Un omone grande e grosso si aggira per il vicinato nella sua tuta spaziale da apicoltore, ma non si tratta di Bud Spencer nella prima scena del suo sceriffo extraterrestre, in realtà è Jason Statham con la barba lunga stile Bud, che in combo con la pelata fa di lui la versione spessa del cantante dei Negramaro. Se Giasone cantasse in un gruppo si chiamerebbero i Menamaro.
Vicina di casa dell’apicoltore è la signora Robinson, no, non Anne Bancroft ma Phylicia Rashād, che dalla finestra deve aver fatto entrare un vampiro visto che è identica a quando in tv era la moglie di Bill Cosby. A proposito di vampiri, la donna che gestisce i soldoni della carità per i bambini, si fa succhiare via il conto online da una rampante, giovane, spregiudicata (e vestita male) versione da “Infernet” del Jordan Belfort scorsesiano e poi si suicida per il senso di colpa di essere stata truffata in rete. Per futili motivi la colpa NON ricade sul nostro apicoltore che però si fa carico della sacrosanta vendetta.
Mettiamola così, la signora Robinson e le sue arnie per le api stanno all’apicoltore come il cane sta a John Wick o il Maestro ucciso all’eroe marziale degli anni ’70, la differenza sta nel fatto che l’inizio di “The Beekeeper” sembra scritto da Sigfrido Ranucci di Report, perché sembra una di quelle trame del tipo: vecchi alla riscossa contro i GGGgiovani truffatori del web. Infatti Giasone irrompe nella start-up con due taniche di benzina e fa quello che qualunque Boomer vorrebbe fare con la Trap e Tik-Tok.
Non è chiaro se “The Beekeeper” sia il nuovo The Mechanic con Giasone che ha cambiato mestiere di copertura o un John Wick con un protagonista che sa menare davvero anche se decisamente più scarsocrinito. Di sicuro si tratta della nuova regia di David Ayer, gettato giù dall’Olimpo del DCEU e costretto a riciclarsi regista di generico action con Giasone.
Lo spunto è lo stesso: un energumeno che si è ritirato a vita privata che non è quello giusto da far arrabbiare, perché è un apicoltore, ma anche un Apicoltore, ovvero uno degli agenti segreti super addestrati di una società segreta proto-Wick (lì erano tutti assassini, qui tutti agenti segreti cazzuti), peccato che Ayer non sappia se gestire questa trovata in modo spiritoso o serissimo, nel dubbio lasciare fare tutto a Giasone, al coreografo dei combattimenti e al montatore che combinano per scene d’azioni fulminee, almeno un paio ben riuscite, come la lotta a colpi di coltello con il “grosso”, tutta ripresa a breve distanza e con coltelli estratti a strappo… Auch!
Uno dei momenti più caciaroni è la rissa al benzinaio, con un’altra “Ape Regina” armata di M60 e conciata come la bassista di Jem e le Holograms, forse l’unico momento in cui Ayer si lascia andare all’atmosfera da fumettone che sarebbe una delle anime del film, regalandoci un po’ di miele.
Risultato finale: “The Beekeeper” non è il film più originale o memorabile che vedrete quest’anno, per Giasone è un’altra giornata in ufficio, anche se si è già detto disponibile per un seguito, ma ci credo! Nella sua carriera al momento latita una saga e un personaggio monolitico che per lui sia un assegno sicuro. Questa deriva alla Charles Bronson della sua carriera è fisiologica, anche se fa specie vederlo circondato da piccoli ruoli per nomi come Minnie Driver oppure Jeremy Irons, costretto a sudarsi lo stipendio, usando tutto il suo mestiere per rendere almeno ascoltabile un imbarazzante monologo sulle api che portano avanti il mondo. In pratica “Bee Movie” (2007) narrato da Geremia Ferroso.
Nei panni del CEO GGGiovane (e quindi stronzo) troviamo Josh Hutcherson l’ex “Future Man” ormai prezzemolino delle produzioni di dubbio gusto ma di sicuro intrattenimento, film destinati a perdersi nella memoria collettiva del pubblico, un po’ come “The Beekeeper”.
Anche se va detto che magari con un regista meno in imbarazzo o in equilibrio sulle uova di David Ayer, qui in versione galoppino di Statham, i seguiti di questa saga sono già belli che pronti: sogno un secondo capitolo con Giasone contro Candyman, dove lo vedremo staccare l’uncino con i denti e pronunciare il nome del suo avversario cinque volte di fila mentre lo prende a pugni, oppure ancora meglio, fantastico sull’apicoltore contro Winnie-the-Pooh versione Blood and Honey. Essù, sono film che si scrivono da soli!
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