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The Bear – Stagione 4 (2025): 50% di realizzazione

I freddi numeri, inventati dagli arabi e resi arte dagli americani, spesso non dicono tutto ma alcune volte sì. Ad esempio, per “The Bear” ci dicono che dopo quattro stagioni, il risultato sono state due incredibili e due… Meh. Non so a quale numero equivalga l’espressione «Meh» ma ci siamo capiti, no?

Dopo la terza stagione, l’impressione era quella della battuta d’arresto, della minestra allungata, la terza era la stagione della recensione, tutta una costruzione dell’attesa attorno al responso del Tribune sul ristorante dei protagonisti, salvo poi scoprire il contenuto della recensione nell’episodio 4×01 e dare il via ad un’altra attesa, qui riassunta in maniera didascalica da un conto alla rovescia, su un display digitale piazzato in cucina, l’orologio atomico verso il disastro, in questo caso verso la bancarotta, un destino da cambiare modificando i rapporti, le dinamiche in cucina, e l’organizzazione, che poi è la parte più interessante, dei “montage” come al solito con una colonna sonora di pezzi splendidi, però che palle, posso dirlo?

Cosa è successo in questa stagione? Eccovi il riassunto in un fotogramma.

Ho fatto una fatica incredibile ad arrivare, non solo all’ultimo episodio, ma a terminare anche le singole puntate, una fatica non dettata dai dialoghi o dalle prove del cast, loro sono tutti ormai rodati, anche un po’ fossilizzati nel ruolo, Jeremy Allen White, nei panni di Lip Gallagher 2.0, che questa volta ha si il talento ma se non altro non beve, al massimo ogni tanto ricade nel vizio del fumo oppure Ayo Edebiri il cui ruolo è essere quella petulante, valutate tutta la sua stagione alla luce di queste parole poi ditemi se non è un riassunto almeno decente.

Il mio preferito resta Ebon Moss-Bachrach, se non altro perché per certe dinamiche, è quello che mi somiglia di più ma a parte tutto questo, la sensazione dell’ennesima portata di minestra dal brodo allungato è molto forte, con l’aggiunta di un senso intenso di fastidio per quasi tutti i personaggi, che a questo punto, una direzione avrebbero già dovuto prenderla, invece, nisba.

Non male veder nevicare con questo caldo.

Il matrimonio con tutti i Bear riunioni (episodio 4×07) non allaccia nemmeno le scarpe all’ormai mitica puntata della cena di Natale in famiglia, anche se nell’episodio successivo (4×08), mamma Jamie Lee Curtis viene chiamata di nuovo ad esibirsi nel suo momento «Bravà!» con l’ennesimo monologo tutto intensità.

Cosa non funziona proprio di questa stagione? Il fatto che sia tutto insopportabile, dai quei “Jump cut” che sembrano pensati per infilare gli spazi pubblicitari fino all’abuso di primi e primissimi piani, alcune scene corali, sembra che siano state girate dal cast ognuno a casa loro per quello che ne possiamo sapere, visto che vediamo solo i pori dei loro nasi.

Per non parlare della puntata dove lei va a farsi i capelli, un intero episodio.

In generale però è proprio il fastidio dato da personaggi che vogliono ancora spaccare, quando è chiaro che non lo faranno mai, questa è la stagione del conto alla rovescia e l’unica gioia, consiste nell’apparizione di Rob Reiner nei panni del consulente finanziario che non vuole fotterti ma aiutare per davvero, personaggio che funziona solo perché affidato al faccione giusto, in generale però i freddi numeri parlano chiaro, di quattro stagioni come la pizza, due buone e due, ormai possiamo dirlo, no. Il trucco dell’attesa di qualcosa è una foglia che ci siamo mangiati e che Christopher Storer ha provato a venderci come un piatto stellato, 50% di realizzazione dal campo e no, infilare una citazione che faccia da omaggio a William Friedkin, bello, ma non me lo faccio bastare.

«Porterò l’amplificatore di questa cucina ad undici»

Dalla prossima stagione, dispari, si spariglia, presto le stagioni buone o scarse saranno in vantaggio, considerata l’immane fatica fatta per vedere questa, credo che questa cucina abbia perso il fuoco, sapeva parlare di ansia molto bene, ora risulta solo frustante e basta.

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