L’uscita del nuovo film di Michael Bay è l’occasione per portare avanti la tradizione dei Versus della Bara Volante, quindi se per
caso dovesse servirvi un’ambulanza, oggi ne avrete due.
The Ambulance (2005)
Tim (Paw Henriksen) è il fratellino cocco di mamma
ossigenato, Frank (Thomas Bo Larsen) quello grande che in galera non vuole
tornare, insieme hanno un piano: rapinare una banca, dentro e fuori senza
feriti, senza sparare nemmeno un colpo, ma più ricchi di 130 mila Corone, tutti
soldi da utilizzare per curare la malattia di mammà, cosa può andare storto?
Tutto, a partite dai ben pochi mezzi messi in campo da questo film.
Il regista Laurits Munch-Petersen fa di necessità virtù,
inizia il suo film con i fratellini calza di nylon in testa e via in banca,
dopodiché tiene la macchina da presa fissa sulla strada mostrandoci
un’ambulanza accostare a fondo strada, può sembrare un omaggio a “Le Iene”
(1992) l’idea di non mostrare la rapina ma solo i suoi effetti, in realtà è il
modo più pratico per tener basso il costo (e li minutaggio, il film dura appena
80 minuti) di un film goffo in più di un passaggio, a partire dalla fuga dalla
banca, perché da quanto ho capito, la polizia Danese è addestrata secondo il
principio “Milano Copenaghen odia: la polizia non può sparare”,
altrimenti i rapinatori improvvisati sarebbero morti sulla soglia della banca
al secondo minuto del film.
![]() |
Il sistema sanitario danese in azione. Ah-Ah avete capito? Azione perch… Ok la smetto. |
Invece i due scappano rubando l’ambulanza solo per scoprire
che sul retro ci sta una bionda paramedica di nome Julie (Helle Fagralid) alle
prese con un paziente appena colpito da un infarto, considerando che il film
mette subito in chiaro che i due criminali da strapazzo sono più sfigati che
veramente cattivi, il film è davvero tutto qui, in fuga dalla “Madama” (in
scene d’inseguimento lente e piuttosto sgraziate) i due all’inizio sembrano
impegnati più in una commedia che in un film drammatico, poi tutto sommato
grazie agli attori e all’andazzo del film è chiaro che la banda fratelli abbia più voglia
di risolvere i loro casini che di provocarne.
Anche se è Laurits Munch-Petersen poi porta avanti un film
con due criminali improvvisati e una paramedica che pare appena uscita dal
corso di formazione, che per citare un pezzo famoso dei Mötley Crüe, ha bisogno di telefonare ad un medico prima di fare la
sua prima iniezione di adrenalina nel cuore, come se fosse un Vincent Vega
qualunque.
![]() |
Non so come si dica simpatici pasticcioni in danese, però ecco, questi tre lo sono. |
Non ho mai avuto la fortuna di visitare la Danimarca, ma a
giudicare dal film del 2005, perdersi da quelle parti sembra facilissimo per
chiunque, polizia compresa che riesce a farsi seminare dai due fratelli, armati
solo della radio a bordo e dell’equivalente locale del Tuttocittà (giuro, non
sto inventando nulla). Quello che funziona del film è il suo riuscite tutto
sommato a tenere i personaggi a bordo dell’ambulanza del titolo, grazie a delle
motivazioni sensate, quando i due fratelli litigano tra di loro lo fanno per
dei motivi sensati, inoltre il personaggio di Tim copre un arco narrativo
decente, in cui le sempre più ansiogene telefonate materne gli ricordano
l’etica e le motivazioni dietro al suo gesto ben poco etico, anche se tutto poi si risolve con
la solita storia di fratelli e famiglia, per un film che visto nella “bolla” di
un film festival (non ho verificato, ma immagino che ne abbia girato qualcuno)
potrebbe avere un senso. “Ambulance” può darti un po’ di respiro dopo una
giornata passata a guardare drammi dal Nicaragua oppure Horror girati con due
spicci, ma ad esempio anche solo su Netflix (dove lo trovate comodamente) è stato
ignorato, perché è un film guidato dai personaggi che però avrebbe avuto
bisogno di qualche revisione per eliminare i passaggi di trama più forzati e di
una regia meno maldestra, ecco perché a sirene spiegate è arrivato Michael Bay.
Ambulance (2022)
Ora io non so se Michael Bay un giorno, svaccato sul divano
dopo aver fatto esplodere un paio di elicotteri facendoli scontrare uno contro
l’altro in volo, abbia deciso di gironzolare sul catalogo di Netflix
imbattendosi nel film originale del 2005, oppure sia solo inciampato nella
sceneggiatura già pronta scritta da Chris Fedak, ma affidare proprio a lui la
storia dell’ambulanza in fuga è come dare un petardo ad un piromane esperto di
esplosivi, chiunque altro con una piccola miccetta sarebbe innocuo, Bay anche
con quella potrebbe infiammare il mondo, oppure limitarsi a Los Angeles, come ha
deciso di fare qui.
Ci tengo a precisarlo, ho visto il film Danese dopo aver visto
quello di Bay, l’ho fatto perché diversi passaggi non tanto della trama (che
con i film di Michele Baia il più delle volte può essere poco più che un
canovaccio), ma proprio delle motivazioni e delle implicazioni morali dietro ai
personaggi, non mi avevano convinto quasi per nulla. Nella storia ci vedo
molto dello zampino di Bay, ad esempio in tutto quell’abuso di ironia a cui non dico mai di no, ma se proprio dovessi criticare qualcosa
del cinema di Michele Baia sarebbe proprio il suo senso dell’umorismo scadente,
che metà delle volte mi fa sentire in colpa nel proteggere il suo operato dai
tanti (troppi) detrattori e l’altra metà delle volte mi fa coprire il volto
esibendomi nel più classico dei Facciapalmo.
![]() |
B.A.Y Paramedici in prima linea. |
Se il poliziotto sulle piste dei rapinatori Danesi era una
voce alla radio, qui raddoppia, non basta lo sbirro con berretto da baseball interpretato da Garret Dillahunt, che gira su una Fiat 500 (modello vecchio, nemmeno quella
nuova) con a bordo un enorme Bullmastiff, ma ci vuole anche l’agente FBI esperto
di rapine Keir O’Donnell, che nulla mi toglie dalla testa, in quanto personaggi
“empatico” sia stato affidato ad un attore uomo e caratterizzato come
omosessuale nel film, quando di norma un ruolo del genere sarebbe stato
ricoperto dalla solita “sbirra” donna tosta, però non ho idea di quante mani
abbiano rimaneggiato la trama, anche se è chiaro che sia stata rimodellata
attorno ai canoni della Hollywood del 2022.
Che il cinema di Bay sia popolato di professionisti che sono
i migliori nel loro campo, non lo scopriamo certo oggi ma è più o meno da
sempre che funziona in questo modo, infatti la paramedica a bordo
dell’ambulanza non è una fragile biondina che pare al suo primo giorno di
lavoro, ma è la tostissima Cam Thompson (quella meraviglia di Eiza González) che può tenere vivo
chiunque per venti minuti ma poi ha difficoltà ad instaurare rapporti umani,
basta così? No, parliamo dei due fratelli protagonisti.
![]() |
No, non potete giocare al medico e l’infermiera, al massimo potete guidare l’ambulanza. |
Will Sharp (Yahya Abdul-Mateen II) è un ex marines che ha
servito il suo Paese con tutto il patriottismo necessario a prendere parte ad
un film di Bay, il reduce avrebbe bisogno di una non ben specificata assistenza medica
per il figlio malato, ma ha problemi a parlare con un operatore al Call Center
che lo rimbalza, malgrado lui sia stato così eroico in Afghanistan, quindi
decide di farsi giustizia da solo rivolgendosi al fratello magheggione Danny (Jake
Gyllenhaal), che ormai è chiaro, ha un agente che gli propone solo rifacimenti di film Danesi. Will,
considerati fortunato di non aver mai avuto a che fare con Telecom, su questo
principio quando ho avuto problemi con Internet a casa avrei dovuto scatenare
una guerra termonuclerare globale!
Come se fossimo in “Four Brothers” (2005) di John Singleton,
Will e Danny sono fratelli adottivi di uno che ovviamente è stato il più grande
rapinatore della storia, credo del suo condominio (vi ho già detto che nei film
di Bay sono tutti super professionisti del loro settore vero?), proprio per
questo Will si rivolge al fratello per trovare i soldi per questa fantomatica
operazione non ben specificata, gli andrebbe bene anche – stando alle sue
parole – “un colpo piccolo” ma guarda caso, proprio in quel momento Danny sta
per partire per la rapina in banca della vita, quella che organizza da sempre
ma sfiga! Mi manca giusto un uomo, vieni tu Will?
![]() |
“Io non l’ho visto il film di Singleton”,”Nemmeno l’originale con John Wayne?”,”No”,”Sei sicuro di essere mio fratello?” |
Questo sarebbe, stando al cinema Yankee anno 2022, il modo
per caratterizzare un rapinatore guascone che fa tutto per una buona causa e
suo fratello, quello recalcitrante per cui “un colpo piccolo” sarebbe
accettabile, ma davanti alla grande rapina per tutto il tempo fa la faccia che
faceva mia madre quando io guardavo i film horror a sei anni: eh non si fa,
però vabbè dai.
A questo aggiungiamo l’ostaggio, perché nel suo essere
bulimico sotto tutti i punti di vista (dura 136 minuti e si sentono tutti),
“Ambulance” deve esasperare ogni elemento della storia originale, quindi
l’ostaggio ferito a bordo dell’ambulanza usata per la fuga è un poliziotto che
si è preso una cotta per la cassiera della banca, che cerca l’occasione giusta per
chiederle di uscire nel giorno sbagliato. Sul serio, non mi sto inventando
nulla, la trama di “Ambulance” è davvero questa, per fortuna qui la rapina si
vede e meno male aggiungo! Finalmente Michael Bay ha l’occasione per cimentarsi
in un classico del cinema d’azione come una rapina in banca, il risultato però
è meno rispetto ai Maestri che lo hanno preceduto, quindi non scomodiamo Hill, Mann o Peckinpah, ma
nemmeno Friedkin per il successivo
inseguimento, Bay ci mette 40 minuti per presentarci tutti i personaggi, ci dà
dentro con le sparatorie nella rapina, poi il suo film e i suoi veri propositi possono davvero iniziare.
![]() |
Dovreste curare le persone non sforacchiarle! |
Il vero piano di Michele Baia è quello di mandare in scena
la più grossa partita a GTA mai vista sul grande schermo, cosa facevi a “Grand
Theft Auto” quando avevi la polizia addosso? Entravi sgommando nel garage,
cambiavi colore all’auto e continuavi tranquillo la tua partita. Ecco
immaginatevi questo per “Ambulance”, però con Bay impegnato a giocare con le
inquadrature tutte matte che ti offrono le macchine da presa pilotate da droni
volanti e la morale dei personaggi, in continuo e pericoloso bilico sopra un
crepaccio.
Come faccio io spettatore a patteggiare per uno come Danny,
che non esita a tirare su il telefono per chiedere l’aiuto della peggior
criminalità di Los Angeles? Dovrei patteggiare per lui perché ha la faccia di Jake
Gyllenhaal ed è l’attore più famoso del film? Oppure dovrei prendere le parti
di Will, uno che ha seri casini a casa e non voleva fare una grande rapina in
banca, però per tutto il tempo del film (e ribadisco, dura 136 minuti) non
rivolge nemmeno un pensiero al figlio malato nemmeno nel finale, dove tutto il
climax sembra più interessato a sottolineare come Will fosse un bravo guaglione, che ha sempre aiutato tutti, anche durante la rapina?
![]() |
Tana per Bay a cui scappa l’omaggio. |
Devo fare il tifo per la polizia? Allora perché Bay li
rappresenta tutti come una banda di idioti impegnati a fare battute sulle dita
impiastricciate di patatine fritte e poi cacchio! Quell’umorismo idiota che ti
tira proprio fuori dalla storia, con Gyllenhaal a recitare a volte un paio di
metri sopra le righe, tra canzoncine da cantare con il fratello per stemperare
la tensione e battute sui fenicotteri. No sul serio, come faccio ad
appassionarmi all’inseguimento se i personaggi hanno tutti una moralità dubbia, ma non perché questa sia una storia ben cesellata, dove il confine tra buoni e
cattivi sia labile come se fossimo in un Heist-movie degli anni ’70, più che altro ad esclusione di Eiza González tutti i
personaggi fanno scelte stupide e battute dello stesso livello, dando un bel
calcio al secchio del latte della tensione e del coinvolgimento.
![]() |
Questo bambine e bambini è il BAYHEM! |
Quello che resta per nostra fortuna è il BAYHEM, scritto
così, tutto maiuscolo, perché se “Ambulance” (2005) era un piccolo film goffo nelle scene
d’azione ma con personaggi dalle motivazioni almeno decenti, questo è l’esatto
opposto, hanno peggiorato lo spunto di partenza esagerando tutto quello che i
Danesi avevano preferito suggerire, se Tim e Frank erano inseguiti da un
elicottero, Michael Bay sulle piste della sua ambulanza ne manda uno squadrone! Se i danesi facevano ripartire un cuore con il defibrillatore, gli Yankee organizzano una partita a “L’allegro chirurgo” a 100 km/H (stando alle parole usate nel film), insomma il BAYHEM.
Quello che funziona di “Ambulance” è proprio la qualità
degli inseguimenti, se per la rapina iniziale non dobbiamo scomodare nessuno
dei Maestri del cinema d’azione, nemmeno per la successiva fuga mi sento di
farlo, però il modo in cui le dinamiche della fuga sono sempre estremamente
chiare anche quando Bay opta per angoli di inquadratura bizzarri a dorso di
drone, questa sì è tutta farina del sacco del regista Losangelino che giocando in casa, fa correre quella maledetta ambulanza in lungo e in
largo per la città, dai canyon di cemento resi un classico da Friedkin, fino
alle strade popolate da gang.
![]() |
Gli elicotteri stanno a Bay come il salame a Jacovitti. |
Chiedere a Bay di abbassare i toni, di limitarsi a dirigere
l’azione, sarebbe come chiedere a Ja Morant di non schiacciare in partita, o ad un
vichingo di non saccheggiare, viene da mordersi le nocche delle mani per una
trama che poteva tratteggiare buoni e cattivi con sfumature di grigio, invece
preferisce urlare per allinearsi ai canoni del cinema americano del 2022, dove
tutti i personaggi devono essere buoni buonissimi oppure cattivi in cerca di
redenzione.
Il risultato finale è un film che non ha il prologo
micidiale di 6 Underground (titolo
che per altro rivedrei molto più volentieri di questo “Ambulance”) ma nemmeno
il casino da far sanguinare le cornee dei suoi Transformers. Il vero rammarico è che Bay sia sceso dal letto con
la voglia di fare caciara, non pretendevo proprio l’approccio serio di un “13
Hours” (2016), ma nemmeno quello di un regista che si cita addosso,
infatti i due sbirri del film si chiedono se fare irruzione in stile Bad Boys e s’interrogano sulle battute
del film The Rock, scambiato da uno
dei due per un Wrestler. No, giuro che non mi sto inventando nemmeno questo, i
dialoghi del film sono davvero questi.
![]() |
Ammetto però che la gag della mascherina in banca mi ha fatto sorridere (storia vera) |
Ma posso essere davvero onesto? Ho un blog intero per farlo
quindi ecco la mia confessione. Sprofondato nella mia poltroncina al cinema, in
equilibrio tra esaltazione per la regia e disagio per dialoghi e trama ero
perseguitato da un pensiero ricorrente: «Cacchio quanto mi manca Tony, lo Scott giusto.»
Quell’ambientazione urbana, una stramba coppia di
protagonisti, parte della classe operaria in fuga anche dalle istituzioni. Guardavo Yahya Abdul-Mateen II e pensavo a Denzel,
guardavo il film e pensavo che Bay era il secondo pilota nella scuderia Bruckheimer,
quando il primo era proprio Tony. Una volta “Ambulance” sarebbe stato il
perfetto film dello Scott giusto, quello che sarei andato a vedere una volta all’anno
uscendo contento dalla sala, con Los Angeles come sfondo avrebbe potuto rappresentare le prove generali per il remake di The Warriors su cui Tony aveva lavorato a lungo, invece lo ha diretto Michael Bay
con gli enormi pro della sua regia e i notevoli contro del suo (dis)gusto per
umorismo e trame, insomma: «Cacchio quanto mi manca Tony, lo Scott giusto.»
Ed ora tutto a sirene spiegate a leggere il Zinefilo!