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The Bear – Stagione 3 (2024): a questo ristorante tocca dare solo tre stelline

Non ho mai creduto ai facili entusiasmi che hanno sempre spinto la serie The Bear, ho semplicemente creduto ai miei sensi, non tanto il gusto, solleticato dalla serie di Christopher Storer, ma anche l’unico che può restare in panchina guardandola. Fame permettendo.

La prima stagione con il suo inizio lampo mi ha conquistato, la seconda? Dopo tre episodi di nulla, quel pranzo di Natale in famiglia con mamma Jamie Lee Curtis è entrato di diritto tra le migliori puntate singole di una serie viste di recente, forse di sempre, ormai la 2×06 di “The Bear” è leggenda, seguita a ruota da un’infilata di puntate notevoli per concludere la seconda tornata di puntate.

«Alla prossima portata, sputa nel piatto di Cassidy»

L’attesa per la terza stagione era inevitabile e ancora una volta mi sono trovando davanti ad un inizio di stagione micidiale, l’episodio 3×01 è quasi muto, più montaggio sonoro e (notevole) colonna sonora che altro, un episodio che è un lungo riassunto, degli eventi sì, ma anche della vita di Carmy (Il lanciatissimo Jeremy Allen White, prossimo Bruce Springsteen cinematografico, lo ammetto, sono curioso) per una puntata che dà tutto subito, si gioca non voglio dire gli effetti speciali, ma l’effetto speciale di una quasi totale assenza di dialoghi in una serie molto parlata poi dopo il clamoroso antipasto, il vuoto, una cena dove all’ultima portata, hai più fame di prima e vaghi in cerca del primo Kebabbaro aperto.

Lui resta il migliore, a mani basse!

Oltre alle ospitate di John Cena, normale quando la tua serie diventa la festa più “in” in città a cui tutti vogliono partecipare, non dico che questa “The Bear 3” non abbia più nulla da dire, perché come detto è una serie che parla sempre e tanto, il problema è che sembra che la volontà sia un po’ quella di allungare il brodo facendo melina a centro campo, infatti il destino della recensione al ristorante, quella che potrebbe confermare o ribaltare il risultato (cit.) viene calciata lontana, nel campo avversario della quarta stagione, in questa che resta da raccontare quindi? Una minestra allungata e riscaldata.

John Cena. Devo aggiungere altro? No, la battuta è troppo facile, non la farò.

Che per altro ho trovato anche un po’ fastidiosa, il ritorno in scena di mamma Jamie Lee sembra un tentativo di riportarci a quella scena di Natale, un parto che altrove, sarebbe stato raccontato come doglie, stacco, mamma con il neonato in braccio, qui viene diiiiiilaaaaaataaaaatooooo all’impossibile diventando un lunghissimo dialogo, recitato alla grande, ma basato sui massimi sistemi del nulla, urticante solo per una ragione precisa.

Questo è uno degli episodi migliori (3×06) è identico agli altri, ma ormai è tradizione che il sesto di “The Bear” venga incensato.

L’ansia, la depressione, l’orso che era il tema sottile della serie oltre al nome del ristorante, non sono roba con cui si scherza, anche se viviamo in una società dove tutti si atteggiano ad ansiati (o ansiogeni?) e depressi perché? Boh, forse perché fa figo, quando la serie del momento era Bojack Horseman erano tutti depressi cronici stando alle dichiarazioni su “Infernet”, vabbè.

A conti fatti, senza rovinare la visione a nessuno, nella terza stagione di “The Bear” va tutto bene ai personaggi, ci sono rapporti che vengono riallacciati in maniera sincera, nascite, anche successi e crescite personali, ma l’ansia, l’orso, invece di essere raccontato come una minaccia o come qualcosa da accettare e con cui fare i conti, viene mostrato come una posa, mi va tutto a gonfie vele, i fatti oggettivi mi parlano di una storia di successo ma devo fare quello con l’ansia perché fa figo, insomma insopportabile anche più della minestra allungata della trama.

«Andrà tutto bene, ho combattuto Michael Myers. Non il comico»

Ho seriamente sperato che Disney+ avesse caricato la tornata sbagliata di episodi, perché anche a livello musicale la ripetitività la fa da padrona. Nessuno ama “Save It For Later” più del sottoscritto, figuriamoci nella versione del “mio” Eddie Vedder che ultimamente non ne azzecca più così tante, ma poi si fa perdonare con cover cantata così. Peccato che tutta questa terza stagione si giochi quasi esclusivamente il pezzo dei the Beat in tutte le versioni possibili, se escludiamo un accenno di R.E.M, l’unica altra sorpresa è la bellissima Disarm degli Smashing Pumpkins, però sui titoli di coda dell’ultimo episodio.

Quindi a questa terza stagione do tre stellette perché ho gradito solo l’antipasto, mi auguro che Christopher Storer, che sa bene come prendersi il suo tempo abbia beh, messo da parte per dopo, le idee migliori per la prossima stagione. Per un secondo parere o il caffè a fine pasto, passate da Chef Lisa.

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