futuro e dell’idealista Maya del 2018 ringiovanita (male) in digitale, sono appena abbozzate, perché tanto dei cattivi nei film dal 2000 in poi non frega più niente a nessuno, a questo film ancora meno, visto che “The Adam Project” vive e muore sui battibecchi tra i due Adami, quelli bisogna dire per lo meno belli vispi.

«Come si guida quest’affare?», «Lo chiedi a me? Io ho dodici anni!»

Un dodicenne estremamente intelligente con problemi di bulli e la sua versione altrettanto brillante ma un po’ adombrato dalla vita, sono un’ottima coppia di protagonisti, considerato il ruolo Ryan Reynolds è chiamato a recitare un minimo in più di quanto non faccia di solito, anche se la sua continua posa da Deadpool senza maschera faccia più volte capolino anche qui, anche se devo dire che finché il film resta concentrato sulle interazioni tra i due Adam, tutto sommato fila, i dialoghi sono divertenti e hanno buon ritmo, inoltre il piccolo nerd dentro di me in fondo è sempre stato un po’ pronto all’eventualità descritta nel film.

Forse ve lo avevo già raccontato, sta di fatto che a furia di tritare materiale di fantascienza, tra film, romanzi e fumetti, più o meno attorno all’età del protagonista (quello giovane dei due eh?), mi sono inventato una sorta di protocollo da applicare nel caso dovessi un giorno ricevere una visita da parte di una versione alternativa di me stesso, dal futuro, da un universo parallelo o quant’altro. Una sorta di scambio di parole in codice per capire ed evitarci tutti due ore di “spiegoni”, mi rendo conto che il protocollo potrebbe avere qualche lacuna, ma sicuramente meno buchi logici di quanti visti in “The Adam Project”.

Materiale per la rubrica sui fuciloni di Lucius.

Ad esempio Zoe Saldana che si prepara per quattro anni a rendere super sicuro il suo nascondiglio in attesa dell’arrivo dei cattivoni, solo per scoprire che il suo grande piano di difesa consiste in cosa esattamente? Un fucile mitragliatore, ovvero quello che ogni Yankee del Texas ha in casa senza per forza aspettarsi casini multidimensionali.

Inoltre mi spiegate perché in tutti i film a tema fantastico usciti negli ultimi anni, i personaggi devono per forza muoversi come super eroi? Qui sia Zoe Saldana che Deadpool senza maschera possono tranquillamente battersi con dei soldati provenienti dal futuro, protetti da spesse armature, zompettando come X-Men e prendendo a pugni in faccia chiunque senza rompersi una mano contro quegli elmi da battaglia fatti d’acciaio. Basta una sorta di “Spada Laser” che non è una Spada Laser, ma chiamarla così attizza i nerd perché tutti, chiunque, anche l’Adam dodicenne, di colpo si possa trasformare in un Darth Maul in grado di fare salti di dodici metri.

Non è goffa o erratica come un fulminatore. È elegante, invece, per tempi più civilizzati (cit.)

Per certi versi “The Adam Project” è il solito spreco di nomi noti (Mark Ruffallo e Jennifer Garner largamente sotto utilizzati in ruoli più o meno ingrati) in un film che intrattiene ma si dimentica pochi minuti dopo i titoli di coda, come un paradosso creato dal multiverso una volta risolto.

Nella lista di “cose da fare” del film, si vedono tutti i punti chiave dell’algoritmo Netflix: una scena d’azione con i magneti? Fatto! La tediosa scena tra padre e figlio che giocano a Baseball? Presente! Insomma tutto competente, tutto molto già visto, leggero sì, ma anche abbastanza dimenticabile.

Ma visto che Hollywood funziona così, quando ti confermi bravo a fare qualcosa, stai tranquillo che continuerai a farlo a lungo, o almeno finché porterai a casa dei soldi, infatti Shawn Levy è già stato annunciato come regista del terzo capitolo di Deadpool (questa volta con la maschera), che stando alla Marvel sarà meno sboccacciato rispetto agli altri due capitoli e più in linea con il resto dei prodotti dell’MCU, vi faccio una previsione facile? Sostituiranno le parolacce con le trovate da multiverso, quindi per Shawn Levy i suoi due ultimi lavori non sono stati film, ma allenamento in vista del prossimo. «È Hollywood bellezza, e tu non ci puoi far niente.» (quasi-cit.)

Sepolto in precedenza giovedì 24 marzo 2022

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