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The Boy (2016): It’s a boy, Mrs. Walker, It’s a boy…

Potreste essere al corrente del fatto che questo weekend in uno strambo Paese a forma di scarpa, sia uscito un Horror con un titolo che ricorda un pezzo degli Who. Dico potreste, perché magari avete passato gli ultimi mesi in una caverna su Marte, l’unico modo possibile per salvarsi dalla martellante pubblicità. Ma alla fine merita questo film? Bah, ha dei numeri, non molti ma li ha.

Greta (Lauren Cohan la Maggie dei Camminamorti) accetta un lavoro da governante in un paesello inglese per scappare da un passato che bla bla bla solita roba vista cento volte, gli anziani datori di lavoro sono i coniugi Heelshire, il lavoro è semplice, ma molto regolamentato: la ragazza dovrà prendersi cura del figlio della coppia, il piccolo Brahms, seguendo alla lettera una serie di regole legate alla giornata e all’educazione del piccoletto.

Insieme alle istruzioni arriva anche un monito: se le regole non verranno seguite con precisione, succederà qualcosa di terribile. Greta non pare turbata, non dalla lista di cose da fare, forse un po’ da Brahms che è… Un inquietante bambino ben vestito con la faccia inquietante e i capelli pettinati con la riga? Più o meno, più che altro è una bambola di porcellana ben vestita con la faccia inquietante e i capelli pettinati con la riga (storia vera).

«Mi chiamo Brahms, vuoi giocare con me?»
Mettiamola così: Greta reagisce fin troppo bene alla stramba richiesta dei coniugi Heelshire, il film le prova tutte per far concentrare anche noi spettatori sulla lista di regole e sugli inspiegabili eventi che avvengono ogni volta che la ragazza canna qualche indicazione, che tutto sommato potremmo riassumere come, qualcosa che si rompe in casa e la bambola Brahms che ricompare magicamente in un altro punto della casa. Greta indaga con l’aiuto di Malcolm, pizzicagnolo locale e broccolatore di tate americane a tempo pieno, di paranormale non ci capisce una mazza, anche se lo interpreta Rupert Evans che era il ragazzino assoldato dal B.P.R.D. nel primo film di “Hellboy”, ci ho messo mezzo film per capirlo.

Eppure si muove… (impossibile battere Brahms ad “Uno, due, tre stella”)
Diciamo anche che tre quarti del film mi hanno lasciato il tempo per capire dove avevo già visto quell’attore, perché “The Boy” prosegue su binari conosciuti, molto conosciuti, il regista William Brent Bell (quello di “L’altra faccia del diavolo” non proprio roba di cui vantarsi al bar con gli amici…) se la gioca facile sul terreno della casa di campagna inglese tetra e della bambola dalla fissità inquietante.

«Bellina, guarda che in quella serie con gli zombie che fai tu, ci sono attori più inespressivi di me»
Sì, perché il cinema Horror è pieno di pupazzi e pupazzetti spaventosi, dal clown di Poltergeist, fino a Chucky la bambola assassina, Brahms, ma soprattutto William Brent Bell si incastrano in questo filone, tra ritmo lento, qualche saltello sulla sedia di poco conto e tanti bambolotti che si spostano da soli, anche l’inevitabile questione: “Cara Greta forse passi troppo tempo sola in questa casa e ti sta partendo il boccino” viene archiviata presto, ma prima di vedere qualcosa bisogna arrivare a tre quarti abbondanti di film, almeno fino al momento in cui la trama fa un bel giro su stessa, meglio noto anche come twist.

Il colpo di scena: Brahms è il bambino di Mad magazine!
Ora, il twist (o Twist in end come preferite) ha salvato tanti film e in parte anche “The Boy”, la sceneggiatrice esordiente Stacey Menear ha saputo dare un minimo di senso al coinvolgimento di Greta nei confronti dell’inanimato Brahms, ma anche a dare un’interessante svolta al film.
«Brahms bello di mamma! Mangia qualcosa, sei sciupato!»

Senza rovinare la sorpresa a nessuno “The Boy” passa dall’essere il vostro classico Horror con pupazzi e case stregate, ad un’altra tipologia di film dell’orrore e vi posso dire anche quale senza farmi odiare da chi non ha visto il film, ovvero lo Slasher.

Ricapitoliamo: il film procede un po’ troppo con il pilota automatico nella parte iniziale, piazza un discreto colpo di scena poco dopo il fine primo tempo, fa aumentare l’interesse passando da un genere all’altro e poi si sgonfia di nuovo nel finale che tende all’anticlimatico andante.

Insomma: non mi ha esaltato particolarmente, ma bisogna dire che rispetto ai tanti horroricchi commerciali che escono in sala, almeno un’idea di originalità ha fatto capolino, salvo che alla lunga, forse il titolo giusto di questo film sarebbe stato “The Boring” più che “The Boy”. Inoltre non riesco a trovare il modo di togliermi gli Who dalla testa… Ma questo non è nemmeno un male, anzi!

It’s a boy, Mrs. Walker, It’s a boy , It’s a boy, Mrs. Walker, It’s a boy, A son, A son, A son.

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